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20 maggio 2006 0:00 - Xman
Si riconosco che queste persone effettivamente sono diverse, ma non ho usato questo termine come sinonimo di una parolaccia più o meno come fai te.
Non dico che te usi tale termine proprio come sinonimo di un qualcosa di dispregiativo però poni questa parola all'interno di un contesto negativo.
Io personalmente non vedo nessun male nella diversità di queste persone.
Ho detto "diversi" semplicemente perchè è un dato di fatto, ma è una constatazione scientifica la mia.
Ad esempio una persona di colore effettivamente è diversa da un albino così come un cubo è diverso da un quadrato.
Ma non pongo questa parola, solo già a prescindere dalla sua definizione, in un contesto che etichetto negativo, come fai te.
Io non vedo nulla di male nella multiculturalità in quanto il sentimento o spirito nazionalistico non è altro che un valore estremamente artificiale. Artificiale perchè geneticamente e culturalmente parlando la gente italiana che ha abitato da sempre l'Italia si è già mescolata con un sacco di altri popoli. (Ho fatto pure degli esempi). Infatti è impossibile che non possa essere avvenuto così.
Perchè discendiamo tutti dagli stessi medesimi antenati e quindi il d.n.a. rimane sempre quello.
Sempre perchè discendiamo dagli stessi antenati è impossibile che agli albori della storia quando si sono formate le civiltà non ci siano state influenze culturali da noi subìte da parte di almeno alcuni popoli.
Proprio per queste due ragioni, ritengo artificiale il concetto di nazionalità e se questo concetto viene estremizzato e mescolato con i sentimenti e le emozioni umane diventa pericoloso.
Perchè induce a ragionare in modo troppo meccanico.
Ad esempio, te difendi la tua identità nazionale, ma allora che dire delle etnie ladine che abitano il nostro paese!? anche loro abitano da sempre il territorio italiano però non sono per niente in linea con il resto dell'identità nazionale italiana.
Quindi seguendo il tuo ragionameto bisognerebbe cacciare anche i ladini. Però, qua c'è la contraddizione, perchè il sentimento nazionalistico deve per forza coincidere con i confini dello stato dunque questi ladini effettivamente sarebbero eccome italiani anche perchè all'interno di quei confini ci vivono da sempre, da quando tali confini son nati. Comunque, tornando a noi; secondo me te stai confondendo una nostra fantomatica immaginaria futura e totale crisi economica materiale con la mescolanza culturale, tra noi e gli immigrati.
Te dici che ci trasformeremo in un "guazzabuglio" perchè secondo te me più che altro hai paura che questa mescolanza di culture ci porti verso la povertà. Nel senso che gli immigrati che vengono qui bisogna riconoscerlo, costituiscono gli ultimi ceti della società.
Dunque te abbini la loro identità culturale al loro stato sociale.
Per questo che ti fa tanto paura la mescolanza tra noi e loro.
Hai paura che si mescolino assieme il nostro stato di benessere (o più o meno così) con il loro stato effettivamente di disperati, o comunque di gente sotto i ceti sociali medi.
Dunque alla fine ne verrebbe fuori una povertà generale.
Te hai paura di questi immigrati perchè magari li vedi in un certo senso vivaci cioè invadenti nei confronti di altre persone.
Ed effettivamente è così, ma questo, perchè è gente che vive molto per strada. Confondi la loro identità culturale anche con la loro personalità.
Non sei l'unico, ma secondo me la stragrande maggioranza delle persone che ha paura del confronto culturale con queste persone, ha paura proprio per queste ragioni.
Anche gli italiani che migrarono all'estero erano uguali a loro proprio perchè erano nelle stesse loro condizioni, conducevano una vita soprattutto di strada.
Questa categoria di immigrati dunque sono visti metaforicamente parlando, un po' come dei "cani che ringhiano".
In questa mia affermazione preciso non vi è e non vuole assolutamente esserci nulla di offensivo nei confronti di queste persone, ma voglio cercare di interpretare come li vede la maggior parte delle persone.
Anch'io più o meno li vedo in questo modo a volte, anche se più che altro secondo me sono in un certo senso più che altro vivaci.
Perchè parlano a voce alta per strada a volte sputano per terra e così via. Oppure hanno sempre un'espressione estroversa o comunque danno l'idea di essere sempre estroversi; stereotipatamente parlando sono un po' come i napoletani. Sottolineo ed evidenzio "STEREOTIPATAMENTE".
Certamente dunque questi immigrati non sono degli insegannti di galateo, ma nella maggior parte dei casi posso assicurare che non hanno nulla di cattivo nelle loro intenzioni.
O comunque tra loro ci sono sia chi ha cattive intenzioni sia chi ha buone intenzioni.
Si può dire che siano dal nostro punto di vista solamente in un certo senso ingenui, mentre la gente quando li vede si spaventa subito etichettandoli come cattivi o comunque invadenti quindi in un certo senso fastidiosi, (un po' come delle zanzare).
La gente si spaventa anche perchè la differenza è troppa tra noi benestanti o più o meno benestanti e loro gente di strada "di terra".
Dico "di terra" non perchè voglia dire che tutti questi migranti lavorano la terra ma lo dico in senso figurato idealistico.
Queste affermazioni sugli immigrati ripeto che non sono assolutamente offensive.
Anche noi se fossimo nelle loro stesse condizioni diventeremmo come loro cioè gente di strada in un certo senso "terrona".
Non uso questo termine in maniera dispregiativa ma lo uso per esprimere il concetto "nati dalla terra", che può assumere valenze sia negative che positive come tutti i termini d'altronde. Nel senso che ci possono essere persone marce e buone nello stesso momento sia nei ricchi che nei poveri, sia nei dirigenti aziendali che nei contadini. Inoltre questo termine qua perciò non è un eticattamento per forza solo degli italiani meridionali, ma lo si può usare per indicare tutti coloro che non sono "nati con la camicia" e in tale maniera non ci sono cresciuti, ma sono cresciuti per strada.
Ripeto dunque che chiunque può comportarsi in questa maniera diciamo "di strada" se in strada ci vive.
Lo dimostrano gli italiani del passato una volta migrati in America ad esempio. Dunque a questo punto dove starebbe l'identità nostra e loro cioè dove starebbe la differenza tra le due identità ? Dato che d'altronde anche noi ci comporteremmo in quel modo "di strada" se in strada ci vivessimo.
Tra l'altro io confermo sempre più la mia tesi per la quale te così come altri di fronte a questi popoli vi fermate di fronte alle apparenze che vi danno, avendo paura di questo confronto tra noi e gli altri popoli migranti, per il fatto che molti di questi immigrati culturalmente sono esattamente uguali a noi.
Lo dico perchè nella stragrande maggioranza dei casi anche loro hanno perso la loro vera e propria cultura per adottare quella cultura moderna americana che anche noi abbiamo.
Poichè la grande maggioranza di loro non va in giro col turbante o con abiti loro tradizionali.
Indossano una camicia, un paio di jeans, e delle scarpe magari consumate di marca "nike" ad esempio oppure scarpe normali marroni, dipende dall'età ovviamente.
Esattamente come andrebbe in giro un qualsiasi altro italiano disoccupato o comunque ripeto nelle stesse condizioni economiche dei migranti.
A questo punto dovremmo cacciare via anche questi italiani qua che in un certo modo hanno acquistato i loro costumi dei migranti (o viceversa)? seguendo il tuo ragionamento, non ti pare!? Per questo che l'identità culturale si perde e si è già persa, no!?
Oppure, adesso faccio un esempio; se te vedessi un Iraniano vestito in tale maniera e i suoi tratti somatici sono uguali a quelli di un italiano, magari siciliano; (perchè comunque ce ne possono essere eccome di Iraniani con gli stesi tratti somatici di un italiano) te cosa faresti? lo caccieresti via questo iraniano? oppure no? Perchè come si può vedere la cosidetta identità culturale è uguale alla nostra e pure i tratti somatici molte volte possono essere uguali tra noi e i migranti.
Per questo che dico che l'identità culturale e nazioanle sono concetti artificiali che diventano anche astratti ecc. e perdono tutto il loro senso e qualsiasi fondo di ragione se presi in considerazione in maniera troppo meccanizzata.
Tornando a prima, secondo me le persone che si fermano davanti a queste apparenze che danno gli immigrati alla fine acquisiscono anche una certa invidia nei confronti dei migranti.
Perchè vedono questi immigrati in maniera da loro stereotipata dato che si basano su apparenze che per un po' sono dettate anche da emozioni di natura (di coloro che guardano) pregiudizionale.
La gente cioè, li vede vivaci e li vede in grado di vincere la paura e la timidezza, questo nella nostra società è sinonimo di buona cosa dunque si crea un sentimento addirittura di invidia. E la gente vedendoli così crede che queste persone non siano così disperate ma crede che siano in un certo senso felici, anche se costoro effettivamente conducono una vita "di strada".
Si crea perciò una disumanizzazione di queste persone in alcune delle nostre menti cioè in alcuni di noi. Con questo non diamo molto peso a quel che diciamo nei loro confronti cioè vogliamo e diciamo continuamente che se ne vadano subito via ai loro paesi.
Ma se tornassimo hanno molte più probabilità di morire piuttosto che se rimanessero qua. Il che è terribile.
Inoltre in questa disumanizzazione cominciamo a credere addirittura che nei loro paesi "non si viva poi così male" il che è un'altra cosa terribile. Perchè non è altro che una grandissima negazione dei fatti attuali, dovuta anche al penoso metodo di informazione dei nostri mass media.
19 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Per Xman.

