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21 maggio 2006 0:00 - Lucio Musto
Ermafroditismo mitico.

Signora Xman, probabilmente sono stato un po’ rude nel risponderle, il che non è nelle mie abitudini.
Cercherò di rimediare aggiungendo qui qualche parola.

L’ermafroditismo primigenio dell’uomo, quello che vuole che gli antenati fossero ad un tempo maschi possenti e femmine stupende, è presente in molte, se non in tutte le culture della terra, nei loro miti di genesi, nelle origini, immancabilmente divine di ogni comunità, ed ancora oggi il sogno androgino della fusione in uno del principio femminile con quello maschile è molto sentito e perseguito.

Yin e Yang, Sole-Luna, zolfo-mercurio, il caduceo, notte-luce… dall’androgino alchemico all’ermetismo, alle spiritualità orientali, tantrismo e taoismo, religioni di tutti i tempi… il discorso è sempre attuale. Ma è filosofia, non biologia.

Come personale contributo mi permetterò di riportarle alcune frasi che liberamente ho stralciato dal discorso sull’amore di Aristofane nel Simposio 3 di Platone, e che penso possono aver influenzato le fonti cui lei si riferisce.
Va naturalmente subito precisato che quando questo dialogo fu scritto non si sapeva assolutamente nulla di evoluzionismo, paleontologia ed antropologia erano ancora da inventare, ed il termine stesso di australopithecus era nel futuro di alcuni millenni a divenire!
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Ed ecco le parole di Platone:

In principio tre erano i sessi del genere umano, e non due come ora, maschile e femminile, ma ve ne era anche un terzo comune ad entrambi, di cui è rimasto il nome, mentre esso è scomparso; questo era allora il genere androgino, e il suo aspetto e il suo nome partecipavano di entrambi, del maschile e del femminile….

…la forma di ogni uomo era tutta rotonda, con la schiena e i fianchi che formavano un cerchio, e quattro mani e quattro gambe, e due facce sopra il collo rotondo, in tutto simili; e su entrambe le facce, orientate in senso opposto, un’unica testa, e quattro orecchi, e due sessi, e tutto il resto come si può indovinare da questi elementi…

…il maschio traeva origine dal sole, la femmina dalla terra, e quello che partecipava di entrambi i generi dalla luna, dal momento che la luna partecipa del sole e della terra; erano rotondi e il loro moto era circolare perché erano simili ai loro genitori. Erano terribili per forza e possanza, e avevano grande superbia, e assalivano gli dei…

[Zeus disse]… il sistema per mezzo del quale gli uomini continuino a vivere e, divenuti più deboli, depongano la loro tracotanza. Ora – disse – taglierò ciascuno in due parti, e in tal modo diverranno più deboli e contemporaneamente più utili a noi perché saranno raddoppiati di numero…

…e dopo averli tagliati, ordinava ad Apollo di girare il volto e la metà del collo dalla parte del taglio – perché vedendo il taglio l’uomo acquistasse maggiore moderazione – e di sanare tutte le altre ferite. Apollo girava il volto, e tirando da ogni parte la pelle verso ciò che oggi si chiama ventre, la annodava, come si fa con le borse legate con un nodo, formando un’apertura nel mezzo del ventre, nel cosiddetto ombelico…

…Dopo che la natura umana fu tagliata in due, ogni parte, per il desiderio della propria metà, le si attaccava, e gettandosi le braccia intorno e intrecciandosi l’una all’altra, desiderando formare un’unica cosa…

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Sperando di aver contribuito a chiarire qualche idea, la saluto rispettosamente
21 maggio 2006 0:00 - Xman
Ma se arrivasse a casa tua un immigrato dall'Abruzzo che porta i suoi costumi e abiti tradizionali della sua cultura, dato che in Italia le differenze culturali tra le regioni sono molto evidenti. Te come reagiresti? dal momento supponiamo che non avevi mai visto quella cultura abruzzese ed è completamente diversa dalla tua. Lo vorresti cacciare via quest'uomo oppure no e riesci ad adattarti giusto perchè comunque quall'uomo è italiano? anche se te non avevi mai visto nulla di simile. Se poi ti dicessero addirittura falsamente che quell'uomo non è italiano ma è turco e i suoi costumi etc. sono originari della turchia, te come reagiresti in proposito? Comunque è ovvio e ormai si capisce che te vuoi difendere solamente la tua identità temporanea. Quindi la tua identità di persona, perchè l'identità nazionale è cambiata più volte nel tempo e in maniera radicalissima. Se volessimo difendere realmente le nostre radici allora dovremmo tornare all'età subito postdatata a quella preistorica. Quando noi vievevamo come gli Etruschi. E ce ne sono passate di influenze da quel periodo guardando come siamo cambiati da allora e come siamo al tempo d'oggi. Alcune influenze le abbiamo assorbite più o meno pacificamente molte altre le abbiamo subìte e assorbite in modi tutt'altro che pacifici, da un sacco di popoli di cultura di ogni tipo e che erano completamente differenti da noi.
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Faranno il deserto e lo chiameranno multietnicità...


Martedì 28 febbraio a Primo Piano, quotidiano d'approfondimento del TG3 (a cura di Onofrio Dispenza e diretto da Maurizio Mannoni), si è parlato dei due differenti casi di cronaca violenta che hanno visto protagonisti carabinieri, immigrati e una guardia giurata (ne parleremo). Alla fine della puntata è stata trasmessa una breve intervista ad una insegnante libanese che si dedica a lezioni sul mondo maomettano nelle scuole italiane. Secondo la donna, la presenza di più etnie in una nazione è paragonabile ad un giardino di mille colori (rispetto al giardino monocolore di una nazione tendenzialmente monoetnica). Giardino che permette, a chi si stufa di un colore, di sceglierne a piacimento un altro...

Tralasciando la facile (ma corretta) metafora che non ogni terreno è adatto ad ogni fiore o pianta (se non grazie ad un intervento artificiale... e anche questo dovrebbe dar da pensare), così come si può tralasciare il retrogusto "consumistico" (ti stufi di un colore, magari il tuo, e ne prendi un altro...), c'è il curioso finale del montaggio della trasmissione: vengono mostrati due ragazzi, di massimo vent'anni, africani e abbigliati nel tipico modo degli amanti dell'hip-hop. Come se ne vedono a milioni ovunque, negli USA, in Francia, nel Regno Unito, in Italia o altrove... Qualcuno, compresa l'insegnante libanese, parlano/parlerebbero di "mille colori". A noi sembra il deserto (espressivo e culturale) che avanza...

Tempo fa (ne abbiamo già parlato) anche Gad Lerner ha parlato di piante (e di frutti). Tipico, a quanto pare, dei figli (spirituali) della nostra epoca (in cui la tecnica uccide o ha ucciso ad un tempo le distanze, i limiti e la natura) parlare di ciò che è ormai solo simulacro. Ma non fatevi fregare! Quando parlano di frutta, di alberi, di fiori, in realtà parlano di altro: appunto, il deserto...

21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
E QUESTO VA BENE?

Napoli: corsi formativi per straniere


In una realtà problematica come quella napoletana, ha senso creare corsi di formazione al lavoro autonomo per sole donne straniere? In Italia, secondo diversi e recenti rapporti sul ruolo della donna nella società e nel lavoro, risulta che "l'altra metà del cielo" sta facendo passi indietro, con una maggiore evidenza nel Meridione, ossia dove circa una famiglia su quattro è ritenuta povera. Ma a Napoli, Italia Lavoro (mmh... si tratta di una agenzia legata al Ministero del Welfare...), la Caritas e la cooperativa La Locomotiva hanno creato un progetto consistente in corsi per donne allogene con regolare permesso di soggiorno, il tutto orientato ai servizi famigliari, alla ristorazione e alla sartoria. Già un quarto di loro ha trovato lavoro. Questo è uno dei tanti punti contradditori dell'ideologia multietnicista, che si appunta al petto la medaglietta della buona azione pro-allogeno, ma finisce per tagliare fuori la realtà più ampia della società autoctona. Perchè la domanda è come è possibile voler creare posti di lavoro per straniere giunte da poco, se ancora numerose donne italiane (e non solo donne) nelle regioni del Sud sono in condizioni disagiate? Dove sta la logica di un simile sforzo?



Dall'articolo "Un corso per formare le future imprenditrici" (Metropoli, 20 aprile 2006):

...corso di autoimpiego per donne immigrate
in difficoltà, nell'ambito del progetto per donne immigrate "Case-Alloggio",
promosso da Italia Lavoro, Caritas diocesana di Napoli e la cooperativa sociale
La Locomotiva onlus. E' la terza tappa di un'iniziativa che vede come
protagoniste le donne immigrate in regola col permesso di soggiorno: seguiranno
un corso professionale gratuito per i servizi alla famiglia e per i lavori di
sartoria e di ristorazione. Il progetto "Case-Alloggio", iniziato a gennaio 2005, ha coinvolto 90 donne
immigrate provenienti dall'Albania, Cuba, Santo Domingo, Ucraina, Russia,
Nigeria, Ghana, anche con figli al seguito, dando loro accoglienza, assistenza e
formazione professionale. La prima tappa è stata un corso base di formazione
orientativa, con corsi di lingua italiana, informatica di base e cittadinanza
attiva. Nella seconda parte, le partecipanti hanno seguito una serie di lezioni
con l'obiettivo di ottenere le competenze indispensabili per un inserimento
professionale autonomo nel proprio settore di specializzazione. Una buona parte
di loro, circa 25%, si sono già inserite nel mondo del lavoro grazie alla
specializzazione acquisita. [...] Alla fine del corso si desidera che almeno una parte di loro
daranno vita a un nucleo associativo diventando delle vere imprenditrici.

21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
QUESTO INVECE VA BENE?

