Signora Xman,
probabilmente sono stato un po’ rude nel risponderle, il
che non è nelle mie abitudini. Cercherò di
rimediare aggiungendo qui qualche parola.
L’ermafroditismo primigenio dell’uomo, quello che vuole
che gli antenati fossero ad un tempo maschi possenti e
femmine stupende, è presente in molte, se non in tutte le
culture della terra, nei loro miti di genesi, nelle origini,
immancabilmente divine di ogni comunità, ed ancora oggi il
sogno androgino della fusione in uno del principio femminile
con quello maschile è molto sentito e perseguito.
Yin e Yang, Sole-Luna, zolfo-mercurio, il caduceo,
notte-luce… dall’androgino alchemico all’ermetismo,
alle spiritualità orientali, tantrismo e taoismo, religioni
di tutti i tempi… il discorso è sempre attuale. Ma è
filosofia, non biologia.
Come personale
contributo mi permetterò di riportarle alcune frasi che
liberamente ho stralciato dal discorso sull’amore di
Aristofane nel Simposio 3 di Platone, e che penso possono
aver influenzato le fonti cui lei si riferisce. Va
naturalmente subito precisato che quando questo dialogo fu
scritto non si sapeva assolutamente nulla di evoluzionismo,
paleontologia ed antropologia erano ancora da inventare, ed
il termine stesso di australopithecus era nel futuro di
alcuni millenni a divenire!
____________________________________________________________
____________ Ed ecco le parole di Platone: …
In principio tre erano i sessi del genere umano, e non due
come ora, maschile e femminile, ma ve ne era anche un terzo
comune ad entrambi, di cui è rimasto il nome, mentre esso
è scomparso; questo era allora il genere androgino, e il
suo aspetto e il suo nome partecipavano di entrambi, del
maschile e del femminile….
…la forma di ogni
uomo era tutta rotonda, con la schiena e i fianchi che
formavano un cerchio, e quattro mani e quattro gambe, e due
facce sopra il collo rotondo, in tutto simili; e su entrambe
le facce, orientate in senso opposto, un’unica testa, e
quattro orecchi, e due sessi, e tutto il resto come si può
indovinare da questi elementi…
…il maschio
traeva origine dal sole, la femmina dalla terra, e quello
che partecipava di entrambi i generi dalla luna, dal momento
che la luna partecipa del sole e della terra; erano rotondi
e il loro moto era circolare perché erano simili ai loro
genitori. Erano terribili per forza e possanza, e avevano
grande superbia, e assalivano gli dei…
[Zeus
disse]… il sistema per mezzo del quale gli uomini
continuino a vivere e, divenuti più deboli, depongano la
loro tracotanza. Ora – disse – taglierò ciascuno in due
parti, e in tal modo diverranno più deboli e
contemporaneamente più utili a noi perché saranno
raddoppiati di numero…
…e dopo averli
tagliati, ordinava ad Apollo di girare il volto e la metà
del collo dalla parte del taglio – perché vedendo il
taglio l’uomo acquistasse maggiore moderazione – e di
sanare tutte le altre ferite. Apollo girava il volto, e
tirando da ogni parte la pelle verso ciò che oggi si chiama
ventre, la annodava, come si fa con le borse legate con un
nodo, formando un’apertura nel mezzo del ventre, nel
cosiddetto ombelico…
…Dopo che la natura
umana fu tagliata in due, ogni parte, per il desiderio della
propria metà, le si attaccava, e gettandosi le braccia
intorno e intrecciandosi l’una all’altra, desiderando
formare un’unica cosa…
----
Sperando di aver contribuito a chiarire qualche idea, la
saluto rispettosamente
21 maggio 2006 0:00 - Xman
Ma se arrivasse a casa tua un immigrato dall'Abruzzo che
porta i suoi costumi e abiti tradizionali della sua cultura,
dato che in Italia le differenze culturali tra le regioni
sono molto evidenti. Te come reagiresti? dal momento
supponiamo che non avevi mai visto quella cultura abruzzese
ed è completamente diversa dalla tua. Lo vorresti cacciare
via quest'uomo oppure no e riesci ad adattarti giusto
perchè comunque quall'uomo è italiano? anche se te non
avevi mai visto nulla di simile. Se poi ti dicessero
addirittura falsamente che quell'uomo non è italiano ma
è turco e i suoi costumi etc. sono originari della turchia,
te come reagiresti in proposito? Comunque è ovvio e ormai
si capisce che te vuoi difendere solamente la tua identità
temporanea. Quindi la tua identità di persona, perchè
l'identità nazionale è cambiata più volte nel tempo e
in maniera radicalissima. Se volessimo difendere realmente
le nostre radici allora dovremmo tornare all'età subito
postdatata a quella preistorica. Quando noi vievevamo come
gli Etruschi. E ce ne sono passate di influenze da quel
periodo guardando come siamo cambiati da allora e come siamo
al tempo d'oggi. Alcune influenze le abbiamo assorbite
più o meno pacificamente molte altre le abbiamo subìte e
assorbite in modi tutt'altro che pacifici, da un sacco
di popoli di cultura di ogni tipo e che erano completamente
differenti da noi.
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Faranno il deserto e lo chiameranno multietnicità...
Martedì 28 febbraio a Primo Piano, quotidiano
d'approfondimento del TG3 (a cura di Onofrio Dispenza e
diretto da Maurizio Mannoni), si è parlato dei due
differenti casi di cronaca violenta che hanno visto
protagonisti carabinieri, immigrati e una guardia giurata
(ne parleremo). Alla fine della puntata è stata trasmessa
una breve intervista ad una insegnante libanese che si
dedica a lezioni sul mondo maomettano nelle scuole italiane.
Secondo la donna, la presenza di più etnie in una nazione
è paragonabile ad un giardino di mille colori (rispetto al
giardino monocolore di una nazione tendenzialmente
monoetnica). Giardino che permette, a chi si stufa di un
colore, di sceglierne a piacimento un altro...
Tralasciando la facile (ma corretta) metafora che non ogni
terreno è adatto ad ogni fiore o pianta (se non grazie ad
un intervento artificiale... e anche questo dovrebbe dar da
pensare), così come si può tralasciare il retrogusto
"consumistico" (ti stufi di un colore, magari il
tuo, e ne prendi un altro...), c'è il curioso finale
del montaggio della trasmissione: vengono mostrati due
ragazzi, di massimo vent'anni, africani e abbigliati nel
tipico modo degli amanti dell'hip-hop. Come se ne vedono
a milioni ovunque, negli USA, in Francia, nel Regno Unito,
in Italia o altrove... Qualcuno, compresa l'insegnante
libanese, parlano/parlerebbero di "mille colori".
A noi sembra il deserto (espressivo e culturale) che
avanza...
Tempo fa (ne abbiamo già parlato)
anche Gad Lerner ha parlato di piante (e di frutti). Tipico,
a quanto pare, dei figli (spirituali) della nostra epoca (in
cui la tecnica uccide o ha ucciso ad un tempo le distanze, i
limiti e la natura) parlare di ciò che è ormai solo
simulacro. Ma non fatevi fregare! Quando parlano di frutta,
di alberi, di fiori, in realtà parlano di altro: appunto,
il deserto...
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
E QUESTO VA BENE?
Napoli: corsi formativi per
straniere
In una realtà problematica come
quella napoletana, ha senso creare corsi di formazione al
lavoro autonomo per sole donne straniere? In Italia, secondo
diversi e recenti rapporti sul ruolo della donna nella
società e nel lavoro, risulta che "l'altra metà
del cielo" sta facendo passi indietro, con una maggiore
evidenza nel Meridione, ossia dove circa una famiglia su
quattro è ritenuta povera. Ma a Napoli, Italia Lavoro
(mmh... si tratta di una agenzia legata al Ministero del
Welfare...), la Caritas e la cooperativa La Locomotiva hanno
creato un progetto consistente in corsi per donne allogene
con regolare permesso di soggiorno, il tutto orientato ai
servizi famigliari, alla ristorazione e alla sartoria. Già
un quarto di loro ha trovato lavoro. Questo è uno dei tanti
punti contradditori dell'ideologia multietnicista, che
si appunta al petto la medaglietta della buona azione
pro-allogeno, ma finisce per tagliare fuori la realtà più
ampia della società autoctona. Perchè la domanda è come
è possibile voler creare posti di lavoro per straniere
giunte da poco, se ancora numerose donne italiane (e non
solo donne) nelle regioni del Sud sono in condizioni
disagiate? Dove sta la logica di un simile sforzo?
Dall'articolo "Un corso per
formare le future imprenditrici" (Metropoli, 20 aprile
2006):
...corso di autoimpiego per donne
immigrate in difficoltà, nell'ambito del progetto
per donne immigrate "Case-Alloggio",
promosso da Italia Lavoro, Caritas diocesana di Napoli e la
cooperativa sociale La Locomotiva onlus. E' la
terza tappa di un'iniziativa che vede come
protagoniste le donne immigrate in regola col permesso di
soggiorno: seguiranno un corso professionale gratuito
per i servizi alla famiglia e per i lavori di sartoria
e di ristorazione. Il progetto "Case-Alloggio",
iniziato a gennaio 2005, ha coinvolto 90 donne
immigrate provenienti dall'Albania, Cuba, Santo Domingo,
Ucraina, Russia, Nigeria, Ghana, anche con figli al
seguito, dando loro accoglienza, assistenza e
formazione professionale. La prima tappa è stata un corso
base di formazione orientativa, con corsi di lingua
italiana, informatica di base e cittadinanza attiva.
Nella seconda parte, le partecipanti hanno seguito una serie
di lezioni con l'obiettivo di ottenere le
competenze indispensabili per un inserimento
professionale autonomo nel proprio settore di
specializzazione. Una buona parte di loro, circa 25%,
si sono già inserite nel mondo del lavoro grazie alla
specializzazione acquisita. [...] Alla fine del corso si
desidera che almeno una parte di loro daranno vita a
un nucleo associativo diventando delle vere imprenditrici.
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
QUESTO INVECE VA BENE?
