Non capisco quale sia il problema.... non bisogna creare
altri matrimoni di "serie B" se il problema è
solo quello delle cure in ospedale o delle visite in
carcere! Per quanto riguarda la pensione il mezzo per
"mettersi in regola" già esiste (a meno che non
vogliano perdere dei privilegi!) e non capisco perchè lo
stato debba riconoscere la pensione di reversibilità alle
coppie gay visto che non esistono i presupposti di base per
individuare una parte "debole". Chi paga tutto
questo? Nessuno oggi impedisce una convivenza con chi
si vuole.
17 febbraio 2007 0:00 - Sergio Bagnasco
X Onofrio
Ho dimenticato di chiederti quali
sarebbero i doveri che i coniugati si assumono e i
conviventi no? Io ne conosco solo uno: l'obbligo di
fedeltà. Mi illustri gli altri? I diritti che tu
sostieni esistere già poi - consentimi - è una falsità.
Per esempio non è riconosciuto lo status di "familiare
a carico" per il partner senza reddito. Per esempio se
il partner viene ricoverato d'urgenza in conseguenza di
un trauma, il convivente non ha oggi il diritto di chiedere
informazioni al medico (ti assicuro che succede!). Non è
riconosciuto il diritto alla reversibilità della pensione;
diritto che invece dopo due anni di convivenza è
riconosciuto ai deputati! Privilegi sì, diritti no!
Comunque attendo una risposta sui doveri, visto che
tutti ne parlate sarete documentatissimi. Grazie.
16 febbraio 2007 0:00 - DICO... o non dico...
sempre ricchioni e depravati sono!
16 febbraio 2007 0:00 - Sergio Bagnasco
X Onofrio
Grazie per il suo gentile e composto
messaggio. Mi fa piacere che pur avendo idee molto diverse
si riesca a mantenere il livello del civile confronto.
Non mi sembra che il Papa e le varie Chiese nazionali
abbiano reagito con la stessa veemenza quando leggi, ben
più audaci rispetto ai nostri modesti DiCo, sono state
approvate in Spagna, Germania, Francia… In ogni modo, può
darsi che mi sia distratto io ma non ricordo di aver letto
che i vescovi spagnoli hanno scritto o minacciato di
scrivere una “nota vincolante” per i cattolici, ivi
compresi i legislatori d’ispirazione cattolica. Non mi
sembra che il Papa durante il dibattito in Spagna sia
intervenuto per invitare il Parlamento a non legiferare. Se
mi sono distratto mi segnali con precisione gli interventi
delle gerarchie ecclesiastiche. La difesa dei deboli e
la lotta contro leggi immorali come la pena di morte,
distingue la chiesa, tu scrivi. La Chiesa non ha sul
punto alcun primato rispetto al pensiero laico anzi direi il
contrario. Testualmente il compendio al catechismo recita
“469. Quale pena si può infliggere? La pena inflitta deve
essere proporzionata alla gravità del delitto. Oggi, a
seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per
reprimere il crimine rendendo inoffensivo il colpevole, i
casi di assoluta necessità di pena di morte «sono ormai
molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti»
(Evangelium vitae). Quando i mezzi incruenti sono
sufficienti, l'autorità si limiterà a questi mezzi,
perché questi corrispondono meglio alle condizioni concrete
del bene comune, sono più conformi alla dignità della
persona e non tolgono definitivamente al colpevole la
possibilità di redimersi.” Strano modo davvero
d’intendere la sacralità della vita. Il timore che
questa legge abbia in realtà la finalità di “riconoscere
la coppie omosessuali come vere famiglie in grado di poter
avere figli e tanti altri diritti”. Impedire qualcosa per
paura di altro è già un comportamento strano. Vorrei
comunque farle notare che la Chiesa evangelico-luterana
svedese celebra e benedice l’unione tra omosessuali; lo
stesso avviene in altre Chiese luterane, riformate,
protestanti… Anche loro parlano in nome di Cristo. Il
relativismo etico non è un’invenzione dei laici ma dei
massimi interpreti teologici. Non solo nei secoli la Chiesa
ha mutato molto frequentemente le proprie posizioni etiche
ma le tante Chiese di ispirazione Cristiana hanno profonde e
decise differenze su tante materie “eticamente
sensibili”. Ciò dimostra che per un cattolico sarà
importante la posizione della Chiesa Cattolica Apostolica
Romana per i non cattolici è una voce, importante, ma solo
una voce tra tante. Indicare con una legge il confine
tra lecito e illecito non significa svilire la famiglia o
l’istituto matrimoniale. Esistono anche coppie
sposate che non possono avere figli; immagino lei non
volesse affermare che quelle non sono vere famiglie. Neanche
il rito matrimoniale prevede l’obbligo di avere dei figli.