Cominci il tuo messaggio così:
"Comunque ripeto che secondo me quando un paese non riesce più a sopportare economicamente le ondate di immigrazione, dovrebbe non tanto chiudersi di fronte agli immigrati, che "battono i piedi" nei pressi delle frontiere"

E poi concludi così:
"Quando lo stato arriva ad un livello in cui non riesce più a supportare i suoi cittadini più bisognosi perchè sono troppi; allora bisognerà fermare come dicevo prima i flussi migratori verso di noi."

fai tu.

A proposito; lo Patria è sovrana; dire di non chiudere le frontiere perchè sennò entrano illegalmente è inaccettabie.
19 maggio 2006 0:00 - Xman
Sono andato fuori tema per spiegare delle cose a Camaleonte che era già andato lui per primo fuori tema. Comunque ripeto che secondo me quando un paese non riesce più a sopportare economicamente le ondate di immigrazione, dovrebbe non tanto chiudersi di fronte agli immigrati, che "battono i piedi" nei pressi delle frontiere. Perchè alla fine come i fatti ci insegnano l'immigrazione segreta clandestina prevalerebbe. Ma si dovrebbero fare degli accordi internazionali per distribuire le ondate migratorie verso paesi veramente preparati ad ospitare questi immigrati. E nel Nord Europa ce ne sono molti di questi paesi. Nel caso un paese avesse già degli immigrati al suo interno, costoro devono essere trattati esattamente come tutti gli altri cittadini. Quindi, negli aiuti economici bisogna iniziare dai cittadini più bisognosi per finire con quelli mediamente bisognosi. Ovviamente calibrando questi aiuti a seconda del ceto sociale in cui versa il cittadino in questione. Perciò, non bisogna fare assolutamente alcuna distinzione tipo di nazionalità acquisita più o meno prima o dopo ecosì via. L'unica distinzione che bisogna fare è il ceto sociale in cui versano i vari cittadini. Ad esempio se ci sono due albanesi con permesso di soggiorno e due italiani da sempre italiani, e tutti questi non hanno una casa; allora prima bisognerà pensare a loro dandogli un lavoro e almeno due mura. Quando lo stato arriva ad un livello in cui non riesce più a supportare i suoi cittadini più bisognosi perchè sono troppi; allora bisognerà fermare come dicevo prima i flussi migratori verso di noi.
19 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Xman tu scrivi: "Non sto dicendo che sei un nazista e che vorresti vedere tutti i "diversi" nei forni, però veramente quello che dice fa rabbrividire."

Ecco bravo, lasciamo i forni a fare il pane e i biscotti che proprio non vengono al caso.
Questa frase mi piace perchè riconosci che queste persone sono "i diversi".
Appunto! e lo sono, sono diversi proprio perchè sono "altro" rispetto a noi, quindi non sono "noi", cioè non appartengono alla nostra comunità e noi siamo gli italiani, mentre loro ovviamente non lo sono.
Un "noi" inoltre presuppone un corrispettivo anche nel possessivo: "nostro". Pertanto NOI abbiamo la NOSTRA terra che non è LORO appunto in quanto nostra, di noi italiani... e basta!
Lo so che è un casino il ragionamento che ho fatto, ma se lo leggete con calma, vedrete che ha una sua coerenza, pur avendolo esplicato malissimo.


A proposito, a me invece fa rabbrividire chi pensa di fare del nostro NOI un guazzabuuglio dove non si capisce più niente.
19 maggio 2006 0:00 - camaleonte
HO detto che non voglio più partecipare, ma volevo fare una precisazione.
Lasciamo stare la psicologia infantile, argmomento che concerne a persone più competenti, risulta chiaro invece dal brano che io ho riportato come i bambini non accettino la differenza in sè, indipendentemente dalla propaganda dei genitori.
Solo il 7% infatti dimostra pura e vera avversione ( frutto al limite di sentimenti indotti dai genitori, o comunque dall'ambiente). Senza contare inoltre che è anche abbastanza ovvio, invece, che i bambini non si fidino degli sconosciuti, dei diversi; è istinto di sopravvivenza.
Inltre, al contrario di quanto tu erroneamente dici, pesa su di loro, e ossessivamente, una forte propaganda immigrazionistica volta a lavare loro il cervello e indurli con ogni mezzo ad accettare questi stranieri. Dalle pubblicità, ai libri di testo, ai laboratori di multiculturalità, è tutto un florilegio di iniziative volte a blandire la naturale diffidenza verso gli estranei, in questo caso gli stranieri.
IL contrario non esiste, anche perchè, oltre alla demonizzazione di cui già ho parlato, esiste la legge Mancino che molto poco democraticamente schiaccia il libero pensiero obbligandolo di fatto ad accettare il modello multirazziale, pena l'essere perseguiti penalmente. Pensa che addirittura esistono gli assessorati alla multicultiuralità, pensa che paese di pulcinella che siamo.
E comunque tu non hai capito quello che volevo dire. Anche ammettendo che la colpa sia dei genitori, ciò significa che, come pure ti avevo scritto sotto,riportandoti un'altra percentuale, la magggioranza degli italiani, o anche solo diciamo la metà del paese, subisce la presenza ingombrante di questi stranieri, non li vuole.
E ovviamente non vuole che i propri figli li frequentino. Che male c'è in questo? i genitori vogliono il bene per i loro bambini e si preoccupano delle cattive compagnie. È sempre strato così. Io ad esempio mio figlio in un campo zingari a giocare non ce lo manderei mai.
Pertanto, come vedi ho ragione io. La società multirazziale che hanno voluto creare in Italia è un crimine perchè obbliga il popolo italiano a una convivenza con orde immani di stranieri che non ha voluto, riguardo alla quale non è stato consultato, ma gli è stata imposta con la demonizzazione e la repressione (legge Mancino).
E di questo prima o poi si dovrà rispondere alla Storia.
19 maggio 2006 0:00 - risposta a x man
stai andando furi tema rieleggiti il testo in calce impara un po dai morazzonesi, facile sviare il problema con le solite deviazioni tipiche di voi di sinistra.
cordialmente saluto.
19 maggio 2006 0:00 - Lucio Musto
X Xman

In un precedente mio intervento mi ero proposto (vedi) di entrare anch'io nel dibattito, ma poi ho letto l'inizio del suo scritto del 18/6.

Trascrivo:
"Questo anche perchè la femmina nell'uomo è più vecchia (dell'uomo) di 50.000 anni. Il maschio quando "venne alla luce" (attraverso l'evoluzione di alcuni individui di femmina di australopitecus) all'inizio apprese quindi solo in parte queste importantissime regole fondamentali per la sopravvivenza di gruppo."

... E me ne è passata la voglia.