Roma: corsi formativi per
stranieri
Come a Napoli poco tempo fa (e
chissà in quali altri casi?), a Roma una cooperativa
organizza un corso di formazione rivolto a stranieri
disoccupati o precari, al fine di inserirli nel mercato
lavorativo, addirittura finanziando una seconda cooperativa
(che dovrebbe essere il mezzo d'inserimento degli
allogeni).
La domanda la sapete: i disoccupati e
i precari italiani a Roma erano tutti finiti?
Dall'articolo "Roma, corso di formazione per
stranieri" (Metropoli, 17 maggio 2006):
La
cooperativa Percorsi ha promosso un corso di formazione
professionale rivolto a cittadini immigrati.
L'obiettivo è di favorire l'integrazione degli
stranieri attraverso la promozione e il finanziamento
di una cooperativa che operi nei settori
dell'artigianato e/o dei servizi socio-assistenziali.
Il corso, che si svolgerà a Roma a partire dal
prossimo mese di giugno, fa parte di un progetto
finanziato dal Ministero delle Attività Produttive - DG per
gli Enti Cooperativi, Div. III. Si rivolge a 20
giovani immigrati disoccupati o precari -
preferibilmente donne - interessati ad inserirsi in
iniziative di lavoro autogestito. E' necessaria la
conoscenza della lingua italiana. Il corso avrà una
durata complessiva di 100 ore, suddivise tra aula e
laboratori. Fra le materie, sono previsti
l'approfondimento della cultura e della normativa
italiana in materia di immigrazione e di cooperazione,
marketing e la comunicazione, sviluppo delle attività
artigianali e socio-assistenziali. La partecipazione
al corso è gratuita, mentre rimangono a carico dei
partecipanti le eventuali spese di vitto e trasporto.
[...]
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Sud Africa: il lento e silenzioso genocidio
Non se ne parla; non se ne vuole parlare; forse, non è
bene parlarne troppo. Dalla fine dell'apartheid, le
speranze di un Sud Africa pacificato, anche se con tempi
lunghi, non sembrano venir ricompensate. Solo contando i
"farmer" afrikaaner (o tutt'al più
anglosassoni), i morti uccisi in vere e proprie spedizioni
di morte sono oltre 1700 dalla metà dello scorso decennio
(ricordiamo però anche le centinaia di morti portoghesi,
non riconosciuti dal proprio governo, troppo preso nel
gettare lo "jus sanguinis" per far posto allo
"jus solis". E, a questo punto, viene anche il
dubbio che i morti "europei" possano essere molti
di più).
Se nello Zimbabwe del dittatore Mugabe,
è esplicita la violenza contro i bianchi come conseguenza
delle affermazioni e delle scelte (razziste) del regime, in
Sud Africa è tutto più ipocrita, celato e confuso dalla
retorica globalista del Nelson Mandela uomo di pace,
retorica portante a far credere che l'esempio del premio
Nobel della pace abbia potuto illuminare tutta la nazione.
Così non è: i proprietari bianchi, ma anche i semplici
lavoratori (persino non-bianchi, ma troppo vicini o simili a
questi) sono divenuti bersagli da abbattere. I casi di
aggressione, di stupro, di distruzione di proprietà, di
omicidio sono ormai numerosi e spesso non hanno motivazioni
legate alla rapina violenta. Solo odio etnico, che porta,
piano piano al genocidio della presenza bianca (e poco
importa che vengano colpiti ugualmente vecchi di
ottant'anni o neonati!).
Il silenzio
internazionale, in particolare delle (cosiddette)
associazioni per i diritti umani, è solo motivato
dall'adesione ad una visione anti-europea, globalista,
ipocrita. La presenza bianca nei paesi africani è
considerata come impropria, innaturale (l'Africa agli
africani di veltroniana memoria), un orrore da dimenticare e
scacciare. Poco importa che i boeri abitino in Sud Africa da
secoli, forse anche da più tempo di una parte degli attuali
neri della punta estrema del continente. Poco importa che i
morti bianchi non siano solo boeri (ricordiamo ancora i
portoghesi). Semplicemente bisogna parlarne poco: sono solo
bianchi in un continente che deve essere solo di neri!
Ma non volevate un mondo multietnico? Oppure il
"mondo multietnico" è in realtà proprio
questo
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Per xman
IO non considero affatto i
latinoamericani vicini a noi, ma il popolo argentino, visto
che sono una sorta d'Europa in Sud America ( poi basta
vedere i loro cognomi). Se hai letto gi interventi che
ho postato ti accorgerai tu stesso dell'assurdità di
difendere l'immigrazione. Guarda i problemi atroci che
devono fronteggiare gli altri popoli che già se li
sopportano... Riguardo alla storia d'Italia, mi
dispiace che continui a riproporre degli accostamenti
assurdi tra gli insediamenti fenici, le colonie greche e
altri popoli che, o sono stati meteore passeggere, o popoli
affini al nostro con questa vera invasione di stranieri.
Passaggi di eserciti nemici, appartenenti a popoli europei,
per quanto dolore possano avere creato in quel momento alla
nostra popolazione non possno essere asolutamente paragonate
a queste orde di stranieri che sono entrati nella nostra
Patria, costituendo ormai un'alta percentuale di
popolazione allogena e altamente problematica. La
storia in questo momento, non c'entra nulla per
analizzare il fenomeno, nè può essere truffaldinamente
tirata in ballo per giustificare ciò che sta succedendo.
Ogni popolo conquista ed è conquistato, ma questo non
significa che adesso dobbiamo suicidarci facendo entrare
milioni di stranieri per assurde colpe ataviche. Ciò non ha
senso.
Riguardo il Sudafrica, sono quasi 2000 i
bianchi massacrati dai nei; anche qui infatti, i bianchi
sono vittima del razzismo nero che si è scatenato contro di
loro.
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
A proposito.
Mohammad Sidique Khan, uno dei
quattro terroristi che colpirono la metropolitana di Londra
il 7 luglio scorso, uccidendo 52 persone e ferendone
centinaia, aveva lavorato a lungo per il governo di sua
Maestà.
Mohammad, secondo il prestigioso
giornale inglese, avrebbe dall'agosto del 1995 lavorato
per il Dipartimento del Commercio e dell'Industria
promuovendo le aziende inglesi all'estero. Egli sarebbe
stato anche un informatore della polizia di Leeds e avrebbe
aiutato gli agenti a risolvere gli scontri tra le gang
giovanili rivali nella città industriale inglese.
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
lunedì, 03 aprile 2006 Disfatte territoriali: le
scuole tedesche
Negli ultimi giorni sta
avendo un certo clamore la notizia della condizione in cui
si trovano alcune scuole tedesche a maggioranza allogena. In
questi istituti le bande di arabi e di turchi si
fronteggiano continuamente e in modo violento, impedendo di
fatto le regolari lezioni, aggredendo i professori che
cercano di farsi rispettare, distruggendo gli arredi
pubblici, gettando petardi all'interno dei locali,
insultando i pochi studenti autoctoni presenti ed entrando
in aula armati di coltelli e altre armi improprie.
All'esplodere del caso sui mezzi d'informazione, i
giornalisti sono stati accolti (in una di queste scuole -la
più famosa, al momento-, la Ruetli di Berlino) con lanci di
pietre e gesti osceni (curioso poi il minimizzare successivo
da parte degli stessi studenti!).
Il quadro che
si presenta è identico a quello di alcune zone francesi:
una immigrazione lasciata aumentare a dismisura nel giro di
10, 15 o 20 anni a seconda dei casi, senza alcuna ragione
seria se non la solita solfa mercantile del "abbiamo
bisogno dei lavoratori stranieri" (e senza pensare alle
possibili generazioni future, sia allogene che, soprattutto,
autoctone). Tale crescita ha prodotto numerosi ghetti
etnici, dove gli stranieri vivono per conto loro, in
quartieri che vengono sempre considerati come sfavoriti, ma
che presentano le stesse figure pubbliche di quelli
"normali". Con ciò il loro stare "in
disparte", il loro non imparare la lingua del posto,
tanto che in molti istituti, oltre il 20% degli alunni
stranieri a 15 anni ha difficoltà a comprendere ciò che
legge.
La scuola Ruetli, come la Helmholtz, come
la Theodor Plievier, con i loro insegnanti impauriti alla
sola idea di entrare in classe e con la polizia a
sorvegliare, sono il segno di una società lasciata
"ingrassare" fino a scoppiare, colmata di deliri
multietnici, di buonismo mondialista, di rincorse
consumistiche, il tutto per star dietro ad una idea di
società totalmente asservita al pensiero globalista e alle
logiche imprenditoriali. Una società lasciata morire,
invece, nel suo essere "sociale" e, soprattutto,
organica e solidale.
C'è da temere quali
saranno le soluzioni per simili problemi...
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Martiri d'Europa: Daniel Wretström
Salem, un sobborgo di Stoccolma, il 9 Dicembre del 2000.
E' proprio dopo la mezzanotte
che una gang multiculturale di una
quindicina di persone circonda ad un
ragazzo svedese, che aspetta l'autobus
alla fermata di Säbytorsvägen. Il ragazzo, non
troppo adolescente alto e magro,
aspetta il bus per tornare a casa
dopo aver partecipato ad una festa.
- "Fottuto razzista !" cominciano a gridare,
mentre si avvicinano a lui. Una
ragazza svedese dai capelli lunghi
biondi gli grida anche con accento
straniero. - "Fottuto razzista! Osi stare qui? Sei
impaurito?"
Poche
settimane prima dell'accaduto, i media avevano
realizzato una campagna d'attacco contro i
Patrioti svedesi. Oltre altre
cose assicuravano che gli "estremisti
dell'ultradestra" avevano
assassinato un bambino straniero di sei anni in
Germania. Poi si proverà che le accuse
erano infondate e che tutto era stato
inventato.
- "Colpitelo
fino alla morte!" ordina una ragazza alla feccia
aggressiva, che si è già data da fare con
la preda. La gang sa' che è
più che permesso attaccare una
persona sospettata di essere razzista. Di fatto,
un paio di giorni prima avevano ottenuto la luce
verde dalle alte cariche del
governo. Infatti, il primo ministro
svedese Goran Persson aveva scritto
in un articolo, su uno dei maggiori periodici in
circolazione in Svezia che "li
schiacceremo!", riferendosi ai nazionalisti.
