COMMENTI
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18 aprile 2007 0:00 - mai con silvio
Perdonate la mia ignoranza ma il "poco" onorevole cavalier Berlusconi, capo del centro destra, si è schierato contro i DICO, perchè lui da buon cristiano si sente offeso. Con la sua vacanza di Pasqua invece se ne è fregato apertamente di offendere i veri cristiani festeggiando la resurrezione di "suo figlio" (non dimentico che è megalomane) lontano dalla famiglia (lontano dalla seconda moglie) in compagnia di cinque ragazze che più che sue figlie potevano essere sue nipoti.
Quando si dice coerenza................

Bello il commento della Lario : più che al parco le ragazze sono andate al museo.........
18 aprile 2007 0:00 - Quinto: non uccidere
Ecco la dottrina cattolica sulla pena di morte. Da questo link

http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a5_it.htm
ecco per i pigri uno stralcio:

"2267 L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
Se, invece, i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo « sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti »."

L'ipocrisia di questa dottrina è evidente e solo la disonestà intellettuale può non scorgerla.
Cosa significa "il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani"? Se una persona è già in carcere perché la pena di morte dovrebbe essere l'unica via per difendere la vita di esseri umani? E' evidente che ciò che si nega è proprio la possibilità della redenzione.
Dio ha fallito: questa è la fede del Papa.

Negate l'ottopermille alla chiesa cattolica.
31 marzo 2007 0:00 - Silvia
NO ALL’ITALIA VATICANA!
SI! ALL’ABOLIZIONE DEL CONCORDATO PER UN’ITALIA + LAICA!

Petizione on-line sul sito:
http://www.petitiononline.com/vaticano/
28 marzo 2007 0:00 - BerTE'
In che senso sFalcinelli ?? ..

Si spieghi meglio e arrivi a dettagliare con maggior motivazioni, le sue perplessità.
Non lasci a far intendere il nulla, perchè parlare per astrattismi, porta solo a perder tempo e non conduce da nessuna parte.

Mi descriva nel dettaglio, i suoi dubbi, spiegandomi quali sono esattamente le sue paura e il perchè ??
28 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Gentile BerTE', se l'ho fraintesa, chiedo scusa.
Lei saprà se la merita giustamente.
Saluti sinceri.
27 marzo 2007 0:00 - Stella del Mattino
La presunzione, fatta a personm, ti fa URGENTE richiesta, di commentare quest'immagine qui --->> http://i10.tinypic.com/448nj9y.jpg

Attendo tua illuminazione .....
27 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
Immaginavo.

Quasi sempre la presunzione si nutre di sé stessa.
27 marzo 2007 0:00 - io
X lines terza età
Sono proprio curioso di vedre come sarà ridotto il tuo cervellino quando sarai anche tu arrivato avanti con gli anni.
E' in decomposizione già adesso...
27 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
Mi sembra che la mia prima parte sia andata perduta. Più o meno diceva:

Mi accusate talvolta di "dirmela e cantarmela", ma è più frequente che lo facciate voi per me.(in questo caso l'amico Bert(...)).

Mi attribuisce parole, pensieri ed intenzioni non dette né pensate, né codivise, e poi mi attacca sulla base dei suoi farneticamenti.

Mi dà dell'ignorante (che ne capisci tu...), dell'imbecille (possibile che in quella foto...), afferma delle mie presunte preferenze (Tu vedi... tu pensi... questo lo fai...)

Ma chi te la dà, tanta sicumera, giovane impulsivo irascibile tigrotto?...

Poi giudichi (sai qual'è il tuo errore...) senza costrutto, o almeno senza dimostrare assiolutamente nulla di quanto affermi, o presumi che vogia affermare io, e poi accusi me di giudizio e presunzione....

Ma fammi la cortesia, saputello, fai uno sforzino almeno di ragionare con un minimo di obiettività, ed usando un metro uguale, fra parola, pensiero, immaginazione e constatazione!

Non mi sembri rintontolito del tutto, sono certo che ce la puoi fare!
27 marzo 2007 0:00 - Ber(...)
Cioè ?? ... Puoi cortesemente,e gentilmente, fornirmi anche dei tuoi lumi dicendomi esattamente, e con più precisione, dove sta la mia presunzione e dove stanno le vere cazzate trasmesse ??

Caro Lucio Musto.. non è ardore giovanile il mio, ma è molto di più !!

E' ENERGIA (cosmica) ALLO STATO PURO !!! ;)
27 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
Sempre per l'amico Ber(...)

Spero che sia partito il mio precedente intervento, ho avuto un piccolo disguido.

Volevo concludere commentando l'utima parte del tuo discorso. Quella presuntuosa.

No, amico, non credo che sia forza tua né quella di farmi imbestialire, né quella di darmi consigli, e nemmeno quella di insegnarmi qualcosa.

Puoi solo affermarlo, magari strillarlo con voce assai più alta e forte di quella di questo povero vecchio "retrogrado" ed obsoleto (in questo ti dò ragione senz'altro). Più forte e più alta dicevo, ma certamente non più credibile.

Perché, se rileggi bene quello che hai scritto, e se rileggi anche quello che è stato detto prima, ti sei solo lasciato andare da ardore giovanile.
Ma hai detto una marea di cazzate.

Ciao, piccolo!
26 marzo 2007 0:00 - Tutto Ber(...)
Ecco l'esempio più lampante di forte bigottismo e stupidità demenziale: Lucio Musto che scrive queste esatte parole -->> "A me non sembra che il Pontefice punti alle tette della cantante, ma piuttosto che sia nell'usuale gesto di benedizione... e allora?"

Ma che hai capito TU della Bertè ?? ... Nulla !! ... eppure eri tu che volevi condurre il gioco, in quelle delicate spiegazioni di confronto, tra Arcuri e Bertè.

Sei bigotto Lucio Musto, e sei molto vecchio e tanto ma tanto antiquanto.. hai pure grossi accenti di protagonismo anche su campi che non ti competono come quello, femminile.

E tutto questo perchè lo fai ?? .. Ti piace l'idea di dominare a tuo volere il principio femminile ??

Ma te ne si può fare una colpa ?? ... No certo che no.. sei solo nato in un periodo differente dal mio e quindi i raggiungimenti mentali son ben diversi gli uni dagli altri.

Possibile che da quella foto tu non riesca a cogliere nulla di più ?? ... Possibile che da quella foto non riesci ad intravedere quel legame sottile e intenso tra due Grandi esseri in cui si individuano energie uguali, riunite li in quell'esatto momento che li rende complici per essere arrivati a quel punto ??