La fertilità non è tra i requisiti per accedere al
matrimonio. E persino Ratzinger nella sua enciclica e nel
suo ultimo messaggio quaresimale riconosce la funzione
dell'eros che va oltre – anche per il Papa –
l’aspetto procreativo. Il giuramento di fedeltà è
invece un requisito sostanziale del matrimonio: se esistesse
in ambito civile il corrispettivo dell’obbligatorietà
dell’azione penale alla notizia di un “tradimento” il
matrimonio dovrebbe essere d’ufficio annullato. Così non
è (giustamente, ma ipocritamente); e non è un caso che il
diritto civile abbia sempre avuto un comportamento diverso
riguardo all’autore dell’infedeltà: severo in caso di
infedeltà femminile, morbidissimo in caso di infedeltà
maschile. Riflettevano, quelle leggi, il costume
dell’epoca. Ecco appunto, leggi non valori assoluti validi
erga omnes. Il matrimonio è un contratto che regola
diritti e doveri delle parti contraenti. Come tutti i
contratti, anche quello matrimoniale può essere risolto,
persino quello religioso. In sostanza con il contratto
matrimoniale il fatto privato tra due persone ha rilevanza
pubblica con modi e riti rigidi e rigorosi. Perché il
matrimonio debba essere l’unico modo per dare rilevanza
pubblica ai legami affettivi o agli interessi che uniscono
due persone? Perché lo Stato dovrebbe interessarsi solo
degli affetti che legano due persone a condizione che queste
abbiano contratto matrimonio? Due persone vivono
insieme, vogliono scrivere le regole contrattuali che
regoleranno la loro unione, vogliono che nessuno possa
ignorare e calpestare le loro volontà, non vogliono nemmeno
immaginare che un giorno possa essere un giudice a
sentenziare sullo stato della loro unione. Queste persone
credono nella forza dell’amore e, consapevoli che
l’amore può anche terminare, s’impegnano a non far mai
terminare il rispetto per la persona con la quale hanno
deciso di vivere una parte – non importa quanto lunga –
della propria vita. A chi arrecano danno? In che modo
attentano all’istituzione matrimoniale? Un caro
saluto.
16 febbraio 2007 0:00 - onofrio
x Sergio Bagnasco carissimo gaurdando qua e la' nel
forum di aduc non ho potuto fare a meno di leggere i tuoi
commenti al disegno di legge sui DI.CO., e le risposte che
hai potuto dare a Moon Dust, se posso permettermi,
evidenziano in modo chiaro come la confusione tra stato e
Chiesa sia di casa dalla tue parti, e cercherò di fare
delle riflessioni che possano permettere di mettere un pò
d'ordine. Innanzitutto mi preme ricordarti che il Papa
non si preoccupa di commentare solo le leggi italiane( o
come dici parla tanto a proposito solo di quelle italiane)
ma essendo il capo di una delle chiese più rappresentative
per i laici, mentre per i cattolici come il sottoscritto
rappresenta Gesù nella sua dimensione terrena, si preoccupa
ovviamente di tutto quello che riguarda l'uomo in quanto
tale e in quanto creatura di Dio qualunque sia la sua
nazionalità, colore della pelle, usi cotumi ecc. ecc. Un
esempio su tutti è quando il Papa è intervenuto e lo fa
continuamente in difesa dei più deboli o denunciando e
condannando leggi immorali e contro la vita come la pena di
morte, che si tratti degli Stati Uniti o dell'Iraq.
Ritornando invece ai Dico al cosa che non mi è chiara è
il perchè si vuole tanto far passare una legge per
riconoscere dei diritti che fondamentalmente esistono e sono
già previsti per ogni singolo cittadino, non vedo che cosa
vieta a due persone di convivere di lasciare attraverso un
atto notarile o trasferire i propri beni all'altro o di
offrire assistenza se due si amano e si rispettano come tu
dici. Non capisco perchè se ci sono dei diritti che si
reclamano non devono esserci anche dei doveri come gli altri
cittadini che hanno fatto una scelta diversa(vedi per es. le
reversibilità di pensione). Se mi permetti, secondo il mio
modesto parere qui si vuol far passare qualcosa che non ha
nulla a che vedere con dei diritti negati a chi viole
semplicemente convivere, ma si vuole arrivare a far
accettare alla società intera un qualcosa che di naturale e
di normale non è: riconoscere la coppie omossesuali come
vere famiglie in grado di poter avere figli e tanti altri
diritti che guarda caso non fanno mai rima con doveri. Fermo
restando che ho il massimo rispetto per la persona essere
umano(sia etero o omo), ma non posso accettare che si
accampino delle prestese in nome della libertà che verrebbe
combattuta proprio da chi ha fatto della libertà uno dei
pilastri della sua fede e cioè il nostro Signore Gesù
Cristo.Pace e bene a tutti.
15 febbraio 2007 0:00 - ZaZaan!
Ciao Simona!
14 febbraio 2007 0:00 - Sergio Bagnasco
Caro Alfredo, mi sa che tra me e Moon dust c'è più
sintonia di quanto sembri. Forse, Moon dust è un
po' monolitica e granitica. Io sono per le mille
sfaccettature e sfumature; privilegio tutto ciò che esalta
l'irripetibilità dell'individuo e, di conseguenza,
amo aprioristicamente e spregiudicatamente (nel senso
etimologico del termine) tutto ciò che favorisce la
realizzazione dell'individuo, anche sul piano espressivo
e affettivo. E' giusto che difenda il matrimonio,
prescindendo dal fatto che sia di sesso femminile e da ogni
considerazione sull'ipotetico squilibrio interno alla
coppia. Aggiungo che anch'io difendo il matrimonio anche
se lo considero assurdo e inadeguato al mio sentire.
Per me l'amore è un continuo riconfermarsi e
riconquistarsi; pertanto il giuramento di fedeltà
rappresenta la fine dell'eros (e sul punto consiglio la
lettura di Ratzinger per il quale l'esistenza umana
ruota intorno all'amore). Non desidero minimamente che
sia intaccato il matrimonio, prodotto della storia umana o
della volontà divina, secondo i punti di vista. C'è
però un piccolo particolare: perché il matrimonio debba
essere l'unico modo perché i propri affetti possano
essere riconosciuti e considerati degni di tutela sociale?