Questa notte, la banda multiculturale è pronta
ad applicare alla lettera le parole
dette dal primo ministro.
Quando inizia l'aggressione, Daniel si rende subito
conto della sua posizione
svantaggiata, l'incontrarsi solo di fronte
ad un gruppo assetato di sangue armato con oggetti
che useranno come armi. Cerca di
trovare una via di fuga lanciandosi
sul cofano di un auto che passava di lì. "Per
favore aiutami!" implora al conducente
dell'auto sperando che lo porti
al sicuro. Uno della banda grida qualcosa al
conduttore, e questo incomincia a far andare il
ragazzo fuori della sua traiettoria
accelerando e frenando di continuo con
la macchina. Il ragazzo cerca di aggrapparsi alla macchina
tentando di salvarsi, ma la banda lo
afferra e lo lancia
sull'asfalto. La macchina fugge e il pestaggio
continua.
Ora incominciano a
dargli calci e a colpirlo con delle
spranghe sia sul corpo, sia sulla testa. Dopo un momento
d'intensa violenza uno degli
aggressori si arma di una sbarra di
ferro di quasi un metro e mezzo di lunghezza e incomincia a
colpire il ragazzo alla testa senza
fermarsi sino a quando una ragazza
che passava di lì incomincia a gridare istericamente,
pregando la bestia che si fermi. Una
ragazza della banda si fa avanti e
dice"Questo razzista se lo merita!", e il ragazzo
della banda alza la spranga in alto
per intimidire la ragazza accorsa in
aiuto.
Arrivati a questo punto,
uno della feccia che era corso a
chiamare il fratello torna e incomincia a saltare sul collo
e sulla testa del ragazzo ormai in
condizioni critiche. Il fratello
maggiore è venuto per dargli ciò che si merita ad uno
di questi detestabili razzisti che
"uccidono i bambini" e che
sono una minaccia alla "democrazia", e ora lui
sente l'odio pulsare nel suo
sangue.
- "Fuori dal mio
cammino, ho un coltello!" grida con
grand'eccitazione, e si lancia contro il ragazzo
ormai svenuto, impugnando forte il
coltello. Gli altri membri della
banda lasciano il passo a Khaled Odeh, che si siede sulla
schiena di Daniel. Alza e conficca
il coltello una e più volte. Dopo
aver accoltellato quattro volte il ragazzo alla
schiena, il coltello si spezza a metà. Khaled
afferra la testa del ragazzo con la
mano sinistra per girarla.
Sente un furioso odio per quel ragazzo mutilato, un ragazzo
che minaccia la democrazia, un
ragazzo che assassina i bambini, per
questo deve essere schiacciato. Così decide cosa
fare. "lo ucciderò".
Quelle parole navigano nella sua mente ossessivamente
quando introduce il coltello nella
gola di Daniel.
Soddisfatto del
aver liberato la società da un razzista,
lentamente si alza in piedi. Il sangue che gli copre la
mano è ancora caldo. Guarda attorno
a sé a la gente che lo osserva e
gli grida che nessuno deve non aver visto niente. Poi fugge
dal luogo del delitto con suo
fratello. Il resto della feccia si
disperde in varie direzioni e scompaiono. "Schiacciare
il razzismo!", qualcuno grida
nell'ombra. Però Khaled Odeh è
stato visto. La ragazza svedese che ha
visto il brutale assalto si avvicina al ragazzo con le
lacrime agli occhi. Daniel cerca di
alzare la testa ma non ci riesce. I
suoi vestiti sono pieni di sangue
che esce a fiumi dall'arteria del collo. Tenta di
respirare ma dalla sua bocca esce solo un
debole soffio quando cade di nuovo
sul gelido asfalto. La vita di Daniel Wretström
è finita, mentre la ragazza cerca
disperatamente di salvarlo.
Quando Daniel era vivo, inondava tutto intorno a se di risa
e d'allegria. I suoi amici e i
familiari lo descrivono come una
persona molto considerata, amabile e
molto popolare. La fiamma dei suoi occhi si spense
quando teneva appena diciassette anni e aveva
tutta una vita davanti a sé.
"Mio figlio Daniel era un
ragazzo affascinante con lo scintillio negli
occhi" ci racconta la madre. "Lui
illuminava la vita con il suo humour
e i suoi scherzi. Non sempre i giorni sono
splendenti, però tutto quello che abbiamo vissuto ci
unisce fortemente l'uno con
l'altro.Lui trovava la tranquillità e la
calma quando andava a pescare, poteva starsene ore
ed ore in barca solo osservando e
godendosi la pace. Presto capii di
lasciar perdere di aspettare Daniel dentro un negozio di
pesca, dove restava molto tempo
prima di uscirne. A Daniel lo
incantava pescare, conoscere ragazze, suonare la batteria e
stare con la sua famiglia. La mia
opinione è che Daniel era un
ragazzo meraviglioso di cui io ne ero fiera. Se
qualche volta ci arrabbiavamo la parola "mi
dispiace" era molto importante.
Spesso mi diceva "mamma, ti
amo", e gli amici che lo sentivano mai lo
riprendevano per questo. Daniel era un ragazzo che
dava una grande impressione alle
persone che conosceva, e conquistò
molti cuori. Ogni volta che guardo
fuori la finestra della cucina, verso la piccola casa di
Daniel, vedo una finestra
buia, senza luce, e mi domando, perché ti
presero la vita?". Le
conseguenze legali sono state tracciate come
un'autentica farsa, dove i
giudici e i giuristi dichiararono la gioventù
svedese come fuorilegge e
senza diritti civili.L'assassino, Khaled Odeh, fu
condannato per omicidio e fu inviato
a sottoporsi ad un trattamento
psichiatrico dato che il tribunale concluse che soffriva di
un'instabilità di mente nel
momento del crimine. Quando si
formula così il verdetto non è inusuale che il
colpevole si dichiari "riabilitato" e
sia liberato nel giro di un anno.
Solo sei membri della banda furono giudicati dal
tribunale. A tre di loro gli si obbligò a
quaranta ore di servizio per la
comunità e di tenersi in contatto con i
servizi sociali. I due restanti furono obbligati a
pagare 1.800 corone svedesi (pari a
200 euro) in garanzia e gli si
concesse la libertà.
Viene da
chiedersi così poco vale la vita di un giovane
svedese? Meno che un biglietto? D'altronde
non era l'unico cui non piaceva
guardare questa società e di come si distrugge e
si brutalizza. Per mantenere viva la memoria di
uno dei giovani cittadini svedesi il
cui sangue è stato versato
sull'altare sacrificale dell'establishment, vivo, si
terrà la marcia annuale in ricordo,
nella data dell'anniversario
dell'assassinio.
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
ASSURDITÀ DELLA SOCIETÀ MULTIETNICA.
Multietnicismo nella polizia svedese
La
polizia svedese concederà ai propri membri, eventualmente
appartenenti a minoranze etniche, di indossare non i
classici e regolamentari berretti, ma copricapi in linea con
la propria tradizione. Perciò tra i ranghi della polizia si
potranno vedere turbanti, veli, kippah, ecc., con la
condizione che siano in regola dal punto di vista della
sicurezza e dell'igiene! Bah...
Ci si chiede
a questo punto che senso abbiano le divise, dato che la
divisa è un qualcosa che circoscriva un ruolo sociale
rispetto a tutti gli altri. Nel momento in cui si concedono
alterazioni non condivise da tutti gli appartenenti (come le
normali evoluzioni generazionali), ma lo si fa per piccole
categorie, si perde quell'omogeneità che permette alla
"divisa", intesa come simbolo, di agire
psicologicamente. Certo, l'abito rimarrà identico ai
poliziotti autoctoni, ma il mutamento in peggio è già
accettato. L'omogeneità della divisa, all'interno
di uno stesso corpo, è anche condizione per affermare la
compattezza del medesimo. Ora, simbolicamente, il messaggio
è il suo opposto, ossia la fine di una coesione autentica,
con tutti i rischi possibili della frammentazione
seguente.
La solita retorica multietnicista si
rende quindi responsabile ancora della sistematica
demolizione dell'unità sociale, in tutti gli ambiti
possibili e immaginabili, vanificando i secoli di lavoro che
ci hanno preceduto per giungere ad essa. Tutto questo per un
patetico senso di apertura e tolleranza verso cittadini di
recente acquisizione, i cui valori sono spesso e volentieri
alieni alla maggioranza della popolazione autoctona. Anche
da questo punto di vista, tale apertura risulta essere
doppiamente masochista, perchè continua a far passare il
pericoloso messaggio che sia la maggioranza che debba
abituarsi o piegarsi alle abitudini allogene e non il
contrario. Da questo punto di vista, concordiamo con Katri
Linna, la mediatrice nelle questioni attinenti le
discriminazioni etniche, ossia che si sta dando un
importante messaggio. Effettivamente è così: chi ultimo
arriva, meglio alloggia...
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Svezia: la guerra degli stranieri contro gli autoctoni
Un interessante articolo, presente sul sito
Brussels Journal, permette di fare il punto sulla situazione
svedese in rapporto agli immigrati (soprattutto maomettani),
alle violenze di cui spesso sono protagonisti e a come essi
vedano se stessi in rapporto allo Stato e al resto dei
cittadini. Secondo una recente indagine sociologica
riguardante la devianza sociale dei giovani stranieri, essi
operano furti e altri crimini come se rappresentassero una
sorta di guerra civile contro gli svedesi autoctoni!
Espressioni come "guerra contro gli svedesi"
appaiono spesso nel loro parlare, così come una sorta di
esaltazione violenta nel constatare la facilità nelle
aggressioni, tanto da lasciare intendere che ogni svedese è
un debole, meritevole della violenza subita (per inciso:
questi atti di delinquenza sono eseguiti il più delle volte
da gruppi numerosi contro singoli malcapitati). Le forme di
violenza interessano i più diversi aspetti, dalla rapina al
pestaggio senza ragione allo stupro.
