Perdonate la mia ignoranza ma il "poco" onorevole
cavalier Berlusconi, capo del centro destra, si è schierato
contro i DICO, perchè lui da buon cristiano si sente
offeso. Con la sua vacanza di Pasqua invece se ne è fregato
apertamente di offendere i veri cristiani festeggiando la
resurrezione di "suo figlio" (non dimentico che è
megalomane) lontano dalla famiglia (lontano dalla seconda
moglie) in compagnia di cinque ragazze che più che sue
figlie potevano essere sue nipoti. Quando si dice
coerenza................
Bello il commento della
Lario : più che al parco le ragazze sono andate al
museo.........
18 aprile 2007 0:00 - Quinto: non uccidere
Ecco la dottrina cattolica sulla pena di morte. Da questo
link
http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a5_it.htm ecco per i pigri uno stralcio:
"2267 L'insegnamento tradizionale della Chiesa non
esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e
della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di
morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per
difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita
di esseri umani. Se, invece, i mezzi incruenti sono
sufficienti per difendere dall'aggressore e per
proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si
limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio
rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono
più conformi alla dignità della persona umana. Oggi,
infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato
dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo
inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli
definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di
assoluta necessità di soppressione del reo « sono ormai
molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti
»."
L'ipocrisia di questa dottrina è
evidente e solo la disonestà intellettuale può non
scorgerla. Cosa significa "il ricorso alla pena di
morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per
difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita
di esseri umani"? Se una persona è già in carcere
perché la pena di morte dovrebbe essere l'unica via per
difendere la vita di esseri umani? E' evidente che ciò
che si nega è proprio la possibilità della redenzione.
Dio ha fallito: questa è la fede del Papa.
Negate l'ottopermille alla chiesa cattolica.
31 marzo 2007 0:00 - Silvia
NO ALL’ITALIA VATICANA! SI! ALL’ABOLIZIONE DEL
CONCORDATO PER UN’ITALIA + LAICA!
Petizione
on-line sul sito:
http://www.petitiononline.com/vaticano/
28 marzo 2007 0:00 - BerTE'
In che senso sFalcinelli ?? ..
Si spieghi meglio
e arrivi a dettagliare con maggior motivazioni, le sue
perplessità. Non lasci a far intendere il nulla,
perchè parlare per astrattismi, porta solo a perder tempo e
non conduce da nessuna parte.
Mi descriva nel
dettaglio, i suoi dubbi, spiegandomi quali sono esattamente
le sue paura e il perchè ??
28 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Gentile BerTE', se l'ho fraintesa, chiedo scusa.
Lei saprà se la merita giustamente. Saluti sinceri.
27 marzo 2007 0:00 - Stella del Mattino
La presunzione, fatta a personm, ti fa URGENTE richiesta, di
commentare quest'immagine qui --->>
http://i10.tinypic.com/448nj9y.jpg
Attendo tua
illuminazione .....
27 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
Immaginavo.
Quasi sempre la presunzione si nutre
di sé stessa.
27 marzo 2007 0:00 - io
X lines terza età Sono proprio curioso di vedre come
sarà ridotto il tuo cervellino quando sarai anche tu
arrivato avanti con gli anni. E' in decomposizione
già adesso...
27 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
Mi sembra che la mia prima parte sia andata perduta. Più
o meno diceva:
Mi accusate talvolta di
"dirmela e cantarmela", ma è più frequente che
lo facciate voi per me.(in questo caso l'amico
Bert(...)).
Mi attribuisce parole, pensieri ed
intenzioni non dette né pensate, né codivise, e poi mi
attacca sulla base dei suoi farneticamenti.
Mi
dà dell'ignorante (che ne capisci tu...),
dell'imbecille (possibile che in quella foto...),
afferma delle mie presunte preferenze (Tu vedi... tu
pensi... questo lo fai...)
Ma chi te la dà,
tanta sicumera, giovane impulsivo irascibile
tigrotto?...
Poi giudichi (sai qual'è il tuo
errore...) senza costrutto, o almeno senza dimostrare
assiolutamente nulla di quanto affermi, o presumi che vogia
affermare io, e poi accusi me di giudizio e
presunzione....
Ma fammi la cortesia, saputello,
fai uno sforzino almeno di ragionare con un minimo di
obiettività, ed usando un metro uguale, fra parola,
pensiero, immaginazione e constatazione!
Non mi
sembri rintontolito del tutto, sono certo che ce la puoi
fare!
27 marzo 2007 0:00 - Ber(...)
Cioè ?? ... Puoi cortesemente,e gentilmente, fornirmi anche
dei tuoi lumi dicendomi esattamente, e con più precisione,
dove sta la mia presunzione e dove stanno le vere cazzate
trasmesse ??
Caro Lucio Musto.. non è ardore
giovanile il mio, ma è molto di più !!
E'
ENERGIA (cosmica) ALLO STATO PURO !!! ;)
27 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
Sempre per l'amico Ber(...)
Spero che sia
partito il mio precedente intervento, ho avuto un piccolo
disguido.
Volevo concludere commentando
l'utima parte del tuo discorso. Quella
presuntuosa.
No, amico, non credo che sia forza
tua né quella di farmi imbestialire, né quella di darmi
consigli, e nemmeno quella di insegnarmi qualcosa.
Puoi solo affermarlo, magari strillarlo con voce assai più
alta e forte di quella di questo povero vecchio
"retrogrado" ed obsoleto (in questo ti dò ragione
senz'altro). Più forte e più alta dicevo, ma
certamente non più credibile.
Perché, se
rileggi bene quello che hai scritto, e se rileggi anche
quello che è stato detto prima, ti sei solo lasciato andare
da ardore giovanile. Ma hai detto una marea di
cazzate.
Ciao, piccolo!
26 marzo 2007 0:00 - Tutto Ber(...)
Ecco l'esempio più lampante di forte bigottismo e
stupidità demenziale: Lucio Musto che scrive queste esatte
parole -->> "A me non sembra che il Pontefice punti
alle tette della cantante, ma piuttosto che sia
nell'usuale gesto di benedizione... e allora?"
Ma che hai capito TU della Bertè ?? ... Nulla !! ...
eppure eri tu che volevi condurre il gioco, in quelle
delicate spiegazioni di confronto, tra Arcuri e Bertè.
Sei bigotto Lucio Musto, e sei molto vecchio e tanto
ma tanto antiquanto.. hai pure grossi accenti di
protagonismo anche su campi che non ti competono come
quello, femminile.
E tutto questo perchè lo fai
?? .. Ti piace l'idea di dominare a tuo volere il
principio femminile ??
Ma te ne si può fare una
colpa ?? ... No certo che no.. sei solo nato in un periodo
differente dal mio e quindi i raggiungimenti mentali son ben
diversi gli uni dagli altri.