No.. tu vedi solo il Papa che sta Benedicendo ... Tu ne stai individuando solo uno importante. Gli altri li stai escludendo indegnamente, rendendoli insignificanti, in quanto esseri minori.

Tu pensi veramente che Woityla li considerasse esseri minori ?? Tu pensi veramente che Woitlyla si sentisse in quel momento di essere l'indiscusso essere ONNIPONTENTE e superiore a loro ???


Sai qual'è il tuo errore Lucio Musto ?? ... E' che tu ami stare con il più forte. Vedi solo quello davanti a te.. dell'umile, della gente più semplice e più normale, non te ne curi per nulla... non li degni della più benchè minima particolare attenzione..
Sei uno a cui piacciono le cose in grande e ti trasulli tra onoranze e magnificienze.

Tu pensi che il tanto predicato Gesù Cristo sia uno come voi ?? ... No!! Non credo.
A quel Gesù tanto lodato, la Bertè la considerebbe un grande essere, pari e vitale per la sua buona riuscita in quei preziosi messaggi "universali" di uguaglianza.

E Papa Wojtyla, divenne GRANDE, perchè lui guardava in basso e non di certo guardava in alto.

Questa è stata la sua vera GRANDEZZA.


Ti rivelo un piccolo segreto che ti manderà in BESTIA facendoti scoppiare dall'invidia.
Quando Wojtyla entrò nella sua ultima fase finale, da quell'ultima volta che entrò in ospedale, da quel momento in poi, io, senza cercare nulla, percepii il suo rilascio e la sua andata.. lui mi chiamò e mi trainò verso di lui.. mi mando qualcuno a ritrovarmi..

Quando venne il suo momento, l'ultimo, io lo sentì, lo sentì così forte che arrivai a piangere e tremavo, per l'eccessiva emozione. E la grande emozione, la provai in quel momento e nei giorni che vennero dopo. Tutto questo accadeva, con i tanti, ma tanti, chilometri che mi separavano da lui e dal suo luogo in cui destava in quel momento.

Tu tutto questo lo hai percepito ?? .. Non credo. Forse avrai percepito qualcosa o qualcosina, ma di sicuro è nulla al confronto di quello che io stessa ho percepito.
Vedi caro il mio Lucio Musto, esistono solo 2 persone al mondo che lo possono aver sentito così forte.. e una di questo sono io.

Ma che vuole percepire uno che vede nella Bertè solo le sue TETTE e non riesce a vedere null'altro in quegli esseri chiamati DONNA.
26 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
Caro Ber(...),

meno male che Falcinelli ha visto l'immagine da te proposta prima di me!...

Non avrei saputo cosa dirgli!

A me non sembra che il Pontefice punti alle tette della cantante, ma piuttosto che sia nell'usuale gesto di benedizione... e allora?
Scusa la mia vecchiezza, ma non ho capito!
...
Quasi quasi mi faccio spiegare io, da Enrico, che è più sveglio di me!
26 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
Caro Ber(...),

meno male che Falcinelli ha visto l'immagine da te proposta prima di me!...

Non avrei saputo cosa dirgli!

A me non sembra che il Pontefice punti alle tette della cantante, ma piuttosto che sia nell'usuale gesto di benedizione... e allora?
Scusa la mia vecchiezza, ma non ho capito!
...
Quasi quasi mi faccio spiegare io, da Enrico, che è più sveglio di me!
26 marzo 2007 0:00 - Tutto Ber(...)
Scusa sFalcinelli ma non sono riuscita a capire la Sua eccessiva foga nel presupporre cose che io non ho mai detto e mai pensato:

"Lo faccia anche lei, chissà che vedere il Papa con la Berté non le appaia una concepibile probabilità!(Cosa ha la Bert che non va?)
Come sempre noto meno bigottismo nei cattolici maturi che negli atei convinti. E'anche per questo che desidero il bene di costoro."

Le rigiro a Lei, la Sua stessa domanda e la prego di risponderSi da solo, con un pò più di meno bigottismo che trovo eccessivamente ed esageratamente astioso.

Si depuri con tisane e calmanti, e vedrà che alla fine siamo tutti uguali ed arriviamo pure a provare gli stessi identici sentimenti.

Si calmi e ragioni con i piedi per terra, perche a lei, l'aria, le fa male alla testa.
26 marzo 2007 0:00 - Lines terza età
Musto, vecchio piscione!

Hai fatto per ben due volte la sceneggiata alla napoletana, cioè alla sbruffona, dicendo che te ne andavi... e dove sei andato?

La figura di merda che hai fatto facendo il moralista con il nick Musto e poi insultando come un terrone con un altro nick "Zazaan" non può certo scoraggiare un esperto mangiamerda servile come te..

Ancora pochi giorni fa sei intervenuto insultando il forum definendolo una fogna disseccata e adesso......ahahahaha!!!!!

Ma hai anche tu una funzione, non ti proccupare, quella di mostrare a tutti che bassezza morale hanno i Terroni Cattolici come te, che mancanza di dignità, che falsità nelle parole, che vigliaccheria...

Ma dico..PERLOMENO METTITI IL PANNOLONEEE!!

SENTI CHE PUZZA...
26 marzo 2007 0:00 - NESSUNO
La contestazione dell'attuale ingerenza vaticana nella libertà italiana di darsi leggi adeguate alla realtà sociale del paese è limitata a questo punto. Non si nega che la chiesa cattolica faccia anche cose belle. Sarebbe una cosa stupida, come è stupido che la chiesa faccia adesso questa crociata indecorosa e avvilente contro chi vive la propria vita senza far del male a nessuno.
26 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
TuttoBerTE' gentile, ho guardato l'immagine.
Dubito che possa esistere qualcosa di terreno che possa scardinare la fede fornita da colui che è stato il migliore di tutti.
Forse, da qualcosa di ultraterreno, potrebbe accadere, se non mi rifornissi della Grazia partecipando ai sacramenti, il che alimenta la fede.
Lo faccia anche lei, chissà che vedere il Papa con la Berté non le appaia una concepibile probabilità!(Cosa ha la Bert che non va?)
Come sempre noto meno bigottismo nei cattolici maturi che negli atei convinti. E'anche per questo che desidero il bene di costoro.
Saluti cari.
26 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Topesio caro, permette una dritta?
Provi ad ascoltare Radio Vaticana, un qualsiasi suo radiogiornale della giornata, poi capirà quanto di quello in cui è realmente impegnata la Chiesa cattolica non viene riferito nei comuni TG che tutti ascoltiamo.
Senza polemiche, è solo una dritta. Saluti cari.
24 marzo 2007 0:00 - Tutto Ber(...)
(TE') caro Lucio Musto -->> http://www.stelleitaliane.altervista.org/albumprivato/albump rivato3-01.JPG.JPG