Roma: corsi formativi per stranieri


Come a Napoli poco tempo fa (e chissà in quali altri casi?), a Roma una cooperativa organizza un corso di formazione rivolto a stranieri disoccupati o precari, al fine di inserirli nel mercato lavorativo, addirittura finanziando una seconda cooperativa (che dovrebbe essere il mezzo d'inserimento degli allogeni).

La domanda la sapete: i disoccupati e i precari italiani a Roma erano tutti finiti?

Dall'articolo "Roma, corso di formazione per stranieri" (Metropoli, 17 maggio 2006):

La cooperativa Percorsi ha promosso un corso di formazione professionale rivolto
a cittadini immigrati. L'obiettivo è di favorire l'integrazione degli stranieri
attraverso la promozione e il finanziamento di una cooperativa che operi nei
settori dell'artigianato e/o dei servizi socio-assistenziali.

Il corso, che si svolgerà a Roma a partire dal prossimo mese di giugno, fa parte
di un progetto finanziato dal Ministero delle Attività Produttive - DG per gli
Enti Cooperativi, Div. III. Si rivolge a 20 giovani immigrati disoccupati o
precari - preferibilmente donne - interessati ad inserirsi in iniziative di
lavoro autogestito. E' necessaria la conoscenza della lingua italiana. Il corso
avrà una durata complessiva di 100 ore, suddivise tra aula e laboratori. Fra le
materie, sono previsti l'approfondimento della cultura e della normativa
italiana in materia di immigrazione e di cooperazione, marketing e la
comunicazione, sviluppo delle attività artigianali e socio-assistenziali. La
partecipazione al corso è gratuita, mentre rimangono a carico dei partecipanti
le eventuali spese di vitto e trasporto. [...]

21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Sud Africa: il lento e silenzioso genocidio


Non se ne parla; non se ne vuole parlare; forse, non è bene parlarne troppo. Dalla fine dell'apartheid, le speranze di un Sud Africa pacificato, anche se con tempi lunghi, non sembrano venir ricompensate. Solo contando i "farmer" afrikaaner (o tutt'al più anglosassoni), i morti uccisi in vere e proprie spedizioni di morte sono oltre 1700 dalla metà dello scorso decennio (ricordiamo però anche le centinaia di morti portoghesi, non riconosciuti dal proprio governo, troppo preso nel gettare lo "jus sanguinis" per far posto allo "jus solis". E, a questo punto, viene anche il dubbio che i morti "europei" possano essere molti di più).

Se nello Zimbabwe del dittatore Mugabe, è esplicita la violenza contro i bianchi come conseguenza delle affermazioni e delle scelte (razziste) del regime, in Sud Africa è tutto più ipocrita, celato e confuso dalla retorica globalista del Nelson Mandela uomo di pace, retorica portante a far credere che l'esempio del premio Nobel della pace abbia potuto illuminare tutta la nazione. Così non è: i proprietari bianchi, ma anche i semplici lavoratori (persino non-bianchi, ma troppo vicini o simili a questi) sono divenuti bersagli da abbattere. I casi di aggressione, di stupro, di distruzione di proprietà, di omicidio sono ormai numerosi e spesso non hanno motivazioni legate alla rapina violenta. Solo odio etnico, che porta, piano piano al genocidio della presenza bianca (e poco importa che vengano colpiti ugualmente vecchi di ottant'anni o neonati!).

Il silenzio internazionale, in particolare delle (cosiddette) associazioni per i diritti umani, è solo motivato dall'adesione ad una visione anti-europea, globalista, ipocrita. La presenza bianca nei paesi africani è considerata come impropria, innaturale (l'Africa agli africani di veltroniana memoria), un orrore da dimenticare e scacciare. Poco importa che i boeri abitino in Sud Africa da secoli, forse anche da più tempo di una parte degli attuali neri della punta estrema del continente. Poco importa che i morti bianchi non siano solo boeri (ricordiamo ancora i portoghesi). Semplicemente bisogna parlarne poco: sono solo bianchi in un continente che deve essere solo di neri!

Ma non volevate un mondo multietnico? Oppure il "mondo multietnico" è in realtà proprio questo
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Per xman

IO non considero affatto i latinoamericani vicini a noi, ma il popolo argentino, visto che sono una sorta d'Europa in Sud America ( poi basta vedere i loro cognomi).
Se hai letto gi interventi che ho postato ti accorgerai tu stesso dell'assurdità di difendere l'immigrazione. Guarda i problemi atroci che devono fronteggiare gli altri popoli che già se li sopportano...
Riguardo alla storia d'Italia, mi dispiace che continui a riproporre degli accostamenti assurdi tra gli insediamenti fenici, le colonie greche e altri popoli che, o sono stati meteore passeggere, o popoli affini al nostro con questa vera invasione di stranieri.
Passaggi di eserciti nemici, appartenenti a popoli europei, per quanto dolore possano avere creato in quel momento alla nostra popolazione non possno essere asolutamente paragonate a queste orde di stranieri che sono entrati nella nostra Patria, costituendo ormai un'alta percentuale di popolazione allogena e altamente problematica.
La storia in questo momento, non c'entra nulla per analizzare il fenomeno, nè può essere truffaldinamente tirata in ballo per giustificare ciò che sta succedendo. Ogni popolo conquista ed è conquistato, ma questo non significa che adesso dobbiamo suicidarci facendo entrare milioni di stranieri per assurde colpe ataviche. Ciò non ha senso.

Riguardo il Sudafrica, sono quasi 2000 i bianchi massacrati dai nei; anche qui infatti, i bianchi sono vittima del razzismo nero che si è scatenato contro di loro.
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
A proposito.

Mohammad Sidique Khan, uno dei quattro terroristi che colpirono la metropolitana di Londra il 7 luglio scorso, uccidendo 52 persone e ferendone centinaia, aveva lavorato a lungo per il governo di sua Maestà.

Mohammad, secondo il prestigioso giornale inglese, avrebbe dall'agosto del 1995 lavorato per il Dipartimento del Commercio e dell'Industria promuovendo le aziende inglesi all'estero. Egli sarebbe stato anche un informatore della polizia di Leeds e avrebbe aiutato gli agenti a risolvere gli scontri tra le gang giovanili rivali nella città industriale inglese.

21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
lunedì, 03 aprile 2006
Disfatte territoriali: le scuole tedesche


Negli ultimi giorni sta avendo un certo clamore la notizia della condizione in cui si trovano alcune scuole tedesche a maggioranza allogena. In questi istituti le bande di arabi e di turchi si fronteggiano continuamente e in modo violento, impedendo di fatto le regolari lezioni, aggredendo i professori che cercano di farsi rispettare, distruggendo gli arredi pubblici, gettando petardi all'interno dei locali, insultando i pochi studenti autoctoni presenti ed entrando in aula armati di coltelli e altre armi improprie.

All'esplodere del caso sui mezzi d'informazione, i giornalisti sono stati accolti (in una di queste scuole -la più famosa, al momento-, la Ruetli di Berlino) con lanci di pietre e gesti osceni (curioso poi il minimizzare successivo da parte degli stessi studenti!).

Il quadro che si presenta è identico a quello di alcune zone francesi: una immigrazione lasciata aumentare a dismisura nel giro di 10, 15 o 20 anni a seconda dei casi, senza alcuna ragione seria se non la solita solfa mercantile del "abbiamo bisogno dei lavoratori stranieri" (e senza pensare alle possibili generazioni future, sia allogene che, soprattutto, autoctone). Tale crescita ha prodotto numerosi ghetti etnici, dove gli stranieri vivono per conto loro, in quartieri che vengono sempre considerati come sfavoriti, ma che presentano le stesse figure pubbliche di quelli "normali". Con ciò il loro stare "in disparte", il loro non imparare la lingua del posto, tanto che in molti istituti, oltre il 20% degli alunni stranieri a 15 anni ha difficoltà a comprendere ciò che legge.

La scuola Ruetli, come la Helmholtz, come la Theodor Plievier, con i loro insegnanti impauriti alla sola idea di entrare in classe e con la polizia a sorvegliare, sono il segno di una società lasciata "ingrassare" fino a scoppiare, colmata di deliri multietnici, di buonismo mondialista, di rincorse consumistiche, il tutto per star dietro ad una idea di società totalmente asservita al pensiero globalista e alle logiche imprenditoriali. Una società lasciata morire, invece, nel suo essere "sociale" e, soprattutto, organica e solidale.

C'è da temere quali saranno le soluzioni per simili problemi...
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Martiri d'Europa: Daniel Wretström


Salem, un sobborgo di Stoccolma, il 9 Dicembre del 2000. E'
proprio dopo la mezzanotte che una gang multiculturale di una
quindicina di
persone circonda ad un ragazzo svedese, che aspetta l'autobus
alla fermata di Säbytorsvägen. Il ragazzo, non troppo
adolescente alto e magro, aspetta
il bus per tornare a casa dopo aver partecipato ad una festa.

- "Fottuto razzista !" cominciano a gridare, mentre si
avvicinano a lui. Una ragazza svedese dai capelli lunghi
biondi gli grida anche con accento
straniero. - "Fottuto razzista! Osi stare qui? Sei impaurito?"

Poche settimane prima dell'accaduto, i media avevano
realizzato una campagna d'attacco contro i Patrioti svedesi.
Oltre altre
cose assicuravano che gli "estremisti dell'ultradestra"
avevano assassinato un bambino straniero di sei anni in
Germania. Poi si proverà che le accuse
erano infondate e che tutto era stato inventato.

- "Colpitelo fino alla morte!" ordina una ragazza alla feccia
aggressiva, che si è già data da fare con la preda. La gang
sa' che è più che permesso
attaccare una persona sospettata di essere razzista. Di fatto,
un paio di giorni prima avevano ottenuto la luce verde dalle
alte cariche del governo.
Infatti, il primo ministro svedese Goran Persson aveva scritto
in un articolo, su uno dei maggiori periodici in circolazione
in Svezia che "li schiacceremo!", riferendosi ai nazionalisti.
Questa notte, la banda multiculturale è pronta ad applicare
alla lettera le parole dette dal primo ministro.

