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22 dicembre 2013 15:34 - armando977
Mi voglio autodenunciare perché in casa detengo ingenti quantitativi di sostanza stupefacente che crea estrema dipendenza fisica e psicologica, tale sostanza e' tagliata con altre estremamente cancerogene e il tutto e' provato da studi ed evidenze scientifiche incontestabili, purtroppo in famiglia altri sono caduti in questa trappola schifosa e alcuni hanno perso la vita poiché dediti all'uso continuativo. Voglio denunciare questa terribile droga, la tengo sul frigorifero lontano dalla vista di mio figlio e non mi faccio mai vedere mentre l'assumo, voglio denunciare lo spacciatore che la fornisce e il produttore che la rende disponibile: voglio denunciare la Marlboro e lo stato che rende alla portata di tutti con diffusione capillare sul territorio.
21 dicembre 2013 16:15 - ennio4531
.. restiamo in attesa che i marcello, gli Ivani , se hanno veramente a cuore la sorte delle migliaia di 'reclusi' nelle comunità di recupero , si presentino alle porte delle comunità per chiedere a gran voce la loro liberazione e proporre i loro metodi di cura.

Lo faranno ?

Non lo fanno . non lo fanno ...

Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste è quella che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .

Anche un pò vili sono ....
18 dicembre 2013 12:00 - IVAN.
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Il Giovy è sempre uno spasso.

«Non c'è differenza tra il consumo di droghe leggere e pesanti»...Come dire: «Non c'è differenza tra parcheggiare in divieto di sosta e guidare contromano, perché sono entrambi violazioni al codice stradale.» Alè.

Il povero Carletto è talmente abituato a fare figure di palta, che finge di non sapere che il THC può essere rilevato anche dopo 3 SETTIMANE dalla sua assunzione (cosa che ormai sanno anche i bambini...ma non lui, un "esperto" in materia).

Inoltre, sfido chiunque a poter dimostrare che l'assunzione di cannabis è una concausa diretta di quell'incidente stradale.
Anzi, le indagini hanno rilevato che la VERA causa è stata probabilmente la fitta pioggia...ma il fatto di risultare positivo al test colpevolizza IN AUTOMATICO il guidatore, al di là delle sue reali responsabilità nell'incidente.

Morale; l'ineffabile Giovanardi sta - come al solito - approfittando di una disgrazia per fare un po' di bassa propaganda. Che sciacallo senza vergogna.


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11 dicembre 2013 21:41 - marcello84
l'unica verità ormai scienticamente accertata è che la madre degli imbecilli è sempre gravida,vedi giovanardi serpelloni,...trollini alla inutilennio.
11 dicembre 2013 21:33 - marcello84
mentre l'uruguay legalizza e la maggioranza del mondo va in quel senso,qui abbiamo ancora i giovanardi talebani al potere.
11 dicembre 2013 21:31 - ennio4531
11 dicembre 2013 19:35 - ennio4531
.. marcello , se ha veramente a cuore la sorte delle migliaia di 'reclusi' in San Patrignano, non rimane che presentarsi alle porte della comunità per chiedere a gran voce la loro liberazione e proporre i suoi metodi di cura.

Lo farà ?

Non lo fa ... non lo fa ...

Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste e quella che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .

Anche un pò vili sono ....
11 dicembre 2013 21:09 - marcello84
giovanardi è uno dei tanti diffamatori di bassa lega
che circolano nel ns paese.

persona (?) che farebbe schifo ai talebani più estremisti,che nn sa distinguere tra sesso e amore,sempre ossessionato dalla presenza tentatrice delle femmine.sempre in prima linea contro tutto ciò che da piacere,dalle femmine alla cannabis.
tuonando contro la pornografia,colpevole a suo dire dei fatti più atroci, ma sembra dimenticare che la violenza sulle donne esisteva assai prima dell’avvento della pornografia, ma in fondo, perchè rinunciare a strumenatalizzare un dramma come la violenza su una ragazza di 16 anni quando può servire alla propria visibilità?
esattamente come in questo articolo perchè perchè rinunciare a strumenatalizzare un dramma come un incidente con svariati morti quando questo può servire alla propria visibilità?
e ancora dobbiamo tollerare al potere gente come lui? uno che disse che Stefano Cucchi era morto perché era uno spacciatore abituale. e "Dietro la testa di Aldrovandi c'è un cuscino, non una macchia di sangue". quello per cui "Il bunga-bunga va bene, purché sia tra uomo e donna" o "il bacio tra due donne in pubblico è come urinare". "approvare le coppie gay farebbe esplodere il commercio dei bambini". uno che nega lo sterminio nazista dei gay (ne morirono circa 1000 a Buchenwald, a Emsland 2000, a Sachsenhausen alcune migliaia, a Flossenburg alcune migliaia, a Neuengamme alcune migliaia, a Gross Rosen alcune migliaia) e che considera la dolce morte dei malati terminali un crimine nazista. che voleva dedicare a B un francobollo."
11 dicembre 2013 19:35 - ennio4531
.. marcello , se ha veramente a cuore la sorte delle migliaia di 'reclusi' in San Patrignano, non rimane che presentarsi alle porte della comunità per chiedere a gran voce la loro liberazione e proporre i suoi metodi di cura.

Lo farà ?

Non lo fa ... non lo fa ...

Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste e quella che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .

Anche un pò pusillanimi sono ....
11 dicembre 2013 11:23 - marcello84
giovanardi è uno dei tanti diffamatori di bassa lega
che circolano nel ns paese.

persona (?) che farebbe schifo ai talebani più estremisti,che nn sa distinguere tra sesso e amore,sempre ossessionato dalla presenza tentatrice delle femmine.sempre in prima linea contro tutto ciò che da piacere,dalle femmine alla cannabis.
tuonando contro la pornografia,colpevole a suo dire dei fatti più atroci, ma sembra dimenticare che la violenza sulle donne esisteva assai prima dell’avvento della pornografia, ma in fondo, perchè rinunciare a strumenatalizzare un dramma come la violenza su una ragazza di 16 anni quando può servire alla propria visibilità?
esattamente come in questo articolo perchè perchè rinunciare a strumenatalizzare un dramma come un incidente con svariati morti quando questo può servire alla propria visibilità?
e ancora dobbiamo tollerare al potere gente come lui? uno che disse che Stefano Cucchi era morto perché era uno spacciatore abituale. e "Dietro la testa di Aldrovandi c'è un cuscino, non una macchia di sangue". quello per cui "Il bunga-bunga va bene, purché sia tra uomo e donna" o "il bacio tra due donne in pubblico è come urinare". "approvare le coppie gay farebbe esplodere il commercio dei bambini". uno che nega lo sterminio nazista dei gay (ne morirono circa 1000 a Buchenwald, a Emsland 2000, a Sachsenhausen alcune migliaia, a Flossenburg alcune migliaia, a Neuengamme alcune migliaia, a Gross Rosen alcune migliaia) e che considera la dolce morte dei malati terminali un crimine nazista. che voleva dedicare a B un francobollo."
ma possiamo ancora definirci un paese civile,democratico,moderno con gente cosi???
8 dicembre 2013 22:23 - ennio4531
... ma lasciamoli sproloquiare questi pifferai la cui credibilità è talmente bassa che ben si guardano dal frequentare i centri di recupero per spargere il loro sapere basato sul ... pattume ....