Mi raccomando falle vedere anche al tuo amico sFalcinelli e insegnagli qualcosa in merito alla sua inossidabile FEDE religiosa

24 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
X Topesio

No, amico mio, io l'ingerenza della Chiesa la vedo, eccome…! Mi sembra invece che le altre, infinite ingerenze non vengano affatto notate

E dico (ed ho scritto) che è una ingerenza, o forse un condizionamento, potente... ma semplicemente perché la Chiesa è potente!...
Come vorrebbero esserlo tutti! Infatti è normale che tutti noi “vorremmo” interferire!... e cerchiamo sempre di farci il più grossi possibile!

Ti ricordi (lo avrai notato certamente) durante la passata legislatura l'Onorevole Rutelli che ci martellava dicendo che "Gli Italiani" erano stufi, volevano cambiare, desideravano questo o quello, dcicevano certe cose ecc?...
Lui si sforzava di convincerci che stava parlando "In Rappresentanza" di "Tutti" gli italiani, e non solo dei suoi elettori. Naturalmente non era vero e lo ascoltavano solo quelli della sua parte!

Bene, il Papa, quando parla, viene ascoltato da un mucchio di gente, anche quella convinta che la Chiesa sia alle frutta, stia smobilitando, stia chiudendo i battenti...
Anche quelli che credono, come dici tu, che quello contro i DiCo sia "Il Massimo Sforzo" che la Chiesa sia in grado di esprimere.

Io credo che se la Chiesa non fa tutte quelle cose giustissime ed opportune che tu ed altri le consigliate di fare, non è per debolezza ed esaurimento, ma per precise e ponderate strategie politiche e diplomatiche che né il tuo MODESTO parere, né il mio, addirittura INSIGNIFICANTE, sono in grado di afferrare e penetrare.

Caro amico, al di là della fede e della religione, che qui non c'entrano una mazza, ti ricordo che la Chiesa è uno stato con il governo più efficiente che oggi sia esprimibile al livello mondiale (per verificarlo basta pensare all'elezione del Pontefice, da chi, e come viene fatta e paragonarla ai nostri governi) e che ha dimostrato la sua solidità in molti secoli di storia.

Poiché sempre, come oggi ed assai più di oggi è stata attaccata da regni ed imperi, democrazie e dittature possenti... che infine si sono dissolti lasciando lei ferma al suo posto.

Tutti hanno diritto ad avere li avversari che vogliono, ma stolti sono quelli che l'avversario lo sottovalutano senza conoscerlo. Questi non hanno alcuna possibilità di vittoria!

Con simpatia
23 marzo 2007 0:00 - Topesio
Caro Musto, secondo il mio MODESTO parere, fai finta di non veder la colossale ingerenza in quella che, in fin dei conti, non mi pare una questione di capitale importanza (se non politica!) per la Chiesa, vale a dire i dico.
Se tale Chiesa avesse tutta questa energia per ben altre questioni, tipo la guerra in Iraq, la povertà in determinati paesi ("determinati" e non in un dispersivo generale) e chi più ne ha più ne metta, ebbene... saremmo tutti quanti più sereni.
Invece no. Tutta la sua forza di convincimento la sta usando per questa quisquilia... MAH...!
23 marzo 2007 0:00 - ruggierifp
E' l'eccezione che conferma la regola_base della natura:-Rigenerare sempre.
La famiglia è una istituzione sana, ideata dall'uomo da millenni, e, grazie ai poli positivi e negativi, se noi oggi siamo QUI.
Purtroppo, il nostro prodotto elettrobiochimico, come qualsiasi reazione chimica, basta variare alcuni parametri, a noi miseri mortali, sconosciuti, che si genera il diverso, cioè l'eccezione, che comunque va sempre e comunque rispettato, altrimenti, nell'eccezione passano le cosiddette persone che credono di essere NORMALI, ma in effetti sono dei GRANDI MALATI ACQUISITI.
FPR
23 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
PARLARE

«’O meglio surdo è chillo ca nun vo’ sentì», recita un detto napoletano.
E la saggezza popolare come sempre fa scuola.

Ma naturalmente non è solo una notazione audiometria, ma assai più generale. Indica il differente atteggiamento con cui ci disponiamo nei confronti di ciò che condividiamo e di ciò che ci infastidisce.

Nella fattispecie, Stato Vaticano e Santo Padre.
Se le parole del capo della cristianità siano quotidianamente ispirate dallo Spirito Santo, dalla tradizione della sua confessione religiosa o dalla sua preparazione mistica è cosa che esula da una considerazione generale, ma riguarda solo la sua fede e d i suoi fedeli. Qui dovremo considerarlo come una persona, con una sua posizione specifica nell’umana comunità, e basta.

Da più parti sento lamentare di inopinata “ingerenza” del Papa nelle cose “degli italiani” e parallelamente superflue alzate di scuse in difesa e goffi tentativi di scagionare e “difendere”.
Secondo me sono questioni di lana caprina, e siamo iniqui tutti quanti le poniamo e tutti quanti cerchiamo di demolirle.

Il pontefice Benedetto XVI ha la sua influenza su chi può, nella misura in cui riesce ad averla. Esattamente come noi tutti, nessuno escluso.
Cosa ha fatto il signor Consigliere Moretti aprendo la presente discussione?... cosa ha fatto “L’INFORMATORE” pubblicando il commento da Recanati del cappuccino Ortensio da Spinetoli (che non è l’ultimo nella Chiesa), cosa il signor Falcinelli con la sua cultura e cosa io stesso, in questo momento scrivendo queste osservazioni?...
Tutti esattamente la stessa cosa!... mettiamo in piazza il nostro pensiero, le nostre convinzioni, le nostre conoscenze e le offriamo agli altri cercando la maggior visibilità possibile, per il maggior numero possibile di auditori. E cerchiamo di farlo nel modo più efficace possibile per guadagnare il maggior numero di consensi possibile, per “allargare il più possibile il branco”, cioè per essere il “più tanti possibile” noi e “tanti di meno” quelli che ci sono contro… “quell’antri!...”