Possibile che da
quella foto tu non riesca a cogliere nulla di più ?? ...
Possibile che da quella foto non riesci ad intravedere quel
legame sottile e intenso tra due Grandi esseri in cui si
individuano energie uguali, riunite li in quell'esatto
momento che li rende complici per essere arrivati a quel
punto ??
No.. tu vedi solo il Papa che sta
Benedicendo ... Tu ne stai individuando solo uno importante.
Gli altri li stai escludendo indegnamente, rendendoli
insignificanti, in quanto esseri minori.
Tu pensi
veramente che Woityla li considerasse esseri minori ?? Tu
pensi veramente che Woitlyla si sentisse in quel momento di
essere l'indiscusso essere ONNIPONTENTE e superiore a
loro ???
Sai qual'è il tuo errore
Lucio Musto ?? ... E' che tu ami stare con il più
forte. Vedi solo quello davanti a te.. dell'umile, della
gente più semplice e più normale, non te ne curi per
nulla... non li degni della più benchè minima particolare
attenzione.. Sei uno a cui piacciono le cose in grande
e ti trasulli tra onoranze e magnificienze.
Tu
pensi che il tanto predicato Gesù Cristo sia uno come voi
?? ... No!! Non credo. A quel Gesù tanto lodato, la
Bertè la considerebbe un grande essere, pari e vitale per
la sua buona riuscita in quei preziosi messaggi
"universali" di uguaglianza.
E Papa
Wojtyla, divenne GRANDE, perchè lui guardava in basso e non
di certo guardava in alto.
Questa è stata la sua
vera GRANDEZZA.
Ti rivelo un piccolo
segreto che ti manderà in BESTIA facendoti scoppiare
dall'invidia. Quando Wojtyla entrò nella sua
ultima fase finale, da quell'ultima volta che entrò in
ospedale, da quel momento in poi, io, senza cercare nulla,
percepii il suo rilascio e la sua andata.. lui mi chiamò e
mi trainò verso di lui.. mi mando qualcuno a
ritrovarmi..
Quando venne il suo momento,
l'ultimo, io lo sentì, lo sentì così forte che
arrivai a piangere e tremavo, per l'eccessiva emozione.
E la grande emozione, la provai in quel momento e nei giorni
che vennero dopo. Tutto questo accadeva, con i tanti, ma
tanti, chilometri che mi separavano da lui e dal suo luogo
in cui destava in quel momento.
Tu tutto questo
lo hai percepito ?? .. Non credo. Forse avrai percepito
qualcosa o qualcosina, ma di sicuro è nulla al confronto di
quello che io stessa ho percepito. Vedi caro il mio
Lucio Musto, esistono solo 2 persone al mondo che lo possono
aver sentito così forte.. e una di questo sono io.
Ma che vuole percepire uno che vede nella Bertè solo
le sue TETTE e non riesce a vedere null'altro in quegli
esseri chiamati DONNA.
26 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
Caro Ber(...),
meno male che Falcinelli ha visto
l'immagine da te proposta prima di me!...
Non
avrei saputo cosa dirgli!
A me non sembra che il
Pontefice punti alle tette della cantante, ma piuttosto che
sia nell'usuale gesto di benedizione... e allora?
Scusa la mia vecchiezza, ma non ho capito! ...
Quasi quasi mi faccio spiegare io, da Enrico, che è più
sveglio di me!
26 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
Caro Ber(...),
meno male che Falcinelli ha visto
l'immagine da te proposta prima di me!...
Non
avrei saputo cosa dirgli!
A me non sembra che il
Pontefice punti alle tette della cantante, ma piuttosto che
sia nell'usuale gesto di benedizione... e allora?
Scusa la mia vecchiezza, ma non ho capito! ...
Quasi quasi mi faccio spiegare io, da Enrico, che è più
sveglio di me!
26 marzo 2007 0:00 - Tutto Ber(...)
Scusa sFalcinelli ma non sono riuscita a capire la Sua
eccessiva foga nel presupporre cose che io non ho mai detto
e mai pensato:
"Lo faccia anche lei, chissà
che vedere il Papa con la Berté non le appaia una
concepibile probabilità!(Cosa ha la Bert che non va?)
Come sempre noto meno bigottismo nei cattolici maturi che
negli atei convinti. E'anche per questo che desidero il
bene di costoro."
Le rigiro a Lei, la Sua
stessa domanda e la prego di risponderSi da solo, con un pò
più di meno bigottismo che trovo eccessivamente ed
esageratamente astioso.
Si depuri con tisane e
calmanti, e vedrà che alla fine siamo tutti uguali ed
arriviamo pure a provare gli stessi identici sentimenti.
Si calmi e ragioni con i piedi per terra, perche a
lei, l'aria, le fa male alla testa.
26 marzo 2007 0:00 - Lines terza età
Musto, vecchio piscione!
Hai fatto per ben due
volte la sceneggiata alla napoletana, cioè alla sbruffona,
dicendo che te ne andavi... e dove sei andato?
La figura di merda che hai fatto facendo il moralista con
il nick Musto e poi insultando come un terrone con un altro
nick "Zazaan" non può certo scoraggiare un
esperto mangiamerda servile come te..
Ancora
pochi giorni fa sei intervenuto insultando il forum
definendolo una fogna disseccata e
adesso......ahahahaha!!!!!
Ma hai anche tu una
funzione, non ti proccupare, quella di mostrare a tutti che
bassezza morale hanno i Terroni Cattolici come te, che
mancanza di dignità, che falsità nelle parole, che
vigliaccheria...
Ma dico..PERLOMENO METTITI IL
PANNOLONEEE!!
SENTI CHE PUZZA...
26 marzo 2007 0:00 - NESSUNO
La contestazione dell'attuale ingerenza vaticana nella
libertà italiana di darsi leggi adeguate alla realtà
sociale del paese è limitata a questo punto. Non si nega
che la chiesa cattolica faccia anche cose belle. Sarebbe una
cosa stupida, come è stupido che la chiesa faccia adesso
questa crociata indecorosa e avvilente contro chi vive la
propria vita senza far del male a nessuno.
26 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
TuttoBerTE' gentile, ho guardato l'immagine.
Dubito che possa esistere qualcosa di terreno che possa
scardinare la fede fornita da colui che è stato il migliore
di tutti. Forse, da qualcosa di ultraterreno, potrebbe
accadere, se non mi rifornissi della Grazia partecipando ai
sacramenti, il che alimenta la fede. Lo faccia anche
lei, chissà che vedere il Papa con la Berté non le appaia
una concepibile probabilità!(Cosa ha la Bert che non
va?) Come sempre noto meno bigottismo nei cattolici
maturi che negli atei convinti. E'anche per questo che
desidero il bene di costoro. Saluti cari.
