A sostegno del mio discorso e della delicatezza della
questione, in data 29.05.07 il parlamento europeo con 574
voti contro 54 si è espresso negativamente circa la
liberalizzazione dei servizi sanitari e farmaceutici
sostenendo, con ferma convinzione, che " i servizi
medico-sanitari costituiscono un pilastro fondamentale del
modello sociale europeo e nn possono perciò essere trattati
come qualunque altro servizio nel mercato interno"
9 giugno 2007 0:00 - gianni
E' stupendo vedere come voi signori della ADUC accusiate
il ministro di un voltafaccia in ragione di interessi
occulti. Devo sospettare che siate voi i mandatari del
firmatario dell'emendamento , il deputato + ferrato in
materia di farmacie. Ecco il suo curriculum : Sergio
D'Elia (Pontecorvo, Frosinone 5 maggio 1952) è un
politico italiano della Rosa nel pugno Iscritto alla
Facoltà di Scienze Politiche di Firenze, membro di Potere
Operaio, poi di Senza tregua, infine di Prima Linea,
l'organizzazione terroristica di sinistra di cui fu il
dirigente. Condannato a 25 anni di prigione per banda
armata e concorso morale nell'omicidio dell'agente
Fausto Dionisi, rimasto ucciso durante l'assalto al
carcere di Firenze, ne ha effettivamente scontati solo 12
grazie alle riduzioni di pena per l’applicazione della
legge sulla dissociazione dal terrorismo e di altri benefici
di legge. Nel 1986, si è iscritto al Partito Radicale
durante la campagna per i mille iscritti, abbracciando così
le posizioni nonviolente del partito. A partire dal
1987, nella Segreteria del Partito Radicale, si occupa
soprattutto della riforma penitenzaria. Nel 2000
D'Elia viene riabilitato dal tribunale di Roma, che
cancella le pene accessorie, consentendogli
l'eleggibilità. Organizza in seguito
un'associazione per far riconoscere il voto ai detenuti
e per la riforma delle pene supplementari. Ha collaborato al
progetto per il Partito Nuovo e fondato, con Mariateresa Di
Lascia, l'Associazione Nessuno tocchi Caino per
l'abolizione della pena di morte nel mondo. Nelle
elezioni politiche di aprile 2006 è stato eletto alla
Camera dei deputati per la Rosa nel Pugno ed è in seguito
stato nominato segretario alla Presidenza della Camera,
suscitando accese proteste sia da parte dei familiari
dell'agente Fausto Dionisi, sia da parte di alcuni
sindacati delle forze di pubblica sicurezza. Inoltre, fa
parte della III Commissione - Affari esteri e comunitari
(dal 6 giugno 2006) e al Comitato di vigilanza sulle
attività di documentazione (dal 29 giugno 2006). Cosa
ne può sapere di farmacie questo .xxxxxxx. Visto che la
buttate tanto sull'economico cominciamo a risparmiare su
deputati corrotti (da voi ????). Le leggi del 1934 che
regolano il servizio farmaceutico sono attualissime .Il
problema è farle rispettare a cominciare dal non avere la
proprietà di + di 1 farmacia. Se tutto il mondo riconosce
il nostro sistema farmacia come il migliore perchè questo
accanimento (invidioso) nel volerlo distruggere ?? Basta
applicare quello che già è normato x risolvere tutto :
titolarietà, distanze, trasferimenti,NUOVE SEDI - NUOVI
CONCORSI, PREZZO CALMIERATO ALLA FONTE DALLO STATO. Ma quì
ritorniamo alle abilità e alla professionalità dei
politici .......tipo D'Elia !!!!
9 giugno 2007 0:00 - cristina
Neanche io ho apprezzato il discorso della Turco, che forse
prima di accettare l'incarico di Ministro della sanità
avrebbe dovuto avere l'accortezza di studiare di cosa si
trattava...tuttavia una cosa giusta l'ha detta
ovvero che "l'unica cosa che in quanto ministro la
riguarda è la salute dei cittadini". Il punto è che
la deregolamentazione che voi volete andrebbe a demolire il
sistema farmaceutico e, mi spiace dirvelo, ma questo nn è
nell'interesse di nessuno ( a parte il vostro, ovvio!).