Quando inizia l'aggressione, Daniel si rende subito conto
della sua posizione svantaggiata, l'incontrarsi solo di fronte
ad un gruppo assetato di sangue armato con oggetti che
useranno come armi. Cerca di trovare una via di fuga
lanciandosi sul cofano di un auto che passava di lì. "Per
favore aiutami!" implora al conducente dell'auto sperando che
lo porti al sicuro. Uno della banda grida qualcosa al
conduttore, e questo incomincia a far andare il ragazzo fuori
della sua traiettoria accelerando e frenando di continuo con
la macchina. Il ragazzo cerca di aggrapparsi alla macchina
tentando di salvarsi, ma la banda lo afferra e lo lancia
sull'asfalto. La macchina fugge e il pestaggio continua.

Ora incominciano a dargli calci e a colpirlo con delle
spranghe sia sul corpo, sia sulla testa. Dopo un momento
d'intensa violenza uno degli aggressori si arma di una sbarra
di ferro di quasi un metro e mezzo di lunghezza e incomincia a
colpire il ragazzo alla testa senza fermarsi sino a quando una
ragazza che passava di lì incomincia a gridare istericamente,
pregando la bestia che si fermi. Una ragazza della banda si fa
avanti e dice"Questo razzista se lo merita!", e il ragazzo
della banda alza la spranga in alto per intimidire la ragazza
accorsa in aiuto.

Arrivati a questo punto, uno della feccia che era corso a
chiamare il fratello torna e incomincia a saltare sul collo e
sulla testa del ragazzo ormai in condizioni critiche. Il
fratello maggiore è venuto per dargli ciò che si merita ad uno
di questi detestabili razzisti che "uccidono i bambini" e che
sono una minaccia alla "democrazia", e ora lui sente l'odio
pulsare nel suo sangue.

- "Fuori dal mio cammino, ho un coltello!" grida con
grand'eccitazione, e si lancia contro il ragazzo ormai
svenuto, impugnando forte il coltello. Gli altri membri della
banda lasciano il passo a Khaled Odeh, che si siede sulla
schiena di Daniel. Alza e conficca il coltello una e più
volte. Dopo aver accoltellato quattro volte il ragazzo alla
schiena, il coltello si spezza a metà. Khaled afferra la testa
del ragazzo con la mano sinistra per girarla.

Sente un furioso odio per quel ragazzo mutilato, un ragazzo
che minaccia la democrazia, un ragazzo che assassina i
bambini, per questo deve essere schiacciato. Così decide cosa
fare. "lo ucciderò".
Quelle parole navigano nella sua mente ossessivamente quando
introduce il coltello nella gola di Daniel.

Soddisfatto del aver liberato la società da un razzista,
lentamente si alza in piedi. Il sangue che gli copre la mano è
ancora caldo. Guarda attorno a sé a la gente che lo osserva e
gli grida che nessuno deve non aver visto niente. Poi fugge
dal luogo del delitto con suo fratello. Il resto della feccia
si disperde in varie direzioni e scompaiono. "Schiacciare il
razzismo!", qualcuno grida nell'ombra.
Però Khaled Odeh è stato visto. La ragazza svedese che ha
visto il brutale assalto si avvicina al ragazzo con le lacrime
agli occhi. Daniel cerca di
alzare la testa ma non ci riesce. I suoi vestiti sono pieni di
sangue che esce a fiumi dall'arteria del collo. Tenta di
respirare ma dalla sua bocca esce solo un debole soffio quando
cade di nuovo sul gelido asfalto. La vita di Daniel Wretström
è finita, mentre la ragazza cerca disperatamente di salvarlo.

Quando Daniel era vivo, inondava tutto intorno a se di risa e
d'allegria. I suoi amici e i familiari lo descrivono come una
persona molto considerata,
amabile e molto popolare. La fiamma dei suoi occhi si spense
quando teneva appena diciassette anni e aveva tutta una vita
davanti a sé. "Mio figlio
Daniel era un ragazzo affascinante con lo scintillio negli
occhi" ci racconta la madre. "Lui illuminava la vita con il
suo humour e i suoi scherzi. Non sempre i giorni sono
splendenti, però tutto quello che abbiamo vissuto ci unisce
fortemente l'uno con l'altro.Lui trovava la tranquillità e la
calma quando andava a pescare, poteva starsene ore ed ore in
barca solo osservando e godendosi la pace. Presto capii di
lasciar perdere di aspettare Daniel dentro un negozio di
pesca, dove restava molto tempo prima di uscirne. A Daniel lo
incantava pescare, conoscere ragazze, suonare la batteria e
stare con la sua famiglia. La mia opinione è che
Daniel era un ragazzo meraviglioso di cui io ne ero fiera. Se
qualche volta ci arrabbiavamo la parola "mi dispiace" era
molto importante. Spesso mi
diceva "mamma, ti amo", e gli amici che lo sentivano mai lo
riprendevano per questo. Daniel era un ragazzo che dava una
grande impressione alle persone
che conosceva, e conquistò molti cuori. Ogni volta che guardo
fuori la finestra della cucina, verso la piccola casa di
Daniel, vedo una finestra
buia, senza luce, e mi domando, perché ti presero la vita?".
Le conseguenze legali sono state tracciate come un'autentica
farsa, dove i giudici e i giuristi dichiararono la gioventù
svedese come fuorilegge e
senza diritti civili.L'assassino, Khaled Odeh, fu condannato
per omicidio e fu inviato a sottoporsi ad un trattamento
psichiatrico dato che il tribunale concluse che soffriva di
un'instabilità di mente nel momento del crimine.
Quando si formula così il verdetto non è inusuale che il
colpevole si dichiari "riabilitato" e sia liberato nel giro di
un anno. Solo sei membri della banda furono giudicati dal
tribunale. A tre di loro gli si obbligò a quaranta ore di
servizio per la comunità e di tenersi in contatto con i
servizi sociali. I due restanti furono obbligati a pagare
1.800 corone svedesi (pari a 200 euro) in garanzia e gli si
concesse la libertà.

Viene da chiedersi così poco vale la vita di un giovane
svedese? Meno che un biglietto? D'altronde non era l'unico cui
non piaceva guardare questa società e di come si distrugge e
si brutalizza. Per mantenere viva la memoria di uno dei
giovani cittadini svedesi il cui sangue è stato versato
sull'altare sacrificale dell'establishment, vivo, si terrà la
marcia annuale in ricordo, nella data dell'anniversario
dell'assassinio.

21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
ASSURDITÀ DELLA SOCIETÀ MULTIETNICA.

Multietnicismo nella polizia svedese


La polizia svedese concederà ai propri membri, eventualmente appartenenti a minoranze etniche, di indossare non i classici e regolamentari berretti, ma copricapi in linea con la propria tradizione. Perciò tra i ranghi della polizia si potranno vedere turbanti, veli, kippah, ecc., con la condizione che siano in regola dal punto di vista della sicurezza e dell'igiene! Bah...

Ci si chiede a questo punto che senso abbiano le divise, dato che la divisa è un qualcosa che circoscriva un ruolo sociale rispetto a tutti gli altri. Nel momento in cui si concedono alterazioni non condivise da tutti gli appartenenti (come le normali evoluzioni generazionali), ma lo si fa per piccole categorie, si perde quell'omogeneità che permette alla "divisa", intesa come simbolo, di agire psicologicamente. Certo, l'abito rimarrà identico ai poliziotti autoctoni, ma il mutamento in peggio è già accettato. L'omogeneità della divisa, all'interno di uno stesso corpo, è anche condizione per affermare la compattezza del medesimo. Ora, simbolicamente, il messaggio è il suo opposto, ossia la fine di una coesione autentica, con tutti i rischi possibili della frammentazione seguente.

La solita retorica multietnicista si rende quindi responsabile ancora della sistematica demolizione dell'unità sociale, in tutti gli ambiti possibili e immaginabili, vanificando i secoli di lavoro che ci hanno preceduto per giungere ad essa. Tutto questo per un patetico senso di apertura e tolleranza verso cittadini di recente acquisizione, i cui valori sono spesso e volentieri alieni alla maggioranza della popolazione autoctona. Anche da questo punto di vista, tale apertura risulta essere doppiamente masochista, perchè continua a far passare il pericoloso messaggio che sia la maggioranza che debba abituarsi o piegarsi alle abitudini allogene e non il contrario. Da questo punto di vista, concordiamo con Katri Linna, la mediatrice nelle questioni attinenti le discriminazioni etniche, ossia che si sta dando un importante messaggio. Effettivamente è così: chi ultimo arriva, meglio alloggia...

21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Svezia: la guerra degli stranieri contro gli autoctoni


Un interessante articolo, presente sul sito Brussels Journal, permette di fare il punto sulla situazione svedese in rapporto agli immigrati (soprattutto maomettani), alle violenze di cui spesso sono protagonisti e a come essi vedano se stessi in rapporto allo Stato e al resto dei cittadini. Secondo una recente indagine sociologica riguardante la devianza sociale dei giovani stranieri, essi operano furti e altri crimini come se rappresentassero una sorta di guerra civile contro gli svedesi autoctoni!

Espressioni come "guerra contro gli svedesi" appaiono spesso nel loro parlare, così come una sorta di esaltazione violenta nel constatare la facilità nelle aggressioni, tanto da lasciare intendere che ogni svedese è un debole, meritevole della violenza subita (per inciso: questi atti di delinquenza sono eseguiti il più delle volte da gruppi numerosi contro singoli malcapitati). Le forme di violenza interessano i più diversi aspetti, dalla rapina al pestaggio senza ragione allo stupro.