Due persone che si amano e che cercano la felicità
l'uno nell'altro, prendendosi reciprocamente cura (e
ancora una volta attingo a Ratzinger) costituiscono comunque
un bene per la collettività. Quindi concludo, amatevi come
volete purché vi sia rispetto reciproco. Una piccola
riflessione: i figli nati dalla convivenza hanno gli stessi
diritti dei figli nati dal matrimonio (tranne il fatto che i
primi non hanno cugini e zii...); ma i genitori no! perché?
Perché le colpe dei padri non devono ricadere sui figli? ma
quali colpe?
Interessante il link che hai
proposto: pone un altro problema enorme. Lo strabismo è
tipico della nostra civiltà. Certamente esiste un doppio
binario, un duplice sistema di valutazione frutto della
cultura sessista e sessuofobica. L'omosessualità
femminile non ha mai avuto l'ostracismo che è riservato
a quella maschile. Pensa all'atteggiamento nei confronti
del nudo maschile e femminile. Pensa alla violenza sessuale
(anche sui minori) se praticata da un uomo o da una
donna. Pensa al giudizio sull'infedeltà maschile e
femminile. Ma questo potrebbe essere il tema di un
altro forum.
14 febbraio 2007 0:00 - Alfredo
X Sergio Bagnasco
Caro Sergio ho letto i tuoi
ultimi messaggi rivolti a Moon Dust e sono rimasto ammirato
nel vedere tanta caparbietà in un uomo (essere umano di
sesso maschile) e penso che per quanto entrambi forniate
argomentazioni rispettabili dubito troverete mai un punto
d'accordo. Sgombrando il campo da ogni ipocrisia
c'è da tener presente che tutti i soggetti privilegiati
tendono a difendere i loro privilegi. Leggendo l'ultimo
messaggio di Moon dust, intuisco sia una donna ed è
naturale che difenda l'attuale normativa
matrimonio-divorzio che ha appunto nella donna il soggetto
privilegiato, leit-motiv della società occidentale che ne
sta causando l'inevitabile collasso.
Concludendo mi permetto di lasciarti un link che fotografa
abbastanza bene il moderno rapporto uomo-donna nella nostra
“democrazia”. Mi scuso già da adesso
nell'eventualità il link non sia di tuo gradimento, ma
forse è un segno che il cambiamento sia sempre più urgente
e che occorra adesso come non mai liberalizzare questo
rapporto troppo squilibrato dal regime matrimonio-divorzio.
http://antifeminist.altervista.org/
Saluti.
13 febbraio 2007 0:00 - Sergio Bagnasco
Moon dust, intendiamoci. Non assegno etichette ma
semplicemente commento quel che scrivi e cerco, attraverso
esempi, riferimenti e richiami, di far emergere i
significati forse sottesi, gli sviluppi di un ragionamento
solo abbozzato. Quale sarebbe la velata etichetta che
ti attribuirei? Se scrivo che il tuo ragionamento non
mi è chiaro, intendo che non mi è chiaro. Trovo poco
carino rispondere che mi è chiarissimo. Comunque sia, visto
che non rispondi alle domande poste sulle tue affermazioni,
mi ripeto: 1) in cosa consisterebbero le debolezze del
cittadino di cui lo stato si dovrebbe far carico? 2)
perché ritieni che i conviventi siano affettivamente più
immaturi dei "matrimonialisti"? cos'è la
maturità affettiva? chi la certifica? è un modo nuovo di
definire l'infedeltà? e l'infedeltà non è forse
la prima causa dei divorzi? 3) quali sarebbero le
responsabilità che questi incoscienti di conviventi
scaricherebbero sulla collettività? Sono domande a tue
affermazioni non motivate; ti chiedo cortesemente di
motivarle, se vuoi ovviamente. Ho opposto molte
argomentazioni (che tu definisci puntigliose) alle tue
affermazioni nel tentativo di offrirti argomentazioni per
sviluppare il tuo sentenzioso procedere. Ma le tue
affermazioni restano non chiarite e alle mie domande senza
risposta ne aggiungi un'altra; riporto testualmente:
" Hai paura che coloro che continuano a vedere anche
solo nel matrimonio civile l'unica soluzione per
accedere ai "diritti-doveri" (tanto agognati da
chi pretende di avere tutto senza scendere a patti)
risultino la maggioranza?" Ma che significa? ma
di cosa avrei paura? che coloro che si sposano sono la
maggioranza? che oggi il matrimonio è l'unico modo per
accedere ai diritti-doveri? bella scoperta! E' proprio
per questo che è necessaria una legge che riconosca i
diritti delle coppie di fatto. Il diritto serve per tutelare
le minoranze, le maggioranze si autotutelano. Liberiamo il
matrimonio da tutte le motivazioni opportunistiche che
spesso ne accompagnano la scelta, e poi ne ridiscutiamo. Ci
spieghi poi perché dovrebbe essere necessario scendere a
patti? ma con chi? Se due persone vogliono vivere la propria
vita affettiva lasciandosi guidare da quell'amore che le
ha fatte incontrare; se due persone consapevoli che
l'amore possa anche svanire vogliono promettersi
rispetto eterno e non fedeltà eterna perché considerano
quest'ultima una promessa sciocca e inconsistente; se
due persone vogliono regolare tra loro le questioni
patrimoniali senza interferenze esterne; se due persone non
vogliono nemmeno prendere in considerazione che possa\debba
essere un giudice a certificare lo stato della loro unione;
se due persone ritengono irresponsabile e demenziale che a
un giorno di matrimonio possano seguire anni di separazione
legale e poi finalmente il divorzio (sai quanti sono i
matrimoni che si concludono prima di un anno di vita
coniugale?); se due persone - e potrei continuare - ma alla
fine queste due persone a chi fanno male? a chi arrecano
danno? perché scardinerebbero la famiglia? Forse perché il
loro esempio sarebbe una dimostrazione vivente che una
coppia può essere felice anche senza matrimonio. Se
mi\ci vorrai rispondere mi farà piacere.