Migliaia di persone cercano ogni giorno di uscire dall'inferno della dipendenza .... è questi zufolanti fanno ... spallucce ..

Una cosa è certa : quando un loro sodale cade nella dipendenza ... lo mollano .

Anche un pò codardi ... sono .
8 dicembre 2013 11:31 - marcello84
giovanardi é una droga pesante non lo canna!!!!

lurido sciacallo che lucra su una tragedia dove il silenzio sarebbe più umano.

incidenti ne succeddono tutti i giorni e dare la colpa solo ed esclusivamente alle sostanze e non magari a fondi stradali dissestati,segnaletiche inadeguate,prepotenti alla guida,rincoglioniti alla guida, e non voler ammettere le vere colpe..

la vera tragedia è che persone così esprimano un opinione su mezzi di informazione di massa e non in qualche circolo di mentecatti come loro.
una persona come giovanardi opinioni del genere dovrebbe deglutirle!
6 dicembre 2013 10:52 - ennio4531
Spieghiamolo all'infinito!

Esiste una 'dipendenza' essenziale e una dipendenza 'fasulla'.

Le 'erbe' appartengono a quest'ultima.

Le migliaia di tossicodipendenti ne sono una prova granitica tanto da rappresentare un insulto alla dignità della persona.

E adesso avanti con il.... benaltrismo ....
5 dicembre 2013 16:04 - roberto7266
Spieghiamolo all'infinito!

La dipendenza è qualcosa che accompagna la vita di ogni essere vivente sulla terra: per sopravvivere su questo pianeta siamo dipendenti dal cibo, dall’aria, dal sesso.

Accade però che, a causa di fattori diversi collegati o no tra loro, certe dipendenze diventino patologiche.

I “proibizionisti”, perseguitando i consumatori della sostanza che si vuol tener vietata, ne indicano il consumo sempre e comunque come una dipendenza patologica. E’ stato così con l’alcol ed è così per la cannabis.

Per definizione, con dipendenza patologica si intende un’alterazione del comportamento che da semplice, o comune abitudine, diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi, o sostanze o comportamenti, che sfociano nella condizione patologica.

L’individuo affetto da dipendenza patologica è colui che tende a perdere la capacità di controllo sull’abitudine.

Bere un bicchiere di vino a tavola, per tutta la vita, o mangiare la pizza tutti i sabato sera, o fare l’amore tutti i giorni, sono atteggiamenti che non possono essere considerate dipendenze patologiche.

Se, un uomo adulto che è abituato a pasteggiare col vino, il giorno in cui non ha la possibilità di berlo, ne sente un pizzico di desiderio senza però ricorrere chissà a cosa per procurarselo, non è da considerare dipendente.

Se, due amanti, abituati a far l’amore ogni volta che possono, distanti uno dall’altro si dicono di mancarsi e di desiderarsi, senza però commettere alcuna malsana follia per aversi, non possono essere considerati dipendenti affettivi o da sesso.

Se, anche chi è a dieta, non vuol rinunciare al piacere di mangiar la pizza una volta a settimana, non può essere considerato dipendente da essa.

Perché, chi consuma cannabis, con regolarità costante (una volta a settimana, in compagnia con gli amici, o anche tutti i giorni), è sicuramente un dipendente patologico?

La cannabis non provoca dipendenza fisica, al contrario dell’alcol.

Scusate se mi rendo pesante ma, perché bere un bicchiere di vino a tavola, tutti i giorni, non è una dipendenza e fumare una canna prima o dopo cena, sì?

Io fumo cannabis da 22 anni e, per diversi motivi, in diversi periodi della mia vita (anche di grande stress), ho volontariamente smesso di consumare cannabis, per poi ricominciare quando ne avevo voglia. NB: Voglia, non bisogno!

A prova di ciò, quando non fumo cannabis, mi capita spesso di rollare per gli amici, senza sentire il minimo desiderio.

Anche quando coltivavo la mia “erba”, nonostante ne avessi sempre a disposizione, c’erano giorni o addirittura settimane in cui staccavo; senza alcun delirio.

Sicuramente esistono delle persone che, rapportandosi male con la cannabis, non riservandole il giusto “rispetto”, finiscono col non riuscire a fare di un’abitudine, ma a mio avviso, se questo non incide negativamente sul loro lavoro o nella loro vita affettiva, anzi li fa stare bene; perché vedere questo loro atteggiamento come un comportamento sbagliato?

Ai consumatori di tabacco, nonostante sia riconosciuta la dipendenza psicologica e fisica da questa sostanza altamente nociva, nonostante siano soggetti a contrarre maggiori patologie e quindi costano di più in termini di spese sanitarie, viene garantita la libertà di fumare: a loro sono riservate addirittura “aree per fumatori” all’interno di ambienti chiusi (aeroporti, stazioni, ecc.).

Analizzate adesso questa frase: FUMARE TROPPA CANNABIS FA MALE.

Secondo voi, cos’è realmente che fa male? Non la cannabis ma, semplicemente, il “TROPPO”.

Cerco di chiarire il concetto: Bere troppo vino fa male. Mangiare troppi formaggi fa male. Bere troppa birra fa male. Mangiare troppi dolci fa male …potrei continuare all’infinito, sino a giungere a “bere troppa acqua fa male” o “mangiare troppo fa male”.

E’ veramente tanto difficile da capire questa cosa?

Chi fuma troppa cannabis, al pari di chi fa “troppo” di qualsiasi cosa, e non riesce a trovare un equilibrio, dovrebbe sicuramente essere aiutato ma non obbligato. Nessun consumatore compulsivo di cannabis è mai morto per l’abuso di questa sostanza, mentre giornalmente muoiono uomini e donne per obesità. Chi è obeso non viene costretto da nessuno a “mollare la forchetta”. Potrei accettare il fatto che, chi fuma troppa cannabis potrebbe avere una limitata efficienza fisica, ma vale lo stesso per le persone in forte sovrappeso.

Decine di esecuzioni penali ed amministrative vengono effettuate giornalmente a discapito dei consumatori di cannabis. Miliardi di euro vengono sperperati per mantenere un proibizionismo fallito: tra i giovani sotto i 25 anni più del 50% dichiara di aver sperimentato la cannabis.

Quasi il 20% si dichiara “consumatore abituale”. Vi immaginate se, tutti coloro che hanno provato almeno una volta la cannabis, fossero stati raggiunti da un provvedimento amministrativo o penale? Cosa sarebbe accaduto al nostro sistema giudiziario? Già siamo nei guai adesso, con circa 10 mila persone in carcere per reati legati alla cannabis!