26 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Topesio caro, permette una dritta? Provi ad ascoltare
Radio Vaticana, un qualsiasi suo radiogiornale della
giornata, poi capirà quanto di quello in cui è realmente
impegnata la Chiesa cattolica non viene riferito nei comuni
TG che tutti ascoltiamo. Senza polemiche, è solo una
dritta. Saluti cari.
24 marzo 2007 0:00 - Tutto Ber(...)
(TE') caro Lucio Musto -->>
http://www.stelleitaliane.altervista.org/albumprivato/albump
rivato3-01.JPG.JPG
Mi raccomando falle vedere
anche al tuo amico sFalcinelli e insegnagli qualcosa in
merito alla sua inossidabile FEDE religiosa
24 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
X Topesio
No, amico mio, io l'ingerenza della
Chiesa la vedo, eccome…! Mi sembra invece che le altre,
infinite ingerenze non vengano affatto notate
E
dico (ed ho scritto) che è una ingerenza, o forse un
condizionamento, potente... ma semplicemente perché la
Chiesa è potente!... Come vorrebbero esserlo tutti!
Infatti è normale che tutti noi “vorremmo”
interferire!... e cerchiamo sempre di farci il più grossi
possibile!
Ti ricordi (lo avrai notato
certamente) durante la passata legislatura l'Onorevole
Rutelli che ci martellava dicendo che "Gli
Italiani" erano stufi, volevano cambiare, desideravano
questo o quello, dcicevano certe cose ecc?... Lui si
sforzava di convincerci che stava parlando "In
Rappresentanza" di "Tutti" gli italiani, e
non solo dei suoi elettori. Naturalmente non era vero e lo
ascoltavano solo quelli della sua parte!
Bene, il
Papa, quando parla, viene ascoltato da un mucchio di gente,
anche quella convinta che la Chiesa sia alle frutta, stia
smobilitando, stia chiudendo i battenti... Anche quelli
che credono, come dici tu, che quello contro i DiCo sia
"Il Massimo Sforzo" che la Chiesa sia in grado di
esprimere.
Io credo che se la Chiesa non fa tutte
quelle cose giustissime ed opportune che tu ed altri le
consigliate di fare, non è per debolezza ed esaurimento, ma
per precise e ponderate strategie politiche e diplomatiche
che né il tuo MODESTO parere, né il mio, addirittura
INSIGNIFICANTE, sono in grado di afferrare e penetrare.
Caro amico, al di là della fede e della religione,
che qui non c'entrano una mazza, ti ricordo che la
Chiesa è uno stato con il governo più efficiente che oggi
sia esprimibile al livello mondiale (per verificarlo basta
pensare all'elezione del Pontefice, da chi, e come viene
fatta e paragonarla ai nostri governi) e che ha dimostrato
la sua solidità in molti secoli di storia.
Poiché sempre, come oggi ed assai più di oggi è stata
attaccata da regni ed imperi, democrazie e dittature
possenti... che infine si sono dissolti lasciando lei ferma
al suo posto.
Tutti hanno diritto ad avere li
avversari che vogliono, ma stolti sono quelli che
l'avversario lo sottovalutano senza conoscerlo. Questi
non hanno alcuna possibilità di vittoria!
Con
simpatia
23 marzo 2007 0:00 - Topesio
Caro Musto, secondo il mio MODESTO parere, fai finta di non
veder la colossale ingerenza in quella che, in fin dei
conti, non mi pare una questione di capitale importanza (se
non politica!) per la Chiesa, vale a dire i dico. Se
tale Chiesa avesse tutta questa energia per ben altre
questioni, tipo la guerra in Iraq, la povertà in
determinati paesi ("determinati" e non in un
dispersivo generale) e chi più ne ha più ne metta,
ebbene... saremmo tutti quanti più sereni. Invece no.
Tutta la sua forza di convincimento la sta usando per questa
quisquilia... MAH...!
23 marzo 2007 0:00 - ruggierifp
E' l'eccezione che conferma la regola_base della
natura:-Rigenerare sempre. La famiglia è una
istituzione sana, ideata dall'uomo da millenni, e,
grazie ai poli positivi e negativi, se noi oggi siamo
QUI. Purtroppo, il nostro prodotto elettrobiochimico,
come qualsiasi reazione chimica, basta variare alcuni
parametri, a noi miseri mortali, sconosciuti, che si genera
il diverso, cioè l'eccezione, che comunque va sempre e
comunque rispettato, altrimenti, nell'eccezione passano
le cosiddette persone che credono di essere NORMALI, ma in
effetti sono dei GRANDI MALATI ACQUISITI. FPR
23 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
PARLARE
«’O meglio surdo è chillo ca nun
vo’ sentì», recita un detto napoletano. E la
saggezza popolare come sempre fa scuola.
Ma
naturalmente non è solo una notazione audiometria, ma assai
più generale. Indica il differente atteggiamento con cui
ci disponiamo nei confronti di ciò che condividiamo e di
ciò che ci infastidisce.
Nella fattispecie,
Stato Vaticano e Santo Padre. Se le parole del capo
della cristianità siano quotidianamente ispirate dallo
Spirito Santo, dalla tradizione della sua confessione
religiosa o dalla sua preparazione mistica è cosa che esula
da una considerazione generale, ma riguarda solo la sua fede
e d i suoi fedeli. Qui dovremo considerarlo come una
persona, con una sua posizione specifica nell’umana
comunità, e basta.
Da più parti sento lamentare
di inopinata “ingerenza” del Papa nelle cose “degli
italiani” e parallelamente superflue alzate di scuse in
difesa e goffi tentativi di scagionare e
“difendere”. Secondo me sono questioni di lana
caprina, e siamo iniqui tutti quanti le poniamo e tutti
quanti cerchiamo di demolirle.
Il pontefice
Benedetto XVI ha la sua influenza su chi può, nella misura
in cui riesce ad averla. Esattamente come noi tutti,
nessuno escluso. Cosa ha fatto il signor Consigliere
Moretti aprendo la presente discussione?... cosa ha fatto
“L’INFORMATORE” pubblicando il commento da Recanati
del cappuccino Ortensio da Spinetoli (che non è l’ultimo
nella Chiesa), cosa il signor Falcinelli con la sua cultura
e cosa io stesso, in questo momento scrivendo queste
osservazioni?... Tutti esattamente la stessa cosa!...
mettiamo in piazza il nostro pensiero, le nostre
convinzioni, le nostre conoscenze e le offriamo agli altri
cercando la maggior visibilità possibile, per il maggior
numero possibile di auditori. E cerchiamo di farlo nel
modo più efficace possibile per guadagnare il maggior
numero di consensi possibile, per “allargare il più
possibile il branco”, cioè per essere il “più tanti
possibile” noi e “tanti di meno” quelli che ci sono
contro… “quell’antri!...”