13 febbraio 2007 0:00 - Sergio Bagnasco
Sì, Alfredo, il DDL è un buon punto di partenza. Su questo
siamo ormai d'accordo. E' sul timore che anche tu
esprimi riguardo alle reazioni del mondo cattolico che diamo
letture diverse. Il mondo laico mostra scarsa consapevolezza
del proprio potere etico: non esiste alcuna autorità
religiosa che possa sul piano etico competere con il
pensiero laico. Cristo appartiene più al pensiero laico di
quanto non appartenga alla Chiesa cattolica. Quando Beccaria
scriveva "Dei delliti e delle pene" la Chiesa
torturava, uccideva e non aveva un briciolo di cultura dei
diritti civili. La Chiesa con secoli di ritardo è giunta
sulle posizioni del pensiero laico. La Chiesa cattolica non
è mai stata l'avanguardia morale della cristianità e
della società. Quindi, i laici non devono mostrarsi
preoccupati ogni volta che il Papa apre bocca. Il mondo
laico e progressista sovrastima la portata
dell'influenza delle gerarchie ecclesiastiche. E' la
vecchia miopia di Togliatti e del PCI la continua
maledizione della sinsitra italiana. Miopia che purtroppo ha
in Italia reso debole il pur ricco patrimonio laico,
liberale e socialista. L'Italia è in maggioranza
cattolica ma non clericale. E poi, perché il Papa
parla così tanto solo a proposito delle leggi italiane?
13 febbraio 2007 0:00 - Moon dust
Molte delle leggi del nostro ordinamento giuridico possono
risultare "troppo strette" ad una parte dei
cittadini italiani, non per questo dobbiamo scardinarle: in
regime di democrazia una proposta si critica, si migliora,
si mette ai voti e, infine, si approva o si boccia.
Quel passaggio del mio intervento che tu trovi criptico o
incomprensibile, é fin troppo chiaro e, proprio per questo,
ti sei preso la briga di commentarlo puntigliosamente.
Hai paura che coloro che continuano a vedere anche solo nel
matrimonio civile l'unica soluzione per accedere ai
"diritti-doveri" (tanto agognati da chi pretende
di avere tutto senza scendere a patti) risultino la
maggioranza? Non dare a me velatamente etichette che
non mi appartegono. Sono allenata a pensare con il mio
cervello, che non sono disposta a vendere all'incanto.
13 febbraio 2007 0:00 - Alfredo
X Sergio Bagnasco
Ho letto i punti della legge
che modificheresti, e non si può dire che non siano
correzioni possibili e degne della massima
considerazione. Forse però una legge così come la
vorresti tu sarebbe stata un forzare le tappe, visto che la
vedrei come un punto d'arrivo. Guarda quante
critiche stanno piovendo sui DICO, prova a pensare cosa
sarebbe successo se fosse stata proposta la legge con le tue
modifiche? Ritengo che in questo momento storico per
l'Italia la legge Bindi-Pollastrini sia una discreta
base di partenza perchè è giusto chiedere libertà ma un
tassello alla volta.
Saluti.
13 febbraio 2007 0:00 - Alfredo
X Moon Dust
Intanto grazie per la dritta
sull' "intenzione di matrimonio", vedrò se è
una via percorribile.
Riguardo la seconda parte
del tuo messaggio, la penso come te anche se nel caso
specifico allo stato non viene richiesto niente dal punto di
vista economico. Penso si tratti semplicemente di aggiornare
le leggi alle tendenze in atto. La nostra società è sempre
più meticcia e multietnica, questa è una realtà alla
quale i nostri politici non possono sottrarsi, avendola
oltretutto incoraggiata. Di conseguenza non trovo giusto che
si discrimini pesantemente, come avviene attualmente, una
convivenza di una coppia mista rispetto alla coppia
italiana. Questa è solo la mia opinione, ma penso che
se la nostra classe politica predica integrazione dovrebbe,
per coerenza, tradurre queste parole in leggi che la rendano
praticabile.
Saluti.
12 febbraio 2007 0:00 - Sergio Bagnasco
Riporto parte dell'intervento di Moon dust che mi
risulta criptico e incomprensibile. Scrive Moon
dust: "Ritornando al mio parere sulle convivenze
in generale, non trovo giusto che lo Stato si debba far
carico di tutte le debolezze del cittadino, o della sua
immaturità affettiva (mi riferisco a coloro che cambiano
convivente con molta facilità): é lecito sbaglire, ma é
anche doveroso non scaricare le conseguenze dei propri
errori sulla collettività."