Mi scusi, ma non si tratta qui di confusione antropologica, ma di castroneria evoluzionistica da parecchie centinaia di milioni di anni!

Decisamente troppo per qualsiasi discorso che non sia umoristico!

Ma grazie lo stesso! E cordialità.
18 maggio 2006 0:00 - Xman
Perchè Lucio Musto te hai fatto qualche ricerca da antropologo e paleontologo per affermare che le mie affermazioni siano baggianate?! Comunque penso che lei Lucio Musto non abbia proprio compreso quel che io ho detto riguardo, questo discorso sull'antropologia. Lei crede che io abbia detto che la femmina umana sia sempre stata superiore al maschio umano, soprattutto in passato. Ma se va a rileggere meglio tutte le mie affermazioni vedrà che le mie affermazioni non si basano mai su concetti pseudo-scientifici di inferiorità e superiorità. Non le sembrano invece considerazioni mistico-politiche a fini demagogici quelle di camaleonte!? Comunque voglio riassumere quello che avevo postato in precedenza perchè penso di avere fatto un po' di confusione.
Il bambino sotto i sei anni ragiona giudicando ogni individuo in maniera individuale persona dopo persona. Dai sei anni in su invece il bambino comincia a ragionare catalogando e suddividendo gli individui in gruppi. Ad esempio, se vede un uomo sporco giudicherà quella persona come sporca. Poi a quel bambino gli viene detto che quella persona è albenese, dunque il bambino comincerà a catalogare tutti gli albanesi come sporchi anche se vedesse un albanese per niente sporco. Su questo ci gioca la propaganda, e la propaganda dev'essere per forza anti-immigratoria se la maggior parte dei bambini rifiutano gli immigrati. Non sono i bambini a decidere ma essendo così in giovane età, si lasciano telecomandare troppo facilmente dalla propaganda.
18 maggio 2006 0:00 - Lucio Musto
X Erudito

Posso risponderti io dopo breve analisi:

Annabella, Intimità, Novella 2000
18 maggio 2006 0:00 - Lucio Musto
Xman... ma che dici?

la femmina dell'australopithecus partenogenica?....

Su questo forum si trova davvero di tutto!
18 maggio 2006 0:00 - Xman
Io ho detto semplicemente che fu la femmina di australopitecus, grazie all'evoluzione del suo istinto materno a sviluppare poi dele regole fondamentali per la convivenza di gruppo. Questo anche perchè la femmina nell'uomo è più vecchia (dell'uomo) di 50.000 anni. Il maschio quando "venne alla luce" (attraverso l'evoluzione di alcuni individui di femmina di australopitecus) all'inizio apprese quindi solo in parte queste importantissime regole fondamentali per la sopravvivenza di gruppo. Non ho detto che la femmina andava a cacciare usando tutta la sua forza fisica. Quando non c'era il maschio, la femmina mangiava vegetali, bacche piccoli insetti ecc. Una volta apparso, il maschio, gli australopitecus divennero anche dei cacciatori veri e propri, e in quanto tali intrapresero una dieta onnivora. La femmina nel periodo appena antecedente la scoperta dell'agricoltura era sempre appena più evoluta nella vita di grupppo rispetto al maschio. E probabilmente dunque furono gli individui femmina a scoprire l'agricoltura e l'addomesticamento di animali. Mentre il maschio rimase più o meno fino a questo periodo, per i suoi istinti di natura individualista e grazie alla sua forza poteva sopravvivere da solo, ma non in gruppo. Perchè in un certo senso era asociale e egoista. Non voglio dire che il maschio dipendesse dalla femmina o viceversa. Semplicemente agli albori dell'umanità quando eravamo ominidi c'era questa situazione qua: La femmina era sviluppata e progredita per una vita sociale e il maschio era sviluppato e progredito per una vita individualista. Nessuno dei due era superiore o inferiore all'altro come massa cerebrale. La stessa cosa che avviene adesso nei lupi o nei leoni e in alcune specie di scimpanzè più vicine all'uomo. Mentre negli orsi sono tutti e due gli individui dei due sessi a condurre questa stessa vita. Tra l'altro è qui che nasce la primissima forma di "prostituzione" (se così si può chiamare) in cui la femmina che viveva in gruppo tenta di attirare verso di sè e non verso altri individui che vivono nel suo stesso gruppo; il maschio che conduce dunque vita solitaria. Nella stagione degli amori i maschi si avvicinavano per la prima volta alle femmine, e sceglievano la femmina che più in un certo senso gli piaceva. La femmina per farsi piacere emanava profumi colori ecc. adesso avviene il contrario nei pavoni ad esmpio o in un sacco di altri animali. Addirittura la femmina sventolava regali e doni materiali (tipo un frutto, un bastoncino ecc.) da dare al maschio in cambio di un accopiamento. Insomma una prostituzione al contrario però il concetto è sempre quello. Man mano col tempo anche il maschio per la mescolana dei geni attraverso gli accopiamenti raggiunse la "parità evolutiva con la femmina". Già ai primissimi albori della storia questa parità era stata raggiunta. Quindi è inutile cercare ancora adesso così come si è fatto in tutta la storia una schematizzazione dei sessi. Entrambi sono sullo stesso piano e si intrecciano tra loro, non sono più trasversali, l'uno all'altro. In tutti i tipi di scienza comunque si scoprono ogni giorno concetti nuovi. Le mie affermazioni inoltre hanno delle fondamenta scientifiche, e si basano sullo studio di antropologi negli ultimi decenni. Camaleonte, perchè vorresti insinuare che siano false? A quale scopo? per tornare ad una società estremamente sessista in cui la donna deve tornare in cucina e a fare la serva del marito, e l'uomo nel frattempo va a "caccia di prede sessuali"!? Il tutto basandosi su mistico-politiche concezioni che l'uomo sarebbe superiore alla donna!? O basandosi sul fatto che gli istinti primordiali della donna siano quelli di fare la serva dell'uomo la schiava sessuale ecc. mentre l'uomo sempre basandosi su questi pseudo-concetti riguardanti i nostri istinti primordiali; fa tutt'altro... E queste concezioni comunque su quali ragioni scientifiche si baserebbero??? Che un bambino su due rifiuti così spudoratamente un immigrato è una cosa molto grave, sai!? é stato fatto un esperimento dove facevano vedere a dei bambini dai 3 ai 6 anni delle immagini di persone fisicamente diverse, cioè di "razza" proprio diversa. Persone di colore con occhi a mandorla ecc. ed erano persone più che normali non diversamente abili ad esempio ecc. Questi bambini non presentavano in nessun modo alcun sintomo di rifuito verso queste persone lì raffigurate. Semplicemente notavano la diversità in maniera tecnica, precisa e scientifica e dunque la descrivevano nel modo più naturale del mondo. Senza mescolare le loro eventuali emozioni all'osservazione o alla descrizione di quelle immagini. I bambini solo quando diventano più grandi e cominciano ad andare a scuola cominciano a classificare le persone in "migliori" e "peggiori". Etichettano con questi due termini gli altri individui, basandosi sull'immagine apparente esteriore che questi danno. Questo radicale cambiamento che avviene dunque come hanno notato gli antropolgi dai 6 anni in sù non avviene per via dell'evoluzione. Ma avviene perchè ai bambini viene inculcata una sbagliata filosofia di vita, che proviene da tutta la società che li circonda a partire soprattutto dalla scuola. L'unica evoluzione che avviene in questo campo, è che al bambino gli si può inculcare una certo ragionamento programmato e meccanico o anche una certa filosofia di vita, solo quando raggiunge l'età dei sei anni, e quindi dai sei anni in sù. In questo periodo insomma il bambino è veramente pronto a giudicare le persone a seconda delle masse omologando tutti in gruppi, rinunciando alla conoscenza di ognuno di noi persona per persona. Dopo i sei anni l'essere umano diventa in un certo senso più evoluto ma per molti aspetti ci perde molto. Perchè si lascia influenzare così da questo tipo di ragionamento che è sbagliato. Dunque questi bambini che te hai citato si saranno certamente lasciati influenzare da tutta la propaganda anti-immigratoria. Anche se te affermi che nella società avviene il tipo di propaganda opposta. Ma se te ti guardi attorno scoprirai che la propaganda che c'è è quella anti-immigratoria. Soprattutto a partire dalla scuola dove ai bambini viene inculcata questa filosofia di superiori e inferiori. La stessa cosa che fa la società in generale anche per il fatto di basarsi sulle apparenze per giudicare un individuo. Dunque l'immigrato viene considerato da questa propaganda da me citata come il "puzzone" dunque il peggiore. Il bambino sopra i sei anni attraverso il suo ragionamento di omologare tutti in massa (e sarebbe molto meglio l'altro tipo di ragionamento anche se ai nostri occhi sembrerà banale) omologa; a causa di questa propaganda anti-immigratoria tutti gli immigrati come cattivi. Anche se questi immigrati vengono descritti ai bambini come "puzzolenti" o "tristi" ad esempio e non come cattivi veri e propri.
18 maggio 2006 0:00 - Lucio Musto
Ho letto gli ultimi interventi di questa discussione e l'argomento mi interessa.