Dai dati
conosciuti si possono ricavare altre elementi interessanti,
come il fatto che su 10 gruppi etnici stranieri coinvolti in
atti criminosi, 9 sono originari di paesi islamici, così
come, con l'aumento della presenza straniera in Svezia,
i casi di violenza sessuale sono quadruplicati, mentre
l'85% di chi è colpevole di simili casi ha origini
straniere.
L'affermazione secondo cui
l'unica cosa da fare sarebbe dare lavoro a tutti è
opinabile (per essere buoni, perchè in realtà è una vera
e propria castroneria), sia perchè i servizi sociali
svedesi hanno una lunga tradizione di ampie spese sociali
(attualmente circa un terzo del prodotto nazionale va alle
protezioni sociali). Tali spese, spalmate su tutta la
popolazione presente, quindi anche gli stranieri, ha
permesso e permette meglio di sostenere i problemi dei
singoli che eventualmente si trovino senza lavoro (o nel
caso di altri problemi). Non si tratta quindi di una
situazione tale per cui si possa giustificare la violenza
allogena (che in ogni caso, su questo blog, non verrebbe
comunque giustificata in alcun modo).
Spese
sociali in Europa
Ma guardando altri dati, si
può notare come la Svezia, ad esempio confrontata con
l'Italia, ha un numero maggiori di concessioni di
cittadinanza a stranieri (circa il doppio in numeri totali
rispetto alla nostra nazione, ma mentre l'Italia è
composta da quasi 60 milioni di abitanti, il paese nordico
è meno di 10 milioni); stesso discorso per le concessioni
d'asilo (anche in questo caso un numero doppio rispetto
a noi e sempre tenendo conto della differenza di popolazione
complessiva).
Da questi semplici dati, (una
tabella che qui su questo sito non è possibile riportare)
si nota facilmente come gli stranieri in Svezia possano
godere degli aiuti statali in maniera maggiore rispetto a
quanto potrebbe accadere in Italia. Ma allora cos'è che
non va? La ragione è solo una: se andiamo a guardare dove
le comunità di stranieri (islamici in particolare) sono
più numerose, possiamo vedere che la gran parte di questi
paesi sono quelli con spese sociali più alte. Inoltre, se
guardiamo a quali paesi dove gli immigrati (anche in questo
caso islamici) tendono a farsi maggiormente
"sentire" in modo più rumoroso, creando problemi
(considerando sia rivolte urbane, sia tentativi vari di
censura, sia attentati, sia violenze criminali in odor di
"etnicismo"), vediamo che il più si tratta di
paesi in cui le comunità straniere sono da più tempo
radicate.
Ora, sommiamo i due gruppi: si finirà
per notare come tutti questi problemi citati riguardino
spesso paesi (come appunto la Svezia, la Francia,
l'Olanda, ecc.) con le due caratteristiche suddette,
ossia forte spesa sociale (in favore anche degli stranieri)
e comunità allogene più vecchie.
La
violenza degli stranieri in Svezia non è data da chissà
quali colpe degli svedesi, ma da una accoglienza fin troppo
larga nei confronti di chi appartiene e continua ad
appartenere a mondi assolutamente diversi. L'accoglienza
nei confronti degli stranieri sarà la tomba
dell'Europa!
21 maggio 2006 0:00 - Xman
Comunque perchè non difendi mai tutta l'Asia,
l'Africa e i popoli nativi americani che sono stati
sottomessi, sfruttati e quasi spazzati dalla faccia della
Terra a casua delle dominazioni Europee per tantissimo
tempo????? Anche adesso perchè non difendi i palestinesi o
comunque non spendi almeno due parole in loro proposito???
Inoltre i popoli che ci hanno invaso hanno si influenzato e
cambiato tantissimo la nostra società. Prima i Greci e i
Cartaginesi, che hanno stabilito i loro primi nuclei di
insediamento nel Sud dell'italia contribuendo a spzzare
via le popolazioni locali ancora primitive. Poi i Greci
hanno dato pure vita alla cultura dell'Impero Romano, e
qui i Romani avendo conquistato molti territori portavano in
Italia anche moltissime persone che si mescolarono con la
popolazione autoctona stabilita nella penisola italica. Poi
ci invasero i germani e i vichinghi di cultura costumi etc.
diversissimi dall'impero Romano. L'unico ponte
accomunatore era il cristianesimo e però anche questo dubì
delle influenze. Ad esempio che prima si pregava con le
mani aperte e poi i popoli del Nord introdussero la famosa
preghiera con le mani incrociate. Dunque la cultura Romana
fu spazzata via per essere sostituita con quella dei regni
barbari cristiani. Anche geneticamente queste etnie sono
diverse da noi. I popoli che provenivano dal Nord Europa che
dunque hanno modificato profondiissimamente la cultura la
vita e la società di coloro che abitavano in Italia, erano
provenienti dal Caucaso solo in seguito sempre in età molto
antica si stabilirono nel Nord Europa. Quindi sono proprio
due popolazioni diverse: i Romani e questi barbari del Nord.
Arrivarono anche gli Unni anche se per poco tempo In Italia
e come tutti i popoli che hanno fatto la loro comparsa nel
nostro paese, anch'essi hanno lasciato tracce indelebili
nella nostra cultura ecc. E anche gli Unni è come se
provenissero da un altro pianeta anche sul fatto genetico.
Mentre i Greci o i Cartaginesi che citavo all'inizio
possono esser e già molto più simili almeno su questo
piano qua. Comunque anche le invasioni degli spagnoli,
Austriaci o francesi del ciquecento, seicento, settecento
etc. hanno causato moltissimi problemi molto peggiori di
questo fantomatico guazzabuglio che te tante volte citi. La
gente Italiana dell'epoca non è che perchè veniva
invasa da popolazioni come gli sapgnoli o i francesi che
erano più simili un po' per tutti agli italiani, allora
erano contenti di essere invasi da queste popolazioni. Anzi
da questi eserciti mercenari. Ripeto poi che non si può
paragonare l'immigrazione di adesso a delle invasioni
avvenute nel passato che hanno sconvolto l'Italia sul
piano politico, economico, sociale e culturale.
21 maggio 2006 0:00 - Xman
Ti ripeto che nessuno degli immigrati qui presenti in Italia
va in giro con i loro abiti o costumi tradizionali ecc.
Quindi perchè dire che ci stanno invedendo culturalmente.
Quelli che volgiono spazzaree via la nostra cultura ci sono
ma sono molto pochi. Il problema è che hanno la voce grossa
ma la testa piccola quindi si fanno sentire più degli
altri. Te dici che preferisci i latino americani perchè
più simili a noi ma tui posso assicurare dunque, come avevo
già detto nell'altro messaggio, che anche un sacco di
immigrati africani, arabi e asiatici sono come questi latini
americani. Cioè nessuno si porta dietro tutti i propri
costumi tradizionali ma vanno in giro tutti vestiti uguali
esattamente come andiamo in giro noi. Portano in giro la
nostra stessa pseudo-cultura dei tempi moderni. L'unica
differenza è che parlano tra loro l'arabo il farsi o
qualche altra lingua loro esotica, ma questo certamente mica
sarà così forte addirittura da invaderci. No!? Non mi
sembra una cosa poi così forte. Te parli di guazzabuglio
quando citi il sudAfrica del dopo apartheid, ma perchè
preferivi quello dell'Apartheid!!?????? Un regime in cui
la stragrande maggioranza della popolazione che è nera non
aveva alcun diritto civile ma aveva solo i doveri di tacere
e di essere sottomessa ai padroni bianchi, che costiutivano
così come adesso una bassissima parte della popolazione. é
solo un bene che questo sia finito ma la violenza e il
degrado certamente è finita solo formalente. Perchè adesso
i bianchi che son là pagano quello che hanno fatto per
tanto tempo, anche se a pagare sono tutti in queste continue
lotte intestine nel SudAfrica tra neri e bianchi ma anche
tra neri e neri. Questo però ripeto che è solo colpa dei
bianchi e del modo in cui si sono comportati per tanti anni.
Questo loro comportamento inevitabilmente oramai svilupperà
per gran parte del futuro di questo paese una spirale di
degrado e violenza. Stesso discorso per altri paesi nel Sud
dell'Africa che sono messi anche peggio della Repubblica
SudAfricana, ad esempiolo Zimbabwe che è diventato una
spietata dittatura anti-bianchi con un'apartheid al
contrario. Anzi no, non si può neanche parlare di Apartheid
al contrario, perchè qui tutti i bianchi sono stati
cacciati dal paese, e non c'è nemmeno nessuna borghesia
d'una certa etnia che prevalga su un'altra etnia. Ma
a proposito dato che te ti preoccupi tanto dei cosidetti
"guazzabugli" perchè non accenni mai nemmeno
una critica a tutto quello che hanno fatto gli europei in
tutto il resto del mondo in almeno sei secoli e mezzo di
storia??? Non se te ne rendi conto ma anche quei latino
americani che consideri tanto vicini alla tua identità,
sono così proprio perchè gli europei non hanno fatto altro
che costruire una Europa 2 nelle americhe. Questo
distruggendo totalmente tutte le millenarie civiltà native
delle Americhe. Perchè non ti scandalizzi anche a tutto
quello che hanno fatto gli europei in Asia e Africa dove
hanno sconvolto totalmente le millenarie civiltà e culture
compiendo barbarie e spargimenti di sangue fino
all'inverosimile. Per finire col disegnare su una
cartina i confini di questi stati artificiali che dovevano
sorgere racchiudendo in sè più popoli con che non avevano
nulla a che vedere l'uno con l'altro. Questo a
testimonianza anche del pochissimo rispetto se non odio che
avevamo noi fino a cinquant'anni fa verso tutto il resto
dei popoli terrestri. Ho capito che a te non
interressa l'aspetto economico della questione, però
allora non ti aspettare che l'immigrazione cessi tutto
d'un botto. Non ti aspettare nemmeno che gli immigrati
che vengon qui riescano ad adattarsi al 100% alla nostra
cultura e società sotto tutti gli aspetti. Io ritengo
impossibile l'integrazione culturale degli immigrati
però ritengo doveroso da parte loro riconoscere la nostra
cultura e il nostro stato. Con questo non devono chiudersi
in loro stessi, e le differenze non devono essere marcate in
nessun modo. Ma ciò non significa che non possono aprire
una moschea o una macelleria che fa kebab. Li possono
simboli che dovrebbero affiancarsi per una convivenza futura
pacifica con i nostri di simboli.