Ieri sono stato convocato negli uffici del Prefetto, a seguito della violazione dell’art. 75 avvenuta il 20 agosto scorso (vedi: http://www.legalizziamolacanapa.org/?newsletter=una-storia-i nfinita)

Mi è stato spiegato che verrò chiamato dal Prefetto in persona che, come prima volta, mi ammonirà senza procedere in alcun provvedimento amministrativo, ma se dovessi essere nuovamente “beccato”, salvo che non cambi l’attuale legge, mi verrà ritirata la patente, il passaporto, potrebbero darmi l’obbligo di dimora e di firma… tutto questo perché non sono dipendente da cannabis ma vivo il piacere di fumarmi uno spinello quando ne ho voglia.

Giuseppe Nicosia – ASCIA
4 dicembre 2013 19:23 - ennio4531
... ma lasciamoli sproloquiare questi pifferai la cui credibilità è talmente bassa che ben si guardano dal frequentare i centri di recupero per spargere il loro sapere basato sul ... pattume ....

Migliaia di persone cercano ogni giorno di uscire dall'inferno della dipendenza .... è questi zufolanti fanno ... spallucce ..

Una cosa è certa : quando un loro sodale cade nella dipendenza ... lo mollano .

Anche un pò vigliacchi ... sono .
4 dicembre 2013 14:49 - chinaski
Il punto di partenza del mio ragionamento è una constatazione: quanto si è convenuto di chiamare "droga" definisce i tre seguenti prodotti e i loro derivati, la cannabis, la cocaina e l'oppio. Per quanto possano essere veritiere, le statistiche ufficiali contano negli Stati Uniti d'America 20 milioni di consumatori di canapa indiana, 6 milioni di utilizzatori di cocaina e un numero indefinito, ma in costante aumento, di fruitori di oppio, che consumano circa 15 tonnellate di eroina ogni anno. Gli importatori di tali prodotti mirano già all'Europa occidentale, che segue, per consumo, l'esempio americano. Questi trafficanti non trovano più nel Nord America sbocchi sufficienti, in quanto tale paese arriva a produrre sul suo territorio delle quantità che gli permettono di ridurre anno dopo anno il ricorso all'importazione, in particolare di canapa indiana. Se si considera la penetrabilità delle nostre frontiere, si rende evidente come il mercato dell'Europa occidentale sia in condizione di manifestare, nei prossimi anni, una crescita che ad oggi è possibile soltanto sospettare. In effetti, un giudice istruttore parigino, Leroy, eminente specialista di casi di stupefacenti, ha calcolato che, soltanto per la Francia, sarebbe necessario bloccare 6.300 chilometri di frontiere, sorvegliare 71 porti, 110 aeroporti e 970 punti di facile accesso, controllare 180 milioni di persone in entrata nel territorio e 120.000 voli regolari ogni anno. E' comprensibile come mai, nonostante la determinazione dei servizi di polizia, i lunghi e pazienti pedinamenti, i riscontri minuziosi e il pericolo di alcune operazioni, non si riesca ad intercettare che il 5% circa della droga introdotta in territorio francese. Il che equivale a dire che, supponendo che sia paragonabile l'efficienza delle nostre polizie, se il 95% delle importazioni di stupefacenti entrano nei nostri paesi senza colpo ferire, la dissuasione è illusoria quali che siano le pene in cui si incorre e la severità dei giudici. E' dunque necessario insistere sul dato di fatto che la produzione non diminuirà. I sostenitori del proibizionismo propongono, fra le soluzioni parallele alla severità della repressione, quella che consisterebbe nel promuovere, nei paesi di produzione, delle colture sostitutive nel quadro di programmi di sviluppo. Ma è noto come il contadino colombiano, ad esempio, guadagni dieci volte di più a coltivare piantagioni di coca rispetto a qualsiasi altro prodotto della terra. Ancora, tale remunerazione non rappresenta che una parte infinitesima del prezzo del prodotto venduto al consumatore, ma questa è un'altra questione. Basta soltanto immaginare il sorriso divertito con cui l'80% dei contadini colombiani che coltivano la coca accoglierebbero oggi una proposta di coltura sostitutiva addirittura inquadrata, legale e sovvenzionata... Ne risulta che i paesi sudamericani, fra i quali alcuni pareggiano la propria bilancia dei pagamenti mediante i "narcodollari" non sono pronti a rinunciare a questa manna. Analogamente l'oppio, risorsa insperata dei paesi del "Triangolo d'oro" (Thailandia, Laos, Birmania) o della "Mezzaluna d'oro" (Iran, Pakistan, Afghanistan), e presto del vicino Oriente (Libano in particolare) è prodotto in migliaia di tonnellate ogni anno. E non voglio parlare dell'hashish, che cresce in enormi quantità in tutti i continenti. Tutti questi impressionanti raccolti sono destinati a noi, per infiltrazione dalle nostre frontiere con un'invasione clandestina, sotterranea e terrificante. Terrificante effettivamente a causa della catena di omicidi, di corruzione, di alterazione pericolosa dei prodotti, del loro prezzo elevato rispetto ai rischi dei trafficanti. Terrificante a causa della prostituzione e della delinquenza indotte, alle quali devono ricorrere i tossicodipendenti costretti ad acquistare la droga a prezzo inaccessibile. Terrificante infine a causa dell'obbligazione assunta di fronte ai piccoli spacciatori di reclutare mediante proselitismo una nuova clientela per rispondere alla crescente avidità dei trafficanti.