Ma di quali
debolezze di cui lo Stato si dovrebbe far carico stai
parlando? Nessuno chiede allo Stato di farsi carico di nulla
ma semplicemente di riconoscere il diritto delle persone di
vivere nel modo che meglio consente di esprimere le proprie
capacità relazionali e affettive, che nulla tolgono alle
libertà altrui. Conciliare la famiglia fondata sul
matrimonio (art 29 della costituzione) con i diritti
inviolabili dell'uomo (art 2, sia come singolo sia nelle
formazioni sociali, specifica la costituzione) e con
l'obbligo di rimuovere ogni causa di discriminazione
(art 3) e con l'art 9 della Carta dei Diritti
fondamentali dell'Unione Europea mi sembra che non sia
una "opzione" ma un imperativo categorico per
delle Istituzioni democratiche così come concepite nel
disegno costituzionale. Riconoscere i diritti a chi
decide di vivere la propria vita affettiva senza ricorrere
alla formula matrimoniale non comporta alcuno "scarico
dei propri errori sulla collettività". Piuttosto è
vero il contrario: pensa come potrebbe funzionare meglio la
giustizia civile se si liberassero migliaia di magistrati
dagli impicci delle separazioni legali e dei divorzi... Ma
quale sarebbe poi il costo per la collettività? Un
individuo ha l'obbligo morale e legale di prendersi
cura del proprio convivente ma solo perché non è sposato
non gli somo riconosciuti i diritti che derivano
dall'avere un familiare a carico. Pensa quanta
ipocrisia. Che dire poi dell'obbligo di fedeltà che
sostanzia il matrimonio eppure nessuno pretende
l'automatica rottura del matrimonio in caso di
tradimento. Ribadisco molta ipocrisia perché si ha paura
dei sentimenti e ci si rifugia dietro formule vuote e
privilegi acquisiti con un rituale "si"! E parli
di immaturità affettiva? L'immaturità si riscontra con
maggiore frequenza tra chi sceglie il matrimonio perché
questa è spesso una mon-scelta conformistica che fornisce
molti privilegi e fastidi solo in caso di fallimento del
matrimonio. Conosco molti mariti che non cambiano moglie di
continuo ma amante sì; e mogli molto solerti a consolare i
mariti altrui... Ma dove l'hai visto questo film dei
soli conviventi che svolazzano da una collina pubica
all'altra? Certamente c'è molta maturità affettiva
in chi non giura fedeltà e si adopera per la continua
riconferma del "libero legame" e riconquista della
persona amata. Perché poi le persone dovrebbero essere
mature e responsabili quando si sposano e diventano immature
quando si separano... perchè questo è lo sviluppo del tuo
ragionamento. Io credo che la molteplicità delle
opzioni fortifichi ogni scelta liberando il campo dalle
soluzioni opportunistiche e conformistiche. Ma la libera
scelta fa paura a chi sino a ieri considerava la libertà di
culto religioso grave peccato per il quale si veniva
scomunicati. Molto meglio poter contare su un ampio
armamentario di privilegi che rendono interessante il
matrimonio. Ma quale difesa dei valori, difesa del valore
del potere, sic et simpliciter!
12 febbraio 2007 0:00 - Sergio Bagnasco
x Alfredo e x chiunque voglia riflettere
Ho
scritto anch'io in un precedente intervento che questa
legge deve essere solo l'inizio. Non disconosco i meriti
di questo provvedimento ma sono certo che un ceto politico
maturo almeno quanto il cittadino medio avrebbe potuto fare
di più.
Ho già indicato i tre punti della legge
sui quali bisognerebbe intervenire immediatamente e riporto
di seguito quanto scritto in precedenza. Pensioni.
Tutto è rinviato a un ipotizzato riordino della normativa
previdenziale e pensionistica. Non è così che si scrivono
le leggi! Questa è pura balordaggine! Il riordino potrebbe
non esserci e anche ammesso che ci sia – ma non sono
indicati tempi certi – non ci sono i paletti che tale
riordino dovrà rispettare, solo generiche affermazioni. Il
contenuto dell’art. 10 è così generico che in pratica si
riduce a un semplice “aspettate e non rompete i
coglioni”! Invece noi i coglioni ve li rompiamo, caro
Prodi. Bisogna introdurre il principio di reversibilità a
favore del convivente.
Eredità. Va abolito
l’insulso periodo temporale di nove anni perché maturino
diritti successori perché non risponde ad alcuna ragione
logica e\o giuridica: un diritto successorio c’è
semplicemente perché due persone hanno deciso che ci sia
contraendo matrimonio o instaurando una convivenza.
Norme fiscali. Nulla il DDL dice se ai fini fiscali la
convivenza è equiparata al matrimonio riguardo ai criteri
per lo status di familiare a carico.
A
questi punti aggiungo le perplessità sull'obbligo degli
alimenti in caso di conclusione della convivenza.
Ricordo poi l'importanza di stilare il testamento (e su
questo bisogna che intervenga una decisa svolta
culturale).
Vi sono poi diversi aspetti
sgradevoli e stupidamente cinici (pensa al modo in cui è
riconosciuto il diritto di prestare assistenza
sanitaria).
Ricambio con piacere i saluti
12 febbraio 2007 0:00 - Moon dust
X Alfredo e per tutti
Comprendo il tuo problema,
ma penso debba trovare un'altra collocazione.
Andiamo nello specifico: alla ragazza con la quale tu
vorresti convivere dovrebbe essere consentito di soggiornare
nel nostro Paese perché può dimostrare di essere in grado
di provvedere al proprio sostentamento, dal momento che
qualcuno é disposto a garantire per lei. Purtroppo così
non é per chi non proviene da uno stato dell'UE.