Eccoqua!... io ha i miei quattro fedelissimi, ed il Cappuccino di Recanati i suoi quattrocentoquarantaquattro. Il Papa di Roma, tutti quelli che si riconoscono cattolici. In Italia e nel mondo!...
Anche i Pink Floyd hanno i loro Fans Club dove veicolare il loro messaggio, e Beppe Grillo i suoi blog ed i suoi sostenitori, Benigni i suoi palcoscenici da cui, con grande successo di critica e di pubblico fare propaganda del suo pensiero!

Con quale spirito di “equità democratica” vogliamo consentire al signor Moretti, ed a me, ed a Benigni ed a Pippo Baudo di dire la nostra, ed alla signora Litizzetto di dire la sua nei tempi e nei modi che preferisce…, e ci sembra giusto, mentre poi mostriamo i calli se è quel signore con la veste bianca a dire la sua ai suoi fans, seguaci, fedeli, tifosi…. o in qualunque altro modo vogliamo chiamarli?.

Forse perché lui ha tanta più voce e tanta più autorevolezza e capacità di convincimento di quanta ne avrebbero “L’INFORMATORE” e Beppe Grillo e Falcinelli messi assieme?

O forse perché la libertà di espressione, parola e propaganda è solo da riservarsi ai comizi dei partiti che ci piacciono?

O forse perché un sacco di gente a quello lo sta a sentire, e la cosa porta conseguenze, ed a noi non ci caca quasi nessuno?

Ma, dico io, nessuno ci obbliga a pensarla in un modo o in un altro, ma almeno, vogliamo essere coerenti con i principi che noi stessi sosteniamo?

Sennò, che democratici del cazzo siamo?


Lucio Musto 23 marzo 2007 parole 570

23 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Personalmente ho una certa riverenza nei confronti dei religiosi al solo pensiero che con le loro mani toccano il Corpo di Cristo. Sarei curioso di sapere quanti di loro, effettivamente, conservano viva questa coscienza nel corso della loro missione particolare.
Per questo, sono dalla loro parte, qualunque sia la loro umanità; il motivo che ho sopra descritto dà valore aggiunto alla benevolenza con cui guardo a queste persone, cosciente del loro carico di responsabilità morale.
E’ per questo che, pur cosciente delle nostre umane debolezze, non diprezzo in genere gli uomini; disprezzo però il gesto gaglioffo di profittare delle espressioni di un religioso per porre avallo ad interessi ideologici fortemente di parte come troppi si impegnano a fare anche in questo forum.

Non si pensi, cioè, di asservire il Vangelo alle proprie aspirazioni, tantomeno di salvarlo da chissàcché, quando è proprio il Vangelo, invece, che ci salva.

Al religioso cappuccino Ortensio da Spinetoli obietto da uomo a uomo alcuni di quelli che reputo errori, forse solo di espressione ma significativi.
Innanzitutto, nella presentazione del suo libro su Cristo, si esprime con due forse di troppo in argomenti cruciali per chi afferma di vivere nella fede.Riporto in breve le due frasi della Premessa del libro:

- “Quest’immagine elevata, sublime di Gesù che la comune predicazione e la catechesi continuano a riprodurre non è FORSE la più vera e per questo nemmeno la più opportuna che si possa riproporre…”

- “L’estatta identità di Gesù, data la portata acritica delle fonti, FORSE non è rintracciabile nei Vangeli…”

Sono solo due, i più importanti, ritengo.
L’esperienza cristiana non è paragonabile a nessun tipo di esperienza partecipativa, quale sia quella di un gruppo qualsiasi, partito, ideologia o altra appartenenza comunemente intesa.

L’esperienza cristiana avviene con un incontro concreto con il fatto di Cristo; il suo Vangelo non è vero se non viene recepito per come esso è scritto, tale è lo scopo per cui il Vangelo stesso è stato redatto. Esso non è dato come ineccepibile sequenza storica di fatti; il simbolismo rappresentato ha un significato profondo e profondamente umano, impossibile da non esser compreso a chi vi si rivolge con VERO interesse, ovvero, con quella passione per sé stessi e per gli uomini, guardati nel loro bisogno di rapporto con l’infinito immanente (quello conta veramente per Cristo). Tale simbolismo e tale modo di narrare è comunicativamente un’opera irripetibile, impossibile da realizzare anche dal più esperto comunicatore sociale del mondo. I significati delle vicende narrate si rivelano chiari a chi vi ricerca il puro interesse di vita; oscuri o non si rivelano affatto a chi vi cerca strumentalizzazioni di proprio comodo, al punto da distorcere il significato di chi vi cerca una morale utile in tal senso. Chi potrebbe realizzare una cosa così in questo mondo?
Ma la cosa più importante è che la personalità e l’identità di Cristo vi si rivelano TOTALMENTE. Il racconto di Cristo è completo chiudendo l’ultima pagina del Vangelo. Non vi sono più “ma” ne “se” e tantomeno “forse” con cui definire qualcos’altro. Tutto vi è definito, tutto quanto interessa la nostra vita, la nostra etica, la nostra morale. Tutto vi è definito della persona e della divinità del Cristo; l’unica cosa che si richiede è quanto chiede Cristo con la sua viva voce: LA FEDE.

NESSUNO (di nome) giudica che io voglia far dire cose agli altri che in realtà non dicono. Libero di pensarlo. Eppure, non avrei ragioni di scrivere alcunché in queste pagine, se non fosse proprio per quella mia passione che lo stesso Padre Ortensio afferma di professare per gli uomini tutti; non potrò mai sopportare qualunque cosa calpesti l’uomo nella parte più importante di sé: quella col rapporto con il reale e con l’infinito immanente.

Riporto perciò i due riferimenti che Padre Ortensio cita, a proposito del matrimonio, riguardo le testimonianze del grande San Paolo e dell’evangelista Matteo; le riporto integralmente non aggiungendo nulla del mio (e come potrei?) a quelli che sono gli estratti dai relativi originali.


San Paolo, dalla prima lettera ai Corinzi, cap. 7, 8-15

(8) Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;
(9) ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.
(10) Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito
(11) e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito – e il marito non ripudi la moglie.
(12) Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratello ha la moglie non credente e questa consente a rimanere con lui, non la ripudi;
(13) e una donna che abbia il marito non credente, se questi consente a rimanere con lei, non lo ripudi:
(14) perché il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri. Mentre invece sono santi.
(15) Ma se il non credente vuol separarsi si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono seggetti a servitù; Dio vi ha chiamati alla pace!