Poi:l'avete tanto con i titolari perchè nn fanno altro
che difendere i propri interessi ( cosa fra l'altro
legittima)...perchè voi forse nn promuovete i vostri? Poi,
perchè paragonate la farmacia ai locali di un medico
quando dovreste sapere bene che stiamo parlando di una
CONCESSIONE GOVERNATIVA acquisibile solo per compravendita o
pubblico concorso? Volete solo fare propaganda e nel modo
peggiore...perchè, invece di cercare la strada più corta
per accaparrarvi la vostra fetta di mercato, nn vi impegnate
per le revisioni delle piante organiche affinchè possano
essere messe a concorso le sedi farmaceutiche? Infine in
nessun altro paese europeo è concessa la vendita dei
farmaci con obbligo di ricetta al di fuori del canale
farmacia e ancora per quanto riguarda il rapporto
farmacie/abitanti siamo perfettamente in linea con la media
degli altri paesi europei. Stipendi: i vostri contratti sono
contratti nazionali, se siete sottopagati(assolutamente si)
nn prendetevela con i vostri titolari ma con chi di
competenza...personalmente capisco le vostre ragioni ma nn
concordo affatto con il modo con cui state operando
8 giugno 2007 0:00 - farmacista
avrei tante cose da dire a riguardo ma mi limito alle cose
più importanti. Senza fare alcuna polemica sarei
curioso di sapere dai farmacisti non titolari il motivo
della scelta di studiare nella facoltà di farmacia.Intendo
dire,vi sarete informati prima di iniziare come funzionava e
funziona il sistema delle farmacia,per cui è ovvio che se
non avevate una farmacia di famiglia le opzioni erano fare
il dipendente o l'informatore. Per quanto riguarda
le paghe posso anche essere concorde che siano piuttosto
basse,specie se come prima esperienza.Ma la stessa cosa vale
per molti altri lavori (esempio un tecnico radiologo
laureato percepisce come prime paghe 600-700euro).E' ora
di smetterla di gettare fango solo su questa categoria.
Passiamo poi alla proposta di legge:io la definirei
patetica,perchè anzichè affrontare un problema che
esiste,e che Federfarma (i cui vertici andrebbero azzerati)
fa finta di non vedere,lo aggira.Il problema è quello già
più volte riproposto della pianta organica:è giusto fare
delle modifiche come suggerisce Utente,senza
stravolgere,poichè la pianta organica è fondamentale.Credo
che un rapporto di una farmacia 1500-2500 abitanti sia una
soluzione equa. La proposta di legge della
liberalizzazione dei farmaci di fascia C non fa altro che
creare ancora più confusione;ma come se la legislazione
prevede che i farmaci vadano venduti in farmacia,perchè si
vuole permettere che questi vengano venduti anche in altri
centri?Sarebbe come aprire una nuova sede farmaceutica,che
secondo la corrente legislazione sarebbe abusiva perchè non
prevista dalla pianta organica.Il motivo di questa proposta
è molto semplice ed è il solito:la grande ditribuzione
spinge per avere questa liberalizzazione,dovete mettervi in
testa che non la fanno per i farmacisti non titolari per
dargli un'opportunità,ma semplicemente per accaparrarsi
una nuova fetta di mercato che li ingolosisce da
tempo.l'America docet.Volete trasformare il sistema
farmaceutico italiano in un affare della GDO che cura solo i
propri interessi economici?Poi non lamentatevi però se nei
centri commerciali assumono dipendenti per soli sei mesi a
paghe ancora più basse.Perchè il vero pericolo è
questo,ma molti non se ne rendono conto;ancora una volta
ripeto gli USA insegnano,provate a documentarvi su come
parecchi anni fa la grande distribuzione ha spazzato via il
sistema farmaceutico basato sulla professionalità e non
solo sui guadagni ad ogni costo. Per tutti questi
motivi ritengo ogni forma di liberalizzazione del settore
molto stupida,mentre è necessario un rinnovamento serio e
ragionato.A partire da indagini serie sul motivo per cui
molti concorsi negli anni '80-'90 sono stati
"insabbiati" e in alcune zone d'Italia non ci
sono stati più concorsi nonostante la popolazione sia
raddoppiata. Ultima nota per Utente:i sussidi alle
farmacie rurali sono ingenti solo sulla carta,nella realtà
sono una barzelletta,te lo assicuro per esperienza personale
8 giugno 2007 0:00 - paolo
Come farmacista titolare di una parafarmacia ed ex
collaboratore con esperienza di 10 anni in farmacia mi sento
profondamente offeso da quello che il ministro Turco ha
affermato: non sarei in grado di garantire le stesse
metodologie e la stessa sicurezza che garantivo quando
lavoravo in farmacia? sono offese gratuite e senza senso,
soltanto per proteggere ancora una volta la potente lobby
dei FARMACISTI TITOLARI.