Eccoqua!... io
ha i miei quattro fedelissimi, ed il Cappuccino di Recanati
i suoi quattrocentoquarantaquattro. Il Papa di Roma, tutti
quelli che si riconoscono cattolici. In Italia e nel
mondo!... Anche i Pink Floyd hanno i loro Fans Club
dove veicolare il loro messaggio, e Beppe Grillo i suoi blog
ed i suoi sostenitori, Benigni i suoi palcoscenici da cui,
con grande successo di critica e di pubblico fare propaganda
del suo pensiero!
Con quale spirito di “equità
democratica” vogliamo consentire al signor Moretti, ed a
me, ed a Benigni ed a Pippo Baudo di dire la nostra, ed
alla signora Litizzetto di dire la sua nei tempi e nei modi
che preferisce…, e ci sembra giusto, mentre poi mostriamo
i calli se è quel signore con la veste bianca a dire la sua
ai suoi fans, seguaci, fedeli, tifosi…. o in qualunque
altro modo vogliamo chiamarli?.
Forse perché lui
ha tanta più voce e tanta più autorevolezza e capacità di
convincimento di quanta ne avrebbero “L’INFORMATORE” e
Beppe Grillo e Falcinelli messi assieme?
O forse
perché la libertà di espressione, parola e propaganda è
solo da riservarsi ai comizi dei partiti che ci
piacciono?
O forse perché un sacco di gente a
quello lo sta a sentire, e la cosa porta conseguenze, ed a
noi non ci caca quasi nessuno?
Ma, dico io,
nessuno ci obbliga a pensarla in un modo o in un altro, ma
almeno, vogliamo essere coerenti con i principi che noi
stessi sosteniamo?
Sennò, che democratici del
cazzo siamo?
Lucio Musto 23 marzo 2007
parole 570
23 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Personalmente ho una certa riverenza nei confronti dei
religiosi al solo pensiero che con le loro mani toccano il
Corpo di Cristo. Sarei curioso di sapere quanti di loro,
effettivamente, conservano viva questa coscienza nel corso
della loro missione particolare. Per questo, sono dalla
loro parte, qualunque sia la loro umanità; il motivo che ho
sopra descritto dà valore aggiunto alla benevolenza con cui
guardo a queste persone, cosciente del loro carico di
responsabilità morale. E’ per questo che, pur
cosciente delle nostre umane debolezze, non diprezzo in
genere gli uomini; disprezzo però il gesto gaglioffo di
profittare delle espressioni di un religioso per porre
avallo ad interessi ideologici fortemente di parte come
troppi si impegnano a fare anche in questo forum.
Non si pensi, cioè, di asservire il Vangelo alle proprie
aspirazioni, tantomeno di salvarlo da chissàcché, quando
è proprio il Vangelo, invece, che ci salva.
Al
religioso cappuccino Ortensio da Spinetoli obietto da uomo a
uomo alcuni di quelli che reputo errori, forse solo di
espressione ma significativi. Innanzitutto, nella
presentazione del suo libro su Cristo, si esprime con due
forse di troppo in argomenti cruciali per chi afferma di
vivere nella fede.Riporto in breve le due frasi della
Premessa del libro:
- “Quest’immagine
elevata, sublime di Gesù che la comune predicazione e la
catechesi continuano a riprodurre non è FORSE la più vera
e per questo nemmeno la più opportuna che si possa
riproporre…”
- “L’estatta identità di
Gesù, data la portata acritica delle fonti, FORSE non è
rintracciabile nei Vangeli…”
Sono solo due, i
più importanti, ritengo. L’esperienza cristiana non
è paragonabile a nessun tipo di esperienza partecipativa,
quale sia quella di un gruppo qualsiasi, partito, ideologia
o altra appartenenza comunemente intesa.
L’esperienza cristiana avviene con un incontro concreto
con il fatto di Cristo; il suo Vangelo non è vero se non
viene recepito per come esso è scritto, tale è lo scopo
per cui il Vangelo stesso è stato redatto. Esso non è dato
come ineccepibile sequenza storica di fatti; il simbolismo
rappresentato ha un significato profondo e profondamente
umano, impossibile da non esser compreso a chi vi si rivolge
con VERO interesse, ovvero, con quella passione per sé
stessi e per gli uomini, guardati nel loro bisogno di
rapporto con l’infinito immanente (quello conta veramente
per Cristo). Tale simbolismo e tale modo di narrare è
comunicativamente un’opera irripetibile, impossibile da
realizzare anche dal più esperto comunicatore sociale del
mondo. I significati delle vicende narrate si rivelano
chiari a chi vi ricerca il puro interesse di vita; oscuri o
non si rivelano affatto a chi vi cerca strumentalizzazioni
di proprio comodo, al punto da distorcere il significato di
chi vi cerca una morale utile in tal senso. Chi potrebbe
realizzare una cosa così in questo mondo? Ma la cosa
più importante è che la personalità e l’identità di
Cristo vi si rivelano TOTALMENTE. Il racconto di Cristo è
completo chiudendo l’ultima pagina del Vangelo. Non vi
sono più “ma” ne “se” e tantomeno “forse” con
cui definire qualcos’altro. Tutto vi è definito, tutto
quanto interessa la nostra vita, la nostra etica, la nostra
morale. Tutto vi è definito della persona e della divinità
del Cristo; l’unica cosa che si richiede è quanto chiede
Cristo con la sua viva voce: LA FEDE.
NESSUNO (di
nome) giudica che io voglia far dire cose agli altri che in
realtà non dicono. Libero di pensarlo. Eppure, non avrei
ragioni di scrivere alcunché in queste pagine, se non fosse
proprio per quella mia passione che lo stesso Padre Ortensio
afferma di professare per gli uomini tutti; non potrò mai
sopportare qualunque cosa calpesti l’uomo nella parte più
importante di sé: quella col rapporto con il reale e con
l’infinito immanente.
Riporto perciò i due
riferimenti che Padre Ortensio cita, a proposito del
matrimonio, riguardo le testimonianze del grande San Paolo e
dell’evangelista Matteo; le riporto integralmente non
aggiungendo nulla del mio (e come potrei?) a quelli che sono
gli estratti dai relativi originali.
San
Paolo, dalla prima lettera ai Corinzi, cap. 7, 8-15
(8) Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona
per loro rimanere come sono io; (9) ma se non sanno
vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che
ardere. (10) Agli sposati poi ordino, non io, ma il
Signore: la moglie non si separi dal marito (11) e
qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con
il marito – e il marito non ripudi la moglie. (12)
Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratello ha
la moglie non credente e questa consente a rimanere con lui,
non la ripudi; (13) e una donna che abbia il marito non
credente, se questi consente a rimanere con lei, non lo
ripudi: (14) perché il marito non credente viene reso
santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene
resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli
sarebbero impuri. Mentre invece sono santi. (15) Ma se
il non credente vuol separarsi si separi; in queste
circostanze il fratello o la sorella non sono seggetti a
servitù; Dio vi ha chiamati alla pace! …
Mi sembra che Paolo parli per ragioni e casi ben concreti,
senza generalizzazioni e il tutto aderente al contesto
evangelico, distinguendo ciò che dice Dio da quello che
sono sue parole.