Credo che dopo aver letto i 99 interventi precedenti entrerò in lizza anch'io.

A PROPOSITO, quando, quando potremo seguire una discussione agevolmente avendo la possibilità di leggere gli interventi in ordine cronologico, così come sono stati posti e non in ordine inverso? GRAZIE!

Ho urgenza di chiedere però un chiarimento all'avv. Bertucci sul tema posto, perché è cosa che non so:
E' noto che tutti quelli che sono cittadini italiani hanno uguali diritti legali costituzionalmente garantiti, ma questo fatto si estende anche alle diposizioni locali e comunali?
Perché se si, di norme anticostituzionali ce ne sono infinite, da quella qui in discussione che tratta i "primogeniti" in modo diverso dagli altri al semplice divieto di transito "Escluso residenti", quasi che in quella viuzza i non-residenti fossero cittadini di serie B alle targhe alterne e alla "precedenza alle signore in dolce attesa"... e così via. Norme tutte giustissime, beninteso, che nessuno contesterebbe, ma che creano comunque discriminazione fra le persone!

Grazie
18 maggio 2006 0:00 - Incazzato con B. Toscana-Fabriano(AN)
Oggi 18/05 Abbiamo sfondato le 400 adesioni.
Aderite e segnalate su www.beppegrillo.it

La petizione per ottenere la CLASS ACTIONS subito:
http://www.petitiononline.com/cait2006/petition.html

Qualificate la Vostra sottoscrizione:
" Utente forum ADUC "
18 maggio 2006 0:00 - Incazzato con B. Toscana-Fabriano(AN)
Oggi 18/05 Abbiamo sfondato le 400 adesioni.
Aderite e segnalate su www.beppegrillo.it

La petizione per ottenere la CLASS ACTIONS subito:
http://www.petitiononline.com/cait2006/petition.html

Qualificate la Vostra sottoscrizione:
" Utente forum ADUC "
18 maggio 2006 0:00 - luigia antonia
morazzone capitale d'italia
delibera assolutamente perfetta
17 maggio 2006 0:00 - Erudito
Credo sarebbe di sommo interesse conoscere ed approfondire le fonti originali ed i testi di antropologia ispiratori dell'intervento del 17/5 di Xman.

Poiché molte sue affermazioni mi risultano del tutto originali.

Grazie
17 maggio 2006 0:00 - camaleonte
PER MOTIVI PERSONALI DICHIARO CESSATA LA MIA PARTECIPAZIONE A QUESTO DIBATTITO.
RINNOVO AD OGNI MODO LA MIA SOLIDARIETÀ AGLI AMMINISTRATORI DEL COMUNE DI MORAZZONE, AUGURANDOMI CHE SIA L'INIZIO DI UNA MAGGIORE SENSIBILITÀ DA PARTE DELLE AUTORITÀ DI QUESTO STATO VERSO LA POPOLAZIONE ITALIANA.

PER XMAN:
Mi dispiace veramente tanto dover smettere questo nostro interessantissimo dialogo; spero di incontrarti nuovamente da qualche altra parte della rete. Mi raccomando comunque, dai un'occhiata a quel sito che ti ho indicato.
Ciao e in bocca al lupo nella vita.

VIVA L'ITALIA
17 maggio 2006 0:00 - per xman
Guarda che i brani di antropologia che ho citato, non sono miei (magari il mio sacco desse tanta farina), ma di Ida Magli.
Attento comunque a prendere per buone tutte le cose che "casualmente" oggi si scoprono. Le scienze, tutte, hanno bisogno di finanziamenti e si inginocchiano al politically correct (pessima espressione) e in questo particolare momento si sa che sui sessi... ma è meglio che rimango in silenzio sennò la polemica trascende.

ps : Ma tu ci credi veramente che l'uomo all'epoca serviva solamente per la riproduzione e che a cacciare andavano le donne? Ma non ti rendi conto che sono balle, strumentali allo stesso scopo perverso di distruzione dei nostri popoli?

Tu scrivi:
"Vuol dire che hai una visione fin troppo distorta della realtà oltre ad essere molto disinformato. Non fai altro che modificare alcuni punti cruciali della realtà che ti circonda, per raggiungere e anzi per vedere la realtà fiabesca che ti sei creato. "

E quale sarebbe la visione corretta della realtà? un'Italia che sembra il Burkina Faso? Milano che sembra una gasbah magrebina?
Di quale realtà fiabesca parli? Io voglio solamente continuare ad avere una Patria, così com'era fino a pochi decenni fa; è chiedere troppo?
Non sarà fiabesca la visione di chi pensa di costruire il paradiso in terra facendoci sguazzare in quest'orrido guazzabuglio multitutto?
Ma le anime belle, hanno chiesto al popolo italiano ( sovrano solo sulla carta) se voleva convivere con questi milioni di stranieri così diversi da noi?
No! Li fanno entrare, ci impongono la loro presenza, minacciano chi non è d'accordo con leggi repressive, lavano il cervello della maggioranza con una martellante propaganda immigrazionista e dopo qualche anno ti dicono candidamente "ormai" sono milioni.

Ad esempio, riempiono sempre più le classi dove studiano i nostri figli e di questo non gliene frega niente:
"Capodanno con un extracomunitario? Un bambino su due dice no.
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ROMA - Ricordate la pubblicità con tanti bambini di razze diverse che si abbuffavano di panettone?
Difficilmente la scena si ripeterà nelle case degli italiani.

Un bambino su due non vuole passare il Capodanno con un coetaneo extracomunitario.

È il dato che emerge da una ricerca condotta dall' associazione psicologi volontari Help-Me.
Sotto la guida del psicoantropologo Massimo Cicogna, l'equipe ha monitorato i desideri di Capodanno di oltre 1.250 bambini italiani dai 6 ai 12 anni.

E così, mentre tra i banchi di scuola i bambini extracomunitari sono sempre più numerosi, non cadono le barriere che impediscono l'integrazione: il 56% dei piccoli intervistati ha detto "no" alla proposta di mangiare cotechino e zampone accanto ad un bambino straniero.

Lo stesso Cicogna, l'anno scorso, aveva lanciato un allarme ancora più inquietante: il 38% dei bambini, come regalo di Natale, voleva che sparissero gli extracomunitari dalla scuola.

Il professor Cicogna ci perdoni, ma mai come stavolta speriamo che i dati non siano attendibili.
Saremmo infatti di fronte ad una generazione assolutamente impreparata allo sviluppo multietnico della nostra società.
Una generazione che, portandosi dietro i pregiudizi messi in luce da questa ricerca, non potrebbe che ripetere gli errori dei suoi padri nei confronti degli immigrati, ignorare il tesoro di cui sono portatori.

Secondo gli psicologi a creare il divario tra bimbi italiani ed extracomunitari, sarebbe prima di tutto la distanza culturale (36%), seguita da diffidenza (27%), paura (14%),e incomprensione (13%).
Non mancherebbero però casi di vera e propria avversione (7%). (... continua-2002)

E non è che semplicemente prendono atto della situazione no,continuano come se nulla fosse a riempire le scuole di stranieri e poi si dichiarano costernati, dispiaciuti, perchè le persone non accettano il dogma mescolazionista, ma di rispettarli, evitandogli una sgradevole convivenza non se ne parla nemmeno.