Dai dati conosciuti si possono ricavare altre elementi interessanti, come il fatto che su 10 gruppi etnici stranieri coinvolti in atti criminosi, 9 sono originari di paesi islamici, così come, con l'aumento della presenza straniera in Svezia, i casi di violenza sessuale sono quadruplicati, mentre l'85% di chi è colpevole di simili casi ha origini straniere.

L'affermazione secondo cui l'unica cosa da fare sarebbe dare lavoro a tutti è opinabile (per essere buoni, perchè in realtà è una vera e propria castroneria), sia perchè i servizi sociali svedesi hanno una lunga tradizione di ampie spese sociali (attualmente circa un terzo del prodotto nazionale va alle protezioni sociali). Tali spese, spalmate su tutta la popolazione presente, quindi anche gli stranieri, ha permesso e permette meglio di sostenere i problemi dei singoli che eventualmente si trovino senza lavoro (o nel caso di altri problemi). Non si tratta quindi di una situazione tale per cui si possa giustificare la violenza allogena (che in ogni caso, su questo blog, non verrebbe comunque giustificata in alcun modo).

Spese sociali in Europa

Ma guardando altri dati, si può notare come la Svezia, ad esempio confrontata con l'Italia, ha un numero maggiori di concessioni di cittadinanza a stranieri (circa il doppio in numeri totali rispetto alla nostra nazione, ma mentre l'Italia è composta da quasi 60 milioni di abitanti, il paese nordico è meno di 10 milioni); stesso discorso per le concessioni d'asilo (anche in questo caso un numero doppio rispetto a noi e sempre tenendo conto della differenza di popolazione complessiva).


Da questi semplici dati, (una tabella che qui su questo sito non è possibile riportare) si nota facilmente come gli stranieri in Svezia possano godere degli aiuti statali in maniera maggiore rispetto a quanto potrebbe accadere in Italia. Ma allora cos'è che non va? La ragione è solo una: se andiamo a guardare dove le comunità di stranieri (islamici in particolare) sono più numerose, possiamo vedere che la gran parte di questi paesi sono quelli con spese sociali più alte. Inoltre, se guardiamo a quali paesi dove gli immigrati (anche in questo caso islamici) tendono a farsi maggiormente "sentire" in modo più rumoroso, creando problemi (considerando sia rivolte urbane, sia tentativi vari di censura, sia attentati, sia violenze criminali in odor di "etnicismo"), vediamo che il più si tratta di paesi in cui le comunità straniere sono da più tempo radicate.

Ora, sommiamo i due gruppi: si finirà per notare come tutti questi problemi citati riguardino spesso paesi (come appunto la Svezia, la Francia, l'Olanda, ecc.) con le due caratteristiche suddette, ossia forte spesa sociale (in favore anche degli stranieri) e comunità allogene più vecchie.



La violenza degli stranieri in Svezia non è data da chissà quali colpe degli svedesi, ma da una accoglienza fin troppo larga nei confronti di chi appartiene e continua ad appartenere a mondi assolutamente diversi. L'accoglienza nei confronti degli stranieri sarà la tomba dell'Europa!

21 maggio 2006 0:00 - Xman
Comunque perchè non difendi mai tutta l'Asia, l'Africa e i popoli nativi americani che sono stati sottomessi, sfruttati e quasi spazzati dalla faccia della Terra a casua delle dominazioni Europee per tantissimo tempo????? Anche adesso perchè non difendi i palestinesi o comunque non spendi almeno due parole in loro proposito??? Inoltre i popoli che ci hanno invaso hanno si influenzato e cambiato tantissimo la nostra società. Prima i Greci e i Cartaginesi, che hanno stabilito i loro primi nuclei di insediamento nel Sud dell'italia contribuendo a spzzare via le popolazioni locali ancora primitive. Poi i Greci hanno dato pure vita alla cultura dell'Impero Romano, e qui i Romani avendo conquistato molti territori portavano in Italia anche moltissime persone che si mescolarono con la popolazione autoctona stabilita nella penisola italica. Poi ci invasero i germani e i vichinghi di cultura costumi etc. diversissimi dall'impero Romano. L'unico ponte accomunatore era il cristianesimo e però anche questo dubì delle influenze. Ad esempio che prima si pregava con le mani aperte e poi i popoli del Nord introdussero la famosa preghiera con le mani incrociate. Dunque la cultura Romana fu spazzata via per essere sostituita con quella dei regni barbari cristiani. Anche geneticamente queste etnie sono diverse da noi. I popoli che provenivano dal Nord Europa che dunque hanno modificato profondiissimamente la cultura la vita e la società di coloro che abitavano in Italia, erano provenienti dal Caucaso solo in seguito sempre in età molto antica si stabilirono nel Nord Europa. Quindi sono proprio due popolazioni diverse: i Romani e questi barbari del Nord. Arrivarono anche gli Unni anche se per poco tempo In Italia e come tutti i popoli che hanno fatto la loro comparsa nel nostro paese, anch'essi hanno lasciato tracce indelebili nella nostra cultura ecc. E anche gli Unni è come se provenissero da un altro pianeta anche sul fatto genetico. Mentre i Greci o i Cartaginesi che citavo all'inizio possono esser e già molto più simili almeno su questo piano qua. Comunque anche le invasioni degli spagnoli, Austriaci o francesi del ciquecento, seicento, settecento etc. hanno causato moltissimi problemi molto peggiori di questo fantomatico guazzabuglio che te tante volte citi. La gente Italiana dell'epoca non è che perchè veniva invasa da popolazioni come gli sapgnoli o i francesi che erano più simili un po' per tutti agli italiani, allora erano contenti di essere invasi da queste popolazioni. Anzi da questi eserciti mercenari. Ripeto poi che non si può paragonare l'immigrazione di adesso a delle invasioni avvenute nel passato che hanno sconvolto l'Italia sul piano politico, economico, sociale e culturale.
21 maggio 2006 0:00 - Xman
Ti ripeto che nessuno degli immigrati qui presenti in Italia va in giro con i loro abiti o costumi tradizionali ecc. Quindi perchè dire che ci stanno invedendo culturalmente. Quelli che volgiono spazzaree via la nostra cultura ci sono ma sono molto pochi. Il problema è che hanno la voce grossa ma la testa piccola quindi si fanno sentire più degli altri. Te dici che preferisci i latino americani perchè più simili a noi ma tui posso assicurare dunque, come avevo già detto nell'altro messaggio, che anche un sacco di immigrati africani, arabi e asiatici sono come questi latini americani. Cioè nessuno si porta dietro tutti i propri costumi tradizionali ma vanno in giro tutti vestiti uguali esattamente come andiamo in giro noi. Portano in giro la nostra stessa pseudo-cultura dei tempi moderni. L'unica differenza è che parlano tra loro l'arabo il farsi o qualche altra lingua loro esotica, ma questo certamente mica sarà così forte addirittura da invaderci. No!? Non mi sembra una cosa poi così forte. Te parli di guazzabuglio quando citi il sudAfrica del dopo apartheid, ma perchè preferivi quello dell'Apartheid!!?????? Un regime in cui la stragrande maggioranza della popolazione che è nera non aveva alcun diritto civile ma aveva solo i doveri di tacere e di essere sottomessa ai padroni bianchi, che costiutivano così come adesso una bassissima parte della popolazione. é solo un bene che questo sia finito ma la violenza e il degrado certamente è finita solo formalente. Perchè adesso i bianchi che son là pagano quello che hanno fatto per tanto tempo, anche se a pagare sono tutti in queste continue lotte intestine nel SudAfrica tra neri e bianchi ma anche tra neri e neri. Questo però ripeto che è solo colpa dei bianchi e del modo in cui si sono comportati per tanti anni. Questo loro comportamento inevitabilmente oramai svilupperà per gran parte del futuro di questo paese una spirale di degrado e violenza. Stesso discorso per altri paesi nel Sud dell'Africa che sono messi anche peggio della Repubblica SudAfricana, ad esempiolo Zimbabwe che è diventato una spietata dittatura anti-bianchi con un'apartheid al contrario. Anzi no, non si può neanche parlare di Apartheid al contrario, perchè qui tutti i bianchi sono stati cacciati dal paese, e non c'è nemmeno nessuna borghesia d'una certa etnia che prevalga su un'altra etnia. Ma a proposito dato che te ti preoccupi tanto dei cosidetti "guazzabugli" perchè non accenni mai nemmeno una critica a tutto quello che hanno fatto gli europei in tutto il resto del mondo in almeno sei secoli e mezzo di storia??? Non se te ne rendi conto ma anche quei latino americani che consideri tanto vicini alla tua identità, sono così proprio perchè gli europei non hanno fatto altro che costruire una Europa 2 nelle americhe. Questo distruggendo totalmente tutte le millenarie civiltà native delle Americhe. Perchè non ti scandalizzi anche a tutto quello che hanno fatto gli europei in Asia e Africa dove hanno sconvolto totalmente le millenarie civiltà e culture compiendo barbarie e spargimenti di sangue fino all'inverosimile. Per finire col disegnare su una cartina i confini di questi stati artificiali che dovevano sorgere racchiudendo in sè più popoli con che non avevano nulla a che vedere l'uno con l'altro. Questo a testimonianza anche del pochissimo rispetto se non odio che avevamo noi fino a cinquant'anni fa verso tutto il resto dei popoli terrestri.
Ho capito che a te non interressa l'aspetto economico della questione, però allora non ti aspettare che l'immigrazione cessi tutto d'un botto. Non ti aspettare nemmeno che gli immigrati che vengon qui riescano ad adattarsi al 100% alla nostra cultura e società sotto tutti gli aspetti. Io ritengo impossibile l'integrazione culturale degli immigrati però ritengo doveroso da parte loro riconoscere la nostra cultura e il nostro stato. Con questo non devono chiudersi in loro stessi, e le differenze non devono essere marcate in nessun modo. Ma ciò non significa che non possono aprire una moschea o una macelleria che fa kebab.
Li possono simboli che dovrebbero affiancarsi per una convivenza futura pacifica con i nostri di simboli.
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
da: Xman
Data: 20 Maggio 2006

Camaleonte stai scrivendo il più possibile per tagliare fuori tutti gli altri dal discorso e prevalere su tutti gli altri!? cerca di sintetizzare un po' per favore!