Mi sembra che Paolo parli per ragioni e casi ben concreti, senza generalizzazioni e il tutto aderente al contesto evangelico, distinguendo ciò che dice Dio da quello che sono sue parole.


Matteo, cap. 19, 3-9:


(3) Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterLo alla prova e gli chiesero: “E’ lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”
(4) Ed Egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:
(5) Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?
(6) Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto l’uomo non lo separi”.
(7) Gli obiettarono: “Perché allora Mosé ha ordinato di darle l’atto del ripudio e mandarla via?”
(8) Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosé vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.
(9) Perciò io vi dico: Chiuque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio”.


Chi ha orecchi per intendere, intenda.

Saluti a tutti.
21 marzo 2007 0:00 - L'INFORMATORE
Pescato su Internet
www.chiesavaldese.org

DOCUMENTI

"Dico" bene o male? Bene!
di Ermanno Genre, docente di teologia sistematica della Facoltà valdese di teologia

Riconoscere i diritti delle coppie di fatto non danneggia la famiglia
Il compito delle chiese non è quello di dettare legge sulle questioni che regolano la vita sociale e per le quali occorre rispettare la laicità dello Stato che invece è di tutti

I Dico continuano a tenere alta la tensione politica ed ecclesiale in tutto il paese. Il fatto che il governo Prodi abbia ritenuto prudente lasciare questa materia fuori dalle priorità di governo – è ora questione parlamentare – non ha spostato di molto l’indice della temperatura che resta incandescente: e ogni giorno qualcuno soffia sulla brace! I Dico hanno assunto uno status symbol, in positivo e in negativo, di uno scontro fra civiltà tutto interno al cattolicesimo e alla società italiana, e se ora il nuovo presidente della Cei invita a evitare «scontri insensati», dopo che il suo predecessore ha imbastito i presupposti per questo scontro frontale, riesce difficile dare peso alle sue parole. Se non bastasse, la Pontificia Accademia per la vita incita i cattolici alla mobilitazione per la tutela della vita con il richiamo a una «coraggiosa obiezione di coscienza» rivolta in modo particolare a «medici, infermieri, farmacisti e personale amministrativo, giudici e parlamentari, ed altre figure professionali direttamente coinvolte nella tutela della vita umana individuale, laddove le norme legislative prevedessero azioni che la mettono in pericolo». Sarà difficile, per la spregiudicatezza di questo programma, seguire la via indicata da mons. Bagnasco.

È in questo clima incandescente che si è inserita l’esortazione apostolica del papa, Sacramentum caritatis, dedicata all’eucaristia. Che cosa c’entra l’eucaristia con i Dico? Apparentemente niente. In un paragrafo (83) in cui si parla di «coerenza eucaristica», è richiesta coerenza «nei confronti di coloro che, per la posizione sociale o politica che occupano, devono prendere decisioni a proposito di valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte le sue forme. Tali valori non sono negoziabili. Pertanto i politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana. Ciò ha peraltro un nesso obiettivo con l’Eucaristia (I Cor. 11, 27-29)». Penso sia difficile trovare nei testi di sacramentaria cattolica quel «nesso» che al papa appare così evidente. A me ciò che appare evidente è l’uso poco corretto delle Scritture per sostenere la non negoziabilità della posizione vaticana.

Fortunatamente, in mezzo a posizioni intransigenti e che rendono impossibile il dialogo, si sono sentite anche parole chiare e lucide da parte del mondo cattolico italiano, con le quali ci si sente in piena sintonia, perché ispirate a un cristianesimo che riflette e si interroga, che rispetta la laicità dello Stato, che dialoga senza rinunciare in nulla alla propria fede cristiana cattolica. Una parola esplicita, in controtendenza alle dichiarazioni vaticane, è giunta, nei giorni scorsi, da Betlemme, dal cardinale Martini. Parlando a un gruppo di pellegrini milanesi guidati dall’arcivescovo di Milano Tettamanzi, il cardinale ha affermato tondo tondo che il compito della chiesa è quello di «farsi comprendere ascoltando anzitutto la gente, le loro necessità, problemi, sofferenze, lasciando che rimbalzino nel cuore e poi risuonino in ciò che diciamo, così che le nostre parole non cadano come dall’alto, da una teoria, ma siano prese da quel che la gente sente e vive, la verità dell’esperienza, e portino la luce del Vangelo».
Il compito della chiesa e dei suoi ministri non è quello di dettare legge nelle questioni che regolano la vita di tutti in una società plurale, per cultura e religione, ma di fornire argomentazioni, riflessioni sugli elementi fondamentali concernenti l’etica e la bioetica, equipaggiare culturalmente e teologicamente le coscienze delle persone, rendendole capaci di decisioni autonome.

I Dico non intendono distruggere la famiglia, rispettandola pienamente riconoscono altre relazioni fra le persone, non contemplate dall’art. 29 della Costituzione (che definisce la famiglia) e inserite nel programma di governo. Quando Lutero e i riformatori hanno contratto matrimonio, correggendo il contro-natura imposto a sacerdoti e vescovi (largamente concubini) dal Diritto canonico, essi hanno restituito libertà alla persona e onore al matrimonio cristiano. L’istituto famigliare però, è bene ricordarlo, non è una prerogativa dei cristiani: esso è condiviso da credenti e non credenti. È questione che concerne il diritto civile: la chiesa viene dopo. E la visione cristiana della famiglia e del matrimonio non è puro fatto di natura, esso si situa nell’orizzonte di una vocazione, nella direzione di una parola che suscita il confronto con l’evangelo di Gesù Cristo e non con i non possumus ecclesiastici. In Italia (ma non è così negli altri paesi europei in cui vi sono forme diverse di Pacs) la questione dei Dico – come dei grandi e complessi problemi di bioetica – viene letta unilateralmente attraverso le lenti del Vaticano e della Cei, oscurando tutti gli altri punti di vista di cattolici, protestanti, ebrei, di credenti e non credenti. E tutto ciò con la complicità dei mass-media che non sanno che cosa significhi «informazione» in una società laica democratica e pluralista.
Gli evangelici italiani non hanno tutti la stessa opinione sulle coppie di fatto, perciò è bene che se ne discuta nelle nostre comunità, nel rispetto di punti di vista diversi. Ma, appunto, un confronto che sopporta la diversità in campo etico, non mette in questione l’unità della chiesa e non impedisce il riconoscimento legislativo delle coppie di fatto. Riconoscere questi diritti non è un attacco alla famiglia né al matrimonio fra un uomo e una donna: permette però alle coppie di fatto, che vivono relazioni d’amore e di solidarietà diverse da quelle matrimoniali, di essere riconosciute nella loro piena dignità di persone.