Lo stesso vale per la popolazione italiana in generale; pensa che nonostante il lavaggio del cervello...

(ANSA) - ROMA, 6 DIC - Gli immigrati sono dannosi per il 50,7% degli italiani (2001).

E continuano sulla pelle delle persone.
Non sarebbe stato più democratico chiederci se li volevamo? Facciamo referendum sulla caccia, sulla pubblicità, sulle centrali nucleari, uno sull'immigrazione non sarebbe stato meglio?
17 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Giornalisti,voi che come arpie avete lordato la verità, a proposito della presunta aggressione subita da un nostro compatriota, per perseguire i vostri nefasti scopi, adesso chiedete scusa a coloro che avete indegnamente infamato.
17 maggio 2006 0:00 - camaleonte
LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE

Germania:falsa aggressione italiano

Inquirenti tedeschi, uomo ferito da caduta accidentale (ANSA) - BERLINO, 17 MAG - L'aggressione di matrice xenofoba ai danni di un italiano a Berlino non ci sarebbe mai stata e sarebbe stata un'invenzione della vittima. E' quanto sostengono gli inquirenti tedeschi. Come ha reso noto infatti la procura della capitale tedesca che si occupa sull'episodio, il trentenne sardo che sostiene di essere stato aggredito e ferito da un gruppetto di naziskin, sarebbe in realta' caduto - ubriaco - sui binari alla stazione della metro di Alexanderplatz e si sarebbe in tal modo ferito.



Germania: aggressione nazista, secondo autorita' l'italiano e' caduto da solo

BERLINO - Forse non e' stato aggredito da tre neonazisti il giovane 30enne italiano, ricoverato da sabato notte con ferite alla testa e al ginocchio. Secondo le autorita' non c'erano altre persone nel luogo dell'incidente e forse il ragazzo, che era ubriaco, e' caduto da solo sulla massicciata della stazione ferroviaria di Alexanderplatz, ferendosi al ginocchio e alla testa. Lo confermerebbero anche le immagini delle telecamere a circuito chiuso installate nella stazione. (Agr)

corriere.it


Tanto per cambiare i mezzi di comunicazione falsano le notizie per inculcare la propaganza immigrazionista.
Che vergogna!

17 maggio 2006 0:00 - Xman
Visto che te che studi "tanto abbondamente l'antropologia" mi spiace ma ti dovrò contraddire su un bel po' di cose riguardo la nascita della società umana. Di recente gli antropologi hanno scoperto che furono le donne ominide, a inventare il linuaggio sia gestuale che parlato e raffigurato, e a cominciare ad utilizzare utensili. Furono loro a formare una vita sociale tra tutti gli individui, (del gruppo ovviamente), che favorisse la giusta spartizione del cibo e i ruoli di ognuno nella vita quotidiana. Furono loro a inventare la caccia di gruppo o comunque qualsiasi altra attività sociale basandosi soprattutto sull'astuzia o sulla tecnologia. Faccio degli esempi:Astuzia perchè spaventavano gli animali da cacciare, per farli indietreggiare e così farli rotolare giù da un burrone. Tecnologia invece: perchè furono loro i primi a utilizzare utensili per scavare alla ricerca di cibo o per nutrirsi. Ad un certo punto dell'evoluzione poi, furono proprio loro a cominciarono a camminare in linea eretta per tenere meglio i loro piccoli sulla schiena. Sono state riscontrate le stesse caratteristiche negli scimpanzè. In cui le femmine di questi animali sono sempre le più evolute e con più spirito di iniziativa, per il fatto di creare e far sopravvivere una società o meglio un piccolo gruppo. Tutto ciò deriva dal loro fortissimo e primordiale istinto della maternità nel quale devono curare tutti i loro piccoli. Dunque distribuirono queste loro regole, che prima le mettevano in atto solo sui propri cuccioli, (regole per metà istintuali e per l'altra metà sviluppatesi con l'evoluzione), su tutto il gruppo di individui della stessa specie che man mano andava a formarsi e ad ingrandirsi. Quindi prima si comportavano in questa maniera con i loro piccoli (quand'erano australopiteus) e man mano con l'evoluzione (da australopitecus a homo abilis ecc.ecc.) e quando cominciarono a formarsi dei veri e propri piccoli gruppi comunitari le donne ominide cominciarono a distribuire queste regole indispensabili per la vita di gruppo su tutta quella piccola società che cominciava a formarsi. L'uomo in questi tempi era quasi inutile per la vita sociale dell'epoca ma era importantissimo perchè utile per la riproduzione e basta. L'uomo dalle sue coetanee le apprese dopo e pian piano, tutte queste regole indispensabili per la sopravvivenza. Non dico che la donna sia stata o sia ancora adesso superiore all'uomo, ma è tutto un fatto di istinti che si sviluppano seguendo sempre una propria base a causa di necessari cambiamenti o adattamenti ecc. al fine della sopravvivenza. L'uomo cominciò ad essere veramente utile solo quando la società divenne molto e sempre più complessa; ai tempi in cui si scoprì l'agricoltura e l'allevamento. Quando la società divenne più complessa e si cominciava ad ammucchiare sempre più cibo nei propri depositi cominciarono le primissime vere e proprie guerre violentissime e senza regole. Qui l'uomo sempre servendosi in gran parte di regole e concetti fondamentali appresi dalla donna, fu molto utile, perchè serviva la forza fisica per arare i campi allevare gli animali e fare la guerra. Prima non dico regnasse la "pace divina". In precedenza ci saranno state di certo delle dimostrazioni di forza finalizzate a rubare del cibo o a volte per cacciare. E per questi aspetti anche prima l'uomo era utile, ma sempre si doveva basare su concetti primordiali acquisiti dalla sua coetanea. Stesso discorso per quando si aprì quest'era fatta di società molto più complesse in cui nacquero le prime vere e proprie guerre. Questo è scientificamente provato e questa cosa si ripete ancora adesso in un sacco di individui mammiferi, tipo nei leoni, varie scimmie come i bonobi o gli scimpanzè che sono i più vicini all'uomo. Comunque ho compreso benissimo quello che vuoi intendere sullo "stupro dei popoli ecc." e queste cose che te dici non sono altro che delle retoriche considerazioni mistico-politiche, da far venire veramente la pelle d'oca. Non sto dicendo che sei un nazista e che vorresti vedere tutti i "diversi" nei forni, però veramente quello che dice fa rabbrividire. Vuol dire che hai una visione fin troppo distorta della realtà oltre ad essere molto disinformato. Non fai altro che modificare alcuni punti cruciali della realtà che ti circonda, per raggiungere e anzi per vedere la realtà fiabesca che ti sei creato. Adesso devo andare per cui riprenderò più tardi ad analizzare tutti gli altri punti.
17 maggio 2006 0:00 - camaleonte
È ugualmente un piacere dialogare con chi, pensandola in maniera diversa, non si difende attraverso l'uso di insulti o lughi comuni volti a screditare le argormentazioni della controparte in maniera sleale, cosa che purtroppo succede speso in questa vita politica italiana, che più che ai contenuti, spesso tende in maniera sofistica (usato in senso dispregiativo) alla captatio benevolentiae, infischiandosene della ragione.

C'era un punto che mi era sfuggito ieri e sul quale vorrei però chiarire il mio pensiero. A me i negri non fanno assolutamente schifo. Che cosa stupida sarebbe anche solo pensarlo! Io mi batto semplicemente per la difesa della mia identità di italiano, nella quale va incluso anche il lato biologico. Così come non mi sentirei tra africani in mezzo a una folla di persone bianche e bionde, allo stesso modo non mi sentirei tra italiani in mezzo a una folla di persone di razza nera. Nè più nè meno che una questione di identità, nulla a che vedere con il razzismo suprematista che secondo me è un'offesa all'umanità intera.
Ecco, spero di essere stato chiaro su questo punto.

ps: so che in italiano per molti è un'offesa il termine "negro". Io non lo uso con questa accezione, ma solamente perchè non ritengo giusto che per uno sciocco pregiudizio, una parola che viene dal latino niger nigra nigrum e che ha una storia millenaria, apparendo ad esempio nel commovente funere mersit acerbo del Carducci (" sei nella terra fredda/ sei nella terra negra") debba sparire dal nostro patrimonio lessicale.