Vi do questa impressione? Mi limito a riportare notizie che penso siano interessanti, anche perchè i mezzi d' "informazione" generalmente si guardano bene dal diffonderle.

Gradirei una risposta!
21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
LEGGETE UN PO'!

I bianchi sono le maggiori vittime delle aggressioni razziste negli USA


Un recente rapporto del Dipartimento di Giustizia statunitense, basato sul periodo 2000-2003, ha ulteriormente messo in luce un fatto che già conoscevano gli identitari bianchi oltreoceano, ossia che le aggressioni motivate da pregiudizi razziali vedono come vittime soprattutto i bianchi. Tutta l'apologetica mediatica degli ultimi 25 anni almeno ha sempre mostrato il contrario, ma l'analisi di statistiche ufficiali evidenzia come ogni 100.000 cittadini bianchi, nove hanno subito un attacco razzista (una percentuale identica a quella ispanica. Ma in questo caso vogliamo anche considerare la presenza, in questa comunità, di molti bianchi, il che rende ancora più interessante, per così dire, il dato). Se si considerano invece gli afro-americani, su 100.000, sette hanno subito un attacco razzista. Il confronto di questi dati è ancora più eclatante se si considera la differenza di popolazione negli USA, con i bianchi che, da soli, sono circa il 70-75% della popolazione. Uno squilibrio che rende bene l'idea di come la propaganda multietnicista abbia solo permesso nuove forme di violenza, piuttosto che avvicinare i gruppi.

Le forme di queste aggressioni razziali sono le più diverse, spesso sovrapponentesi l'un l'altra: dal pestaggio, alla violenza sessuale, alla rapina violenta sino all'omicidio. Un elemento che emerge è poi l'identikit medio della vittima bianca: appartenente a ceti sociali bassi, single, di giovane età, vivente nelle zone urbane più popolose. Si può quasi intuire come tale figura sia la più esemplare se si vuole considerare la confusione delle società chiamate "occidentali". Confusione che è il prodotto della retorica consumistica, che altro non ha prodotto se non frammentazione sociale, alienazione e incapacità di costruire un futuro per molti dei suoi figli (evidentemente già abbandonati in giovane età).


Eppure queste notizie la stampa si guarda bene dal darle. I cattivoni siamo sempre noi bianchi, vero?

21 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Sto cercando solamente di portare un po' di notizie abbastanza interessanti.
Negli USA la popolazione ispana era molto limitata negli anni '70 (nota*). Oggi è un flagello; ne entrano oltre un milione all'anno e dimostrano un'arroganza impressionante.
I mezzi d'informazione si sa che sono solamente dei mezzi di lavaggio del cervello che agiscono sempre al servizio del più forte che al giorno d'oggi è l'ideologia immigrazionistica.
Qualcuno vuole negare ciò? Vogliamo negarlo? Diciamo allora che le persone in generale non vogliono questo guazzabuglio e che i mass- media e tutto il viscido stuolo del servidorame giornalistico non fa che colpire le difese del popolo italiano che non vede di buon occhio questo proliferare di stranieri in casa propria. Basta vedere anche i termini per designarli come untuosamente scivolano verso una terminologia bigia e apparentemente innocua, inoffensiva: "migranti".
È tutto come già ti ho detto.

Guarda gli ispanici in America che brava gente; si sentono già padroni in casa altrui che hanno tradotto l'inno americano in spagnolo:

A dispetto delle cronache italiane sulla marcia degli immigrati illegali a Los Angeles del 25 marzo 2006, che riportavano solo il numero consistente di presenze e l'aspetto propagandistico della faccenda, negli USA, di tale marcia, come di altre analoghe, ma più piccole, tenutesi negli ultimi tempi, è emerso il numero enorme di bandiere messicane presenti, così come l'atteggiamento etnocentrico dei "mestizos" e degli indigeni (abbiamo visto anche su questo blog le foto), assolutamente insensato se si considera che le varie manifestazioni erano rivolte a rimanere negli USA!. Tutto questo ha causato delle reazioni in una parte dell'opinione pubblica statunitense, così come delle contrapposizioni tra bianchi e "mestizos".

Quelli che seguiranno sono alcuni episodi accaduti negli ultimi giorni:

1) A North County, studenti bianchi e messicani si sono divisi e fronteggiati (senza incidenti), sventolando bandiere USA e messicane.

2) Alla Roosevelt High School a Oceanside, le autorità scolastiche hanno impedito agli studenti bianchi di sventolare le bandiere statunitensi per esprimere il loro patriottismo.

3) Nelle scuole di Escondido si sta cercando di impedire l'esposizione di bandiere "patriottiche".

4) Divieto di bandiere patriottiche anche alla Bear Valley Middle School, dove, martedì 28 marzo 2006, studenti bianchi e mestizos si sono scontrati.

5) Ad Oceanside, studenti "latini" (più probabilmente mestizos e indigeni) hanno strappato e distrutto una bandiera statunitense posta di fronte ad una agenzia assicurativa.

6) Alla Skyline High School di Longmont in Colorado altro divieto di esporre bandiere patriottiche, dopo l'esposizione (considerata provocatoria) di queste contro studenti di differente etnia. Le autorità scolastiche hanno anche provveduto a sospendere alcuni studenti.

7) Gruppi contrapposti di manifestanti si sono confrontati di fronte alla Jurupa Valley High School di Mira Loma in California, con da una parte studenti bianchi, uniti a cittadini, spesso facenti parti di gruppi e di milizie come i Minutemen, dall'altra studenti mestizos con le loro bandiere messicane.

8) Alla El Rancho High School in California uno studente è stato punito per aver inserito nel pennone di un'altra scuola, la Montebello High School, una bandiera messicana, reinserendo anche quella statunitense, ma capovolta.

Signori lettori del forum; andate su questo sito e guardate bene i manifestanti messicani che cartelli alzavano.

http://euro-holocaust.splinder.com/tag/nord_america?from=30< br>
Vi sembra accettabile?
E tu x man se pensi che la stampa non stia facendo uno sporco gioco per indurre le persone ad accettare l'immigrazione, leggi i vari articoli e vedrai!

(nota*): Se andiamo a guardare i dati, come li riporta l'interessante sito Numbers USA (che già tempo fa abbiamo inserito tra i collegamenti), possiamo vedere come l'evoluzione immigratoria verso gli USA abbia subito, negli ultimi decenni, un mutamento inquietante e assolutamente differente rispetto al passato (ossia ai tempi delle migrazioni europee propriamente dette). Infatti, nei primi duecento anni di storia degli USA, la media di nuovi arrivi era di circa 230.000 all'anno di media, con il periodo dal 1880 al 1924 con punte di circa 500.000 e quello dal 1925 al 1965 con 178.000 arrivi medi. Stiamo parlando di numeri significativi, ma per una buona parte legati a emigranti europei, in un tempo in cui la nazione era giovane e, cosa fondamentale, meno abitata di oggi: gli USA di circa cento anni fa, ad esempio, avevano poco meno di 100 milioni di abitanti.

Qualcosa cambia nel 1966: da allora, sino al 1989, ecco che gli arrivi medi ogni anno si raddoppiano, diventando oltre 500.000 ogni 12 mesi. Col 1990 una nuova mutazione, tanto che da allora, ogni anno, un milione di stranieri entra negli USA! Attenzione: un milione di stranieri regolari! Se dovessimo considerare gli irregolari, arriveremo anche ad oltre un milione e mezzo all'anno!

Cosa è avvenuto? A partire dall'epoca reaganiana, proseguendo con Bush senior, con i due mandati di Bill Clinton e, ora, con George W. Bush, una serie di scelte hanno portato a questo: a metà degli anni '80, una legge ha permesso la regolarizzazione degli illegali, preparando così il terreno all'aumento degli arrivi illegali della fine dello stesso decennio (la regolarizzazione ha infatti come risultato l'aumento dei richiedenti e degli arrivi, non l'acquietamento della situazione). A metà degli anni '90, un tentativo di riportare i numeri almeno al periodo precedente è stato bloccato dal presidente Clinton, rendendo di fatto possibile gli attuali numeri.

http://numbersusa.com/overpopulation/americasfuture/future6. html

Ora, Bush afferma che, seppur vadano rafforzati i confini, è necessaria una certa regolarizzazione degli illegali. Quale sarebbe l'effetto? Semplice: il radicarsi della sempre più forte comunità chicana (la maggior componente degli attuali 12 milioni di illegali!), il rafforzarsi del pericolo rivendicazionista della stessa comunità, l'aumento possibile di nuovi immigrati (o almeno una non diminuzione sufficiente). Come a dire, la continua erosione della nazione stessa, ad opera dell'aumento allogeno.

Signori! questo vogliamo per la nostra Patria?
21 maggio 2006 0:00 - Lucio Musto
Signora Xman, per cortesia...

Nonostante abbia ridotto il periodo da 50.000 a 25.000 anni,... lasci perdere!

Non andiamo a discettare su queste presunte forme di ermafroditismo mistico!...
So bene a quali frenesie mitiche lei si riferisca, ma si tratta appunro di frenesie, indotte forse (non oserei affermarlo!) da abuso di mescalina, ma totalmente prive non solo di alcun fondamento scientifico, ma anche di semplice conseguenzialità logica!