Questa è la constatazione. Se ne traggono tre principi: il carattere irreversibile della crescita della produzione, l'illusione dei tentativi polizieschi di frenare l'importazione dei prodotti, e il pericolo per le popolazioni (utilizzatori e non) dei paesi di consumo. E una certezza: La droga non è vietata in quanto pericolosa, è pericolosa in quanto vietata. Tale affermazione, in forma paradossale, è di facile dimostrazione: Il semplice, ma irrefutabile ragionamento del professor Hulsman dell'Università Erasmus di Rotterdam mi sarà di aiuto: I problemi creati dall'uso delle droghe, legali o illegali, sono sia primari (danno alla salute da abuso nel consumo, e ripercussioni nell'ambiente del consumatore), sia secondari (spaccio, contrabbando, prezzi elevati e sofisticazione dei prodotti, comparsa di una delinquenza specifica). E' facile rilevare come i problemi primari siano comuni a tutti i prodotti, mentre quelli secondari si verifichino soltanto per quelli colpiti da proibizione. D'altro canto soltanto gli effetti secondari, connessi alla proibizione, degenerano in pericolo per il corpo sociale. Gli effetti primari, conosciuti e individuati, presentano inconvenienti rispetto ai quali la società si adatta senza problemi, e con cui convive quotidianamente in tolleranza o indifferenza. Prendiamo in considerazione qualsiasi tipo di prodotto di consumo corrente, ad esempio i prodotti alimentari, e citiamo un rapporto reso noto il 27 luglio scorso dalla Direzione dei servizi di sanità americani: l'abuso nel consumo di alcuni componenti dietetici è attualmente una delle maggiori preoccupazioni, e le malattie provocate dagli eccessi e dagli squilibri alimentari figurano ormai fra le principali cause di decesso negli Stati Uniti; su 2,1 milioni di decessi nel 1987, 1,5 milioni sono stati causati da malattie riconducibili al regime alimentare: malattie coronariche, arteriosclerosi, diabete, alcuni tipi di cancro. E' noto come l'alcool sia all'origine della maggior parte delle cirrosi, come il tabacco favorisca il cancro delle vie respiratorie e il caffè distrugga il sistema nervoso. Si ripete già abbastanza, senza che io aggiunga la mia voce, che l'oppio, la cannabis e la coca avvelenano la nostra giovinezza. Si potrebbero ancora citare gli effetti nocivi di numerose sostanze di consumo corrente, al punto che alcuni, attribuendo al termine di "droga" un significato vagamente legato all'idea di dipendenza, parlano dello zucchero, della canapa indiana, del caffè, dell'oppio, dei grassi, della coca e di molte altre sostanze, come di droghe, in relazione al pericolo che tali sostanze rappresentano per i nostri organismi. Ed ora invertiamo la proposizione: diciamo che zucchero, coca, alcool, oppio, tabacco, grassi, caffè, canapa indiana e molte altre sostanze, non sono altro che beni di consumo. Diciamo che soltanto l'abuso che se ne può fare è causa di alterazioni per la nostra salute, e che un uso moderato, dominato dal consumatore, allieta l'esistenza e favorisce la convivialità. Spieghiamo ai nostri figli bambini o adolescenti i pericoli di tali sostanze, educhiamoli, tentiamo di convincerli. Ma una volta adulti, che decidano essi stessi cosa devono fare del loro corpo, e che nessuna legge ostacoli la loro libertà. Che anche quelli che hanno deciso di distruggersi siano liberi di farlo. Il nostro corpo ci appartiene, e sta ad ognuno di noi decidere che cosa farne. E' una libertà minima. Solo gli stati totalitari si arrogano il diritto di controllare quello che i cittadini fanno della loro salute e impediscono loro di scegliere la propria morte. Ma soprattutto, che cessi il chiasso intorno a quello che chiamano più specificamente le "droghe", la cannabis, l'oppio, la coca e i loro derivati. Infine, che si ammetta, analizzando le conseguenze della loro assunzione con la serenità di un ragionamento obiettivo, che esse causano al genere umano molti meno danni di ognuna delle sostanze che ho richiamato, e che il pericolo che esse presentano riguarda la loro proibizione piuttosto che gli effetti loro propri. Se, in Francia, si lamentano ogni anno intorno a 150 morti per overdose, che si renda noto che l'overdose è tanto accidentale, quanto suicida, e che, quando è accidentale, avviene in conseguenza dell'alterazione che tali prodotti subiscono di fatto in conseguenza della loro interdizione. Per quanto sgradevoli esse siano, queste morti non sono nulla in confronto alle altre cause per le quali i nostri contemporanei perdono la vita. Impariamo dunque a relativizzare, e per tentare di convincere quelli che parlano del "?flagello della droga", cerchiamo di immaginare quello che potrebbe essere un paese di libertà.

Vi invito ad un viaggio ad Utopia. Il governo ha deciso da qualche mese di abrogare ogni proibizione in materia di quanto continuiamo a chiamare "droga" per una semplice esigenza di discussione. Tale decisione ha provocato uno scandalo: scienziati, medici, giuristi, fino ad allora specialisti in persecuzione dei drogati, hanno sollevato l'opinione pubblica e suscitato reazioni indignate sul tema della degenerazione della razza. I trafficanti e gli importatori clandestini non erano fra gli ultimi ad unirsi alle truppe di una crociata così sana, e alcuni si sono posti in evidenza per una virtuosa indignazione. A nulla ciò è valso: il governo, omogeneo nella sua determinazione, sordo ai clamori artificiosamente suscitati in un'opinione pubblica abusata e docile, mantiene la sua decisione e impone la tolleranza, conscio di amministrare un paese democratico. Dopo poco tempo, alcuni avveduti importatori, appena più disonesti di quelli che introducono legalmente nel paese il cognac, il grano o il cotone, prendono discretamente contatto con il contadino colombiano, il produttore marocchino o il coltivatore turco, per acquistare a prezzi di produzione ragionevole la coca, l'hashish o il papavero su cui essi percepiscono un beneficio certamente apprezzabile, ma legale e controllato. Possiamo anche credere di intravedere, fra questi importatori avveduti, i prestanome di alcuni dei più aggressivi fra i recenti contestatori. In entrata alle frontiere, la merce viene analizzata dal servizio repressione frodi, che elimina i prodotti alterati o contraffatti e garantisce ai consumatori una qualità irreprensibile. Contemporaneamente, cessano i mortali tagli con anfetamine, arsenico, lattosio, stricnina ed altri veleni che permettevano al venditore di allungare le sue dosi e al suo cliente di morire. I prezzi crollano rapidamente a un normale livello commerciale, in quanto si tratta di prodotti facilmente fabbricati sulla base di vegetali coltivabili senza eccessivo sforzo a latitudini favorevoli. Venduti in farmacia o in altri negozi specifici, costano cinquecento volte meno del veleno distribuito precedentemente dagli spacciatori in strada. Ormai alla portata dei meno abbienti, l'uso della droga non richiede più il ricorso agli abituali espedienti: prostituzione e furti. Si è spezzato il circolo funesto, che metteva in transito le refurtive mediante ricettatori organizzati, che le trasformavano in denaro destinato ai grossi trafficanti. Nello stesso tempo, buona parte della delinquenza scompare da sé, le carceri vedono i propri occupanti diminuire di un buon terzo, la polizia può concentrarsi in altri compiti e poco a poco torna la pace pubblica. L'utilizzatore della droga è nuovamente divenuto un cittadino normale, né delinquente, né malato, e di conseguenza affrancato dalla sollecitudine intempestiva dello psichiatra o dalla vendetta espiatoria del giudice. Evidentemente, le autorità sono ben conscie di una crescita immediata nel consumo di prodotti alla portata di tutte le borse, ma sono anche al corrente del fatto che si tratta di un primo movimento di curiosità e che la maggioranza tenderà ad abbandonare un'abitudine verso la quale non prova alcuna attrazione. Resteranno gli effettivi tossicomani, dipendenti da una droga di cui abuseranno e paragonabili in ciò agli alcoolisti, ai tabagisti o agli obesi coronarici. Lasciamo il paese di Utopia per tornare ai nostri quartieri. La persecuzione delle droghe vi ferve. Esse sono ??interdette al consumo''. Sono le uniche, in quanto nessuno osa contrariare gli alcolisti o i tabagisti, e sarebbe al momento ridicolo concentrarsi sui consumatori di zucchero o di caffè. La persecuzione dunque ne risulta più accanita.
E da tale divieto è nata una mafia. I grossi trafficanti, quelli ad esempio del "cartello di Medellin" in Colombia, controllano un'economia parallela e trattano da pari a pari con le autorità ufficiali. Uno di essi ha fondato un partito nazista e sperava di fare carriera politica. Gli uni e gli altri, grazie alle considerevoli risorse, posseggono aeroflotte che superano le cinquanta unità, corrompono le istituzioni e fanno regnare il terrore compiendo rapimenti ed omicidi. Così, nel 1984 in Colombia la mafia della droga ha fatto assassinare un Ministro della giustizia, trenta magistrati, numerosi giornalisti, il direttore del più antico quotidiano del paese, e centinaia di poliziotti. In nome di che cosa si dovrebbe continuare a subire un simile disastro? Quale morale potrebbe giustificare tali enormità? Un divieto si giustifica soltanto quando impone una regola indispensabile al vivere sociale. Un divieto che ha il solo scopo di normalizzare l'individuo è un attentato alle libertà. La Corte Suprema Argentina (Jurisprudencia Argentina, 15 ottobre 1986, n. 5345) lo afferma con vigore: "Il divieto costituzionale di interferire nei comportamenti privati degli uomini risponde a una concezione secondo la quale lo Stato non deve imporre agli individui degli ideali di vita, ma offrire loro di sceglierli; e un simile divieto è sufficiente in sé ad invalidare l'articolo 6 della legge 20.771, di cui è dichiarata l'incostituzionalità là dove incrimina il semplice possesso di stupefacenti ad uso personale...". Non è un caso che tale avvertimento provenga dalla massima giurisdizione di un paese fra quelli che in epoca più recente hanno subito il totalitarismo.
In effetti, può essere qualificato come ??nazista'' un divieto che, come quello rispetto agli stupefacenti, si caratterizza per il disprezzo dei diritti dell'uomo e per legislazioni eccezionali.