Per il resto, carissimo Xman, mi raccomando, visita il sito che ti ho indicato, poi ne riparliamo tra qualche giorno, o quando vuoi, ma fallo, vedrai quante cose interessanti troverai...
Ciao. Adesso per un po' stacco io la spina, anche per lasciare spazio agli altri, ieri ho riempito due pagine intere.
Comunque se trovo qualcosa di interessante, lo posto.
17 maggio 2006 0:00 - RENZO
IO CREDO CHE IN QUESTI TEMPI SIA GIUSTISSIMO PRIVILEGIARE GLI ITALIANI.
LA PRESENZA STRANIERA E' SOLO UNA SFORTUNATA INCOMBENZA. BISOGNA DARE NUOVA LINFA VITALE AL NOSTRO POPOLO. SE AIUTASSIMO GLI STRANIERI, IL LORO POTERE DEMOGRAFICO CI SPAZZEREBBE VIA.
BISOGNA GARANTIRE QUESTI AIUTI NON SOLTANTO A CHI HA LA CITTADINANZA ITALIANA, MA SOPRATTUTTO PER CHI E' ITALIANO PER IUS SANGUINIS.
17 maggio 2006 0:00 - camaleonte
E con questa per oggi chiudo.

Il termine “xenofobo" viene lanciato contro chiunque protesti contro l’ingresso e la presenza di stranieri nella propria nazione; ma si tratta di un concetto e di un termine sbagliato. La “fobia” è un sintomo patologico, una manifestazione di malattia, e il termine è di carattere medico e psichiatrico. Dunque, o i milioni di francesi che hanno votato per Le Pen sono dei malati di mente, oppure non serve a nulla definirli tali. Per questo i sondaggi non avevano rivelato quali sarebbero stati i risultati del voto: nessuno sa più quale sia la verità.

Il termine “ xenofobo” viene lanciato come ingiuria contro tutti coloro che non condividono le idee dei governanti sulla doverosa “multietnicità” anche perché i politici hanno trasformato in valori etici le proprie strategie. Chi vuole tenere chiusa agli stranieri la porta della propria patria è xenofobo, mentre sicuramente non lo è Cofferati o chi per lui il quale ha di certo chiuso la porta di casa sua andando a predicare al popolo. L’uso del linguaggio falso e terroristico è comune anche contro coloro che ritengono sbagliata l’operazione politica dell’Unione europea, amabilmente definiti "eurofobici". L’analogia non è un caso: chi vuole la libertà e l’indipendenza della propria Patria, non può non battersi contro la perdita di tutta la sovranità: linguistica, territoriale, economica, politica, etica. E’ a questo punto che scatta l’altro termine-concetto terroristico contro coloro che non condividono le strategie dei politici: “razzista”. Le razze esistono, con differenti caratteristiche dovute per prima cosa all’habitat. La natura ha fornito di pelle scura chi doveva resistere alla violenza del sole, di pelle chiara chi doveva, invece, cercare di assorbirne il più possibile qualche pallido raggio nordico, così come ha plasmato sulla sabbia del deserto i velocissimi piedi dell’africano che vince sempre la maratona... La varietà e l’intelligenza della natura in tutte le differenze è bellissima, ed il “razzismo” è consistito sempre e dovunque, sia nel passato che nel presente, nel voler eliminare le differenze. I modi per raggiungere questo scopo sono atroci, sia che si uccidano i popoli fisicamente, sia che li si uccida politicamente.

Sia permesso a chi fa di professione l’antropologo affermare che anche quello di “ Europei” è un concetto razzistico, e che se i governanti continueranno a barare con il disagio che esso più o meno consapevolmente suscita, presto non basterà più innalzare cartelli contro Le Pen.

Ida Magli
17 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Il fondamentalismo
democratico



di Ida Magli
il Giornale | 9 Ottobre 2003


La scienza, la medicina soprattutto, da lungo tempo ci ha convinto che la terapia più efficace è la prevenzione. Ma la prevenzione è sistema valido e necessario in tutti i campi, ed è giunto il momento in cui i politici sono chiamati a rendersi conto di quali responsabilità si siano caricati davanti agli Italiani per non averlo messo in atto nei confronti dell'immigrazione. L'affermazione di Gianfranco Fini sul voto da dare agli immigrati alle elezioni amministrative si può considerare già come una conseguenza della mancata prevenzione. Troppi, troppi immigrati sono stati fatti entrare in Italia, con le motivazioni più varie, senza pensare a quali ne sarebbero state le pericolosissime ricadute sulla vita culturale, religiosa, sociale, politica degli Italiani. Adesso, però, non si finga di dover per forza andare avanti sulla strada già imboccata. Se, in base alla democrazia, si porta il proprio popolo verso conflitti, sofferenze e alla fine perdite laceranti della propria identità, allora bisogna che i politici abbiano il coraggio di non fare della democrazia una divinità intangibile. Il "fondamentalismo" è un pericolo in agguato ovunque, ed è tale quando, in omaggio ad un principio, si distrugge la vita invece di costruirla. La proposta di Fini è democrazia fondamentalista.

Perché è così pericoloso inserire nel potere istituzionale gli immigrati? Diciamolo chiaramente: perché la stragrande maggioranza degli immigrati è oggi, e lo sarà sempre di più domani a causa della loro alta prolificità, di religione musulmana. Non esiste nessuna etichetta del politicamente corretto che possa impedire di riconoscere le abissali differenze fra musulmani e cristiani. Non si tratta qui di soffermarsi su dispute teologiche. La religione, qualsiasi religione, è incarnata e incarna una cultura; e una cultura è plasmata e plasma la personalità di base del popolo nel quale si è sviluppata. Non si tratta, dunque, di giudicare, di valutare né un popolo, né una cultura, né una religione, ma di mettersi di fronte alla realtà. Gli Italiani hanno diritto a vivere secondo i propri costumi, le proprie tradizioni, la propria fede perché l'Italia è il loro territorio, la loro patria, la loro nazione; questi costumi, queste tradizioni, questa fede sono agli antipodi di quelli arabo-islamici. Su questo non ci sono dubbi, malgrado i tentativi fatti dai vari leader, anche della gerarchia cattolica, per trovare delle convergenze.

Le convergenze di esegesi biblica non hanno nulla a che fare con la storia concreta, con il carattere dei popoli, insomma con il loro modo di essere, di sentire, di pensare.

Mi permetto, nella mia veste di antropologo, di portare un esempio. Nell'Antico Testamento è vietato fare una qualsiasi rappresentazione di Dio. Per il timore di mancare a questo divieto, nella cultura ebraica non è stata mai sviluppata l'arte iconografica, pittura, scultura... Lo stesso è avvenuto nell'islamismo in quanto si fonda sull'Antico testamento: è il motivo per il quale nell'arte araba si trovano tante delicatissime raffigurazioni di piante, di foglie, che appunto non mettpono a rischio di rappresentare "idoli".

Si guardi intorno l'onorevole Fini, in questa Italia nella quale ha avuto la fortuna di nascere: cosa ne sarebbe stato della grandezza artistica degli Italiani se avessero dovuto obbedire a questo divieto? Chi verrebbe in Italia da tutte le parti del mondo se non ci fossero stati i Michelangelo, i Giotto, i Raffaello e i Botticelli? Ma l'antropologo si permette di dire di più: nessun apostolo, né Pietro, né Paolo, avrebbe potuto convertire i Romani ad una religione che avesse vietato la contemplazione della bellezza nella cultura, fra religione e personalità; un rapporto che può essere disgregato e infranto con la violenza, ma che non può essere cambiato né con la buona volontà né con le leggi.