Dovete dare la
possibilità anche a chi non ha i capitali come Voi titolari
di poter aprire una propria farmacia,è ingiusto voler
continuare a guadagnare miliardi solo voi e pagare STIPENDI
DA FAME! AI VOSTRI COLLABORATORI, VERGOGNATEVI !!!
8 giugno 2007 0:00 - Carlo Rossi
ASSOCIAZIONE LIBERI FARMACISTI ABRUZZESI
Pescara, 08 Giugno 2007
COMUNICATO STAMPA
al Presidente del
Consiglio, on. Romano Prodi - al Presidente del Senato
Franco Marini - ai Capigruppo al Senato - alla
XII commissione Igiene Sanità
Le Bugie di
Federfarma In relazione all' emendamento approvato
dalla Camera dei deputati che consente agli esercizi
commerciali di cui all'articolo 5, comma 1, dei
decreto-legge 4 luglio 2006, n. 233, convertito, con
modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248,
(supermercati, centri commerciali e parafarmacie) di
dispensare i medicinali di cui all'articolo 8, comma 10,
lettera c), della legge 24 dicembre 1993, n. 537,
(cosiddetti farmaci di classe C, con obbligo di ricetta
medica); che ha suscitato tanti ingiustificati e
strumentali allarmismi da parte di FEDERFARMA ci preme
precisare quanto segue : 1 La vendita dei medicinali
da banco e una eventuale futura dispensazione dei farmaci di
classe C, i farmaci con obbligo della presentazione della
ricetta medica, è subordinata per legge alla presenza di un
farmacista, laureato e abilitato alla professione.
2 Il farmacista è un professionista ed è tale
indipendentemente dal luogo in cui esercita la professione,
sia essa una farmacia o esercizio di vicinato
(parafarmacia).
3 E’ la preparazione e
professionalità del farmacista garanzia assoluta per il
cittadino non il luogo ove egli opera! Forse un medico è
considerato tale solo perché proprietario o affittuario del
proprio studio e non in virtù della propria laurea ed
abilitazione?
4 La salute del cittadino non è
a rischio, in quanto è dovere del farmacista in qualsiasi
luogo, al momento della dispensazione di un farmaco, di
informarsi presso il paziente di eventuali terapie in corso
e di metterlo a conoscenza di possibili interazioni ed
effetti collaterali del farmaco. Tale comportamento è
dovere deontologico per tutti i farmacisti italiani.
5 Riguardo ad una eventuale futura dispensazione dei
farmaci di fascia C con ricetta medica si ricorda che
proprio perché questi medicinali presentano un maggior
profilo di rischio sono prescritti dal medico, dopo aver
valutato la storia clinica del paziente. La consegna senza
la dovuta prescrizione del medico incorre nelle sanzioni
previste dalla legge.
6 Per ciò che concerne la
farmacovigilanza, si precisa che l’art. 4 del DL.vo 8
aprile 2003 impone ai medici e a tutti gli operatori
sanitari, non solo a quelli della farmacia, di segnalare
tempestivamente tutte le reazioni avverse gravi o inattese
di cui vengano a conoscenza nell’ambito della propria
attività, mediante relativo modulo da inviare all’A.S.L.
di competenza. Tale dovere è proprio dell’attività di
farmacista, quindi anche di tutti quei professionisti che
operano in sedi diverse dalla farmacia. 7 Tutti gli
esercizi commerciali sono passibili di controlli da parte
delle Autorità sanitarie locali e dai NAS e dagli organi di
polizia municipale .