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
da: Xman Data: 20 Maggio 2006
Camaleonte
stai scrivendo il più possibile per tagliare fuori tutti
gli altri dal discorso e prevalere su tutti gli altri!?
cerca di sintetizzare un po' per favore!
Vi do questa impressione? Mi limito a riportare
notizie che penso siano interessanti, anche perchè i mezzi
d' "informazione" generalmente si guardano
bene dal diffonderle.
Gradirei una risposta!
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
LEGGETE UN PO'!
I bianchi sono le maggiori
vittime delle aggressioni razziste negli USA
Un recente rapporto del Dipartimento di Giustizia
statunitense, basato sul periodo 2000-2003, ha ulteriormente
messo in luce un fatto che già conoscevano gli identitari
bianchi oltreoceano, ossia che le aggressioni motivate da
pregiudizi razziali vedono come vittime soprattutto i
bianchi. Tutta l'apologetica mediatica degli ultimi 25
anni almeno ha sempre mostrato il contrario, ma
l'analisi di statistiche ufficiali evidenzia come ogni
100.000 cittadini bianchi, nove hanno subito un attacco
razzista (una percentuale identica a quella ispanica. Ma in
questo caso vogliamo anche considerare la presenza, in
questa comunità, di molti bianchi, il che rende ancora più
interessante, per così dire, il dato). Se si considerano
invece gli afro-americani, su 100.000, sette hanno subito un
attacco razzista. Il confronto di questi dati è ancora più
eclatante se si considera la differenza di popolazione negli
USA, con i bianchi che, da soli, sono circa il 70-75% della
popolazione. Uno squilibrio che rende bene l'idea di
come la propaganda multietnicista abbia solo permesso nuove
forme di violenza, piuttosto che avvicinare i gruppi.
Le forme di queste aggressioni razziali sono le più
diverse, spesso sovrapponentesi l'un l'altra: dal
pestaggio, alla violenza sessuale, alla rapina violenta sino
all'omicidio. Un elemento che emerge è poi
l'identikit medio della vittima bianca: appartenente a
ceti sociali bassi, single, di giovane età, vivente nelle
zone urbane più popolose. Si può quasi intuire come tale
figura sia la più esemplare se si vuole considerare la
confusione delle società chiamate "occidentali".
Confusione che è il prodotto della retorica consumistica,
che altro non ha prodotto se non frammentazione sociale,
alienazione e incapacità di costruire un futuro per molti
dei suoi figli (evidentemente già abbandonati in giovane
età).
Eppure queste notizie la stampa si
guarda bene dal darle. I cattivoni siamo sempre noi bianchi,
vero?
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Sto cercando solamente di portare un po' di notizie
abbastanza interessanti. Negli USA la popolazione
ispana era molto limitata negli anni '70 (nota*). Oggi
è un flagello; ne entrano oltre un milione all'anno e
dimostrano un'arroganza impressionante. I mezzi
d'informazione si sa che sono solamente dei mezzi di
lavaggio del cervello che agiscono sempre al servizio del
più forte che al giorno d'oggi è l'ideologia
immigrazionistica. Qualcuno vuole negare ciò? Vogliamo
negarlo? Diciamo allora che le persone in generale non
vogliono questo guazzabuglio e che i mass- media e tutto il
viscido stuolo del servidorame giornalistico non fa che
colpire le difese del popolo italiano che non vede di buon
occhio questo proliferare di stranieri in casa propria.
Basta vedere anche i termini per designarli come
untuosamente scivolano verso una terminologia bigia e
apparentemente innocua, inoffensiva:
"migranti". È tutto come già ti ho
detto.
Guarda gli ispanici in America che brava
gente; si sentono già padroni in casa altrui che hanno
tradotto l'inno americano in spagnolo:
A
dispetto delle cronache italiane sulla marcia degli
immigrati illegali a Los Angeles del 25 marzo 2006, che
riportavano solo il numero consistente di presenze e
l'aspetto propagandistico della faccenda, negli USA, di
tale marcia, come di altre analoghe, ma più piccole,
tenutesi negli ultimi tempi, è emerso il numero enorme di
bandiere messicane presenti, così come l'atteggiamento
etnocentrico dei "mestizos" e degli indigeni
(abbiamo visto anche su questo blog le foto), assolutamente
insensato se si considera che le varie manifestazioni erano
rivolte a rimanere negli USA!. Tutto questo ha causato delle
reazioni in una parte dell'opinione pubblica
statunitense, così come delle contrapposizioni tra bianchi
e "mestizos".
Quelli che seguiranno
sono alcuni episodi accaduti negli ultimi giorni:
1) A North County, studenti bianchi e messicani si sono
divisi e fronteggiati (senza incidenti), sventolando
bandiere USA e messicane.
2) Alla Roosevelt High
School a Oceanside, le autorità scolastiche hanno impedito
agli studenti bianchi di sventolare le bandiere statunitensi
per esprimere il loro patriottismo.
3) Nelle
scuole di Escondido si sta cercando di impedire
l'esposizione di bandiere "patriottiche".
4) Divieto di bandiere patriottiche anche alla Bear
Valley Middle School, dove, martedì 28 marzo 2006, studenti
bianchi e mestizos si sono scontrati.
5) Ad
Oceanside, studenti "latini" (più probabilmente
mestizos e indigeni) hanno strappato e distrutto una
bandiera statunitense posta di fronte ad una agenzia
assicurativa.
6) Alla Skyline High School di
Longmont in Colorado altro divieto di esporre bandiere
patriottiche, dopo l'esposizione (considerata
provocatoria) di queste contro studenti di differente etnia.
Le autorità scolastiche hanno anche provveduto a sospendere
alcuni studenti.
7) Gruppi contrapposti di
manifestanti si sono confrontati di fronte alla Jurupa
Valley High School di Mira Loma in California, con da una
parte studenti bianchi, uniti a cittadini, spesso facenti
parti di gruppi e di milizie come i Minutemen,
dall'altra studenti mestizos con le loro bandiere
messicane.
8) Alla El Rancho High School in
California uno studente è stato punito per aver inserito
nel pennone di un'altra scuola, la Montebello High
School, una bandiera messicana, reinserendo anche quella
statunitense, ma capovolta.
Signori lettori del
forum; andate su questo sito e guardate bene i manifestanti
messicani che cartelli alzavano.
http://euro-holocaust.splinder.com/tag/nord_america?from=30<
br> Vi sembra accettabile? E tu x man se pensi
che la stampa non stia facendo uno sporco gioco per indurre
le persone ad accettare l'immigrazione, leggi i vari
articoli e vedrai!
(nota*): Se andiamo a guardare
i dati, come li riporta l'interessante sito Numbers USA
(che già tempo fa abbiamo inserito tra i collegamenti),
possiamo vedere come l'evoluzione immigratoria verso gli
USA abbia subito, negli ultimi decenni, un mutamento
inquietante e assolutamente differente rispetto al passato
(ossia ai tempi delle migrazioni europee propriamente
dette). Infatti, nei primi duecento anni di storia degli
USA, la media di nuovi arrivi era di circa 230.000
all'anno di media, con il periodo dal 1880 al 1924 con
punte di circa 500.000 e quello dal 1925 al 1965 con 178.000
arrivi medi. Stiamo parlando di numeri significativi, ma per
una buona parte legati a emigranti europei, in un tempo in
cui la nazione era giovane e, cosa fondamentale, meno
abitata di oggi: gli USA di circa cento anni fa, ad esempio,
avevano poco meno di 100 milioni di abitanti.
Qualcosa cambia nel 1966: da allora, sino al 1989, ecco che
gli arrivi medi ogni anno si raddoppiano, diventando oltre
500.000 ogni 12 mesi. Col 1990 una nuova mutazione, tanto
che da allora, ogni anno, un milione di stranieri entra
negli USA! Attenzione: un milione di stranieri regolari! Se
dovessimo considerare gli irregolari, arriveremo anche ad
oltre un milione e mezzo all'anno!
Cosa è
avvenuto? A partire dall'epoca reaganiana, proseguendo
con Bush senior, con i due mandati di Bill Clinton e, ora,
con George W. Bush, una serie di scelte hanno portato a
questo: a metà degli anni '80, una legge ha permesso la
regolarizzazione degli illegali, preparando così il terreno
all'aumento degli arrivi illegali della fine dello
stesso decennio (la regolarizzazione ha infatti come
risultato l'aumento dei richiedenti e degli arrivi, non
l'acquietamento della situazione). A metà degli anni
'90, un tentativo di riportare i numeri almeno al
periodo precedente è stato bloccato dal presidente Clinton,
rendendo di fatto possibile gli attuali numeri.
http://numbersusa.com/overpopulation/americasfuture/future6.
html
Ora, Bush afferma che, seppur vadano
rafforzati i confini, è necessaria una certa
regolarizzazione degli illegali. Quale sarebbe
l'effetto? Semplice: il radicarsi della sempre più
forte comunità chicana (la maggior componente degli attuali
12 milioni di illegali!), il rafforzarsi del pericolo
rivendicazionista della stessa comunità, l'aumento
possibile di nuovi immigrati (o almeno una non diminuzione
sufficiente). Come a dire, la continua erosione della
nazione stessa, ad opera dell'aumento allogeno.
Signori! questo vogliamo per la nostra Patria?
21 maggio 2006 0:00 - Lucio Musto
Signora Xman, per cortesia...
Nonostante abbia
ridotto il periodo da 50.000 a 25.000 anni,... lasci
perdere!
Non andiamo a discettare su queste
presunte forme di ermafroditismo mistico!... So bene a
quali frenesie mitiche lei si riferisca, ma si tratta
appunro di frenesie, indotte forse (non oserei affermarlo!)
da abuso di mescalina, ma totalmente prive non solo di alcun
fondamento scientifico, ma anche di semplice
conseguenzialità logica!