Naturalmente so bene che i problemi immediati sarebbero ben altri che non l'arte, e tutti gravissimi. Il modo di concepire il matrimonio, la sessualità, il ruolo delle donne, tanto per fare un solo esempio, è del tutto opposto a quello che viviamo in Italia. E' di ieri l'uccisione di una missionaria italiana in Somalia quasi certamente perché si batteva contro la clitoridectomia e l'infibulazione. Può darsi che le leggi italiane riuscirebbero ad impedire tale operazione, ma rimane il fatto che non c'è possibilità di comprensione, non ci sono valichi possibili fra la personalità di uomini che hanno inventato e voluto tale mutilazione e quelli che, nel cristianesimo, sono passati dall'uccisione concreta della vittima al sacrificio simbolico, dalla mutilazione del pene alla dolce acqua del battesimo.

La tensione in Italia per l'eccessiva presenza di moschee, per l'abitudine a vivere di mercatini ambulanti che invadono marciapiedi e piazze incuranti di leggi e tasse, per il timore ben fondato di possibili terrorismi, è già molto alta. Tocca ai politici fare in modo che la pazienza non si esaurisca, che la tolleranza non diventi una drammatica colpa di chi governa. E' probabile che nell'Unione Europea si sia proclivi a concedere molti privilegi agli immigrati musulmani in base a calcoli che appunto, come dicevamo all'inizio, non tengono conto delle conseguenze per il domani. Sia per una volta l'Italia a dimostrarsi previdente; e, comunque, non accetti per sé provvedimenti che preludono a sicuri conflitti.



Ma ovviamente l'Italia se ne è guardata bene di essere previdente e si incammina velocemente a divenire un orrido letamaio multitutto grazie ai nostri illuiminati umanitari.
17 maggio 2006 0:00 - camaleonte
1. Invasione e perdita del territorio

Partiamo dal problema ultimo e che, viceversa, è il primo se vogliamo ridelineare il “volto” della società italiana. Senza un suo territorio circoscritto non esiste “società”. Il territorio dell’Italia, preda di tutti quelli che se ne appropriano in quanto è volutamente abbandonato, non permette più agli Italiani di considerarsi una “società”, un popolo organizzato, con una propria identità, un proprio volto. Agli Italiani, ai più giovani, soprattutto, è venuto meno il fattore di base per “appartenere”, per voler appartenere e per voler formare, conservare, far emergere i tratti costitutivi della propria società. L’ostinazione con la quale i governanti, ormai da molti anni, fanno tutto il possibile per togliere agli Italiani il proprio territorio, lasciandolo indifeso alla mercé di migliaia e migliaia di stranieri, è il primo fattore della nostra disgregazione morale e sociale. Sia ben chiaro: i governanti si comportano così perché lo sanno, e vogliono raggiungere proprio lo scopo della disgregazione. Le prove di questa preordinata volontà sono moltissime. Mi limito ad indicarne soltanto qualcuna.

a) Le menzogne sull’immigrazione

La prima prova sono le menzogne, la falsità delle spiegazioni che vengono date, ripetute ininstancabilmente, con identico, stereotipato linguaggio dai giornalisti (indispensabili coadiutori, sacerdoti, anzi, dei politici). Da qualsiasi paese gli stranieri giungano, vengono definiti come dei “disperati”, imbarcatisi su battelli traballanti ad opera di “trafficanti di uomini”, unici colpevoli che, qualche rara volta, tanto per rafforzare la menzogna, vengono arrestati. Sia gli uomini, che le donne, i cosiddetti “disperati”, sono poi anche assegnati tutti ad una specie di ingenuo, innocente “primitivismo”, una moderna traccia mnemonica di quello che un tempo era il mito del “buon selvaggio”. In base a questo mito del buon selvaggio di ritorno, pur avendo pagato enormi cifre, pur conoscendo alla perfezione le organizzazioni del viaggio, i punti di raccolta a sud e a nord, ad est e a ovest dell’India come dell’Africa, tuttavia essi “non sanno quello che fanno”. Addirittura le donne sarebbero state tutte, o rapite, o vendute, o allettate con la promessa di trovare lavoro, invece che la prostituzione, nella quale, però, diventano subito abilissime. I paesi di provenienza sono tutti, come ci viene ripetuto ogni giorno da compunti telegiornalisti del dolore, in preda alla fame, alla carestia, privi di acqua e di alimenti; oppure tormentati da anni di guerre tribali e di orrende carneficine, per non parlare del brigantaggio, delle mafie, dei disordini razziali e politici. Infatti, puntualmente il nuovo, zelantissimo Commissario europeo, Rocco Buttiglione, ha affermato che va riscritta la legge sul “diritto d’asilo”: che vengano in Italia popoli interi è la sua più ardente speranza.

Guardiamo, allora, a quel primo fattore su cui si fonda una società, cui abbiamo accennato all’inizio: il possesso del proprio territorio, e capiremo subito perché l’Italia è così drammaticamente disgregata. Aggredita fisicamente nella sua casa, abbandonata nel modo più perverso (il ricatto della compassione) dai governanti all’invasione di corpi estranei, il “significato” giunge prima delle conseguenze concrete (che analizzeremo in seguito nei loro vari aspetti), ed è un significato di morte. La società italiana non esiste, non deve esistere più.

b) La femminilizzazione dell’Europa
Parlavamo dell’importanza dei significati. La terra, la propria terra, è “donna”, è “madre” (la madre-terra): lasciarla “aperta”, alla mercé degli innumerevoli stranieri che la invadono, che se ne impadroniscono, che vi pene-trano, è farla violentare, stuprare, consegnarla al disonore della forzata prostituzione. Una prostituzione il cui senso, nascosto, inconsapevole, eppure chiarissimo, gli uomini ben conoscono in quanto ha accompagnato e accompagna, in ogni tempo e in ogni luogo, la storia che sono essi stessi ad aver creato, fondato, agito, vissuto.
Gli uomini-maschi lo conoscono perché in ogni conflitto, in ogni guerra, hanno sempre verificato e verificano la propria vittoria, dopo la conquista del territorio, stuprando le donne dei vinti. Le donne lo conoscono perché percepiscono chiaramente che lo stupro è più violento dell’uccisione, è analogo all’uccisione nella volontà dello stupratore: uccidere superando il “confine” del corpo, pene-trandolo. E nulla è più disonorante, più umiliante, più assassinante che lasciarti in vita pur avendoti ucciso.
E’ questo uno dei motivi per i quali la maggior parte degli Italiani subisce la terribile violenza che gli viene inferta nell’identico modo sia dai propri governanti che dagli invasori, senza ribellarsi; anzi senza neppure osare dirlo ad alta voce. Proprio come succede alle donne stuprate. La violenza in cui non si vede scorrere il sangue, in cui l’unica arma è quella “primaria” -il pene- non può essere descritta, non la si può neanche rivelare. Nessuno riesce a parlarne proprio perché “il pene come arma” appartiene a un tempo-non tempo, a un tempo che per l’umanità forse concretamente non è mai esistito: il “prima della cultura”, l’al di fuori della cultura (il termine “cultura” sarà sempre inteso in questo saggio nella sua accezione antropologica come sovrapposto a “natura”). Non riescono, non vogliono parlarne prima di tutto i maschi: il pene è strumento di creazione e formazione della cultura, il simbolo stesso della cultura. Non ha un corrispettivo nella “natura”. Non è il pene degli animali, anche se, non avendo termini di confronto, si è soliti pensare allo stupro come a un comportamento bestiale, animalesco. Al contrario: lo stupro scaturisce dal massimo del simbolismo culturale, del suo assetto concreto: la regola di appartenenza delle donne, con la quale i maschi hanno fondato la “società”, hanno stabilito la circoscrizione del territorio per ogni società, hanno imposto a se stessi le leggi del Potere, del pene, che sono prima di tutto divieti nell’uso del pene (si tratta di argomenti complessi che purtroppo, posso qui soltanto sfiorare, ma che sono abbondantemente studiati in antropologia).

Ma nasce da questi primi ordinamenti l’associazione della femminilità con la terra, la propria terra. Non c’è termine più significativo, e tuttavia in apparenza più contraddittorio, di quello di “Madre-Patria”. La patria è una terra madre che appartiene al padre. Dunque ai maschi, al potere, al pene, alla mascolinità. Nel momento in cui i detentori del Potere, i governanti (maschi per definizione, checché ne pensino le donne anche quando credono oggi di detenere posti di potere) cedono la patria a maschi invasori, costringono tutti i sudditi, tutta la società ad assumere le vesti della donna stuprata, e dunque, prima di tutto, la “femminilità”.