Tratto da Riforma del 23 marzo 2007


16 marzo 2007 0:00 - L'INFORMATORE
Scusate non ho messo il link dell'intervento di Ortensio da Spinetoli.
E' questo
http://www.we-are-church.org/it/attual/Ortensio.Verona.htm
16 marzo 2007 0:00 - L'INFORMATORE
Recanati 15.09.2006
Un intervento del cappuccino Ortensio da Spinetoli (non è l'ultimo venuto nella chiesa cattolica)

Le voci assenti a Verona

Il "convegno ecclesiale" di Verona è senz'altro una grande assise in cui sono chiamate a confrontarsi le migliori intelligenze presenti nel mondo cattolico italiano, ma, com'è ovvio, solo quelle di un determinato, ben preciso indirizzo metodologico e ideologico; non c'è posto, come non ce n’è nell'amministrazione delle diocesi e delle stesse parrocchie, per quanti non fossero in sintonia non con il credo ufficiale ma con le sue correnti interpretazioni, in altre parole per i sostenitori di una ricerca, più libera da vincoli precostituiti, che potesse portare, può darsi, a una comprensione della proposta di fede più pertinente e più convincente.

Ma anche se non convocati, per fortuna essi fanno egualmente parte della stessa chiesa in cui si trovano quegli "altri"; per questo, pur fuori dal "coro", non è loro impedito di parlare, magari da clandestini, e di contribuire in qualche modo alla chiarificazione ecclesiale in corso.

Non è detto che abbiano un messaggio strabiliante da far pervenire - ma chi ce l’ha d’altronde – solo quello che lo Spirito, che non ha canali obbligati, sembra dettar loro.

1. La chiesa gerarchica non sembra accorgersi del suo isolamento né cogliere l’urgenza di scendere dal suo piedistallo, come aveva provato a fare nell'immediato postconcilio, facendo subito dopo marcia indietro per ricollocarsi sui piccoli "troni" in cui i suoi alti esponenti si erano trovati sempre assisi.

Bisogna riprender posto in mezzo al popolo di Dio per conoscere i suoi veri bisogni e non continuare a dare risposte generiche, alla fine inutili anche se forse “facenti al caso”. Una volta, la notizia “l’ha detto il papa” o “l’ha detto il vescovo” faceva opinione, oggi forse neppure nei monasteri e a malapena nei conventi.

Se il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona ha avuto una ripercussione mondiale è stato solo per ragioni indirette, trasversali, altrimenti sarebbe passato quasi inosservato come avviene per i discorsi del mercoledì o della domenica, di cui solo la RAI per necessità di cose qualche volta fa menzione.



2. Il proposito o il programma di "tornare al Vangelo" è sempre il più opportuno, ma ciò non significa rispolverare certe ormai superate interpretazioni del testo sacro, ma provarsi a rivivere e a far rivivere più che la "vera dottrina", che nessuno sa bene qual è, l’autentica testimonianza di Gesù Cristo che si può ancora riscoprire nel sottofondo delle pagine che i primi discepoli hanno scritto su di lui. Gesù non si è in primo luogo trovato impegnato a cambiare gli indirizzi delle scuole rabbiniche di Cafarnao, Tibériade o Gerusalemme, ma a contestare, cioè a combattere gli abusi e i soprusi esistenti non nel mondo romano o greco, bensì nel suo contesto quotidiano, tra la sua gente, e nemmeno per interposta persona ma direttamente, prendendo posizione a favore delle categorie più bisognose nello spirito e nel corpo, i "peccatori", i poveri, i malati, la donna, lo straniero, unanimemente esclusi dal consorzio comune. Ha detto una parola anche contro "Cesare", ma appena casualmente, solo perché indottovi dai suoi avversari; la sua lezione era rivolta innanzitutto ai suoi seguaci. "Tra voi non sia così", "chi vuol comandare cominci a servire", "chi vuol essere il primo diventi ultimo". E il "servo" non è quegli che da gli ordini in casa, ma che li riceve e li esegue. Secondo la “Lumen gentium” il primo posto nella comunità spetta al popolo di Dio. Solo nel suo alveo operano i carismi, le mansioni, i servizi, i ministeri, quindi sono posti alle sue dipendenze.

Essi aiutano il popolo credente, e non con comandi, parole d'ordine, ma con attestazioni benefiche atte a far comprendere e a far realizzare il suo impegno cristiano che è innanzitutto umanitario.

3. La comunità cristiana è utopica, impegnata cioè per una convivenza ideale in cui non c'è posto per le prepotenze, le violenze, le sopraffazioni, le guerre di qualsiasi genere, difensive o preventive, dove ognuno è fratello, amico, eguale all'altro, qualunque sia la sua origine, provenienza, appartenenza, razza. La chiesa non è un ghetto in cui entra solo chi ha un determinato distintivo o la tessera. Piuttosto è sempre la rete che racchiude pesci buoni e cattivi, il campo in cui cresce il grano e la zizzania senza che sia dato ad alcuno il diritto di recidere l’uno e di far crescere l’altro.

La chiesa, le chiese, di Cristo non sono veramente cristiane poiché non percorrono nei programmi e nei propositi le sue strade. Non suscitano nessuno scalpore, non infastidiscono nessuno, anzi si ritrovano "alleate" (v. i concordati, le delegazioni, le rappresentanze diplomatiche) con quasi tutte la nazioni, perfino con i regimi totalitari o capitalistici, invece di contestarne l'esistenza e soprattutto le metodologie di arricchimento.

I tempi sono cambiati si cerca di ripetere; la società si è evoluta, è passato il periodo delle catacombe, c'è una nuova congiuntura storica da tener presente; tutto può essere vero ma come si fa ad immaginare un Gesù Cristo schierato dalla parte di Erode, Pilato, Caifa, Anna, i sadducei i gestori del potere politico, religioso, economico contro il popolo degli oppressi e dei sofferenti? Dov'è la libertà del profeta, dell'uomo di Dio che offre ogni giorno la sua vita per il bene delle moltitudini? Se si accettano le alleanze dei potenti, se si stipulano accordi per avere le loro protezioni, non si è più in grado di redarguire le loro malefatte.