C'è chi ha aggirato l'ostacolo presentandosi al
consolato del paese straniero di appartenenza della persona
interessata ed ha rilasciato una dichiarazione contenente,
chiamiamola così, una "intenzione" di
matrimonio. Non so dirti per quanto tempo si possa
tergiversare con questa soluzione, probabilmente quanto
basta a superare le difficoltà immediate. Ritornando
al mio parere sulle convivenze in generale, non trovo giusto
che lo Stato si debba far carico di tutte le debolezze del
cittadino, o della sua immaturità affettiva (mi riferisco a
coloro che cambiano convivente con molta facilità): é
lecito sbaglire, ma é anche doveroso non scaricare le
conseguenze dei propri errori sulla collettività. Ho
fatto un "distinguo" per le coppie omosessuali,
non per simpatia ma per empatia, perchè, come credo di aver
spiegato chiaramente, al momento sono le uniche ad essere
discriminate. In conclusione... da parte mia si tratta
esclusivamente di un parere personale e spassionato, che non
ha la pretesa di essere forzatamente condiviso.
Saluti
12 febbraio 2007 0:00 - Alfredo
X Sergio Bagnasco
Grazie della risposta
Bagnasco, concordo con te nel dire che una legge per
regolamentare le convivenze sia necessaria, e che questa sia
migliorabile. Tu ritieni che la legge sia timida e
all'insegna del compromesso, secondo te quali modifiche
andrebbero fatte? Riguardo l'impianto civilistico
in materia di diritti successori sicuramente delle modifiche
potrebbero essere fatte anche se c'è da dire che
comunque l'attuale normativa prevede ci sia sempre una
quota disponibile che il testatore può decidere a chi
destinare. Questa quota varia da un massimo del 100% in
mancanza di parenti legittimari a un minimo del 25% in caso
siano presenti il coniuge e più di un figlio. In mancanza
del coniuge com'è prevedibile nel nostro caso e
ipotizzando non ci siano figli ma solo i genitori il
patrimonio disponibile è del 66.6% che il testatore per
legge potrebbe destinare al convivente. E'
d'importanza fondamentale che il testamento venga
redatto, altrimenti come dici tu in caso di morte il
convivente non avrebbe diritto a niente.
Resto in
attesa di una tua risposta sull'eventuali modifiche che
tu apporteresti all'attuale legge che anke secondo me è
migliorabile ma penso sia un buon punto di partenza.
Saluti.
12 febbraio 2007 0:00 - Alexander Sandri
Io sto' sempre di piu' considerando seriamente di
lasciare la Chiesa Cattolica dopo le continue ingerenze
miopi e medievali che quest'ultima alla societa'
civile.
Non sono gay, non convivo ma sono
bensi' sposato e dal punto di vista religioso poco
praticante.
Tra l'altro trovo poco nobile e
retrogado che certi politici italiani diano prima ascolto
ai vertici ecclesiastici piuttosto al popolo che l'ha
votato.
12 febbraio 2007 0:00 - Sergio Bagnasco
x Alfredo Sì, Alfredo, si finisce per parlare sempre
di soldi. Uno dei motivi per i quali è necessaria una legge
per le "unioni di fatto" è proprio per evitare
che in caso di morte di un convivente, i familiari di
quest'ultimo possano accampare ogni diritto
sull'eredità violando la volontà del caro estinto. A
mio avviso bisognerebbe modificare tutto l'impianto
civilistico in materia di diritti successori. La regola
dovrebbe essere molto semplice: la Legge stabilisca una
quota dei beni da destinare a figli e partner (per esempio
il 50% diviso in parti uguali tra questi eredi); il resto è
per testamento assegnato dal legittimo proprietario (quindi
volendo ancora ai figli e\o al partner); in mancanza di
testamento o di figli e partner entrino in gioco gli altri
familiari del caro estinto. Ciò sarebbe un segno di
rispetto della volontà dell'individuo e degli obblighi
che il defunto ha in vita liberamente assunto verso
terzi(partner e figli, appunto) ma escludendo ascendenti,
eredi in linea orizzontale e nipoti (i quali possono entrare
in gioco per espressa volontà testamentale o per assenza di
partner e figli). Venendo alla tua domanda, sono
perplesso sull'obbligo degli alimenti. Questo aspetto
dovrebbe essere previsto solo per espressa pattuizione tra
le parti e non ope legis. Attenzione però in questo obbligo
io vedo la volontà del legislatore di introdurre un
deterrente che scoraggi il ricorso al DiCo; questo è
infatti l'unico elemento che rende il DiCo molto simile
al matrimonio. Tuttavia, rimango dell'opinione che una
legge che regoli le unioni di fatto sia necessaria. Il guaio
è che la nostra legge è timida e all'insegna del
compromesso perché tutti sono sempre molto preoccupati
delle ansie papali e cardinalizie e poco della propria
dignità istituzionale. La necessità di una legge
stile PACS risiede nell'obbligo costituzionale di tutela
dell'individuo e quindi anche della sua volontà e
libertà affettiva. Non si comprende per quale nobile
ragione lo Stato dovrebbe prendersi cura solo degli
"affetti" che si concretizzano nel matrimonio. La
domanda non è perché non sposarsi ma semplicemente perché
sposarsi. Personalmente trovo odiosa la promessa d'amore
"per tutta la vita": l'obbligo di fedeltà
contemplato dalla formula matrimoniale toglie fascino
all'amore che è una continua riconferma e un continuo
riconquistarsi. Oggi ti amo domani non so ma spero di
poterti amare ancora. Perché dovrei giurare ipotecando la
mia vita futura della quale nulla so; l'amore è
l'inizio di un progetto di vita, l'inizio di un
viaggio... strada facendo vedremo. Nei casi di tradimento
consensuale (per esempio le coppie scambiste) si potrebbe
ipotizzare lo scioglimento del matrimonio per intervento
autonomo dell'autorità giudiziaria: l'obbligo
matrimoniale non è stato rispettato. Questa è una
provocazione, ovviamente; lungi da me l'idea di
introdurre "l'obbligatorietà dell'azione
civile"... ma quanta ipocrisia in questi fasulli tutori
dell'ordine matrimoniale!