Naturalmente Le
riconosco ogni diritto nel credere in qualsiasi favola, ma
la prego, non mi coinvolga: Lo sa quanta differenza
generazionale (numero di trasformazioni evoluzioni
successive e concatenate) c'è fra un rettile ed un
mammifero?... Meglio di no!... si spaventerebbe!
Con simpatia
20 maggio 2006 0:00 - Xman
Camaleonte stai scrivendo il più possibile per tagliare
fuori tutti gli altri dal discorso e prevalere su tutti gli
altri!? cerca di sintetizzare un po' per favore!
X Lucio Musto Le posso assicurare che la femmina
di asutralopitecus è più vecchia di almeno 25.000 anni
rispetto al maschio. Per riprodursi alcuni individui giusto
per questa occasione erano in grado di fecondare. Perchè il
loro apparato riproduttivo era in grado di produrre
spermatozoi. Lo fanno ancora adesso alcuni animali (in
particolare rettili) che sono quindi più o meno quindi
dello stesso sesso come i lo erano nostri. antenati.
Di nuovo per Camaleonte Adesso non ho letto tutti
i messaggi che ha scritto, però per fare un'altro
esempio su quanto i mass media possano influire nelle
decisioni della gente di essere pro o contro
l'immigrazione le dirò; che negli anni '70 i
giovani dagli U.S.A. erano affascinatissimi da tutti i
migranti latino americani. Gli stessi immigrati che vivevano
in condizioni pietose perchè gli U.S.A. così come adesso
non ha mai avuto la possibilità di supportarli almeno
quand'erano appena arrivati. Con "supportarli
almeno inizialmente" intendo dire giusto inidirizzarli
verso un sostentamento di se stessi per non farli cadere
nella delinquenza. Dunque era sotto gli occhi di tutti che
questi immigrati per le condizioni in cui versavano, erano
costretti a rubare e cadevano anche nella delinquenza molto
pesante. Però a causa di una di quelle solite finte-mode
che s'inventano i media che si basava
sull'apprezzamento della cultura latino-americana a fini
consumistici demagogici; gli imigrati latino-americani fino
ad allora disprezzati da tutti divennero in un batter
d'occhio i più amati elementi della società. Ho citato
questo per far capire quanto sia forte la forza dei media e
della loro propaganda. Dunque se la maggioranza degli
italiani sono sfaveroveli per l'immigrazione potrebbero
anche cambiare idea in un batter d'occhio diventandone
favorevoli in pieno. Tutto ciò è a causa della propaganda
anche dei media. Questo l'ho detto per far capire quanto
siano marci alcuni sistemi della nostra società. E anche
per far capire quanto sia pigra molte volte la gente, che si
lascia telecomandare.
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
per Xman.
Vedo che non riesco a farmi capire.
Io non ne faccio una questione economica, ma di Patria.
Considero stupido chi fa finta che la diversità tra noi e
loro non esista e quindi vuole riplasmare una nostra
identità italiana sulla base del suo desiderio di fare del
nostro popolo un guazzabuglio di razze che non siamo e non
siamo stati mai. L'esempio dei ladini non
c'entra nulla, sono una popolazione storica della nostra
Patria e con loro abbiamo molto in comune, così come
abbiamo molto in comune con polacchi, argentini.. .popoli la
cui presenza ( se comunque limitata numericamente), non mi
disturba affatto proprio perchè la loro cultura permette ua
facile assimilazione nel nostro popolo. I ladini
inoltre sono pochi e onestamente non ne conosco neanche
quindi non so quale sia la loro situazione, ma di certo non
possono essere indicativi per comparare questa invasione di
stranieri (a Roma e Milano gli stranieri sono già il 10%
della popolazione). Non so se questa volta sono
riuscito a farmi capire; il mio è un discorso prettamente
patriottico, non economico. Non voglio perdere la mia
identità italiana, la quale, seppur impossibile da
definire, non si riconosce comunque con le gasbe magrebine o
con le orde afroasiatiche che ormai girano ovunque nella
nostra terra. Ci siamo? Non si tratta di dare alla
diversità una connotazione dipregiativa o meno; si tratta
semplicemente di rimarcarla, perchè non è giusto che la
nostra nazione perda la sua identità, formatasi nei
millenni della sua storia per colpa di questi criminali che
hanno deciso di ripopolare la nostra Patria con popolazioni
straniere.
ps: quello che hai scritto non
l'ho letto tutto perchè non ho molto tempo disponibile.
Infatti anche ne forum ormai più che altro intervengo
postando articoli interessanti, che ogni tanto leggo nel
web. Una sorta di controinformazione, per spezzare le catene
del pensiero unico, globalizzatore e immigrazionista.
Quegli articoli infatti non sono miei, ma tratti dal sito
che ti ho indicato più volte. Spero che li stia leggendo
più di qualcuno.
Un'ultima cosa:
tu scrivi "Io non vedo nulla di male nella
multiculturalità in quanto il sentimento o spirito
nazionalistico non è altro che un valore estremamente
artificiale. Artificiale perchè geneticamente e
culturalmente parlando la gente italiana che ha abitato da
sempre l'Italia si è già mescolata con un sacco di
altri popoli. (Ho fatto pure degli esempi). Infatti è
impossibile che non possa essere avvenuto così.
Perchè discendiamo tutti dagli stessi medesimi antenati e
quindi il d.n.a. rimane sempre quello. "
Lo
ripeto per l'ennesima volta. le influenza che abbiamo
subito nel corso dei millenni della nostra storia e che
hanno ovviamente contribuito a formare la nostra identità,
non sono state un guazzabuglio come ciò che sta avvenendo
adesso, ma sono state invasioni, contatti, relazioni varie,
ma disseminate nel corso di molti secoli in modo da essere
assimilate dal popolo; quello che avviene oggi invece è una
sovrapposizione di una massa informe di stranieri sulla
nostra nostra comunità autoctona. Inoltre tutti i popoli
che ci hanno invaso, possedevano una caratterisitca in
comune; erano europei ( tranne gli arabi, ma già ho
spiegato anche quello). Essere invasi da spagnoli, francesi
e tedeschi, non è lo stesso che ospitare centinaia di
migliaia di africani, non ti sembra?
E senza
contare che se applicassimo fino in fondo quello che dici,
allora dovremmo riconoscere che non esiste neanche la
famiglia. Del resto il dna è sempre lo stesso; non
trovi?
20 maggio 2006 0:00 - Fede
Il bonus bebè è una cosa interessante ed eseguita molto
bene! DROGA E IMMMIGRAZIONE CIMITERO DEI POPOLI!
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
L'IMMIGRAZIONE UCCIDE LA NOSTRA EUROPA.
Immigrazione? Un calcio alla diversità e alle conquiste
sociali!
Che cos'è
l'immigrazione? Sappiamo tutti quel che dicono i mezzi
di informazione, i politici, i preti, gli imprenditori e
pensatori vari ed eventuali, ossia una ricchezza (di e per
chi?) e una opportunità (per chi?). Ma, da queste parti,
diciamo il contrario. Ecco un piccolo esempio di questo
andazzo: l'acquisto massiccio di locali tipici parigini
da parti di cinesi e cambogiani.
PARIGI - Scompare
l'antica brasserie di Parigi. I vecchi bar, dove era
possibile gustare un Pastis, un "cafè" o un
bicchiere di bordeaux, vengono acquistati da cinesi e
cambogiani che li ristrutturano e li trasformano.
L'assalto degli immigrati cinesi alle attività
commerciali - che altre città europee, come Roma, conoscono
bene- segna il tramonto di un pezzo di storia parigina. A
gestire le brasserie, infatti, era una vera
"dinastia", gli "auvergnat", figli di
un'immigrazione interna che risale all'inizio
dell'Ottocento. Dalla regione del Massiccio centrale,
schiacciati dalla povertà, sbarcavano a Parigi dove
accettavano il lavoro più umile e faticoso, quello di
carbonaio: l'uomo andava su e giù per le case parigine
a consegnare il carbone, la moglie, al piano terra, serviva
vino al bicchiere che si faceva mandare dalla famiglia
rimasta in Auvergne.
E gli
"auvergnats", in una generazione, conquistarono i
monopoli di entrambi i prodotti che trattavano. I figli dei
figli dei figli di quei pionieri sono i moderni fratelli
Costes, i Blanc, i Marion e tutte le antiche famiglie che
gestivano fino a qualche anno fa brasserie e bistrot di
Parigi.
Famiglie, però, che stanno passando la
mano una dopo l'altra: non ce la fanno più con il costo
della manodopera. I giovani di casa non vogliono più fare
la fatica dei padri e servire bicchieri di rosso al
tavolo.
I cinesi, capaci di lavorare fino a 18
ore al giorno, si sono già accaparrati un
"bar-tabac" su quattro della regione di
Parigi.
Le alte somme che servono per rilevare i
locali [...] arrivano ai cinesi da misteriose
"eredità" o donazioni dalla madrepatria. E così,
l'anno scorso metà delle transazioni di locali
destinati a brasserie hanno visto nella parte
dell'acquirente cinesi o cambogiani.
Soltanto
alcuni grandi nomi, ai quali fanno capo catene di ristoranti
e brasserie - come Flo, Bertrand, Costes, Bar & Co. - sono
in grado di resistere all'assalto asiatico grazie a
investimenti massicci e all'utilizzazione di manodopera
selezionata. Moderni ed eleganti "serveur" i
quali, a differenza dei figli degli "auvergnats"
che non accettano più una vita da camerieri senza
prospettive, hanno buoni motivi per tenersi stretto il posto
di lavoro.
(20 novembre 2005)
Le cose da annotare sono parecchie, dal fatto che
sparisca una forma di locale pubblico all'idea, lasciata
filtrare, che la colpa sia dei figli dei vecchi proprietari.
Non solo ciò avviene in grandi numeri, stendendo un velo
omogeneo là dove c'era una storia caratteristica,
legata ad un luogo e ad un modo di vivere, ma è inquietante
leggere che ciò sia dovuto ai giovani che non vogliono più
"fare fatica": ossia lavorare 18 ore al
giorno?!