4. Certo fin tanto che esistono e funzionano "i palazzi vaticani" la chiesa italiana ha ben poco da pensare e meno ancora da sognare, tuttavia potrebbe provarsi a "rivendicare" una certa sua autonomia operativa. La CEI più che un organo vaticano è la voce dell’episcopato italiano al quale è demandata la cura spirituale di un popolo che ha i suoi problemi da risolvere prima che quelli degli altri. In una società plurietnica e multiculturale la chiesa dovrebbe contribuire alla composizione pacifica delle differenze più che preoccuparsi della salvaguardia dell'identità dei suoi aderenti, della difesa dei diritti o privilegi di alcuni a discapito di altri. La terra è la madre di tutti e nessuno dovrebbe impedire all'altro di scegliersi la dimora che gli aggrada. Le frontiere, per guanto spiegabili da un punto di vista giuridico, rimangono sempre un attentato a un diritto che si può definire naturale, prioritario. Gesù non ha dato ragione ai discepoli che invocavano il fuoco dal cielo sui samaritani inospitali (Lc 9,54-55), nè ha permesso di chiudere la bocca all’«estraneo» che parlava in suo nome (Mc 9,38-39). La tolleranza non è un atto di cortesia ma un dovere, e per il cristiano una virtù che purtroppo la chiesa non è abituata ad esercitare nemmeno con i propri figli. L'intolleranza, faceva osservare il grande Papa Giovanni, è contro il peccato, non contro il peccatore, meno ancora contro chi non ha le nostre abitudini.

5. C’è una società nuova, una situazione culturale diversa a cui bisognerebbe andare “incontro” non “contro”. I problemi, un tempo sottaciuti ovvero conculcati, sono ora venuti prepotentemente alla ribalta e tra questi la libertà etica, che non è libertinaggio, ma una valutazione diversa e può darsi più adeguata delle responsabilità di ciascuno, dei doveri e dei diritti, anche di quelli irrinunciabili delle persone come delle collettività. Come tempo addietro si riteneva che il potere venisse dall'alto e che la monarchia fosse di diritto divino, la stessa ambigua supposizione potrebbe essersi verificata anche a proposito di altre scelte comportamentali, a cominciare, mettiamo, dall'etica sessuale, I’eterno tabù della chiesa. È ormai forse inutile stare a ribadire antichi quanto inutili divieti. Le campagne anti-contraccettivi non impressionano più nessuno, si e no qualche seminarista. Tutti gli ufficiali o ufficiosi pronunciamenti sulle leggi di natura, che nessun competente sa bene quali in realtà a rigore siano, rimangono alla fine sterili, accademici. L'indissolubilità del matrimonio pur tanto affermata, in realtà non è chiara né sul piano naturale (altrimenti una buona parte della popolazione mondiale vivrebbe sregolatamente) né sul piano religioso, ossia evangelico. Gesù ha preso sì posizione contro il matrimonio mosaico, che era la codificazione di un barbaro costume maschilista, ma non si è poi pronunciato per la irreversibilità della scelta matrimoniale cristiana. Per questo Matteo (19,9) e Paolo (1 Cor 7,12-16) testimoni della prima ora, parlano di una possibile rescissione del primo vincolo matrimoniale.

Nelle chiese cristiane oggi la ricerca biblica è quasi unanimemente concorde nell’affermare che in nome dì Dio o di Cristo non si possa imporre a nessuno un giogo che va al di sopra delle sue forze, condannandoli a vivere in un contesto familiare impossibile. Come tutte le sceIte umane anche quella del proprio partner, nonostante tutte le cautele messe in atto, può andar soggetta a errore e una volta appurato seriamente lo sbaglio non rimane che correggerlo, per cui la separazione, il divorzio e la possibilità di provarsi ad intraprendere una nuova esperienza sono conclusioni possibili e legittime.

6. La nostra gerarchia, presa da chissà quali paure, è chiusa al confronto su queste ipotesi e non riesce nemmeno ad immaginare un approccio diverso nei riguardi di coloro che hanno dovuto registrare nella loro vita esperienze matrimoniali infelici e infine si sono decisi a compiere una nuova scelta.

Si potrebbe una buona volta smettere di considerare i "divorziati risposati" come "pubblici peccatori" esclusi dalla piena, effettiva comunione ecclesiale, poiché secondo il vangelo nessuno sa chi sia veramente nel peccato (cfr. Gv 8,9). Per la stessa ragione non si vede come qualcuno possa arrogarsi il diritto di escludere chicchessia dal banchetto eucaristico pur sapendo che Gesù si ritrovava spesso, se non abitualmente, "a mensa" con i peccatori, compresi i pubblicani, non escludendo esplicitamente nemmeno le prostitute. Dissenzienti da tale prassi solo i puritani del momento (i farisei) che in ogni tempo hanno avuto sempre difensori e continuatori. Ma anche se gli attuali "benpensanti" non si sentissero di condividere il passo compiuto dai divorziati, potrebbero rilasciare alla loro coscienza il giudizio etico sul loro operato. D'altronde la stessa morale tradizionale ha sempre affermato che il peccato più che dall’infrazione della legge dipende dal giudizio (soggettivo) che l'uomo si è fatto di un comportamento o dell'altro. Non si tratta di "connivenza" (ammesso che lo fosse ce ne sarebbero di ben peggiori, come il mantenimento dei cappellani militari nonostante il proclamato ripudio della guerra e addirittura il consentire ad un vescovo di fregiarsi del grado militare di “Generale”) ma di "pazienza", di attesa prima di impancarsi a giudice di uno che in fondo è l’unico in grado di capire e di valutare il peso e la gravità della scelta che ha compiuto. Se c'è una parola nei vangeli, che certamente proviene da Gesù, è quella di non giudicare, cioè di non pronunciare apprezzamenti ostili verso chicchessia, per questo più di una volta egli ha preso la difesa dei peccatori e non li ha mai esclusi dalla sua compagnia. Anzi, si è meritato l’appellativo di essere loro "amico". Se Dio non spezza la penna all’ "eretico" e neanche fulmina sull'istante neppure il ladro, vuol dire che quella della "scomunica" non è la tattica che egli suggerisce, meno ancora comanda.