Al momento di redigere un preambolo alle Convenzioni internazionali concernenti la lotta alla tossicodipendenza, l'Organizzazione Mondiale della Sanità è stata sollecitata dal Vaticano ad includere il rispetto dei Diritti dell'uomo in tale preambolo: ed ha rifiutato. Quando si viene a sapere che tale organizzazione è interamente dipendente dal governo degli USA, si capisce come, in quel paese, il drogato sia divenuto un ominide nei confronti del quale ogni abuso risulta lecito. Gli esempi al proposito abbondano. Ne citerò solo due perfettamente significativi: - un test rivelatore positivo autorizza i dirigenti di azienda americani a licenziare un dipendente; - nel 1986, abbiamo visto la moglie del Presidente degli Stati Uniti complimentarsi pubblicamente con una ragazzina che aveva denunciato i suoi genitori tossicodipendenti. In Francia, una volta arrivato al potere, un recente Ministro della Giustizia ha invocato l'internamento di tutti i drogati. Poco tempo dopo, ne valutava il numero, non si sa su quali basi, in 800.000 in Francia. Nel rigoroso rispetto di queste due affermazioni, la logica richiedeva la creazione di veri e propri campi di concentramento. Il Ministro ne è stato impedito, ma, poiché si trattava di un vero democratico, si può star certi che non si sarebbe spinto fino a quella che altri hanno definito "la soluzione finale". Comunque, analizzando i progetti del Ministro, il dott. Olievenstein, eminente specialista francese della tossicomania, si lamentava il 29 novembre 1986: "Siamo in piena regressione petainista". Ma già da molto tempo prima di questo Ministro, che non ha fatto altro che aggravare la situazione, la legislazione francese in materia si caratterizzava per un insieme di disposizioni tra le più repressive, oltre che derogative rispetto al diritto comune. Alcuni esempi possono essere sufficienti. Il fermo di polizia, che in diritto comune non può essere di durata superiore a quarantotto ore, raggiunge i quattro giorni in materia di stupefacenti. Il Tribunale penale, giurisdizione chiamata a punire i delitti semplici, e in quanto tale non abilitato ad irrogare pene detentive di durata superiore a cinque anni, è autorizzato, in tale materia, ad utilizzare la scala di sanzioni prevista per i reati e ad infliggere la detenzione di durata fino a venti anni. Allo stesso modo, i termini di prescrizione, tanto del delitto quanto della pena, sono quelli dei reati: dieci e venti anni. La costrizione personale, la cui durata massima è di quattro mesi, passa a due anni. La delazione è incoraggiata mediante riduzioni di pena, mentre la semplice illustrazione del consumo di stupefacenti in luce favorevole può costare 5 anni di detenzione. E non parlo poi di ritiri di passaporto, sospensioni della patente di guida, interdizioni professionali, confische, espulsioni e obblighi di cura.

Legislazione eccezionale, violazione dei diritti dell'uomo, sono riconoscibili i principi di un'ideologia che, dalle teorie eugeniste della fine dello scorso secolo, si è evoluta verso il nazismo, in cui ha conosciuto il proprio apogeo, ed ha iniziato la parabola discendente con la scomparsa dell'hitlerismo. Essa si caratterizza per l'intromissione dello Stato nella vita privata dei cittadini, la sua pretesa a farsi carico della loro salute, e per l'arrogarsi il diritto di decidere ciò che è bene per essi, ultima attribuzione sopravvissuta di un tempo in cui decideva per loro anche quanto era bello, giusto e vero. Un partito preso di emarginazione, di esclusione, addirittura di eliminazione, risorge silenzioso e si insinua subdolamente negli animi man mano che sfuma il ricordo dei campi di sterminio. Questa ideologia di esclusione tocca per il momento soltanto i drogati, ma si spiega con un accanimento fomentato dalla ristrettezza dell'ambito di persecuzione. La posta in gioco è chiara: se i proibizionisti dovessero prevalere, ossia se riuscissero a perpetuare l'attuale stato di cose, ci sarebbe da temere per le nostre libertà, in quanto la persecuzione finirebbe per estendersi ai bevitori di alcool, ai fumatori di tabacco, e passo dopo passo, alle categorie sociali scomode, alle comunità religiose o etniche dissenzienti. ??Regressione petainista'', diceva il dott. Olievenstein! E' doverosa la vigilanza, ma d'altra parte è confortante avvertire una salutare presa di coscienza, anch'essa in fase di crescita. Anche la consapevolezza segue la sua strada, e presto potrà affrontare ad armi pari l'oscurantismo. Ne è la miglior prova il fatto che io possa oggi esprimermi in questo modo. Occorre essere ottimisti, in quanto la Storia dimostra che gli abolizionisti hanno sempre trionfato, e che ognuno di questi trionfi ha contribuito, lentamente ma concretamente, al progresso dell'umanità.