Matteo, cap. 19, 3-9:
… (3) Allora gli si avvicinarono alcuni farisei
per metterLo alla prova e gli chiesero: “E’ lecito ad un
uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi
motivo?” (4) Ed Egli rispose: “Non avete letto che
il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:
(5) Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre
e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?
(6) Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello
dunque che Dio ha congiunto l’uomo non lo separi”.
(7) Gli obiettarono: “Perché allora Mosé ha ordinato di
darle l’atto del ripudio e mandarla via?” (8)
Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosé
vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio
non fu così. (9) Perciò io vi dico: Chiuque ripudia
la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa
un’altra commette adulterio”.
Chi ha
orecchi per intendere, intenda.
Saluti a
tutti.
21 marzo 2007 0:00 - L'INFORMATORE
Pescato su Internet www.chiesavaldese.org
DOCUMENTI
"Dico" bene o male?
Bene! di Ermanno Genre, docente di teologia sistematica
della Facoltà valdese di teologia
Riconoscere i
diritti delle coppie di fatto non danneggia la famiglia
Il compito delle chiese non è quello di dettare legge sulle
questioni che regolano la vita sociale e per le quali
occorre rispettare la laicità dello Stato che invece è di
tutti
I Dico continuano a tenere alta la
tensione politica ed ecclesiale in tutto il paese. Il fatto
che il governo Prodi abbia ritenuto prudente lasciare questa
materia fuori dalle priorità di governo – è ora
questione parlamentare – non ha spostato di molto
l’indice della temperatura che resta incandescente: e ogni
giorno qualcuno soffia sulla brace! I Dico hanno assunto uno
status symbol, in positivo e in negativo, di uno scontro fra
civiltà tutto interno al cattolicesimo e alla società
italiana, e se ora il nuovo presidente della Cei invita a
evitare «scontri insensati», dopo che il suo predecessore
ha imbastito i presupposti per questo scontro frontale,
riesce difficile dare peso alle sue parole. Se non bastasse,
la Pontificia Accademia per la vita incita i cattolici alla
mobilitazione per la tutela della vita con il richiamo a una
«coraggiosa obiezione di coscienza» rivolta in modo
particolare a «medici, infermieri, farmacisti e personale
amministrativo, giudici e parlamentari, ed altre figure
professionali direttamente coinvolte nella tutela della vita
umana individuale, laddove le norme legislative prevedessero
azioni che la mettono in pericolo». Sarà difficile, per la
spregiudicatezza di questo programma, seguire la via
indicata da mons. Bagnasco.
È in questo clima
incandescente che si è inserita l’esortazione apostolica
del papa, Sacramentum caritatis, dedicata all’eucaristia.
Che cosa c’entra l’eucaristia con i Dico? Apparentemente
niente. In un paragrafo (83) in cui si parla di «coerenza
eucaristica», è richiesta coerenza «nei confronti di
coloro che, per la posizione sociale o politica che
occupano, devono prendere decisioni a proposito di valori
fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita umana,
dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia
fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di
educazione dei figli e la promozione del bene comune in
tutte le sue forme. Tali valori non sono negoziabili.
Pertanto i politici e i legislatori cattolici, consapevoli
della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi
particolarmente interpellati dalla loro coscienza,
rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate
ai valori fondati nella natura umana. Ciò ha peraltro un
nesso obiettivo con l’Eucaristia (I Cor. 11, 27-29)».
Penso sia difficile trovare nei testi di sacramentaria
cattolica quel «nesso» che al papa appare così evidente.
A me ciò che appare evidente è l’uso poco corretto delle
Scritture per sostenere la non negoziabilità della
posizione vaticana.
Fortunatamente, in mezzo a
posizioni intransigenti e che rendono impossibile il
dialogo, si sono sentite anche parole chiare e lucide da
parte del mondo cattolico italiano, con le quali ci si sente
in piena sintonia, perché ispirate a un cristianesimo che
riflette e si interroga, che rispetta la laicità dello
Stato, che dialoga senza rinunciare in nulla alla propria
fede cristiana cattolica. Una parola esplicita, in
controtendenza alle dichiarazioni vaticane, è giunta, nei
giorni scorsi, da Betlemme, dal cardinale Martini. Parlando
a un gruppo di pellegrini milanesi guidati
dall’arcivescovo di Milano Tettamanzi, il cardinale ha
affermato tondo tondo che il compito della chiesa è quello
di «farsi comprendere ascoltando anzitutto la gente, le
loro necessità, problemi, sofferenze, lasciando che
rimbalzino nel cuore e poi risuonino in ciò che diciamo,
così che le nostre parole non cadano come dall’alto, da
una teoria, ma siano prese da quel che la gente sente e
vive, la verità dell’esperienza, e portino la luce del
Vangelo». Il compito della chiesa e dei suoi ministri
non è quello di dettare legge nelle questioni che regolano
la vita di tutti in una società plurale, per cultura e
religione, ma di fornire argomentazioni, riflessioni sugli
elementi fondamentali concernenti l’etica e la bioetica,
equipaggiare culturalmente e teologicamente le coscienze
delle persone, rendendole capaci di decisioni autonome.
I Dico non intendono distruggere la famiglia,
rispettandola pienamente riconoscono altre relazioni fra le
persone, non contemplate dall’art. 29 della Costituzione
(che definisce la famiglia) e inserite nel programma di
governo. Quando Lutero e i riformatori hanno contratto
matrimonio, correggendo il contro-natura imposto a sacerdoti
e vescovi (largamente concubini) dal Diritto canonico, essi
hanno restituito libertà alla persona e onore al matrimonio
cristiano. L’istituto famigliare però, è bene
ricordarlo, non è una prerogativa dei cristiani: esso è
condiviso da credenti e non credenti. È questione che
concerne il diritto civile: la chiesa viene dopo. E la
visione cristiana della famiglia e del matrimonio non è
puro fatto di natura, esso si situa nell’orizzonte di una
vocazione, nella direzione di una parola che suscita il
confronto con l’evangelo di Gesù Cristo e non con i non
possumus ecclesiastici. In Italia (ma non è così negli
altri paesi europei in cui vi sono forme diverse di Pacs) la
questione dei Dico – come dei grandi e complessi problemi
di bioetica – viene letta unilateralmente attraverso le
lenti del Vaticano e della Cei, oscurando tutti gli altri
punti di vista di cattolici, protestanti, ebrei, di credenti
e non credenti. E tutto ciò con la complicità dei
mass-media che non sanno che cosa significhi
«informazione» in una società laica democratica e
pluralista. Gli evangelici italiani non hanno tutti la
stessa opinione sulle coppie di fatto, perciò è bene che
se ne discuta nelle nostre comunità, nel rispetto di punti
di vista diversi. Ma, appunto, un confronto che sopporta la
diversità in campo etico, non mette in questione l’unità
della chiesa e non impedisce il riconoscimento legislativo
delle coppie di fatto. Riconoscere questi diritti non è un
attacco alla famiglia né al matrimonio fra un uomo e una
donna: permette però alle coppie di fatto, che vivono
relazioni d’amore e di solidarietà diverse da quelle
matrimoniali, di essere riconosciute nella loro piena
dignità di persone.