8 Per quanto attiene la
notifica all’A.S.L. ,è bene ricordare che senza la debita
autorizzazione del predetto ente e la ulteriore
comunicazione al Ministero della Sanità e al progetto
Tracciabilità del farmaco non sarebbe concessa
l’apertura dell’esercizio.
9 Il problema
della corretta conservazione dei farmaci è già regolato
dalla circolare del Ministero della Salute n.3 del 3
ottobre 2006 pubblicata in GU il 5 ottobre 2006. Gli
esercizi commerciali che fanno richiesta di inizio attività
per la vendita dei farmaci sono tenuti obbligatoriamente a
segnalare al Ministero della Salute, alla Regione
(direzione Sanità), all'AIFA (AGENZIA ITALIANA DEL
FARMACO) al Comune di residenza, tutte le modalità adottate
per la corretta conservazione dei farmaci (allegato 3) ed
inoltre tutte le modalità adottate per identificare il
reparto (allegato 2) In talune Regioni come La Lombardia
hanno addirittura previsto in aggiunta ispezioni biennali
ordinarie da parte delle ASL e ispezioni straordinarie con
una serie di vincoli spesso ancora più gravosi di quelli
previsti per le stesse farmacie (casse separate, fax
dedicati per le comunicazioni ASL, magazzini necessariamente
contigui, muri e vetrate di separazione del farmaco dal
resto delle categorie merceologiche.
10 Quale
che sia il punto vendita di riferimento in ordine alla
propria salute, il cittadino ha il diritto sancito dalla
Costituzione di sceglierlo in piena libertà senza che
limitazioni artificiose dell’offerta alterino tale diritto
e dispongano un vantaggio in merito all’offerta proposta
Le Associazioni che rappresentano gli Esercizi
Farmaceutici di Vicinato (parafarmacie) non hanno alcuna
difficoltà a sottostare ad ulteriori controlli da parte
degli organi di vigilanza se le misure in essere siano
ritenute insufficienti a Garantire il Cittadino. Al
contrario auspicano che tutti i controlli previsti per le
farmacie convenzionate siano applicate a questi nuovi
soggetti. Quello che le organizzazioni firmatarie del
presente documento non possano però accettare è ,
l'uso strumentale e ingiustificato di messaggi
allarmistici ad arte creati per sviare l'attenzione dal
vero problema, ovvero la totale ed assoluta assenza di pari
opportunità professionali ed imprenditoriali nella
categoria in oggetto. Senza pari dignità non è possibile
attivare, in campo economico, culturale e sociale, quei
meccanismi di valorizzazione della creatività individuale,
di ricerca della qualità e di garanzia dei diritti di
cittadinanza di cui il Paese ha pressante bisogno.
Coniugare il diritto costituzionale al libero esercizio
della professione con quello della tutela della salute
pubblica è possibile ed auspicabile, più facile da
realizzare quando le norme sono finalizzate alla tutela
dell’interesse generale contro qualsiasi privilegio di
natura corporativa M.N.L.F F.E.F
A.N.P.I. CONFESERCENTI A.L.F.A.
IN FEDE
Dott. Carlo Rossi titolare del gruppo Farmacia
del Benessere s.r.l
e Presidente ALFA (Associazione
Liberi Farmacisti Abruzzesi)
8 giugno 2007 0:00 - nello campochiaro
Le Bugie di Federfarma
In relazione
all'emendamento approvato dalla Camera dei deputati che
consente agli esercizi commerciali di cui all'articolo
5, comma 1, dei decreto-legge 4 luglio 2006, n. 233,
convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.
248, (supermercati, centri commerciali e parafarmacie) di
dispensare i medicinali di cui all'articolo 8, comma 10,
lettera c), della legge 24 dicembre 1993, n. 537,
(cosiddetti farmaci di classe C, con obbligo di ricetta
medica); che ha suscitato tanti ingiustificati e
strumentali allarmismi da parte di FEDERFARMA ci preme
precisare quanto segue :
La vendita dei
medicinali da banco e una eventuale futura dispensazione dei
farmaci di classe C, i farmaci con obbligo della
presentazione della ricetta medica, è subordinata per legge
alla presenza di un farmacista, laureato e abilitato alla
professione.
