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5 dicembre 2014 17:37 - ennio4531
... franka ... invenzioni ?
Fatti ... tanti fatti in carne e ossa.
Perché non vai a trovarli ?

Cosa temi ?
5 dicembre 2014 12:18 - Block_Macigno
apparte il fatto che la marijuana non da dipendenza, quindi non può essere classificata come droga, e questo non mi stancherò mai di ripeterlo, queste cliniche sai il mio caro zoccotroll che prendono soldi dallo stato? e spesso vengono buttati li dentro ragazzi che volevano provare uno spinello, ed i genitori impauriti li mandano in queste cliniche, ed ho visto gente che si faceva canne entrare in queste cliniche ed uscire ingrassato con gli occhi spiritati dai troppi psicofarmaci che gli davano, ho perso un amico pecolpa di queste cliniche, era un ragazzo pieno di vita, creativo, amava la vita ma dopo la clinica era un automa! quindi mi domando: davvero ti aiutano queste cliniche? oppure mettono in atto una repressione psicologica che ti annichilisce dentro? credo più la seconda, quindi prima di osanare queste onlus e cliniche informati su come trattano i pazienti a livello clinico e scoprirai che il massimo che fanno è riempirti di psicofarmaci e farti parlare con medici deviati dalle grandi multinazionali della farmaceutica che grazie alle prescrizioni di psicofarmaci si stanno arrichendo sulle sofferenze della povera gente! QUESTE PERSONE MI FANNO SCHIFO!
5 dicembre 2014 10:22 - franka91
Non sai proprio che inventati eh!?! ..che pena...
5 dicembre 2014 8:29 - ennio4531
Ripropongo opinioni di familiari che hanno vissuto le conseguenze dell'erba magica in famiglia .

CANNABIS: fumo negli occhi… e buchi nel cervello!!! -

La recente sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato per puri aspetti formali, e senza entrare nel merito dei contenuti, la legge Fini-Giovanardi, riguardante “Disposizioni per favorire il recupero di tossicodipendenti recidivi e modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti” ha dato il via ad un’inquietante campagna per la legalizzazione della Cannabis che ha visto come protagonista la FeDerSerD (Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze) che, a supporto di vecchi e superati approcci ideologici, ha provato a spacciare argomentazioni false e fuorvianti, come la presunta minore pericolosità della Cannabis rispetto ad altri tipi di droghe e attribuendo alla legge quelle misure repressive, come il carcere per chi si droga, che in realtà in essa non solo veniva escluso, ma veniva anche ampliata la possibilità per i tossicodipendenti (condannati per spaccio, rapina o altro) di usufruire di più ampie possibilità di misure alternative alla detenzione.

In realtà in questi giorni si è scatenata, con la complicità dei media e di tanti politici, una vera e propria “beatificazione della Cannabis” che ha per bersaglio i nostri figli e le nostre coscienze, e se il Dipartimento della Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri ancora continua, come noi, a denunciare che, secondo tutte le evidenze scientifiche, non esistono droghe leggere e che la Cannabis attualmente in commercio ha una percentuale di principio attivo, Thc, tale da farne emergere prepotenti gli effetti deleteri sulla salute (veri e propri “buchi nel cervello”, con conseguenti psicosi e schizofrenia), sui traguardi educativi, sulla delinquenza e sulla capacità di conformarsi al ruolo adulto, nonché l’associazione tra il suo uso e la successiva dipendenza da altre droghe.

Come mamme non possiamo accettare che lobby professionali, politiche ed economiche vogliano speculare sul futuro e sulla salute dei nostri figli! E per questo saremo presenti ed attente, non solo davanti alle scuole ma in famiglia, nelle istituzioni e nella società!

Finalmente, abbiamo visto chi è FeDerSerD, finalmente i “POLPI SONO USCITI DALLE LORO TANE”, dopo 35 anni di pubblicità e soprattuto di assurde cronicizzazioni farmacologiche oggi ci ritroviamo difronte ad una schifosa campagna che a loro non farà altro che “AUMENTARE I CLIENTI” perchè, dato reale, i molti giovani e non che cadono nella droga sono per loro un numero dedito a far aumentare il business dei trattamenti farmacologici e del traffico di stupefacenti.

LE MAMME DELLA COMUNITÀ MONDO NUOVO ONLUS
Civitavecchia - Roma .
4 dicembre 2014 19:09 - SaNteilBaNDITo
Cannabis e lavoro, dallo spaccio al bracciante la differenza è nella legalità
Scritto da: Andrea Spinelli Barrile - sabato 20 aprile 2013


California, marijuana, amore, denaro, ecco come si è evoluta la generazione Beat, dove sono finiti i figli della colorata e psichedelica Summer of Love del 1965: nel sogno americano della West Coast.

La cannabis è a un passo da Hollywood, le highway della West Coast scorrono veloci e le canzoni dei Doors e dei Deep Purple riecheggiano ancora nei luoghi di questo angolo di Stati Uniti: un luogo che oggi torna prepotentemente nei sogni delle nuove generazioni di ragazzi che, nel mondo, continuano a sperare nel diritto all’autodeterminazione dell’individuo e nella libertà terapeutica, in molti luoghi (come l’Italia) ancora negati.

Quello della cannabis è il nuovo sogno americano, che dal verde dei dollari è passato dal verde della marijuana: California, Colorado, Washington, Oregon, la cannabis è oggi la più promettente start-up a stelle e strisce, che promette guadagni incredibili, occupazione, sostenibilità ambientale, diritti per tutti, libertà terapeutica.