Naturalmente Le riconosco ogni diritto nel credere in qualsiasi favola, ma la prego, non mi coinvolga: Lo sa quanta differenza generazionale (numero di trasformazioni evoluzioni successive e concatenate) c'è fra un rettile ed un mammifero?...
Meglio di no!... si spaventerebbe!

Con simpatia
20 maggio 2006 0:00 - Xman
Camaleonte stai scrivendo il più possibile per tagliare fuori tutti gli altri dal discorso e prevalere su tutti gli altri!? cerca di sintetizzare un po' per favore!

X Lucio Musto
Le posso assicurare che la femmina di asutralopitecus è più vecchia di almeno 25.000 anni rispetto al maschio. Per riprodursi alcuni individui giusto per questa occasione erano in grado di fecondare. Perchè il loro apparato riproduttivo era in grado di produrre spermatozoi. Lo fanno ancora adesso alcuni animali (in particolare rettili) che sono quindi più o meno quindi dello stesso sesso come i lo erano nostri. antenati.

Di nuovo per Camaleonte
Adesso non ho letto tutti i messaggi che ha scritto, però per fare un'altro esempio su quanto i mass media possano influire nelle decisioni della gente di essere pro o contro l'immigrazione le dirò; che negli anni '70 i giovani dagli U.S.A. erano affascinatissimi da tutti i migranti latino americani. Gli stessi immigrati che vivevano in condizioni pietose perchè gli U.S.A. così come adesso non ha mai avuto la possibilità di supportarli almeno quand'erano appena arrivati. Con "supportarli almeno inizialmente" intendo dire giusto inidirizzarli verso un sostentamento di se stessi per non farli cadere nella delinquenza. Dunque era sotto gli occhi di tutti che questi immigrati per le condizioni in cui versavano, erano costretti a rubare e cadevano anche nella delinquenza molto pesante. Però a causa di una di quelle solite finte-mode che s'inventano i media che si basava sull'apprezzamento della cultura latino-americana a fini consumistici demagogici; gli imigrati latino-americani fino ad allora disprezzati da tutti divennero in un batter d'occhio i più amati elementi della società. Ho citato questo per far capire quanto sia forte la forza dei media e della loro propaganda. Dunque se la maggioranza degli italiani sono sfaveroveli per l'immigrazione potrebbero anche cambiare idea in un batter d'occhio diventandone favorevoli in pieno. Tutto ciò è a causa della propaganda anche dei media. Questo l'ho detto per far capire quanto siano marci alcuni sistemi della nostra società. E anche per far capire quanto sia pigra molte volte la gente, che si lascia telecomandare.
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
per Xman.

Vedo che non riesco a farmi capire.
Io non ne faccio una questione economica, ma di Patria. Considero stupido chi fa finta che la diversità tra noi e loro non esista e quindi vuole riplasmare una nostra identità italiana sulla base del suo desiderio di fare del nostro popolo un guazzabuglio di razze che non siamo e non siamo stati mai.
L'esempio dei ladini non c'entra nulla, sono una popolazione storica della nostra Patria e con loro abbiamo molto in comune, così come abbiamo molto in comune con polacchi, argentini.. .popoli la cui presenza ( se comunque limitata numericamente), non mi disturba affatto proprio perchè la loro cultura permette ua facile assimilazione nel nostro popolo.
I ladini inoltre sono pochi e onestamente non ne conosco neanche quindi non so quale sia la loro situazione, ma di certo non possono essere indicativi per comparare questa invasione di stranieri (a Roma e Milano gli stranieri sono già il 10% della popolazione).
Non so se questa volta sono riuscito a farmi capire; il mio è un discorso prettamente patriottico, non economico. Non voglio perdere la mia identità italiana, la quale, seppur impossibile da definire, non si riconosce comunque con le gasbe magrebine o con le orde afroasiatiche che ormai girano ovunque nella nostra terra.
Ci siamo? Non si tratta di dare alla diversità una connotazione dipregiativa o meno; si tratta semplicemente di rimarcarla, perchè non è giusto che la nostra nazione perda la sua identità, formatasi nei millenni della sua storia per colpa di questi criminali che hanno deciso di ripopolare la nostra Patria con popolazioni straniere.

ps: quello che hai scritto non l'ho letto tutto perchè non ho molto tempo disponibile. Infatti anche ne forum ormai più che altro intervengo postando articoli interessanti, che ogni tanto leggo nel web. Una sorta di controinformazione, per spezzare le catene del pensiero unico, globalizzatore e immigrazionista.
Quegli articoli infatti non sono miei, ma tratti dal sito che ti ho indicato più volte. Spero che li stia leggendo più di qualcuno.

Un'ultima cosa:

tu scrivi "Io non vedo nulla di male nella multiculturalità in quanto il sentimento o spirito nazionalistico non è altro che un valore estremamente artificiale. Artificiale perchè geneticamente e culturalmente parlando la gente italiana che ha abitato da sempre l'Italia si è già mescolata con un sacco di altri popoli. (Ho fatto pure degli esempi). Infatti è impossibile che non possa essere avvenuto così.
Perchè discendiamo tutti dagli stessi medesimi antenati e quindi il d.n.a. rimane sempre quello. "

Lo ripeto per l'ennesima volta. le influenza che abbiamo subito nel corso dei millenni della nostra storia e che hanno ovviamente contribuito a formare la nostra identità, non sono state un guazzabuglio come ciò che sta avvenendo adesso, ma sono state invasioni, contatti, relazioni varie, ma disseminate nel corso di molti secoli in modo da essere assimilate dal popolo; quello che avviene oggi invece è una sovrapposizione di una massa informe di stranieri sulla nostra nostra comunità autoctona. Inoltre tutti i popoli che ci hanno invaso, possedevano una caratterisitca in comune; erano europei ( tranne gli arabi, ma già ho spiegato anche quello). Essere invasi da spagnoli, francesi e tedeschi, non è lo stesso che ospitare centinaia di migliaia di africani, non ti sembra?

E senza contare che se applicassimo fino in fondo quello che dici, allora dovremmo riconoscere che non esiste neanche la famiglia. Del resto il dna è sempre lo stesso; non trovi?
20 maggio 2006 0:00 - Fede
Il bonus bebè è una cosa interessante ed eseguita molto bene!
DROGA E IMMMIGRAZIONE CIMITERO DEI POPOLI!
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
L'IMMIGRAZIONE UCCIDE LA NOSTRA EUROPA.


Immigrazione? Un calcio alla diversità e alle conquiste sociali!


Che cos'è l'immigrazione? Sappiamo tutti quel che dicono i mezzi di informazione, i politici, i preti, gli imprenditori e pensatori vari ed eventuali, ossia una ricchezza (di e per chi?) e una opportunità (per chi?). Ma, da queste parti, diciamo il contrario. Ecco un piccolo esempio di questo andazzo: l'acquisto massiccio di locali tipici parigini da parti di cinesi e cambogiani.

http://www.repubblica.it/2005/k/sezioni/esteri/brasserie/bra sserie/brasserie.html

PARIGI - Scompare l'antica brasserie di Parigi. I vecchi bar, dove era possibile gustare un Pastis, un "cafè" o un bicchiere di bordeaux, vengono acquistati da cinesi e cambogiani che li ristrutturano e li trasformano.

L'assalto degli immigrati cinesi alle attività commerciali - che altre città europee, come Roma, conoscono bene- segna il tramonto di un pezzo di storia parigina. A gestire le brasserie, infatti, era una vera "dinastia", gli "auvergnat", figli di un'immigrazione interna che risale all'inizio dell'Ottocento. Dalla regione del Massiccio centrale, schiacciati dalla povertà, sbarcavano a Parigi dove accettavano il lavoro più umile e faticoso, quello di carbonaio: l'uomo andava su e giù per le case parigine a consegnare il carbone, la moglie, al piano terra, serviva vino al bicchiere che si faceva mandare dalla famiglia rimasta in Auvergne.

E gli "auvergnats", in una generazione, conquistarono i monopoli di entrambi i prodotti che trattavano. I figli dei figli dei figli di quei pionieri sono i moderni fratelli Costes, i Blanc, i Marion e tutte le antiche famiglie che gestivano fino a qualche anno fa brasserie e bistrot di Parigi.

Famiglie, però, che stanno passando la mano una dopo l'altra: non ce la fanno più con il costo della manodopera. I giovani di casa non vogliono più fare la fatica dei padri e servire bicchieri di rosso al tavolo.

I cinesi, capaci di lavorare fino a 18 ore al giorno, si sono già accaparrati un "bar-tabac" su quattro della regione di Parigi.

Le alte somme che servono per rilevare i locali [...] arrivano ai cinesi da misteriose "eredità" o donazioni dalla madrepatria. E così, l'anno scorso metà delle transazioni di locali destinati a brasserie hanno visto nella parte dell'acquirente cinesi o cambogiani.

Soltanto alcuni grandi nomi, ai quali fanno capo catene di ristoranti e brasserie - come Flo, Bertrand, Costes, Bar & Co. - sono in grado di resistere all'assalto asiatico grazie a investimenti massicci e all'utilizzazione di manodopera selezionata. Moderni ed eleganti "serveur" i quali, a differenza dei figli degli "auvergnats" che non accettano più una vita da camerieri senza prospettive, hanno buoni motivi per tenersi stretto il posto di lavoro.

(20 novembre 2005)



Le cose da annotare sono parecchie, dal fatto che sparisca una forma di locale pubblico all'idea, lasciata filtrare, che la colpa sia dei figli dei vecchi proprietari. Non solo ciò avviene in grandi numeri, stendendo un velo omogeneo là dove c'era una storia caratteristica, legata ad un luogo e ad un modo di vivere, ma è inquietante leggere che ciò sia dovuto ai giovani che non vogliono più "fare fatica": ossia lavorare 18 ore al giorno?!