Secondo l'anonimo articolista non
solo i cinesi sarebbero capaci di lavorare ben 18 ore su 24,
ma non si aggiunge alcun commento negativo a qualcosa di
simile (se autentico). Le lotte sociali europee sono state
fatte anche per impedire un simile massacro del tempo e
l'esaurimento psico-fisico seguente. Tale
"massacro" è ora divenuto un ideale o comunque
qualcosa da accettare?
Non solo: come si possa
lasciar filtrare l'idea che i giovani francesi non
abbiamo voglia di lavorare, contrapponendo la forza di
volontà cinese, quando poi si afferma al contempo
l'acquisto dei locali grazie non a sacrifici, ma a
donazioni non chiare dal paese originario. Non si nota la
stonatura? Le brasseries, frutto di reali sacrifici, in
tempi ben più difficili e duri, di francesi poveri,
divengono ora l'ennesimo locale senza identità, grazie
a denaro che arriva dall'estero.
E'
questo l'incontro di culture? La diversità che avanza?
No! E' solo la distruzione sistematica di un mondo,
l'omogenizzazione del vissuto sociale e della diversità
etnica, l'accettazione di condizioni di lavoro peggiori.
E questo "anonimo" si permette di parlare di poca
voglia di servire ai tavoli!
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
APRITE GLI OCCHI.
Censura contro la bandiera
inglese!
Incredibile caso di censura
contro la bandiera inglese nelle carceri. La direttrice capo
delle prigioni Anne Owers e il direttore del Consiglio per
lo sviluppo dei rapporti arabo-britannici Chris Doyle hanno
richiesto che venga impedito di indossare spille e altri
accessori aventi la bandiera inglese di San Giorgio, per
impedire il malumore presso gli islamici, i quali vedono in
essa il simbolo della guerra santa cristiana contro
l'islam.
Naturalmente il sentimento nazionale
degli inglesi non conta (identico atteggiamento contro la
mezzaluna verrà mai preso?), non conta la storia e non
conta l'educazione degli stranieri al rispetto
dell'altrui storia (ad adeguarsi devono essere solo gli
inglesi e gli altri britannici?).
Naturalmente
è solo la bandiera inglese che si chiede di essere
addirittura sostituita (ma da quando in qua si sostituiscono
le bandiere in nome di stranieri che si dice siano venuti
con buone intenzioni?)!
Addirittura Doyle
vorrebbe una nuova bandiera e un nuovo santo patrono, non
legabili ad una storia ritenuta violenta! E questo,
chiedendo agli ufficiali delle prigioni di essere neutrali!
Neutrali rispetto alle proprie origini
etnico-culturali?!
Ve
l'immaginate tra qualche anno le bandiere di Genova,
della Lombardia, della Sardegna e di tantissime altre città
e regioni d'Italia che fine faranno?
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Interessante articolo da un sito anglicano, riportante le
parole del nuovo arcivescovo di York, un inglese di origini
etniche ugandesi, John Sentamu, il quale punta il dito
contro il multiculturalismo e come esso tenda a mettere in
luce (positiva) le culture straniere, ma impedisca alla
cultura maggioritaria di avere il rispetto dovutogli.
Multiculturalism has betrayed the
English, Archbishop says
By Ruth Gledhill
THE LONDON TIMES Novemeber 22, 2005
St
George's Day should be celebrated and the English should
reclaim their national identity and culture, Dr John Sentamu
says, a week before his enthronement in York.
The
Archbishop of York, Dr John Sentamu, said that too many
people were embarrassed about being English.
"Multiculturalism has seemed to imply, wrongly for me,
let other cultures be allowed to express themselves but do
not let the majority culture at all tell us its glories, its
struggles, its joys, its pains," he said.
[...]
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
UN nero futuro... poveri noi.
UK: i bianchi
saranno minoranza entro il 2100
Da un
articolo del Guardian pubblicato nel 2000, una tesi che
afferma la possibilità del divenire i bianchi minoranza nel
giro dei prossimi 90 anni in terra d'Albione. Ma alle
lobby che dominano la Gran Bretagna, la cosa interessa o
meno? E in che modo interessa?
Anthony Browne Sunday September 3, 2000 The
Observer
Whites will be an ethnic minority in
Britain by the end of the century. Analysis of official
figures indicate that, at current fertility rates and levels
of immigration, there will be more non-whites than whites by
2100.
It would be the first time in history that
a major indigenous population has voluntarily become a
minority, rather than through war, famine or disease. Whites
will be a minority in London by 2010.
In the
early 1950s there were only a few tens of thousands of
non-whites in the UK. By 1991 that had risen to 3 million -
6 per cent of the population. The population of ethnic
minorities has been growing at between 2 and 4 per cent a
year. Net immigration has been running at record levels,
with 185,000 newcomers last year.
Government
forecasts suggest that immigration on its own will be
responsible for half the growth of the British population
over the next couple of decades.
New immigrants,
who are on average younger than the population at large,
also tend to have higher fertility rates. In contrast, the
population of white British citizens is static. Their
fertility rate is very low - at under 2 children per woman -
and there is overall emigration of British citizens.
The analysis of the figures showed that if the
population of ethnic minorities grows at 4 per cent a year,
whites will become a minority before 2100. The demographer
who made the calculation wished to remain anonymous for fear
of accusations of racism.
Interessante anche il
riferimento al divenire minoranza volontariamente: ma è
proprio così? O semmai è la presenza straniera (non
richiesta dai più) che è volontariamente incentivata (per
i bisogni imprenditoriali e lobbystici)? Ed è da tale
presenza (richiesta solo da una piccola parte della
popolazione) che ne deriva il resto. Ci si pensi...
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Perle dal paradiso multirazziale.
Aumentano
le violenze contro i bianchi nel Regno Unito
Anche nei mezzi d'informazione del sistema, la
violenza razzista contro i britannici autoctoni incomincia
ad essere considerata un problema. Sul Times del 3 dicembre
scorso, un articolo mette in luce l'aumento di questo
fenomeno, il quale assume due aspetti: il primo, con il
crescere del numero di simili casi di violenza anti-bianca;
il secondo, con il differente e sospetto atteggiamento della
magistratura britannica nei confronti di chi si macchia di
violenza contro un bianco, perchè bianco, rispetto ad un
autoctono allo stesso modo colpevole nei confronti di un
allogeno.
Proprio qui, su Euro-Holocaust, abbiamo
parlato di Christopher Yates (nella categoria "Martiri
europei"), ucciso, per ragioni razziste, da alcuni
pachistani. Ebbene, i colpevoli hanno avuto 15 anni circa
come pena, ossia il minimo in simili casi. Al contrario, un
caso analogo come modalità e ragioni, ma con vittima un
afro-britannico e con colpevoli due bianchi, le pene sono
state 24 e 18 anni. E questo, perchè nel caso di Yates non
si è voluta considerare la testimonianza riportante la
ragione razziale dell'aggressione. Una disparità di
trattamento ben visibile, anche ai genitori del povero
Christopher!
Inoltre, se all'interno della
comunità asiatica, le violenza razziste subite sono
nell'ordine del 3% e in quella nera del 2%, la
percentuale per i bianchi è del 1%, ossia, fatti i
raffronti sui numeri complessivi delle diverse comunità,
indica un aumento fortissimo della violenza anti-bianca da
parte degli stranieri (aggiungendo anche che molti casi di
razzismo contro asiatici o neri provengono non da bianchi,
ma da altre minoranze).
Difatti, in un rapporto
sugli anni 2001-2004, su 22 omicidi chiaramente di matrice
razzista, ben 12 vedevano come vittime dei bianchi.
Eppure, il fenomeno desta ancora imbarazzo e reticenza
nei più e la ragione è una sola: è vietato mettere in
discussione la società multietnica o anche solo dipingerla
a tinte fosche.
Ci si faccia però una ragione:
le tinte sono fosche e la discussione è iniziata...
The Times
December 03, 2005
In Britain's courts, does it matter if you're black
or white? By Sean O'Neill
The
sentences handed out for two recent murders suggests an
unexpected discrepancy TWO identical acts of kindness
that led two young men to violent deaths have been recounted
before the criminal courts in the past fortnight.
Anthony Walker and Christopher Yates, concerned about female
friends late at night, walked with them to bus stops in
Liverpool and London respectively to make sure that the
women got home safely. Both were set upon, not far from
homes they shared with their mothers, by other young men
from their own neighbourhoods who had been drinking heavily
or taking drugs.
In Huyton, Liverpool, Mr
Walker, 18, who was black, was attacked by Paul Taylor and
Michael Barton and killed with a savage blow to the head
with an ice axe. They were sentenced to at least 24 years
and 18 years, respectively. In Barking, East London, Mr
Yates, 30, a white man, was knocked to the ground and kicked
and stamped on by Sajid Zulfiqar, Zahid Bashir and Imran
Maqsood.
Every bone in his face was broken in a
ferocious attack. Afterwards, Zulfiqar boasted in Urdu:
“We killed the white boy. That will teach a white man to
stick his nose in Paki business.”
But while a
judge in Liverpool decided that Mr Walker’s murderers were
racists — and therefore liable to more severe jail terms
— an Old Bailey judge decided that Mr Yates’s murderers
had not been motivated by racial hatred. Zulfiqar, Bashir
and Maqsood were sentenced to 15 years in prison, the
minimum tariff for murder.
The similarities
between the two murder cases, and the differences in their
outcomes, has left the Yates family feeling that it has been
treated unequally. “I understand what Mrs Walker and her
family are going through. We are going through exactly the
same thing,” Rose Yates, Mr Yates’s mother, told The
Times.
“But it appears to me that we have
experienced a different measure of justice than they have
experienced.”
[...]
The question of
anti-white racism makes the political class uncomfortable.
But it is a very real phenomenon.
A Home Office
report reveals that of the 22 homicides classified as
racially motivated between 2001-04, the majority of victims
(12 cases) were white.
There is growing
anecdotal evidence of a more aggressive Asian youth culture
which manifests itself in racist attacks against whites and
blacks.
[...]