Tratto da Riforma del 23
marzo 2007
16 marzo 2007 0:00 - L'INFORMATORE
Scusate non ho messo il link dell'intervento di Ortensio
da Spinetoli. E' questo
http://www.we-are-church.org/it/attual/Ortensio.Verona.htm
16 marzo 2007 0:00 - L'INFORMATORE
Recanati 15.09.2006 Un intervento del cappuccino
Ortensio da Spinetoli (non è l'ultimo venuto nella
chiesa cattolica)
Le voci assenti a Verona
Il "convegno ecclesiale" di Verona è
senz'altro una grande assise in cui sono chiamate a
confrontarsi le migliori intelligenze presenti nel mondo
cattolico italiano, ma, com'è ovvio, solo quelle di un
determinato, ben preciso indirizzo metodologico e
ideologico; non c'è posto, come non ce n’è
nell'amministrazione delle diocesi e delle stesse
parrocchie, per quanti non fossero in sintonia non con il
credo ufficiale ma con le sue correnti interpretazioni, in
altre parole per i sostenitori di una ricerca, più libera
da vincoli precostituiti, che potesse portare, può darsi, a
una comprensione della proposta di fede più pertinente e
più convincente.
Ma anche se non convocati, per
fortuna essi fanno egualmente parte della stessa chiesa in
cui si trovano quegli "altri"; per questo, pur
fuori dal "coro", non è loro impedito di parlare,
magari da clandestini, e di contribuire in qualche modo alla
chiarificazione ecclesiale in corso.
Non è detto
che abbiano un messaggio strabiliante da far pervenire - ma
chi ce l’ha d’altronde – solo quello che lo Spirito,
che non ha canali obbligati, sembra dettar loro.
1. La chiesa gerarchica non sembra accorgersi del suo
isolamento né cogliere l’urgenza di scendere dal suo
piedistallo, come aveva provato a fare nell'immediato
postconcilio, facendo subito dopo marcia indietro per
ricollocarsi sui piccoli "troni" in cui i suoi
alti esponenti si erano trovati sempre assisi.
Bisogna riprender posto in mezzo al popolo di Dio per
conoscere i suoi veri bisogni e non continuare a dare
risposte generiche, alla fine inutili anche se forse
“facenti al caso”. Una volta, la notizia “l’ha detto
il papa” o “l’ha detto il vescovo” faceva opinione,
oggi forse neppure nei monasteri e a malapena nei
conventi.
Se il discorso di Benedetto XVI a
Ratisbona ha avuto una ripercussione mondiale è stato solo
per ragioni indirette, trasversali, altrimenti sarebbe
passato quasi inosservato come avviene per i discorsi del
mercoledì o della domenica, di cui solo la RAI per
necessità di cose qualche volta fa menzione.
2. Il proposito o il programma di
"tornare al Vangelo" è sempre il più opportuno,
ma ciò non significa rispolverare certe ormai superate
interpretazioni del testo sacro, ma provarsi a rivivere e a
far rivivere più che la "vera dottrina", che
nessuno sa bene qual è, l’autentica testimonianza di
Gesù Cristo che si può ancora riscoprire nel sottofondo
delle pagine che i primi discepoli hanno scritto su di lui.
Gesù non si è in primo luogo trovato impegnato a cambiare
gli indirizzi delle scuole rabbiniche di Cafarnao,
Tibériade o Gerusalemme, ma a contestare, cioè a
combattere gli abusi e i soprusi esistenti non nel mondo
romano o greco, bensì nel suo contesto quotidiano, tra la
sua gente, e nemmeno per interposta persona ma direttamente,
prendendo posizione a favore delle categorie più bisognose
nello spirito e nel corpo, i "peccatori", i
poveri, i malati, la donna, lo straniero, unanimemente
esclusi dal consorzio comune. Ha detto una parola anche
contro "Cesare", ma appena casualmente, solo
perché indottovi dai suoi avversari; la sua lezione era
rivolta innanzitutto ai suoi seguaci. "Tra voi non sia
così", "chi vuol comandare cominci a
servire", "chi vuol essere il primo diventi
ultimo". E il "servo" non è quegli che da
gli ordini in casa, ma che li riceve e li esegue. Secondo la
“Lumen gentium” il primo posto nella comunità spetta al
popolo di Dio. Solo nel suo alveo operano i carismi, le
mansioni, i servizi, i ministeri, quindi sono posti alle sue
dipendenze.
Essi aiutano il popolo credente, e
non con comandi, parole d'ordine, ma con attestazioni
benefiche atte a far comprendere e a far realizzare il suo
impegno cristiano che è innanzitutto umanitario.
3. La comunità cristiana è utopica, impegnata cioè
per una convivenza ideale in cui non c'è posto per le
prepotenze, le violenze, le sopraffazioni, le guerre di
qualsiasi genere, difensive o preventive, dove ognuno è
fratello, amico, eguale all'altro, qualunque sia la sua
origine, provenienza, appartenenza, razza. La chiesa non è
un ghetto in cui entra solo chi ha un determinato distintivo
o la tessera. Piuttosto è sempre la rete che racchiude
pesci buoni e cattivi, il campo in cui cresce il grano e la
zizzania senza che sia dato ad alcuno il diritto di recidere
l’uno e di far crescere l’altro.
La chiesa,
le chiese, di Cristo non sono veramente cristiane poiché
non percorrono nei programmi e nei propositi le sue strade.
Non suscitano nessuno scalpore, non infastidiscono nessuno,
anzi si ritrovano "alleate" (v. i concordati, le
delegazioni, le rappresentanze diplomatiche) con quasi tutte
la nazioni, perfino con i regimi totalitari o capitalistici,
invece di contestarne l'esistenza e soprattutto le
metodologie di arricchimento.
I tempi sono
cambiati si cerca di ripetere; la società si è evoluta, è
passato il periodo delle catacombe, c'è una nuova
congiuntura storica da tener presente; tutto può essere
vero ma come si fa ad immaginare un Gesù Cristo schierato
dalla parte di Erode, Pilato, Caifa, Anna, i sadducei i
gestori del potere politico, religioso, economico contro il
popolo degli oppressi e dei sofferenti? Dov'è la
libertà del profeta, dell'uomo di Dio che offre ogni
giorno la sua vita per il bene delle moltitudini? Se si
accettano le alleanze dei potenti, se si stipulano accordi
per avere le loro protezioni, non si è più in grado di
redarguire le loro malefatte.