Secondo l'anonimo articolista non solo i cinesi sarebbero capaci di lavorare ben 18 ore su 24, ma non si aggiunge alcun commento negativo a qualcosa di simile (se autentico). Le lotte sociali europee sono state fatte anche per impedire un simile massacro del tempo e l'esaurimento psico-fisico seguente. Tale "massacro" è ora divenuto un ideale o comunque qualcosa da accettare?

Non solo: come si possa lasciar filtrare l'idea che i giovani francesi non abbiamo voglia di lavorare, contrapponendo la forza di volontà cinese, quando poi si afferma al contempo l'acquisto dei locali grazie non a sacrifici, ma a donazioni non chiare dal paese originario. Non si nota la stonatura? Le brasseries, frutto di reali sacrifici, in tempi ben più difficili e duri, di francesi poveri, divengono ora l'ennesimo locale senza identità, grazie a denaro che arriva dall'estero.

E' questo l'incontro di culture? La diversità che avanza? No! E' solo la distruzione sistematica di un mondo, l'omogenizzazione del vissuto sociale e della diversità etnica, l'accettazione di condizioni di lavoro peggiori. E questo "anonimo" si permette di parlare di poca voglia di servire ai tavoli!

20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
APRITE GLI OCCHI.

Censura contro la bandiera inglese!


Incredibile caso di censura contro la bandiera inglese nelle carceri. La direttrice capo delle prigioni Anne Owers e il direttore del Consiglio per lo sviluppo dei rapporti arabo-britannici Chris Doyle hanno richiesto che venga impedito di indossare spille e altri accessori aventi la bandiera inglese di San Giorgio, per impedire il malumore presso gli islamici, i quali vedono in essa il simbolo della guerra santa cristiana contro l'islam.

Naturalmente il sentimento nazionale degli inglesi non conta (identico atteggiamento contro la mezzaluna verrà mai preso?), non conta la storia e non conta l'educazione degli stranieri al rispetto dell'altrui storia (ad adeguarsi devono essere solo gli inglesi e gli altri britannici?).

Naturalmente è solo la bandiera inglese che si chiede di essere addirittura sostituita (ma da quando in qua si sostituiscono le bandiere in nome di stranieri che si dice siano venuti con buone intenzioni?)!

Addirittura Doyle vorrebbe una nuova bandiera e un nuovo santo patrono, non legabili ad una storia ritenuta violenta! E questo, chiedendo agli ufficiali delle prigioni di essere neutrali! Neutrali rispetto alle proprie origini etnico-culturali?!



Ve l'immaginate tra qualche anno le bandiere di Genova, della Lombardia, della Sardegna e di tantissime altre città e regioni d'Italia che fine faranno?
20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Interessante articolo da un sito anglicano, riportante le parole del nuovo arcivescovo di York, un inglese di origini etniche ugandesi, John Sentamu, il quale punta il dito contro il multiculturalismo e come esso tenda a mettere in luce (positiva) le culture straniere, ma impedisca alla cultura maggioritaria di avere il rispetto dovutogli.

http://www.virtueonline.org/portal/modules/news/article.php? storyid=3283

Multiculturalism has betrayed the English, Archbishop says

By Ruth Gledhill
THE LONDON TIMES
Novemeber 22, 2005

St George's Day should be celebrated and the English should reclaim their national identity and culture, Dr John Sentamu says, a week before his enthronement in York.

The Archbishop of York, Dr John Sentamu, said that too many people were embarrassed about being English. "Multiculturalism has seemed to imply, wrongly for me, let other cultures be allowed to express themselves but do not let the majority culture at all tell us its glories, its struggles, its joys, its pains," he said.

[...]

20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
UN nero futuro... poveri noi.

UK: i bianchi saranno minoranza entro il 2100


Da un articolo del Guardian pubblicato nel 2000, una tesi che afferma la possibilità del divenire i bianchi minoranza nel giro dei prossimi 90 anni in terra d'Albione. Ma alle lobby che dominano la Gran Bretagna, la cosa interessa o meno? E in che modo interessa?

http://observer.guardian.co.uk/uk_news/story/0,6903,363750,0 0.html

UK whites will be minority by 2100

Anthony Browne
Sunday September 3, 2000
The Observer

Whites will be an ethnic minority in Britain by the end of the century. Analysis of official figures indicate that, at current fertility rates and levels of immigration, there will be more non-whites than whites by 2100.

It would be the first time in history that a major indigenous population has voluntarily become a minority, rather than through war, famine or disease. Whites will be a minority in London by 2010.

In the early 1950s there were only a few tens of thousands of non-whites in the UK. By 1991 that had risen to 3 million - 6 per cent of the population. The population of ethnic minorities has been growing at between 2 and 4 per cent a year. Net immigration has been running at record levels, with 185,000 newcomers last year.

Government forecasts suggest that immigration on its own will be responsible for half the growth of the British population over the next couple of decades.

New immigrants, who are on average younger than the population at large, also tend to have higher fertility rates. In contrast, the population of white British citizens is static. Their fertility rate is very low - at under 2 children per woman - and there is overall emigration of British citizens.

The analysis of the figures showed that if the population of ethnic minorities grows at 4 per cent a year, whites will become a minority before 2100. The demographer who made the calculation wished to remain anonymous for fear of accusations of racism.

Interessante anche il riferimento al divenire minoranza volontariamente: ma è proprio così? O semmai è la presenza straniera (non richiesta dai più) che è volontariamente incentivata (per i bisogni imprenditoriali e lobbystici)? Ed è da tale presenza (richiesta solo da una piccola parte della popolazione) che ne deriva il resto. Ci si pensi...

20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Perle dal paradiso multirazziale.


Aumentano le violenze contro i bianchi nel Regno Unito


Anche nei mezzi d'informazione del sistema, la violenza razzista contro i britannici autoctoni incomincia ad essere considerata un problema. Sul Times del 3 dicembre scorso, un articolo mette in luce l'aumento di questo fenomeno, il quale assume due aspetti: il primo, con il crescere del numero di simili casi di violenza anti-bianca; il secondo, con il differente e sospetto atteggiamento della magistratura britannica nei confronti di chi si macchia di violenza contro un bianco, perchè bianco, rispetto ad un autoctono allo stesso modo colpevole nei confronti di un allogeno.

Proprio qui, su Euro-Holocaust, abbiamo parlato di Christopher Yates (nella categoria "Martiri europei"), ucciso, per ragioni razziste, da alcuni pachistani. Ebbene, i colpevoli hanno avuto 15 anni circa come pena, ossia il minimo in simili casi. Al contrario, un caso analogo come modalità e ragioni, ma con vittima un afro-britannico e con colpevoli due bianchi, le pene sono state 24 e 18 anni. E questo, perchè nel caso di Yates non si è voluta considerare la testimonianza riportante la ragione razziale dell'aggressione. Una disparità di trattamento ben visibile, anche ai genitori del povero Christopher!

Inoltre, se all'interno della comunità asiatica, le violenza razziste subite sono nell'ordine del 3% e in quella nera del 2%, la percentuale per i bianchi è del 1%, ossia, fatti i raffronti sui numeri complessivi delle diverse comunità, indica un aumento fortissimo della violenza anti-bianca da parte degli stranieri (aggiungendo anche che molti casi di razzismo contro asiatici o neri provengono non da bianchi, ma da altre minoranze).

Difatti, in un rapporto sugli anni 2001-2004, su 22 omicidi chiaramente di matrice razzista, ben 12 vedevano come vittime dei bianchi.

Eppure, il fenomeno desta ancora imbarazzo e reticenza nei più e la ragione è una sola: è vietato mettere in discussione la società multietnica o anche solo dipingerla a tinte fosche.

Ci si faccia però una ragione: le tinte sono fosche e la discussione è iniziata...

The Times

December 03, 2005


In Britain's courts, does it matter if you're black or white?
By Sean O'Neill


The sentences handed out for two recent murders suggests an unexpected discrepancy
TWO identical acts of kindness that led two young men to violent deaths have been recounted before the criminal courts in the past fortnight.

Anthony Walker and Christopher Yates, concerned about female friends late at night, walked with them to bus stops in Liverpool and London respectively to make sure that the women got home safely. Both were set upon, not far from homes they shared with their mothers, by other young men from their own neighbourhoods who had been drinking heavily or taking drugs.

In Huyton, Liverpool, Mr Walker, 18, who was black, was attacked by Paul Taylor and Michael Barton and killed with a savage blow to the head with an ice axe. They were sentenced to at least 24 years and 18 years, respectively. In Barking, East London, Mr Yates, 30, a white man, was knocked to the ground and kicked and stamped on by Sajid Zulfiqar, Zahid Bashir and Imran Maqsood.

Every bone in his face was broken in a ferocious attack. Afterwards, Zulfiqar boasted in Urdu: “We killed the white boy. That will teach a white man to stick his nose in Paki business.”

But while a judge in Liverpool decided that Mr Walker’s murderers were racists — and therefore liable to more severe jail terms — an Old Bailey judge decided that Mr Yates’s murderers had not been motivated by racial hatred. Zulfiqar, Bashir and Maqsood were sentenced to 15 years in prison, the minimum tariff for murder.

The similarities between the two murder cases, and the differences in their outcomes, has left the Yates family feeling that it has been treated unequally. “I understand what Mrs Walker and her family are going through. We are going through exactly the same thing,” Rose Yates, Mr Yates’s mother, told The Times.

“But it appears to me that we have experienced a different measure of justice than they have experienced.”

[...]

The question of anti-white racism makes the political class uncomfortable. But it is a very real phenomenon.

A Home Office report reveals that of the 22 homicides classified as racially motivated between 2001-04, the majority of victims (12 cases) were white.

There is growing anecdotal evidence of a more aggressive Asian youth culture which manifests itself in racist attacks against whites and blacks.

[...]