Il farmacista è un
professionista ed è tale indipendentemente dal luogo in cui
esercita la professione, sia essa una farmacia o esercizio
di vicinato (parafarmacia).
E’ la
preparazione e professionalità del farmacista garanzia
assoluta per il cittadino non il luogo ove egli opera! Forse
un medico è considerato tale solo perché proprietario o
affittuario del proprio studio e non in virtù della propria
laurea ed abilitazione?
la salute del
cittadino non è a rischio, in quanto è dovere del
farmacista in qualsiasi luogo, al momento della
dispensazione di un farmaco, di informarsi presso il
paziente di eventuali terapie in corso e di metterlo a
conoscenza di possibili interazioni ed effetti collaterali
del farmaco. Tale comportamento è dovere deontologico per
tutti i farmacisti italiani.
Riguardo ad una
eventuale futura dispensazione dei farmaci di fascia C con
ricetta medica si ricorda che proprio perché questi
medicinali presentano un maggior profilo di rischio sono
prescritti dal medico, dopo aver valutato la storia clinica
del paziente. La consegna senza la dovuta prescrizione del
medico incorre nelle sanzioni previste dalla legge.
Per ciò che concerne la farmacovigilanza, si precisa
che l’art. 4 del DL.vo 8 aprile 2003 impone ai medici e a
tutti gli operatori sanitari, non solo a quelli della
farmacia, di segnalare tempestivamente tutte le reazioni
avverse gravi o inattese di cui vengano a conoscenza
nell’ambito della propria attività, mediante relativo
modulo da inviare all’A.S.L. di competenza. Tale dovere è
proprio dell’attività di farmacista, quindi anche di
tutti quei professionisti che operano in sedi diverse dalla
farmacia. Tutti gli esercizi commerciali sono
passibili di controlli da parte delle Autorità sanitarie
locali e dai NAS e dagli organi di polizia municipale .
Per quanto attiene la notifica all’A.S.L. ,è
bene ricordare che senza la debita autorizzazione del
predetto ente e la ulteriore comunicazione al Ministero
della Sanità e al progetto Tracciabilità del farmaco non
sarebbe concessa l’apertura dell’esercizio.
Il problema della corretta conservazione dei farmaci è già
regolato dalla circolare del Ministero della Salute n.3
del 3 ottobre 2006 pubblicata in GU il 5 ottobre 2006. Gli
esercizi commerciali che fanno richiesta di inizio attività
per la vendita dei farmaci sono tenuti obbligatoriamente a
segnalare al Ministero della Salute, alla Regione
(direzione Sanità), all'AIFA (AGENZIA ITALIANA DEL
FARMACO) al Comune di residenza, tutte le modalità adottate
per la corretta conservazione dei farmaci (allegato 3) ed
inoltre tutte le modalità adottate per identificare il
reparto (allegato 2) In talune Regioni come La Lombardia
hanno addirittura previsto in aggiunta ispezioni biennali
ordinarie da parte delle ASL e ispezioni straordinarie con
una serie di vincoli spesso ancora più gravosi di quelli
previsti per le stesse farmacie (casse separate, fax
dedicati per le comunicazioni ASL, magazzini necessariamente
contigui, muri e vetrate di separazione del farmaco dal
resto delle categorie merceologiche.
Quale
che sia il punto vendita di riferimento in ordine alla
propria salute, il cittadino ha il diritto sancito dalla
Costituzione di sceglierlo in piena libertà senza che
limitazioni artificiose dell’offerta alterino tale diritto
e dispongano un vantaggio in merito all’offerta proposta
Le Associazioni che rappresentano gli Esercizi
Farmaceutici di Vicinato (parafarmacie) non hanno alcuna
difficoltà a sottostare ad ulteriori controlli da parte
degli organi di vigilanza se le misure in essere siano
ritenute insufficienti a Garantire il Cittadino. Al
contrario auspicano che tutti i controlli previsti per le
farmacie convenzionate siano applicate a questi nuovi
soggetti. Quello che le organizzazioni firmatarie del
presente documento non possano però accettare è ,
l'uso strumentale e ingiustificato di messaggi
allarmistici ad arte creati per sviare l'attenzione dal
vero problema, ovvero la totale ed assoluta assenza di pari
opportunità professionali ed imprenditoriali nella
categoria in oggetto. Senza pari dignità non è possibile
attivare, in campo economico, culturale e sociale, quei
meccanismi di valorizzazione della creatività individuale,
di ricerca della qualità e di garanzia dei diritti di
cittadinanza di cui il Paese ha pressante bisogno.