7. La chiesa italiana non può fare miracoli soprattutto perché troppo vicina, quindi subordinata alle gerarchie trasteverine, ma potrebbe provarsi a gettare qualche pedina o qualche ponte che la prepari a risolvere la sua "crisi”. Questa certo è generale, ma essa è tenuta a pensare a se stessa, a provvedere al suo futuro. Se i seminari sono vuoti e il clero è più che senescente, non c'è da farsi illusioni su quello che verrà un giorno o l'altro ad accadere. Mancherà chi spezza il pane della Parola e quello dell'eucarestia. È inutile stare ad aspettare il miracolo dal cielo, invocare che Dio mandi operai nella sua vigna. Tutto quello che egli poteva fare l’ha fatto, il resto l’ha rilasciato alla diligenza e alla solerzia dei suoi collaboratori. La storia, anche quella della salvezza, la mandano avanti gli uomini. Dio c'è senz’altro, ma rimane dietro le quinte. Se c'è un arresto nel cammino dell’umanità non è mai perché lui ha cessato di operare, sono invece i suoi fiduciari che si rivelano pigri o inetti. I "tempi" di cui Papa Giovanni aveva invitato a leggera i "segni", stanno additando l'opportunità o necessità di una riorganizzazione ecclesiale. Non sarebbe ora di chiamare a tutte le sue responsabilità la stragrande porzione della chiesa, rimasta sempre inattiva o passiva, chiamata anche “discente”, quasi per esonerarla da qualsiasi incombenza, mentre il Concilio l’ha onorata delle più lusinghiere attribuzioni che purtroppo sono rimaste lettera morta. L'intero popolo di Dio, tutti i battezzati condividono i poteri e i compiti di Cristo, il suo triplice ufficio profetico, regale e sacerdotale e sono autorizzati, anzi obbligati per vocazione ad esercitarlo (Lumen gentium n.ri 10-14). Gesù d'altronde si è rivolto alle moltitudini, ha consegnato a tutti il suo messaggio e ha chiesto a tutti di testimoniarlo davanti agli altri nel tempo. Non ci sono cristiani di serie A, B o C. Sono tutti tenuti a raggiungere la stessa "misura" che quella del loro maestro. D'altronde non è neanche sufficientemente chiaro che Gesù abbia voluto un sacerdozio sulla falsa riga di quello ebraico. Anzi, sembrerebbe certo che non lo ha mai proposto. Se il Nuovo Testamento parla di ministeri li intende non come "uffici" o "poteri sacri", ma come "diaconie", cioè ancora una volta "servizi", per questo il titolo "ministro" è l'equivalente di "inserviente". Ma senza entrare in questi aspetti scabrosi o rischiosi del problema, che la gerarchia italiana non può permettersi perché dovrebbe cominciare a demolire se stessa, questa potrebbe proporsi di ricuperare più concretamente il ruolo dei laici, per affidare ad essi vere incombente ecclesiali (la predicazione e l'assistenza nelle celebrazioni a cominciare dalla liturgia eucaristica) in modo che quando, per sfortuna o per fortuna, non ci sarà più il clero, ci sia chi possa prendere il suo posto, operai o intellettuali, uomini o donne che siano. L'unica virtù necessaria oltre il timor di Dio è l'amore verso il prossimo. La comunità non ha bisogno tanto di teologi quanto di profeti, di persone che lasciano trasparire dalle loro azioni e operazioni la presenza nascosta di Dio. Per farlo non sono indispensabili titoli di studio o gradi accademici ma solo una grande capacità, volontà di bene. Gesù si è circondato di comuni operai, di pescatori e di umili donne aggiunge Luca. E così è cominciata l'avventura cristiana. Noi non siamo profeti di sciagure, siamo ottimisti a tutti i costi. Crediamo anche alle rivoluzioni, ma di più ai piccoli passi che possono portare agli stessi traguardi a cui le grandi sommosse mirano. Speriamo e aspettiamo. "Purché Cristo si annunzi non importa come", confessava Paolo ai filippesi (1,18). Purché in un modo o in un altro qualcosa si faccia, non tanto per la salvaguardia dell'istituzione ecclesiale, quanto dello stesso messaggio evangelico di cui il mondo ha avuto e avrà sempre bisogno.

Ortensio da Spinetoli



Recanati 15.09.2006
16 marzo 2007 0:00 - NESSUNO
Come al tuo solito, Falcinelli, fai dire alle persone cose che non hanno detto. A proposito di sterminare, la voglia di farlo c'è in questo modo di agire dei vertici della Chiesa che si esprimono senza la collegialità richiesta dal Concilio. Fare terreno bruciato intorno a chi loro non amano è cosa ben rodata nei secoli. Accuse infondate, discredito buttato addosso, e poi... ops! si sono sbruciacchiati tutti. ma che cavolo ci sono saliti a fare sulla catasta di legna, quei pirla.
Tanti fedeli che vivono realmente la propria fede sono di diversissimo avviso da quello che dici tu. Loro te non ti diffamano, ma tu ti permetti di diffamare loro mettendo in dubbio il loro onesto rapporto con Dio e il loro sincero amore per la chiesa, a causa del quale in quesdto momento soffrono molto.

15 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
No, NESSUNO, non mi pare proprio,che quanto richieda e affermi il Papa sia al di fuori dell'etica cristiana; sarebbe il contrario se a raccomandasse qualcosa di diverso.
Passato Ruini, la linea della Chiesa mantiene il suo sapore, perché è l'unico che possa avere; non esisteva, quindi, alcuna pietra di scandalo, come si osava dire.

Il fatto che alcuni vescovi o preti non appprovino quanto indica il Magistero ecclesiastico, non penso debba esser guardato con bigottismo; personalmente conosco anche troppi clericali (di ogni carica gerarchica) che non approvano il papa, ma vedo anche il loro stile di comportamento, che "abbozzo" solo per carità cristiana! Sono proprio coloro che rispondono a quel cattivo esempio che gli anticlericali criticano alla Chiesa, ma anch'essi sono uomini.

Tutt'altro siamo noi fedeli, che viviamo come tutti la quotidianità e abbiamo una continua prova della vita reale, quella della strada. Per noi la Chiesa è Madre e Dio è Padre.
Non si è mai visto né sentito che un padre non possa educare suo figlio e non si senta mai che a un figlio sia negata la libertà di ascoltare e obbedire al proprio padre.
Il fatto è proprio questo. Chi è cristiano non può vivere di interpretazioni sulla vita perché la modalità esiste già ed è stata tracciata da Cristo.
Tutto il resto è demagogia, relativismo e formalismo.
Il guaio di chi non può sopportare questo, infatti, non è il Papa con l'Istituzione Chiesa (i cardinali che ci abitano dentro, agli edifici) ma sono i fedeli che vivono realmente la propria fede.
Bisognerebbe, per evitare compromessi di ogni tipo, sterminarli tutti...?

Saluti.

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