12 febbraio 2007 0:00 - Alfredo
Ho riletto il tuo post del 10, secondo te l'unica
convivenza da regolamentare è quella degli omosessuali e
ank'io concordo nel dire che vada regolamentata.
Un'altra posizione da tener presente, come ho postato in
precedenza, è la convivenza tra cittadini italiani e
stranieri. Forse tu la ritieni una problematica di poco
conto, ma chi ha avuto la sfortuna di passarci come me sa
bene quanto il nostro paese e l'europa in generale a
parole promuova l'integrazione e nei fatti faccia il
massimo per renderla impossibile. Ti spiego il mio caso.
L'anno scorso ho conosciuto una ragazza brasiliana che
faceva "la badante" presso una famiglia italiana.
Quest'estate il rapporto di lavoro con questa famiglia
italiana si è interrotto e il permesso di soggiorno non è
più rinnovabile, se la legge mi permettesse la convivenza
io ci proverei, ma la legge attualmente non lo permette,
risultato tra pochi giorni dovrà tornare in Brasile
nonostante in Italia il sottoscritto era pronto a mantenerla
senza gravare minimamente sulle casse dello stato. Al
contrario gli zingari, emarginati per eccellenza e privi
della minima volonta d'integrarsi ricevono dallo stato e
quindi con le nostre tasse un fisso giornaliero. Questo è
il mondo in cui viviamo ed è per questo che quando ho letto
che nella nuova legge era previsto il permesso di soggiorno
per gli stranieri conviventi mi sono chiesto se era
possibile che governanti tanto corrotti potessero promulgare
una legge in favore dei cittadini? Si tratta infatti solo di
concedere a due persone che vorrebbero vivere insieme ma che
hanno la sfortuna di essere di due nazionalità diverse il
diritto di provare a convivere per vedere se un eventuale
matrimonio potrebbe funzionare. Senza questa possibilità
nessuna persona responsabile può lanciarsi in un matrimonio
al buio, con tutte le problematiche economiche che ne
conseguono. C'è da dire infatti che il matrimonio è in
crisi principalmente a causa della legge sul divorzio che
ha trasformato quella che doveva essere un'unione
d'amore in un rapporto economico. Mi spieghi quale
logica c'è dietro gli alimenti al coniuge? Sono
daccordissimo sul mantenimento dei figli, ci mancherebbe, ma
cosa c'entra che al termine del matrimonio devo
mantenere mia moglie che magari mi ha pure lasciato per
andare a vivere con un altro? A questo è imputabile a mio
avviso la crisi del matrimonio, alla legge sul divorzio,
indubbiamente la peggior legge fatta nel secolo scorso che
ha posto le basi del crollo del sistema occidentale che sta
avvenendo. Se i popoli autoctoni della vecchia europa, come
dici tu, non si sposano e non fanno figli, andando verso
l’estinzione, è perchè le leggi lo rendono un rischio
enorme. Ad oggi se un marito viene lasciato dalla moglie
finisce in miseria, chi è così avventato da voler
rischiare tanto? Non pensi che una convivenza sia necessaria
per evitare di scegliere la persona sbagliata e finire in
rovina e perché questa possibilità è vietata alle coppie
italiano-straniera italiana-straniero? Questa legge ha
affrontato il problema e secondo me non è così negativa
come inizialmente era parso anke a me. Saluti.
12 febbraio 2007 0:00 - Moon dust
X Alfredo
Ti ringrazio e ti invito a leggere o a
rileggere, se é il caso, il mio post del 10 C.M.
A proposito della classe politica, più che altro, mi
auguro che la coalizione al governo del nostro Paese prenda
coscienza dello sfascio al quale stiamo andando incontro e
si occupi seriamente delle ploblematiche familiari (un
figlio, dal momento della nascita alla sua completa
"emancipazione", costituisce per le due persone
che lo hanno messo al mondo, sposate o conviventi, una
grande gioia, molte preoccupazione ed infinite spese).
Pposso assicurarti che, per ovvi motivi,
ritengo necessaria la dichiarazione congiunta: la volontà
espressa da uno solo dei conviventi, seguita anche
tempestivamente da quella dell'altro, suona alle mie
orecchie come un'estorsione.
La
convivenza transitoria ed opportunistica é un fatto
esclusivamente personale e non merita una particolare
attenzione da parte delle istituzioni.
Ricambio
i saluti
12 febbraio 2007 0:00 - Paolo
L'armata brancaleone Prodi si accapiglia sulla
questione, assolutamente secondaria come importanza
nazionale e riguardante una netta minoranza della
popolazione italiana, delle coppie di fatto e la Chiesa
continua con le sue ingerenze. Questa è l'Italia
dei grandissimi problemi di sempre mai risolti e soprattutto
mai affrontati...
11 febbraio 2007 0:00 - Alfredo
X Moon Dust
Ti sembra davvero che la nostra
classe politica voglia un incremento demografico della
popolazione autoctona? A me sembra che nella vecchia europa
di stia facendo una pulizia etnica dei popoli autoctoni, o
forse più semplicemente si persegue un modello multietnico,
stile USA, per frammentare la società, DIVIDI ET
IMPERA. Riguardo la "DICO" ci sono cose buone
e meno buone, mi farebbe piacere sapere cosa approvi e cosa
no di questa legge, visto che mi sembri una delle poche
persone intelligenti che ha scritto finora e con la quale si
possa entrare nel merito della questione. Saluti.