01 Febbraio 1989

Georges Papa - Procuratore della Repubblica - Valence - Francia
4 dicembre 2013 11:21 - ennio4531
Banalità e fregnacce...

"Il concetto di droga è frutto della cultura non un comandamento scritto in qualche tavola. "

Commento: Monsieur de Lapalisse non avrebbe potuto scrivere meglio. Del genere ... Se Lapalisse non fosse morto, sarebbe ancora in vita .

"Provate a dire agli indios colombiani che la foglia di coca è una droga.".

Commento: se tanto ci tieni, perchè non ti trasferisci presso di loro. Potresti godere dei successi di questi ultimi dieci secoli da loro realizzati in civilizzazione e progresso materiale grazie alla foglia di coca .

'Del laudano (tintura alcolica di oppio) si è fatto un uso universale nella farmacopea dal 700 al 900.'

Commento: nel passato si è fatto uso per secoli anche delle sanguisughe, così per l'olio di ..ricino.

Cosa proponi: un ritorno al passato?

Della serie... quelli sì che erano bei tempi !!

"Per milioni di musulmani l'alcol è proibito ma non l'hashish."

Commento: ecco... prova andare in paesi islamici come l' Arabia saudita e la Malesia con un pò di hashish e sappimi ... dire.
3 dicembre 2013 19:03 - roberto7266
Il concetto di droga è frutto della cultura non un comandamento scritto in qualche tavola. Provate a dire agli indios colombiani che la foglia di coca è una droga. E l'alcol che pure è una droga potentissima, universalmente riconosciuta come tale, entra nell' eucaristia (il vino come sangue). Fino a 100 anni fa la coltivazione della cannabis non solo era legale, ma veniva incentivata dato che produceva una fibra tra le migliori ancora oggi. Nel 1700 addirittura i contadini che non coltivavano almeno una parte del loro appezzamento a canapa, venivano multati. L'oppio è stato oggetto di commercio legale e di guerre per secoli. Del laudano (tintura alcolica di oppio) si è fatto un uso universale nella farmacopea dal 700 al 900. Per milioni di musulmani l'alcol è proibito ma non l'hashish. Quindi il concetto di roga varia ala variare della cultura, del tempo, del contesto. Ma vediamo cosa si fa in una comunità. La maggior parte sono basate sull'ergoterapia, con regole rigidissime: sigarette contate, orari di lavoro massacranti, poche visite, niente uscite, libri controllati, posta controllata, telefonate controllate. Non è un caso che molti ragazzi assegnati dal tribunale ad una comunità abbiano preferito il carcere!
Il massimo esempio di ciò è la comunità più famosa: S. Patrignano, dove il fondatore Vincenzo Muccioli, prima santone, mago, poi guaritore di drogati, esasperando il concetto di insegnare a vivere, riteneva lecito legare con catene chi intendeva lasciare la comunità e non si assoggettava alle regole; riteneva lecito esercitare punizioni corporali. Cosi di punizione in punizione si arrivò all'omicidio di un ragazzo, cosa per la quale Muccioli fu arrestato!
Altro esempio nefando è la comunità Saman , dopo la morte di Rostagno è divenuta un impero, con fatturato miliardario, condotta dall'oscuro Cardella. Perchè? Lo stato ha delegato alla chiesa e ad alcuni privati la gestione delle comunità. Non dettando regole precise a salvaguardia della dignità delle persone, mantenendo il controllo dei Sert, ma facendoli funzionare male, ha fatto passare l'idea che il metadone era un palliativo che non risolveva il problema, e l'unica risposta seria fosse la comunità. Alcuni in buona fede, altri non tanto, si lanciano nel settore. Si hanno contributi dallo stato o dagli enti locali, spesso dai genitori, disposti a tutto per risolvere un problema troppo grosso per loro. Basandosi quasi sempre sul lavoro che dovrebbe restituire dignità, hanno la possibilità di ricorrere a manodopera a costo zero!
Sempre S. Patrignano è attivissima nell'allevamento, nel settore vinicolo, nella falegnameria. In alcune di queste attività è molto conosciuta. Cacchio quale azienda può contare su manodopera a costo zero? Bell 'esempio di mercato drogato! Alla faccia della dignità del lavoro, che per essere davvero dignitoso deve avere una paga adeguata!Cosi si chiude il cerchio della droga. Lo stato fa una politica proibizionista, cosa che induce il soggetto eroinomane a tutta una serie di ricatti, a diventare un delinquente, un emarginato. Qualcuno guadagna dalla sua disperazione. Cosi quando lo si vuole " salvare " lo si manda in una comunità dove subisce un 'altra serie di ricatti e qualcun'altro, o sempre gli stessi, guadagnano ancora sulla sua disperazione. Anche qui viene da chiedersi: come mai tutti gli esponenti del mondo delle comunità sono ferocemente proibizionisti? Chiaro che perderebbero la torta se la droga divenisse legale. Nessuno più sarebbe costretto a rinchiudersi in una comunità. Lo si farebbe solo su base volontaria e cesserebbe quindi il loro ricatto e lo sfruttamento.
Ma poi sono davvero utili le comunità? In Italia non c'è uno studio serio, che sia uno su questo mondo.In altri paesi le comunità sono ormai desuete perchè si è capito che non danno grandi risultati ed il mondo della droga è profondamente cambiato. Non hanno mai pubblicato relazioni riscontrabili, numeri che facciano chiarezza sul fenomeno. Se non quelli editi dalle stesse comunità e che non hanno validi strumenti di controllo della bontà di quei numeri. Leggendoli si rimane sbalorditi. Migliaia di ragazzi passati per questi istituti. Ma passati non significa "salvati". Quanti hanno completato il "trattamento"? Fra questi quale percentuale di ricadute esisteva ? A quanti anni di distanza vengono ancora monitorati? E fra quelli che l'hanno abbandonato? Questi numeri poi si dovrebbero confrontare con quelli dei Sert e con quelli della Svizzera sulla somministrazione controllata, con le remissioni spontanee. Allora incomincerebbero ad avere un valore. Cosi valgono meno di zero. Tra l'altro l'esperienza ed uno studio fatto presso un Sert della Campania mi fa dire due cose con una sicurezza abbastanza alta. Gli interventi prematuri, cioè quando il soggetto eroinomane è ancora in fase di " luna di miele" sono quasi sempre inutili se non controproducenti. Inutili in quanto nella fase di luna di miele l'eroina è totalizzante, madre, amante, sorella, amica, la sensazione di benessere e di onnipotenza dell'eroinomane non è sostituibile e paragonabile con nient'altro ed egli non vi rinuncerà. Anche costretto con la forza ritornerà inevitabilmente all'eroina appena potrà. Altrimenti quelli che finiscono in carcere, magari dopo diversi anni di reclusione, non dovrebbero avere più problemi. Ed invece la quasi totalità appena esce corre a comprare una dose come primo gesto da uomo libero!Controproducenti perchè il fallimento, se non i ripetuti fallimenti, costituiranno una memoria difficile da cancellare quando il soggetto arriverà alla fase di rifiuto della sostanza, costruendo l'idea spesso falsa che dalla droga non si esce. Invece fra i tossicodipendenti con un'esperienza di droga alle spalle di svariati anni ( 8/15) la remissione spontanea, se non sopravviene la morte, è altissima. L'eroinomane dalla fase di amore totale, passa alla ripulsa, quindi ad un odio profondo. In questa fase opportuni interventi possono essere davvero d'aiuto. sarebbe però importante che i soggetti arrivassero a questa fase, conseguendo i minori danni possibili. Con una corretta informazione, la somministrazione gratuita di siringhe, in alcuni casi la somministrazione diretta di droga, si farebbe si che arrivassero alla fase di distacco senza avere malattie serie, con la fedina penale pulita, con un a rete di relazioni ancora possibile. E' intuitivo che un eroinomane dopo dieci anni di droga, magari sieropositivo o con un epatite cronica, senza più alcuna relazione soddisfacente, con la fedina penale molto problematica,senza uno straccio di lavoro ne la possibilità di averne uno data la sua situazione (malattie e carichi penali) avrà magari poche motivazioni per venirne fuori, probabilmente si lascerà andare perchè il tornare a vivere comporta sacrifici troppo grossi e risultati scadenti!
giuseppe galluccio
3 dicembre 2013 8:51 - ennio4531
... ma lasciamoli sproloquiare questi pifferai la cui credibilità è talmente bassa che ben si guardano dal frequentare i centri di recupero per spargere il loro sapere basato sul ... pattume ....