But because of the discomfort such cases cause, there are few voices prepared to speak out in support of Mrs Yates.

The Commission for Racial Equality, asked about anti-white racism, said that there was little, if any, research on the issue. The London Borough of Barking & Dagenham, where Mr Yates lived, said its community cohesion unit did not want to comment.

People from minority communities are most likely to be victims of racist crime.

Results from the 2002-03 British Crime Survey show that less than 1 per cent of white people had experienced a crime that they thought was racially motivated. This compares with 2 per cent for the black community and 3 per cent among Asian groups.

But 1 per cent of whites amounts to a substantial number of people — and a growing problem.

Se la Commissione per eguali diritti tra le differenti etnie considera di poco conto il fenomeno, i britannici non hanno che da fare una cosa: cambiare politicamente il proprio paese, affinchè non ci sia più bisogno di simili, inutili commissioni.

20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Oggi in Inghilterra domani...

Ricordate l'assurda proposta di vietare o addirittura cambiare del tutto la bandiera inglese per non offendere gli islamici? In Inghilterra è capitato ancora! E' bastata la semplice aggiunta delle parole "Nato in Inghilterra, vissuto in Inghilterra e morto in Inghilterra" per scatenare una polemica dopo una partita di calcio, polemica affermante il carattere razzista del motto e della bandiera. La differenza è che il tutto è avvenuto tra squadre inglesi e senza ulteriori sottolineature di sorta.

Come se uno dicesse di essere fiero di essere italiano, francese o tedesco, durante una partita della propria squadra cittadina e per questo venisse tacciato di razzismo!

Cosa è avvenuto? Semplicemente il manager della squadra opposta ha accusato il carattere razzialmente offensivo della bandiera, con la scusa della presenza di giocatori nati all'estero e col risultato di convincere la polizia presente a rimuoverla!

Parliamoci chiaro, il tutto è leggibile così: i club calcistici non sono società sportive legate al territorio di appartenenza, ma società finanziarie, legate agli interessi economici dei presidenti e dei procuratori dei calciatori. Le squadre non sono fonte (imperfetta e troppo "moderna") di identità, ma modi in cui si articola il mercato mondiale, il quale non accetta più confini, nazionalità, tradizioni, storie condivise, affetti e quant'altro.

La censura della propria bandiera nazionale, esposta nella propria nazione (!), e di un moto come quello citato sopra, non è giustizia o progresso: è odio!

E' odio assoluto per la propria terra, per la propria gente, per la propria storia (lo testimonia anche l'intenzione espressa di bruciare la bandiera)! Un episodio simile è solo il segno chiaro di un odio oscuro per ciò che si è! Ogni giustificazione per questo è solo ideologica e funzionale a chi ha interesse perchè i confini crollino.

E, contro questo crollo, è tempo di ribellarsi!

20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Immigrazione e perdita dell'identità.

La proposta di censurare la bandiera scozzese , il "Saltire" (una delle più antiche al mondo), per sostituirla con una nuova è accompagnata da alcune delle più divertenti uscite riguardanti casi simili (abbiamo riportato in passato quelli inglesi, ma non sono i soli in Europa). Colin Fox, esponente del partito socialista scozzese, ritiene che tale bandiera sia un anacronismo basato su leggende e inutile per una società multietnica come quella scozzese!

Andiamo in ordine, seguendo l'articolo. Per Fox, bisogna cambiare bandiera, perchè:

1-Essendo basata su un simbolo religioso, non riguarda ampie fette della popolazione.

2-Essendo, secondo lui, la Scozia una società multietnica, allora si dovrebbe scegliere qualcosa di più adatto (ad esempio... l'ennesima bandiera "arcobaleno"!).

3-Il riferimento religioso è datato.

4-La dedica a Sant'Andrea, patrono di Scozia, non ha senso, perchè... il discepolo di Gesù non ha in alcun modo messo piede in Scozia e quindi i suoi legami con quella terra sono labili, se non nulli!

Perciò, per meglio adeguarsi alla nuova società, sarebbe il caso di farsi ispirare da una bandiera come quella del Sud Africa! Non ci sarebbero da fare commenti sul profluvio di deliri di Colin Fox, ma due cose andrebbero rimarcate: 1) la prima, che Storia e tempo necessitano di (ulteriori) Storia e di tempo per venire mutati. Un adeguamento a cambiamenti di così pochi decenni, se non anni, che riguardino questioni così radicate e che vengano decisi non in base a fatti eclatanti o definitivi, ma solo a scelte ideologiche, sarebbe una pessima idea, indicante una abitudine al "politico", dettata solo dal quotidiano e non dalla vera Politica, che dovrebbe essere ponte tra passato e futuro, oltre che organizzazione del presente; 2) la seconda, che si debba usare come argomento il non avere legami certi con la terra scozzese, da parte della figura cristiana, stride un po', se pensiamo alle ragioni multietniciste da cui parte la censura, col resto. Un simbolo deve essere fondante, e allora perchè basarsi sull'oggi, piuttosto di andare ancora più indietro? Sarebbe più sensato che non il voler usare come ispirazione la bandiera di uno Stato, come quello sudafricano, che dal post-apartheid ha prodotto solo confusione, violenza e razzismo contro i bianchi o contro i nuovi immigrati, dall'Africa e non.

In realtà c'è un terzo elemento, facilmente notabile: anche stavolta certi laicisti trovano il coraggio di mettere in discussione simboli legati ad episodi della Storia religiosa, solo grazie al multietnicismo. La domanda è già uscita fuori e la riproponiamo: vent'anni fa avrebbero trovato il coraggio? Eppure l'idea della secolarizzazione era già presente, anche se gli immigrati erano di meno. Il problema è che ci troviamo di fronte a vili, incapaci di prendere posizione, anche solo ideologica, in tempi non sospetti.

Un'ultima cosa: se qualcuno pensa che il particolare presente nell'articolo, del rappresentante dei giovani maomettani, sia positivo, si sbaglia e di grosso! Un giovane, che dice di essere prima maomettano e poi scozzese, è grave, molto grave! Ma le varie "volpi" lo capiranno (anche se c'è da immaginare che qualcuno pensi che addirittura lo scopo di queste sia far emergere simili cose)?

20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
E non lo pensano solo i nostrri bambini.
Leggete un po':

Nel marzo 2005, il presidente della Commissione parlamentare per le pari opportunità razziali del Regno Unito, Trevor Phillips, di origini caraibiche, ha chiesto la creazione nelle scuole di classi separate per i maschi neri, in quanto questi otterrebbero risultati peggiori nelle classi normali. Phillips, basandosi su un esperimento avvenuto negli USA, a Saint Louis, ritiene che la somma di ambiente sociale, aspettative del corpo docente e di modelli negativi creino quella miscela che porta i giovani neri a sprecare le loro energie, senza raggiungere buoni risultati (a differenza di tutte le altre etnie presenti in Gran Bretagna).

Il dubbio è: se le ragioni sono dovute all'ambiente di provenienza, ai falsi modelli (certa musica hip-hop, ad esempio) ed alle aspettative altrui, in che modo le classi separate dovrebbero costituire una soluzione? Il messaggio qual'è? Stando ognuno con i "propri", si diventa più forti, forse? Messaggio interessante...

http://www.repubblica.it/2005/c/sezioni/scuola_e_universita/ classineri/classineri/classineri.html

LONDRA - E' stata definita un tentativo di "apartheid scolastico" ed ha sollevato un polverone la proposta-shock del presidente della commissione parlamentare britannica per le Pari opportunità razziali, Trevor Phillips: creare delle classi separate per i maschi britannici neri, il cui rendimento scolastico è strutturalmente inferiore a quello degli alunni di altre etnie.

Secondo Phillips, molti giovani neri sarebbero danneggiati dalla cultura propria delle loro comunità, dove essere "secchioni" sarebbe socialmente poco attraente. Molti studenti di origine africana o caraibica, inoltre, mancano di modelli positivi di riferimento e autostima. "Se l'unico modo per abbattere questa forma mentis, propria dei ragazzi neri, è quello di impartire loro lezioni separate per alcune materie, dovremmo essere pronti a farlo", ha dichiarato Phillips.

Intanto una sua portavoce ha precisato che l'idea nasce da un esperimento, già testato con successo in una scuola statunitense di Saint Louis, dove i maschi di origine africana erano stati messi in classi separate. "Phillips non ha detto che tutti i maschi neri dovrebbero ricevere un'istruzione a parte - ha precisato la portavoce - ma ha semplicemente affermato che l'esperimento sembra avere funzionato in America, dunque andrebbe prenso in considerazione".

(7 marzo 2005)

20 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Interessante notizia:

Notizia del febbraio 2005, ma basata su dati di lungo periodo (quindi interessanti come dinamica sociale): tra l'inizio degli anni '90 e i primi del nuovo decennio, secondo l'organizzazione Migration Watch UK (trovate il collegamento su questo blog), ci sarebbe stata una vera e propria migrazione dei bianchi dalle zone di Londra in cui aumentava la presenza di stranieri. Se in alcuni punti, le ragioni degli spostamenti possono essere dovute a numerose cause, nei luoghi in cui vi è stato un afflusso sensibile di africani o asiatici o arabi, le percentuali degli spostamenti dei bianchi europei sono state molto più alte che altrove, testimoniando una sostanziale volontà di tenere ambiti distinti tra le etnie, anche per causa dei numerosi problemi derivanti (in campo educativo, dei servizi sociali, ecc.).

Secondo Keith Best, appartenente ad una associazione immigrazionista, tali dati non sarebbero interessanti ("La gente si sposta? E con ciò?"). E con ciò, una variazione di circa il 17% della popolazione bianca di Newham, in soli dieci anni (!), non è esattamente "poco interessante"...

Ecco, quello che dicevo. Hanno voluto costruire la società arlecchino, senza consultare il popolo ed eccone i risultati.



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