Mica male per quello che fino a pochi anni fa era “il paese del proibizionismo puritano”, quell’America conservatrice ed osservatrice privilegiata delle guerre della marijuana tra narcos, che si contendevano in Messico il territorio Usa (cosa che continuano a fare oggi con la cocaina): il Medical marijuana business daily, la Bibbia per il mercato americano della cannabis terapeutica (un po’ come l’olandese Soft Secrets lo è per la cannabis ludica), prevede che le vendite autorizzate nel 2013 raggiungeranno un volume d’affari di tutto rispetto, 1,5 miliardi di dollari.

Ma grazie al nuovo sogno americano, ed ai recenti referendum in alcuni stati, entro il 2018 questo business potrebbe arrivare a 6 miliardi: questa cifra rappresenta tuttavia solo il volume d’affari. I tagli alla spesa che ne conseguono (la guerra al narcotraffico della Dea che può ora concentrarsi su altro, i controlli non più necessari, i processi e le carcerazioni non più previste, i costi sanitari dei malati curati con la farmacologia classica) sono altrettanto corposi: per questo la marijuana legale negli Stati Uniti è una vera rivoluzione.

Tra distributori automatici, start-up, piccole aziende, grandi industrie e addirittura lobby di categoria, la marijuana è arrivata fino alla borsa di Wall Street, in quel tempio del capitalismo in cui qualsiasi “fricchettone” vorrebbe, ma odierebbe, entrare.

Oggi sappiamo che la cannabis crea anche lavoro: tanto e ben retribuito. La nuova flower power generation che la California vuole attrarre a se è sintetizzata in una piccola intervista a tale Elsa, giovane parigina intervistata qualche giorno fa dal quotidiano francese Les In Rocks, la quale ha passato cinque mesi a lavorare in California nei campi di cannabis.

Sì perchè la cannabis oggi non da solo “sballo” al consumatore ludico, “sollievo” al malato, diritti a tutti quanti, da anche lavoro ai giovani: stipendio decente, vitto (rigorosamente biologico) ed alloggio e la prospettiva di passare le giornate

a piedi nudi nella foresta.

Nella contea di Lake County, famosa per il vino sempre più pregiato che proviene da quei vitigni, in California Elsa era la sola ragazza in un dormitorio per uomini e si occupava di raccogliere la cannabis: lo stipendio medio di un lavoratore, a cottimo, di questo tipo è di 200 dollari la libbra (circa 450g): su 100 semi piantati sono 80 le piante che sopravvivono e si sviluppano, rendendo ciascuna fino a 15kg.

Un sole sublime, il termometro che arriva a 30 gradi a mezzogiorno, da settembre a gennaio Elsa, 26 anni, ha lavorato in aperta campagna: un lavoro durissimo e faticoso, che può portare a stare in posizioni estremamente scomode (come ad esempio in ginocchio) anche diverse ore, organizzato in turni da 13 ore ciascuno, fino alle 8 di sera, quando dopo la cena biologica crollavano tutti come morti.

Dalla semina al primo travaso, fino ai rinvasi successivi, la cura, la raccolta e l’essiccazione, la fase più delicata è la “manicure”: ogni lavoratore, forbicine alla mano, deve togliere una ad una le foglie sporgenti in eccesso sul fiore essiccato.

A lavoro ultimato la cannabis va a rifornire i dispensari di San Francisco, Sacramento e Los Angeles: milioni di persone il bacino d’utenza. Certo, le rese non sono regolari, il lavoro non è industriale come avvitare i bulloni alle ruote delle Chrysler come fanno a Detroit, e gli introiti possono variare anche di molto: dagli 80 ai 200 dollari al giorno.

Il rischio c’è sempre: la tolleranza da parte della polizia di quegli stati in cui ancora l’uso della cannabis è proibito (o nei quali ci sono vuoti legislativi o sono in fase transitoria dal proibizionismo alla liberalizzazione) è stata caldeggiata anche dal Presidente Obama in persona, ma non sempre è così:

Quando si leggono i giornali locali, si viene a conoscenza di persone sono arrestate ogni giorno. Ma, in generale, si tratta di cartelli messicani che producono altre droghe e per detenzione di armi. Gli agricoltori tendono a seguire la legge scrupolosamente per non incappare in multe, sequestri o arresti.

Marijuana legale? Perchè no! In Italia ci sono ben 5 milioni di consumatori più o meno abituali di cannabis, un mercato florido tutto completamente in mano alla criminalità organizzata, che dalla sola cannabis e dai suoi derivati vanta introiti miliardari: 2,5 miliardi l’anno di euro di Iva che lo Stato regala alla mafia. Denari che, se sommati al risparmio sui costi sociali ed economici della guerra alla cannabis italiana, farebbero parecchio bene alle disastrate casse italiane e, è evidente, all’occupazione.

Bisognerebbe che qualcuno ci pensasse. Lo hanno fatto i soliti Radicali, che il 10 aprile hanno depositato in Cassazione sei quesiti referendari per i quali saranno necessarie 500mila firme per essere votati; tra questi, oltre alla decarcerizzazione delle violazioni per fatti di lieve entità della normativa sugli stupefacenti, ce ne sono altri che vale la pena approfondire. Chissà che ne pensa il governo.
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