Migliaia di persone cercano ogni giorno di uscire dall'inferno della dipendenza .... è questi zufolanti fanno ... spallucce ..

Una cosa è certa : quando un loro sodale cade nella dipendenza ... lo mollano .

Anche un pò vigliacchi ... sono .
3 dicembre 2013 0:33 - roberto7266
Nell’ultimo decennio mentre Giovanardi e Serpelloni terrorizzavano la popolazione, criminalizzando e demonizzando la cannabis come fonte di ogni male, sono aumentate la criminalità organizzata e la corruzione, sono aumentati i consumi stessi di canapa e anche le spese per il recupero sociale. Se si legalizzasse la cannabis sarebbero ben 6 milioni in meno circa, i possibili ‘clienti’ per questi avvoltoi delle comunità di recupero, anche se non tutti i centri, per fortuna, concordano con il metodo di San Patrignano e spesso si rifiutano di riempire le loro strutture di innocui consumatori di canapa, ai quali non saprebbero nemmeno quali psicoterapie applicare, visto che malati non sono…e nemmeno criminali. 

Molti Sert e molte scuole, inoltre, non si ritrovano nei piani d’azione delle attuali politiche e respingono con forza i blitz ai danni di studenti alle fermate degli autobus e nelle classi, organizzati e voluti invece dal DPA, da sempre “braccio armato” della legge Fini-Giovanardi. Sono circa 147.000, secondo i dati del DPA, i consumatori di cannabis presenti attualmente nelle comunità in alternativa al carcere (perchè ‘dietro le sbarre’ si muore di tubercolosi e si campa di stenti), persone che pur essendo semplici consumatori di cannabis accettano di dichiararsi spacciatori o tossicodipendenti solo per poter usufruire di sconti di pena prima e di alcuni benefici dopo, per poter uscire da quell’inferno che è la galera ed espiare le loro ‘colpe’ in un altro luogo che sperano essere più umano. Altre decine di migliaia sono invece seguiti fuori dagli assistenti sociali e dai Sert, sono soprattutto minorenni che vengono accusati di piccoli reati legati al possesso di droghe leggere oltre la soglia minima consentita, o della coltivazione anche di una sola piantina di canapa. Circuiti dove ogni diritto civile viene sospeso e soppresso, in nome di un fantomatico recupero sociale coatto e a vita. Per ogni “ospite” le comunità percepiscono dei fondi dal sistema sanitario locale, si viene a creare così una micro società nella società, attraverso donazioni private di denaro, di cibo e di apparecchiature e con la creazione di laboratori dove vengono lavorate, a titolo gratuito, le produzioni agricole e manifatturiere di proprietà dei centri stessi, con il consenso dei politici di turno, perché più grande e ‘capiente’ è una comunità, più saranno i soldi che vi girano attorno e più potere otterrà chi la gestisce (vedi, per l’appunto, San Patrignano, i suoi finanziatori, le pellicce prodotte, l’allevamento di purosangue e via dicendo!). E’ un business vero e proprio, che si alimenta con il lavoro quotidiano e gratuito, ma anche della paura e del dolore dei malcapitati e che approfitta delle debolezze e dei problemi della gente che vi incappa, sempre più spesso persone comuni, vittime di una legge criminogena che di recupero non avrebbero proprio alcun bisogno. Questi discorsi valgono anche per i CIE, i centri di identificazione ed espulsione, che prendono dallo Stato cifre sostanziose, giornaliere, per ogni immigrato clandestino ‘ospitato’. Le leggi gemelle, la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi, fanno quindi smuovere ingenti risorse economiche, sia negli ambiti legali che in quelli illegali, soldini che “in uscita” il nostro Paese non potrebbe permettersi e che di certo non servono a tamponare o a risolvere i fenomeni relativi, nè, tanto meno, a provvedere sul serio alla sussistenza e alla cura dei consumatori di sostanze stupefacenti o degli immigrati. “La Fini-Giovanardi non si tocca”, tuonano i suddetti personaggi da San Patrignano …e “la Bossi-Fini non deve essere abrogata”, esclama poi l’attuale vicepremier, loro compagno di partito e complice di tante marachelle politiche, e tutti fanno leva sui timori dell’opinione pubblica, sugli istinti più bassi, perché alimentando le paure si ottengono i massimi risultati con i minimi sforzi, si ottiene controllo e abnegazione. Lanciare una politica fondata sul terrorismo psicologico e sulla paura …e procedere poi con quella della soluzione e della rassicurazione, ha sempre funzionato e funziona ancora! La volontà è di continuare a lasciare tutto così come è, perché in questo modo continuerebbero ad essere garantiti i guadagni che ci sono stati finora, e la malavita continuerebbe ad agire indisturbata, a proliferare e a “ringraziare a suo modo” certi personaggi. E guarda caso ce ne sono alcuni che sembrano sentirsi molto coinvolti …i vari Giovanardi, Gasparri e compagnia bella, sembrano sguazzare in questo pantano, sempre pronti a difendere l’indifendibile, a cercare di raccattare voti da un bacino elettorale fatto di anziani pieni di pregiudizi, da evasori in odor di mafia, da razzisti o fascisti nostalgici, da gente poco informata (ignorante) e soprattutto spaventata da ciò che non conosce, facilmente suggestionabile… da quella parte di Italia, insomma, a causa della quale tutto rischia sempre, di rimanere esattamente com’è. Perché nulla deve cambiare per loro …ma per noi sì!
Giovanni M. Valentina C. –   ASCIA
3 dicembre 2013 0:32 - ennio4531
.. saluta pure il tuo führer , il pattume ludico, dal quale non puoi che ... dipendere rendendo l tua libertà effimera e ... fasulla.
3 dicembre 2013 0:21 - roberto7266
Heil mein fhurer!
3 dicembre 2013 0:05 - ennio4531
" La droga è male, il tossicomane è un peccatore! Come tale lo si deve "salvare " dalla sostanza (il male) e da se stesso insegnandogli a vivere, visto che lui da solo non lo sa fare.."