Coniugare il diritto costituzionale al libero esercizio
della professione con quello della tutela della salute
pubblica è possibile ed auspicabile, più facile da
realizzare quando le norme sono finalizzate alla tutela
dell’interesse generale contro qualsiasi privilegio di
natura corporativa.
8 giugno 2007 0:00 - enzo
Quello che scrivi cara Cristina era vero al tempo di
Giolitti quando i laureati in farmacia erano tre o forse
quattro, oggi i laureati in farmacia dono 70000 di cui solo
17000 titolari, quindi il problema che si è posto ai tempi
di Giolitti non si porrebbe. Poi lei deve sapere che le
poche rurali, anzi le più disagiate sono di poveri
farmacisti che si sacrificano non certamente di quei signori
che difendono oggi la farmacia. I signori di Federfarma
possegono le migliori in assoluto e se esiste qualche
carenza di pianta organica nella loro zona il concorso
difficilmente viene bandito.
8 giugno 2007 0:00 - Utente
Il discorso di Cristina è formalmente corretto, ma nella
sostanza non coglie il punto dolente della questione.
Sarebbe sufficiente, se proprio si vuole mantenere la pianta
organica, portare il rapporto abitanti/farmacia ad un
livello più ragionevole (ad esempio, una farmacia ogni
1500/2000 abitanti) per avere una migliore distribuzione sul
territorio. Non mi risulta che nei piccoli paesi i
farmacisti facciano la fame, anche perché se il numero
degli abitanti è inferiore a 1500 le regioni intervengono
con sussidi di notevole entità (e del tutto ingiustificati,
anche se legali). Rivedendo il rapporto
farmacie/abitanti molti farmacisti dipendenti potrebbero
diventare titolari e non sentirsi più la ruota di scorta di
un veicolo che porta soldi a palate soltanto al
titolare. L'assurdità sta nel fatto che ci sono
farmacie che occupano 7-8 farmacisti dipendenti
(collaboratori), nelle quali il titolare ha il solo impegno
di contare i guadagni di fine giornata. In queste
farmacie sono solo loro che tengono i rapporti con i clienti
e la consulenza in campo farmaceutico è pari a zero.
8 giugno 2007 0:00 - GIOVANNI PUGLIESE
SALVE MI CHIAMO GIOVANNI PUGLIESE SONO UN FARMACISTA NON
TITOLARE CAMPANO DI 30 ANNI E CHIEDO GIUSTIZIA ALLO STATO
ITALIANO. TUTTI CREDO CONOSCIATE LA SITUAZIONE DI NOI
FARMACISTI SENZA FARMACIA DI FAMIGLIA PAGATI DA
COLLABORATORI IN FARMACIA CON STIPENDIO DA FAME CIRA 1000
EURO AL MESE, AL COSPETTO DI ELEVATI GUADAGNI DI UN TITOLARE
,PER ESSERE SCHIAVI, ASSOLUTAMENTE VERGOGNOSO PER LA
PROFESSIONE CHE SVOLGIAMO PER LA RESPONSABILITA' CHE CI
ASSUMIAMO E NON IN LINEA CON ALTRI STATI EUROPEI ,BASTI
PENSARE CHE UN FARMACISTA IN INGHILTERRA ALLA PRIMA
ESPERIENZA LAVORATIVA GUADAGNA 3000 STERLINE AL MESE CIRCA
4500 EURO. DETTO CIO', E LASCIANDO STARE LO
STIPENDIO, VOLEVO DIRE CHE PER NOI IN ITALIA SE NON CAMBIANO
LE LEGGI MASSONICHE CHE ANCORA CI SONO NON C'E'
FUTURO , BERSANI CI HA REGALATO UN PO' D'ARIA MA NON
BASTA PER VIVERE UNA VITA. I TITOLARI DI FARMACIA SI
CREDONO ONNIPOTENTI CONTINUANO A DENIGRARCI , A METTERE
BASTONI TRA LE RUOTE A QUALSIASI INIZIATIVA CHE APRA IL