But because of the
discomfort such cases cause, there are few voices prepared
to speak out in support of Mrs Yates.
The
Commission for Racial Equality, asked about anti-white
racism, said that there was little, if any, research on the
issue. The London Borough of Barking & Dagenham, where Mr
Yates lived, said its community cohesion unit did not want
to comment.
People from minority communities are
most likely to be victims of racist crime.
Results from the 2002-03 British Crime Survey show that less
than 1 per cent of white people had experienced a crime that
they thought was racially motivated. This compares with 2
per cent for the black community and 3 per cent among Asian
groups.
But 1 per cent of whites amounts to a
substantial number of people — and a growing problem.
Se la Commissione per eguali diritti tra le differenti
etnie considera di poco conto il fenomeno, i britannici non
hanno che da fare una cosa: cambiare politicamente il
proprio paese, affinchè non ci sia più bisogno di simili,
inutili commissioni.
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Oggi in Inghilterra domani...
Ricordate
l'assurda proposta di vietare o addirittura cambiare del
tutto la bandiera inglese per non offendere gli islamici? In
Inghilterra è capitato ancora! E' bastata la semplice
aggiunta delle parole "Nato in Inghilterra, vissuto in
Inghilterra e morto in Inghilterra" per scatenare una
polemica dopo una partita di calcio, polemica affermante il
carattere razzista del motto e della bandiera. La differenza
è che il tutto è avvenuto tra squadre inglesi e senza
ulteriori sottolineature di sorta.
Come se uno
dicesse di essere fiero di essere italiano, francese o
tedesco, durante una partita della propria squadra cittadina
e per questo venisse tacciato di razzismo!
Cosa
è avvenuto? Semplicemente il manager della squadra opposta
ha accusato il carattere razzialmente offensivo della
bandiera, con la scusa della presenza di giocatori nati
all'estero e col risultato di convincere la polizia
presente a rimuoverla!
Parliamoci chiaro, il
tutto è leggibile così: i club calcistici non sono
società sportive legate al territorio di appartenenza, ma
società finanziarie, legate agli interessi economici dei
presidenti e dei procuratori dei calciatori. Le squadre non
sono fonte (imperfetta e troppo "moderna") di
identità, ma modi in cui si articola il mercato mondiale,
il quale non accetta più confini, nazionalità, tradizioni,
storie condivise, affetti e quant'altro.
La
censura della propria bandiera nazionale, esposta nella
propria nazione (!), e di un moto come quello citato sopra,
non è giustizia o progresso: è odio!
E'
odio assoluto per la propria terra, per la propria gente,
per la propria storia (lo testimonia anche l'intenzione
espressa di bruciare la bandiera)! Un episodio simile è
solo il segno chiaro di un odio oscuro per ciò che si è!
Ogni giustificazione per questo è solo ideologica e
funzionale a chi ha interesse perchè i confini
crollino.
E, contro questo crollo, è tempo di
ribellarsi!
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Immigrazione e perdita dell'identità.
La
proposta di censurare la bandiera scozzese , il
"Saltire" (una delle più antiche al mondo), per
sostituirla con una nuova è accompagnata da alcune delle
più divertenti uscite riguardanti casi simili (abbiamo
riportato in passato quelli inglesi, ma non sono i soli in
Europa). Colin Fox, esponente del partito socialista
scozzese, ritiene che tale bandiera sia un anacronismo
basato su leggende e inutile per una società multietnica
come quella scozzese!
Andiamo in ordine, seguendo
l'articolo. Per Fox, bisogna cambiare bandiera,
perchè:
1-Essendo basata su un simbolo
religioso, non riguarda ampie fette della popolazione.
2-Essendo, secondo lui, la Scozia una società
multietnica, allora si dovrebbe scegliere qualcosa di più
adatto (ad esempio... l'ennesima bandiera
"arcobaleno"!).
3-Il riferimento
religioso è datato.
4-La dedica a
Sant'Andrea, patrono di Scozia, non ha senso, perchè...
il discepolo di Gesù non ha in alcun modo messo piede in
Scozia e quindi i suoi legami con quella terra sono labili,
se non nulli!
Perciò, per meglio adeguarsi alla
nuova società, sarebbe il caso di farsi ispirare da una
bandiera come quella del Sud Africa! Non ci sarebbero da
fare commenti sul profluvio di deliri di Colin Fox, ma due
cose andrebbero rimarcate: 1) la prima, che Storia e tempo
necessitano di (ulteriori) Storia e di tempo per venire
mutati. Un adeguamento a cambiamenti di così pochi decenni,
se non anni, che riguardino questioni così radicate e che
vengano decisi non in base a fatti eclatanti o definitivi,
ma solo a scelte ideologiche, sarebbe una pessima idea,
indicante una abitudine al "politico", dettata
solo dal quotidiano e non dalla vera Politica, che dovrebbe
essere ponte tra passato e futuro, oltre che organizzazione
del presente; 2) la seconda, che si debba usare come
argomento il non avere legami certi con la terra scozzese,
da parte della figura cristiana, stride un po', se
pensiamo alle ragioni multietniciste da cui parte la
censura, col resto. Un simbolo deve essere fondante, e
allora perchè basarsi sull'oggi, piuttosto di andare
ancora più indietro? Sarebbe più sensato che non il voler
usare come ispirazione la bandiera di uno Stato, come quello
sudafricano, che dal post-apartheid ha prodotto solo
confusione, violenza e razzismo contro i bianchi o contro i
nuovi immigrati, dall'Africa e non.
In
realtà c'è un terzo elemento, facilmente notabile:
anche stavolta certi laicisti trovano il coraggio di mettere
in discussione simboli legati ad episodi della Storia
religiosa, solo grazie al multietnicismo. La domanda è già
uscita fuori e la riproponiamo: vent'anni fa avrebbero
trovato il coraggio? Eppure l'idea della
secolarizzazione era già presente, anche se gli immigrati
erano di meno. Il problema è che ci troviamo di fronte a
vili, incapaci di prendere posizione, anche solo ideologica,
in tempi non sospetti.
Un'ultima cosa: se
qualcuno pensa che il particolare presente
nell'articolo, del rappresentante dei giovani
maomettani, sia positivo, si sbaglia e di grosso! Un
giovane, che dice di essere prima maomettano e poi scozzese,
è grave, molto grave! Ma le varie "volpi" lo
capiranno (anche se c'è da immaginare che qualcuno
pensi che addirittura lo scopo di queste sia far emergere
simili cose)?
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
E non lo pensano solo i nostrri bambini. Leggete un
po':
Nel marzo 2005, il presidente della
Commissione parlamentare per le pari opportunità razziali
del Regno Unito, Trevor Phillips, di origini caraibiche, ha
chiesto la creazione nelle scuole di classi separate per i
maschi neri, in quanto questi otterrebbero risultati
peggiori nelle classi normali. Phillips, basandosi su un
esperimento avvenuto negli USA, a Saint Louis, ritiene che
la somma di ambiente sociale, aspettative del corpo docente
e di modelli negativi creino quella miscela che porta i
giovani neri a sprecare le loro energie, senza raggiungere
buoni risultati (a differenza di tutte le altre etnie
presenti in Gran Bretagna).
Il dubbio è: se le
ragioni sono dovute all'ambiente di provenienza, ai
falsi modelli (certa musica hip-hop, ad esempio) ed alle
aspettative altrui, in che modo le classi separate
dovrebbero costituire una soluzione? Il messaggio
qual'è? Stando ognuno con i "propri", si
diventa più forti, forse? Messaggio interessante...
LONDRA -
E' stata definita un tentativo di "apartheid
scolastico" ed ha sollevato un polverone la
proposta-shock del presidente della commissione parlamentare
britannica per le Pari opportunità razziali, Trevor
Phillips: creare delle classi separate per i maschi
britannici neri, il cui rendimento scolastico è
strutturalmente inferiore a quello degli alunni di altre
etnie.
Secondo Phillips, molti giovani neri
sarebbero danneggiati dalla cultura propria delle loro
comunità, dove essere "secchioni" sarebbe
socialmente poco attraente. Molti studenti di origine
africana o caraibica, inoltre, mancano di modelli positivi
di riferimento e autostima. "Se l'unico modo per
abbattere questa forma mentis, propria dei ragazzi neri, è
quello di impartire loro lezioni separate per alcune
materie, dovremmo essere pronti a farlo", ha dichiarato
Phillips.
Intanto una sua portavoce ha precisato
che l'idea nasce da un esperimento, già testato con
successo in una scuola statunitense di Saint Louis, dove i
maschi di origine africana erano stati messi in classi
separate. "Phillips non ha detto che tutti i maschi
neri dovrebbero ricevere un'istruzione a parte - ha
precisato la portavoce - ma ha semplicemente affermato che
l'esperimento sembra avere funzionato in America, dunque
andrebbe prenso in considerazione".
(7 marzo
2005)
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Interessante notizia:
Notizia del febbraio 2005,
ma basata su dati di lungo periodo (quindi interessanti come
dinamica sociale): tra l'inizio degli anni '90 e i
primi del nuovo decennio, secondo l'organizzazione
Migration Watch UK (trovate il collegamento su questo blog),
ci sarebbe stata una vera e propria migrazione dei bianchi
dalle zone di Londra in cui aumentava la presenza di
stranieri. Se in alcuni punti, le ragioni degli spostamenti
possono essere dovute a numerose cause, nei luoghi in cui vi
è stato un afflusso sensibile di africani o asiatici o
arabi, le percentuali degli spostamenti dei bianchi europei
sono state molto più alte che altrove, testimoniando una
sostanziale volontà di tenere ambiti distinti tra le etnie,
anche per causa dei numerosi problemi derivanti (in campo
educativo, dei servizi sociali, ecc.).
Secondo
Keith Best, appartenente ad una associazione
immigrazionista, tali dati non sarebbero interessanti
("La gente si sposta? E con ciò?"). E con ciò,
una variazione di circa il 17% della popolazione bianca di
Newham, in soli dieci anni (!), non è esattamente
"poco interessante"...
Ecco, quello che
dicevo. Hanno voluto costruire la società arlecchino, senza
consultare il popolo ed eccone i risultati.