Finalmente abbiamo forse capito (forse, perché tutto questo è talmente atroce che sembra quasi impossibile pensarlo) quale sia lo scopo ultimo dei governanti: annientare, riducendolo all’assog-gettamento di una femminilità disonorata, il proprio popolo, impedendo così qualsiasi reazione allo sterminato progetto di eliminazione delle madri-patrie, delle nazioni, dei confini, delle identità dei gruppi. Pensano di estendere in questo modo il proprio potere ad un territorio tanto vasto quanto quello da cui provengono gli invasori? Oltre al contemporaneo allargamento stabilito a tavolino con l’eliminazione dei confini fra i paesi europei? Sembrerebbe questa l’unica risposta logica ad un comportamento così tragicamente dissennato. Ma quanto abbiamo detto sui significati dello stupro vale ovviamente anche per gli invasori che lo compiono. E dunque sta già qui l’incredibile accecamento dei governanti: gli invasori stuprano la terra del nemico e sono quindi, si sentono consapevolmente vincitori; sanno, nel momento stesso in cui vi poggiano i piedi, che vi pene-trano, che se ne impadroniscono, di aver vinto.

Di aver vinto sui maschi, è chiaro, sui detentori del potere, tanto più perché questi si sono offerti alla pene-trazione, nel massimo del disonore: si sono trasformati in oggetti passivi di stupro, in femmine pronte alla prostituzione. Quanta distanza da quegli uomini e da quelle donne che per tanti secoli abbiamo considerato degli Eroi! E che si uccidevano al momento della sconfitta piuttosto che consegnare se stessi e le proprie donne alla furia stupratrice del nemico vittorioso. Ma vengono in mente anche e soprattutto quelle prime martiri cristiane che si avviavano al luogo dell’esecuzione cantando l’inno di ringraziamento a Dio per averle “trasformate in maschi”, permettendogli di testimoniare con la propria morte la fedeltà al loro credo.
Dunque, è concentrata qui la dialettica, simbolica e concreta, fra mascolinità e femminilità. Con l’abbandono del possesso del territorio, siamo tutti “trasformati in femmine”... (continua)

Ida Magli (antropologa) "Salviamo l'Italia prima che sia troppo tardi"










16 maggio 2006 0:00 - Xman
Senti io ti ripeto quello che te fai finta di non sentire: PER FERMARE L'IMMIGRAZIONE BISOGNA FAVORIRE LO SVILUPPO ECONOMICO DEI LORO PAESI, E DI CERTO LA SITUAZIONE NON CAMBIERà MAI SE CONTINUAMO AD USARE QUESTO MODELLO O SISTEMA ECONOMICO QUA. CHE HO GIà DESCRITTO TRECENTO VOLTE E ADESSO SINCERAMENTE NON HO IL TEMPO DI RISCRIVERLO ANCORA. QUINDI DOVRESTI ANDARE A RILEGGERLO SENZA FAR FINTA CHE IO NON L'ABBIA SCRITTO.
Comunque per tutto il resto voglio dire che sono soddisfato di discutere con lei che si dimostra sempre molto aperto e disponibile con la sua controparte. E non cade mai negli insulti. Cioè con me. Poi però magari sotto molti altri aspetti siamo totalmente (o quasi) d'accordo.
16 maggio 2006 0:00 - camaleonte
A proposito.


Bonus bebè: denunciati migliaia di stranieri


Sono circa 3000 gli extracomunitari con figli che avrebbero fatto richiesta per il bonus bebè del Governo uscente. Richiesta impropria perchè il bonus era indirizzato a cittadini autoctoni e comunitari (genitori o adottanti). Il fatto che ora rischino una denuncia penale per truffa ha scatenato le difese di alcuni settori politici e sindacali.

Secondo CGIL, CISL o alcuni esponenti politici, la norma di partenza sarebbe discriminatoria. Inoltre si stanno attivando per dare consulenza legale gratuita alle famiglie allogene eventualmente colpite da provvedimenti giudiziari (il rischio sarebbe una condanna penale, ma anche la revoca del permesso di soggiorno).

Secondo i difensori "a priori" degli allogeni interessati nel caso, il tutto deriverebbe anche da come il bonus è stato presentato a suo tempo, con una lettera del premier uscente Berlusconi indirizzata alle famiglie abitanti su suolo nazionale, ma arrivata anche a chi non aveva diritto di richiedere il bonus.

Quello che colpisce nella vicenda è:

1- L'accusa di discriminazione: ma se il bonus è un incentivo soprattutto alla natalità autoctona, che senso avrebbe la sua estensione anche verso gli extracomunitari?

2- CGIL e ACLI (Associazioni cattoliche lavoratori italiani) hanno già annunciato appoggio legale agli eventuali interessati dai provvedimenti: perchè tale appoggio? Su che basi si decide di assisterli, finendo per considerarli, a priori, "vittime"?

3- Dal punto 2, perchè non essere più cauti nella difesa, considerando che la lettera inviata dal Governo riportava chiaramente che i soldi sarebbero andati solo a cittadini italiani regolari o comunitari?

4- A proposito, esiste o meno (come sembra) una inchiesta sul perchè la lettera sia arrivata anche a chi non era interessato dal bonus?

16 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Dall'articolo "Roma discute del problema degli alloggi" (Metropoli, 27 aprile 2006):

ROMA - Prefettura di Roma, Comune e associazioni di immigrati apriranno subito
un tavolo di lavoro per trovare una soluzione al problema della residenza DEGLI IMMIGRATI che vivono nelle strutture occupate. Una soluzione necessaria per i
problemi di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, legati alla residenza.
E' emerso al termine di un incontro in Campidoglio.

Il Comune di Roma, hanno riferito i partecipanti all'incontro, ha assicurato che
troverà una serie di domicili alternativi per risolvere la situazione.

Stesso giorno, altrove:

All'alba di questa mattina 27/4/2006 200 poliziotti in tenuta antisommossa si sono presentati alla palazzina occupata di via Sforza 44 nel quartiere Monti a Roma.
Forzata la porta hanno raggiunto le famiglie che si trovavano all'interno gettandole nuovamente in mezzo alla strada.
Solo pochi giorni fa il consigliere Nunzio D'erme aveva ordinato al prefetto Serra di sgomberare una delle 4 occupazioni del coordinamento delle OSA/CASAPOUND. Questa mattina è stato immediatamente accontentato. D'Erme ordina, la magistratura si attiva, il sindaco approva, il prefetto ESEGUE.
La palazzina era stata occupata a marzo di quest'anno da 5 FAMIGLIE ITALIANE che come altre migliaia si trova a vivere in una situazione di emergenza abitativa assoluta. La palazzina era vuota addirittura dagli ANNI 50, vero e proprio schiaffo in faccia alla tremenda FAME di appartamenti che patiscono i Romani.

CHE SCHIFO!!!!!
16 maggio 2006 0:00 - camaleonte
Un documento non è nulla; le origini sole danno l'identità.

sabato, 06 maggio 2006
Immigrati in Gran Bretagna: indifferenti alla cultura autoctona


Secondo il giornalista della BBC George Alagiah, di origini tamil dello Sri Lanka e ormai da decenni abitante nel Regno Unito, la gran parte delle nuove generazioni di immigrati scelgono la patria di Shakespeare solo come luogo in cui vivere e non come nuova patria. In pratica è come se utilizzassero la Gran Bretagna come "parcheggio", a volte per breve tempo, a volte per quasi tutta la vita, ma sempre senza impegnarsi nell'entrare in sintonia a sufficienza con la cultura del posto.

Tutto questo è fin troppo comprensibile: il mondo globalizzato è sinonimo di sradicamento. I luoghi altro non sono che posti di passaggio, incapaci di creare affetti autentici, di creare vera cultura, di creare popoli uniti e solidali. L'orrore "multiculturale" e "multietnico" è in realtà la "fluidità" del sempre cangiante... sempre a beneficio del più forte e della sua legge.

Poveri pazzi coloro che accettano tutto questo o non fanno abbastanza per ostacolarlo...

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