MERCATO CHE CREI CONCORRENZA E QUINDI GIOVI AI CITTADINI E
ALLO SVILUPPO ECONOMICO. LE GRANDI MULTINAZIONALI
FARMACEUTICHE LI APPOGGIANO E' UNA VERGOGNA. PER
FAVORE DATE ASCOLTO AL MIO APPELLO AIUTATEMI A CAMBIARE
QUESTO PAESE IO VORREI SOLO ESPLETARE LA MIA PROFESSIONE
ALLA PARI DI TUTTI GLI ALTRI FARMACISTI E’ PER QUESTO CHE
GRIDO :” NO AL NUMERO CHIUSO W LE LIBERALIZZAZIONI” NON
CONSTRINGETE ME E I MIEI COLLEGHI A ESPATRIARE PER VIVERE, E
LASCIARE IL PAESE CHE AMO. GRAZIE. CORDIALI
SALUTI. GIOVANNI PUGLIESE
8 giugno 2007 0:00 - enzo
Vorrei sapere dal Ministro della Salute di Federfarma se il
piano di studi di un Farmacista titolare di farmacia è
uguale o diverso da quello di un farmacista che non ha avuto
la fortuna di ereditare una farmacia perchè figlio di
operaio? Poi vorrei ricordare sempre allo stesso
Ministro di ferderfarma i vantaggi dei cittadini,a cui
dovrebbe tenere tanto perchè pare che sia di
sinistra,quanto hanno risparmiato con l'apertura dei
nuovi punti vendita e quanta professionalità in più hanno
trovato.
8 giugno 2007 0:00 - Nick80
Sono un farmacista laureato da due anni e spero fortemente
in questa liberalizzazione per poter finalmente svolgere la
mia professione in piena libertà e dove preferisco senza
dover essere sottoposto ad altri farmacisti,spesso meno
prepararati,solo perchè questi l'hanno ereditata dal
padre
7 giugno 2007 0:00 - Cristina
Caro Salvatore, la tua professionalità verrà sempre
riconosciuta dietro il banco di una farmacia così come
dietro quello di un supermercato o di una parafarmacia. Io
credo che il problema sia molto più
complesso...l'attuale assento farmaceutico, sebbene da
molti ritenuto di tipo "feudale", garantisce
l'assistenza farmaceutica su tutto il territorio
nazionale proprio grazie alla distribuzione capillare delle
farmacie. Questa deregolamentazione che voi auspicate
sarebbe un passo indietro e nn uno in avanti...prima
dell'intervento della legge Giolitti, a cui dobbiamo
l'attuale ordinamento, l'apertura delle farmacie era
libera e senza vincoli territoriali.Ciò comportava che
ovviamente le farmacie si concentravano nelle zone
commercialmente più redditizie a scapito delle altre che
rimanevano prive di assistenza farmaceutica...così nacque
la pianta organica che come tu ben sai è lo strumento
amministrativo che lega le farmacie al territorio. La
liberalizzazione che voi chiedete porterebbe alla
eliminazione della pianta organica con conseguente scomparsa
di tutte le farmacie rurali e sussidiate, che ovviamente si
trasferirebbero in zone più remunerative, lasciando
sprovviste di assistenza il territorio...credo sia un
problema molto più complesso della professionalità dei
farmacisti nn titolari che nn è stata mai messa da nessuno
in discussione. Ciao
7 giugno 2007 0:00 - salvatore
Sono un farmacista non titolare, non capisco perchè la mia
professionalità venga riconosciuta solo dietro il banco di
una farmacia e non sempre, solo il farmacista può
assicurare al paziente/utente la professionalità e
sicurezza necessaria e non il luogo dove avviene la
dispensazione.