Di chi state parlando ?

Forse di don Gallo , don Mazzi ?

Stiamo ... scherzando ?

Riguardo poi all'insegnamento al vivere, questo è una realtà che investe i tossicodipendenti che qualche difficoltà a vivere oggettivamente l'hanno.
2 dicembre 2013 20:32 - roberto7266
La comunità terapeutica
Tratto delle comunità, nella pagina introduttiva di questa sezione non perchè le abbia particolarmente in odio. Tratto di esse perchè permettono facilmente di capire la questione droga, o comunque di averne una visione più corretta.
La comunità terapeutica nasce per dare risposta alla richiesta di aiuto delle famiglie che vivono al proprio interno il problema della tossicodipendenza. Gestite per la maggior parte dai preti hanno quasi sempre una visione "mistico/religiosa" del problema. La droga è male, il tossicomane è un peccatore! Come tale lo si deve "salvare " dalla sostanza (il male) e da se stesso insegnandogli a vivere, visto che lui da solo non lo sa fare. Quanto sia aberrante questa idea alcuni lo capiranno da soli. Per gli altri passerò a qualche esempio. Nessuno di voi ha un vizio? Magari innocente, banale? Io dico di si! Tutti, ma proprio tutti abbiamo una dipendenza. Il sesso, l'alcol, i medicinali, la droga, la nutella, la TV, il tabacco, il caffè.
Ora poniamo che siete un tabagista, il termine corretto è questo, ad un certo punto per una serie di motivi il tabacco diviene illegale. Cosa succederebbe ? Che un sacco di gente continuerebbe a fumare al mercato nero e sarebbe costretto a violare la legge. Per effetto del proibizionismo, i prezzi salirebbero alle stelle. Chi non potrà permettersi quei prezzi e non avrà comunque la forza di smettere cosa farà ? Incomincerà a rubare a mentire, finendo in una spirale senza ritorno. L'unico aiuto che troverà sarà quello di una comunità per tabagisti che pretenderà di insegnarvi il modo corretto di vivere, in quanto voi siete un deviante, avete trasgredito la legge, siete un emarginato...Voi che avete vissuto per 40/ 50 anni nella completa onestà, siete finiti in una merdosa comunità perchè un politico coglione di turno ha deciso che il vostro vizio non è permesso. "Il suo vizio si, il vostro no!"
Ecco provate a vederla in questo modo e poi ripensate alla droga, alle comunità e alla pretesa di insegnare a vivere a qualcuno. Chi è che può dire che la sua vita è il modello da seguire e quella degli altri è sbagliata? Chi stabilisce i modelli corretti? Solo chi è fanaticamente religioso può credere una cosa del genere.

http://www.altrestorie.org/news.php?extend.256
2 dicembre 2013 18:20 - ennio4531
.. più in là del copia/incolla non va ....
Deve trovarsi in una fase regressiva .

Semplice clone ? Forse ... automa ?

O .. appartenente agli .psittaciformi ?
2 dicembre 2013 16:29 - Cepu
Certo, l'ineffabile Giovanardi sta come al solito approfittando di una disgrazia per fare un po' di bassa propaganda.
2 dicembre 2013 14:21 - ennio4531
Il balilla cepu ê proprio un campione nel copia/incolla .
Vive di luce ... riflessa ...


26 novembre 2013 11:21 - IVAN.

....Morale; l'ineffabile Giovanardi sta - come al solito - approfittando di una disgrazia per fare un po' di bassa propaganda. ....

2 dicembre 2013 12:11 - Cepu
Morale: l'ineffabile Giovanardi sta come al solito approfittando di una disgrazia per fare un po' di bassa propaganda.
2 dicembre 2013 12:11 - Cepu
Morale: l'ineffabile Giovanardi sta come al solito approfittando di una disgrazia per fare un po' di bassa propaganda.
29 novembre 2013 18:56 - ennio4531
... prego .
29 novembre 2013 11:58 - chinaski
Sono completamente d'accordo con quanto riportato dall'articolo da te aggiunto. Grazie.
29 novembre 2013 10:34 - ennio4531
.. e bravo chinaski .. cosa fai ?

Copi/incolli dai siti quello che ti pare notizie del 2004 ?

Intanto alcune osservazioni:

"Secondo le ricerche di scienziati britannici..."

Quali sarebbero questi scienziati ??? Mah...

"Un gruppo di 20 guidatori tra i 21 e i 40 anni hanno partecipato a una prova di guida simulata...."

Ah... un test su 20 guidatori è sufficiente per trarre conclusioni 'scientifiche '?

Suvvia non facciamo ridere i polli !

Aggiungo per completezza di informazione quello che hai omesso, sicuramente per distrazione, copiando dallo stesso sito ...

"Canapa e circolazione stradale
maggio 8, 2008

Probabilmente il rischio acuto più concreto è di tipo indiretto e consiste nella possibilità di causare o subire incidenti, soprattutto della circolazione.

Una dose di canapa diminuisce la concentrazione, riduce la capacità di orientamento, limita la coordinazione dei movimenti e rallenta i riflessi e i tempi di reazione; in questo senso, si comporta come l’alcol. In laboratorio l’effetto di uno spinello sulle funzioni psicomotrici è stato paragonato ad un’alcolemia dello 0.7-1%.

E’ però probabile che in condizioni più realistiche di quelle sperimentali l’effetto risulti meno marcato. Inoltre la canapa causa una lieve dilatazione delle pupille, accompagnata da un rallentamento della reazione alla luce, particolarmente di notte

E’ stato osservato che i fumatori tendono a sovrastimare l’influsso della droga sulla guida. Di conseguenza sono più concentrati e guidano più lentamente e con maggiore prudenza. Con l’alcol invece succede piuttosto il contrario.

La capacità di guida è certamente compromessa per 2-4 ore dopo il consumo, in parallelo con l’evoluzione degli effetti; secondo alcuni autori l’influsso può protrarsi fino a 24 ore.

L’associazione di alcol amplifica evidentemente i rischi.

Fonte: Panoramica sulla canapa e i suoi derivati
di Giovan Maria Zanini, farmacista cantonale aggiunto "
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