11 febbraio 2007 0:00 - Alfredo
X PERSONE INTELLIGENTI
Io pongo una domanda ai
ben informati riguardo la "DICO". Sarebbe
tanto bello se in questi forum oltre a scaricare la propria
frustrazione si entrasse ogni tanto nel merito della
questione, cosa difficile nel nostro bel paese. Io non
approvo il fatto che la dichiarazione possa venir fatta anke
da un solo convivente e fatta recapitare all'altro
tramite posta, e quindi secondo me dovrebbe essere una
dichiarazione congiunta. Una cosa che invece ho letto e
mi sembra molto IMPORTANTE è la possibilità di convivere
con un partner extra-comunitario/a con la concessione del
permesso di soggiorno allo straniero o straniera. Mi
piacerebbe sapere cosa ne pensate e se è effettivamente
così? Se fosse così penso sarebbe un passo molto
importante per permettere a un cittadino italiano/a di
conoscere ed eventualmente in futuro sposarsi con uno
straniero/a. C'è da dire infatti che se il
matrimonio tra italiani è in crisi, quelli misti continuano
a crescere; se ci fosse la possibilità di conoscersi meglio
con una convivenza penso potrebbero aumentare ulteriormente
e durare più a lungo.
PREGO GENTILMENTE DI
ASTENERSI A RISPONDERMI CHI NON HA NULLA DI SERIO DA DIRE,
VISTO CHE PER ASCOLTARE CRETINATE BASTA ACCENDERE LA
TELEVISIONE. SALUTI.
11 febbraio 2007 0:00 - Alecsio
da: Umberto Cornelli Data: 10 Febbraio 2007
Come coniugato in separazione di beni percepisco una
pensione da dirigente. Per tale motivo mia moglie, anche
essa in età di pensione, ha subito una decurtazione
umiliante della sua pensione. Bene; parliamo di doveri e di
reddito delle coppie in regime Dico. Che siano anche
esse sottoposte agli stessi doveri in termini di tasse.
Vediamo che succede! Lo Stato appunto protegge la
famiglia caricandola di tasse.
Prof. Umberto
Cornelli
Non è che io sia un masochista,
ma ho ragione di ritenere che senza le tasse la famiglia
cadrebbe a pezzi! Il problema non è rappresentatto dalle
tasse in sè stesse, ma dalla loro perequazione. Sino ad un
anno fa siamo stati governati da un governo che non solo non
faceva nulla contro l'evasione fiscale, perchè quelli
che governano erano per la maggior parte tra i maggiori
evasori, ma addirittura si facevano leggi ad hoc per
agevolare tali crimini, come la depenalizzazione del reato
di falso in bilancio! E' evidente che se le tasse le
pagassero tutti, ci sarebbero poi dei margini per allentare
la pressione fiscale in modo generalizzato.
11 febbraio 2007 0:00 - cittadino
da: passante Data: 10 Febbraio 2007
aggiungiamo che molte coppie non si
"regolarizzano" proprio perchè non vogliono per
convenienza, ad esempio perderebbero la vecchia pensione di
reversibilità oppure gli alimenti dell'ex
convivente. chi non vuole invece avere dei doveri
perchè pretende dei diritti? i diritti
"base" vanno allora estesi per qualunque
"convivente", che può essere anche un amico, un
fratello.. o anche più di uno! non è comunque
discriminazione imporre la "coppia"?
Sentivamo la mancanza delle tue stronzate,
coglione!
11 febbraio 2007 0:00 - Osservatore
Meglio insegnare e imporre ai nuovi prolifici conquistatori
l'uso dei metodi contraccettivi, piuttosto che fare una
gara di chi procrea, di più e più in fretta possibile,
come fossimo dei conigli. Inoltre, io in precedenza,
stavo analizzando la situazione, semplicemente ponendomi
dalla parte del tuo ragionamento.
10 febbraio 2007 0:00 - Moon dust
X un osservatore disinformato
Lascia perdere le
fattorie e documentati! Siamo in Italia e la nostra
classe politica auspica (almeno a parole) un icremento
demografico autoctono. O preferisci scomparire
definitivamente, cedendo il passo ai nuovi conquistatori
prolifici che assediano le nostre coste?
No, gli
studenti universitari godono già di agevolazioni in quanto
figli; quando decideranno di essere anche genitori, potranno
usufruire delle agevolazioni che la normativa vigente
prevede.
Per il resto il mio discorso dovrebbe
essere fin troppo chiaro, anche per un ossrvatore distratto
e fazioso come te.
10 febbraio 2007 0:00 - Umberto Cornelli
Come coniugato in separazione di beni percepisco una
pensione da dirigente. Per tale motivo mia moglie, anche
essa in età di pensione, ha subito una decurtazione
umiliante della sua pensione. Bene; parliamo di doveri e di
reddito delle coppie in regime Dico. Che siano anche
esse sottoposte agli stessi doveri in termini di tasse.
Vediamo che succede! Lo Stato appunto protegge la
famiglia caricandola di tasse.
Prof. Umberto
Cornelli
10 febbraio 2007 0:00 - passante
aggiungiamo che molte coppie non si
"regolarizzano" proprio perchè non vogliono per
convenienza, ad esempio perderebbero la vecchia pensione di
reversibilità oppure gli alimenti dell'ex
convivente. chi non vuole invece avere dei doveri
perchè pretende dei diritti? i diritti
"base" vanno allora estesi per qualunque
"convivente", che può essere anche un amico, un
fratello.. o anche più di uno! non è comunque
discriminazione imporre la "coppia"?