4. Certo fin
tanto che esistono e funzionano "i palazzi
vaticani" la chiesa italiana ha ben poco da pensare e
meno ancora da sognare, tuttavia potrebbe provarsi a
"rivendicare" una certa sua autonomia operativa.
La CEI più che un organo vaticano è la voce
dell’episcopato italiano al quale è demandata la cura
spirituale di un popolo che ha i suoi problemi da risolvere
prima che quelli degli altri. In una società plurietnica e
multiculturale la chiesa dovrebbe contribuire alla
composizione pacifica delle differenze più che preoccuparsi
della salvaguardia dell'identità dei suoi aderenti,
della difesa dei diritti o privilegi di alcuni a discapito
di altri. La terra è la madre di tutti e nessuno dovrebbe
impedire all'altro di scegliersi la dimora che gli
aggrada. Le frontiere, per guanto spiegabili da un punto di
vista giuridico, rimangono sempre un attentato a un diritto
che si può definire naturale, prioritario. Gesù non ha
dato ragione ai discepoli che invocavano il fuoco dal cielo
sui samaritani inospitali (Lc 9,54-55), nè ha permesso di
chiudere la bocca all’«estraneo» che parlava in suo nome
(Mc 9,38-39). La tolleranza non è un atto di cortesia ma un
dovere, e per il cristiano una virtù che purtroppo la
chiesa non è abituata ad esercitare nemmeno con i propri
figli. L'intolleranza, faceva osservare il grande Papa
Giovanni, è contro il peccato, non contro il peccatore,
meno ancora contro chi non ha le nostre abitudini.
5. C’è una società nuova, una situazione
culturale diversa a cui bisognerebbe andare “incontro”
non “contro”. I problemi, un tempo sottaciuti ovvero
conculcati, sono ora venuti prepotentemente alla ribalta e
tra questi la libertà etica, che non è libertinaggio, ma
una valutazione diversa e può darsi più adeguata delle
responsabilità di ciascuno, dei doveri e dei diritti, anche
di quelli irrinunciabili delle persone come delle
collettività. Come tempo addietro si riteneva che il potere
venisse dall'alto e che la monarchia fosse di diritto
divino, la stessa ambigua supposizione potrebbe essersi
verificata anche a proposito di altre scelte
comportamentali, a cominciare, mettiamo, dall'etica
sessuale, I’eterno tabù della chiesa. È ormai forse
inutile stare a ribadire antichi quanto inutili divieti. Le
campagne anti-contraccettivi non impressionano più nessuno,
si e no qualche seminarista. Tutti gli ufficiali o ufficiosi
pronunciamenti sulle leggi di natura, che nessun competente
sa bene quali in realtà a rigore siano, rimangono alla fine
sterili, accademici. L'indissolubilità del matrimonio
pur tanto affermata, in realtà non è chiara né sul piano
naturale (altrimenti una buona parte della popolazione
mondiale vivrebbe sregolatamente) né sul piano religioso,
ossia evangelico. Gesù ha preso sì posizione contro il
matrimonio mosaico, che era la codificazione di un barbaro
costume maschilista, ma non si è poi pronunciato per la
irreversibilità della scelta matrimoniale cristiana. Per
questo Matteo (19,9) e Paolo (1 Cor 7,12-16) testimoni della
prima ora, parlano di una possibile rescissione del primo
vincolo matrimoniale.
Nelle chiese cristiane oggi
la ricerca biblica è quasi unanimemente concorde
nell’affermare che in nome dì Dio o di Cristo non si
possa imporre a nessuno un giogo che va al di sopra delle
sue forze, condannandoli a vivere in un contesto familiare
impossibile. Come tutte le sceIte umane anche quella del
proprio partner, nonostante tutte le cautele messe in atto,
può andar soggetta a errore e una volta appurato seriamente
lo sbaglio non rimane che correggerlo, per cui la
separazione, il divorzio e la possibilità di provarsi ad
intraprendere una nuova esperienza sono conclusioni
possibili e legittime.
6. La nostra
gerarchia, presa da chissà quali paure, è chiusa al
confronto su queste ipotesi e non riesce nemmeno ad
immaginare un approccio diverso nei riguardi di coloro che
hanno dovuto registrare nella loro vita esperienze
matrimoniali infelici e infine si sono decisi a compiere una
nuova scelta.
Si potrebbe una buona volta
smettere di considerare i "divorziati risposati"
come "pubblici peccatori" esclusi dalla piena,
effettiva comunione ecclesiale, poiché secondo il vangelo
nessuno sa chi sia veramente nel peccato (cfr. Gv 8,9). Per
la stessa ragione non si vede come qualcuno possa arrogarsi
il diritto di escludere chicchessia dal banchetto
eucaristico pur sapendo che Gesù si ritrovava spesso, se
non abitualmente, "a mensa" con i peccatori,
compresi i pubblicani, non escludendo esplicitamente nemmeno
le prostitute. Dissenzienti da tale prassi solo i puritani
del momento (i farisei) che in ogni tempo hanno avuto sempre
difensori e continuatori. Ma anche se gli attuali
"benpensanti" non si sentissero di condividere il
passo compiuto dai divorziati, potrebbero rilasciare alla
loro coscienza il giudizio etico sul loro operato.
D'altronde la stessa morale tradizionale ha sempre
affermato che il peccato più che dall’infrazione della
legge dipende dal giudizio (soggettivo) che l'uomo si è
fatto di un comportamento o dell'altro. Non si tratta di
"connivenza" (ammesso che lo fosse ce ne sarebbero
di ben peggiori, come il mantenimento dei cappellani
militari nonostante il proclamato ripudio della guerra e
addirittura il consentire ad un vescovo di fregiarsi del
grado militare di “Generale”) ma di
"pazienza", di attesa prima di impancarsi a
giudice di uno che in fondo è l’unico in grado di capire
e di valutare il peso e la gravità della scelta che ha
compiuto. Se c'è una parola nei vangeli, che certamente
proviene da Gesù, è quella di non giudicare, cioè di non
pronunciare apprezzamenti ostili verso chicchessia, per
questo più di una volta egli ha preso la difesa dei
peccatori e non li ha mai esclusi dalla sua compagnia. Anzi,
si è meritato l’appellativo di essere loro
"amico". Se Dio non spezza la penna all’
"eretico" e neanche fulmina sull'istante
neppure il ladro, vuol dire che quella della
"scomunica" non è la tattica che egli suggerisce,
meno ancora comanda.
7. La chiesa italiana
non può fare miracoli soprattutto perché troppo vicina,
quindi subordinata alle gerarchie trasteverine, ma potrebbe
provarsi a gettare qualche pedina o qualche ponte che la
prepari a risolvere la sua "crisi”. Questa certo è
generale, ma essa è tenuta a pensare a se stessa, a
provvedere al suo futuro. Se i seminari sono vuoti e il
clero è più che senescente, non c'è da farsi
illusioni su quello che verrà un giorno o l'altro ad
accadere. Mancherà chi spezza il pane della Parola e quello
dell'eucarestia. È inutile stare ad aspettare il
miracolo dal cielo, invocare che Dio mandi operai nella sua
vigna. Tutto quello che egli poteva fare l’ha fatto, il
resto l’ha rilasciato alla diligenza e alla solerzia dei
suoi collaboratori. La storia, anche quella della salvezza,
la mandano avanti gli uomini. Dio c'è senz’altro, ma
rimane dietro le quinte. Se c'è un arresto nel cammino
dell’umanità non è mai perché lui ha cessato di
operare, sono invece i suoi fiduciari che si rivelano pigri
o inetti. I "tempi" di cui Papa Giovanni aveva
invitato a leggera i "segni", stanno additando
l'opportunità o necessità di una riorganizzazione
ecclesiale. Non sarebbe ora di chiamare a tutte le sue
responsabilità la stragrande porzione della chiesa, rimasta
sempre inattiva o passiva, chiamata anche “discente”,
quasi per esonerarla da qualsiasi incombenza, mentre il
Concilio l’ha onorata delle più lusinghiere attribuzioni
che purtroppo sono rimaste lettera morta. L'intero
popolo di Dio, tutti i battezzati condividono i poteri e i
compiti di Cristo, il suo triplice ufficio profetico, regale
e sacerdotale e sono autorizzati, anzi obbligati per
vocazione ad esercitarlo (Lumen gentium n.ri 10-14). Gesù
d'altronde si è rivolto alle moltitudini, ha consegnato
a tutti il suo messaggio e ha chiesto a tutti di
testimoniarlo davanti agli altri nel tempo. Non ci sono
cristiani di serie A, B o C. Sono tutti tenuti a raggiungere
la stessa "misura" che quella del loro maestro.
D'altronde non è neanche sufficientemente chiaro che
Gesù abbia voluto un sacerdozio sulla falsa riga di quello
ebraico. Anzi, sembrerebbe certo che non lo ha mai proposto.
Se il Nuovo Testamento parla di ministeri li intende non
come "uffici" o "poteri sacri", ma come
"diaconie", cioè ancora una volta
"servizi", per questo il titolo
"ministro" è l'equivalente di
"inserviente". Ma senza entrare in questi aspetti
scabrosi o rischiosi del problema, che la gerarchia italiana
non può permettersi perché dovrebbe cominciare a demolire
se stessa, questa potrebbe proporsi di ricuperare più
concretamente il ruolo dei laici, per affidare ad essi vere
incombente ecclesiali (la predicazione e l'assistenza
nelle celebrazioni a cominciare dalla liturgia eucaristica)
in modo che quando, per sfortuna o per fortuna, non ci sarà
più il clero, ci sia chi possa prendere il suo posto,
operai o intellettuali, uomini o donne che siano.
L'unica virtù necessaria oltre il timor di Dio è
l'amore verso il prossimo. La comunità non ha bisogno
tanto di teologi quanto di profeti, di persone che lasciano
trasparire dalle loro azioni e operazioni la presenza
nascosta di Dio. Per farlo non sono indispensabili titoli di
studio o gradi accademici ma solo una grande capacità,
volontà di bene. Gesù si è circondato di comuni operai,
di pescatori e di umili donne aggiunge Luca. E così è
cominciata l'avventura cristiana. Noi non siamo profeti
di sciagure, siamo ottimisti a tutti i costi. Crediamo anche
alle rivoluzioni, ma di più ai piccoli passi che possono
portare agli stessi traguardi a cui le grandi sommosse
mirano. Speriamo e aspettiamo. "Purché Cristo si
annunzi non importa come", confessava Paolo ai
filippesi (1,18). Purché in un modo o in un altro qualcosa
si faccia, non tanto per la salvaguardia
dell'istituzione ecclesiale, quanto dello stesso
messaggio evangelico di cui il mondo ha avuto e avrà sempre
bisogno.
Ortensio da Spinetoli
Recanati 15.09.2006
16 marzo 2007 0:00 - NESSUNO
Come al tuo solito, Falcinelli, fai dire alle persone cose
che non hanno detto. A proposito di sterminare, la voglia di
farlo c'è in questo modo di agire dei vertici della
Chiesa che si esprimono senza la collegialità richiesta dal
Concilio. Fare terreno bruciato intorno a chi loro non amano
è cosa ben rodata nei secoli. Accuse infondate, discredito
buttato addosso, e poi... ops! si sono sbruciacchiati tutti.
ma che cavolo ci sono saliti a fare sulla catasta di legna,
quei pirla. Tanti fedeli che vivono realmente la
propria fede sono di diversissimo avviso da quello che dici
tu. Loro te non ti diffamano, ma tu ti permetti di diffamare
loro mettendo in dubbio il loro onesto rapporto con Dio e il
loro sincero amore per la chiesa, a causa del quale in
quesdto momento soffrono molto.
15 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
No, NESSUNO, non mi pare proprio,che quanto richieda e
affermi il Papa sia al di fuori dell'etica cristiana;
sarebbe il contrario se a raccomandasse qualcosa di
diverso. Passato Ruini, la linea della Chiesa mantiene
il suo sapore, perché è l'unico che possa avere; non
esisteva, quindi, alcuna pietra di scandalo, come si osava
dire.
Il fatto che alcuni vescovi o preti non
appprovino quanto indica il Magistero ecclesiastico, non
penso debba esser guardato con bigottismo; personalmente
conosco anche troppi clericali (di ogni carica gerarchica)
che non approvano il papa, ma vedo anche il loro stile di
comportamento, che "abbozzo" solo per carità
cristiana! Sono proprio coloro che rispondono a quel cattivo
esempio che gli anticlericali criticano alla Chiesa, ma
anch'essi sono uomini.
Tutt'altro siamo
noi fedeli, che viviamo come tutti la quotidianità e
abbiamo una continua prova della vita reale, quella della
strada. Per noi la Chiesa è Madre e Dio è Padre. Non
si è mai visto né sentito che un padre non possa educare
suo figlio e non si senta mai che a un figlio sia negata la
libertà di ascoltare e obbedire al proprio padre. Il
fatto è proprio questo. Chi è cristiano non può vivere di
interpretazioni sulla vita perché la modalità esiste già
ed è stata tracciata da Cristo. Tutto il resto è
demagogia, relativismo e formalismo. Il guaio di chi
non può sopportare questo, infatti, non è il Papa con
l'Istituzione Chiesa (i cardinali che ci abitano dentro,
agli edifici) ma sono i fedeli che vivono realmente la
propria fede. Bisognerebbe, per evitare compromessi di
ogni tipo, sterminarli tutti...?