... franka ... invenzioni ?
Fatti ... tanti fatti in carne e ossa.
Perché non vai a trovarli ?
Cosa temi ?
5 dicembre 2014 12:18 - Block_Macigno
apparte il fatto che la marijuana non da dipendenza, quindi
non può essere classificata come droga, e questo non mi
stancherò mai di ripeterlo, queste cliniche sai il mio caro
zoccotroll che prendono soldi dallo stato? e spesso vengono
buttati li dentro ragazzi che volevano provare uno spinello,
ed i genitori impauriti li mandano in queste cliniche, ed ho
visto gente che si faceva canne entrare in queste cliniche
ed uscire ingrassato con gli occhi spiritati dai troppi
psicofarmaci che gli davano, ho perso un amico pecolpa di
queste cliniche, era un ragazzo pieno di vita, creativo,
amava la vita ma dopo la clinica era un automa! quindi mi
domando: davvero ti aiutano queste cliniche? oppure mettono
in atto una repressione psicologica che ti annichilisce
dentro? credo più la seconda, quindi prima di osanare
queste onlus e cliniche informati su come trattano i
pazienti a livello clinico e scoprirai che il massimo che
fanno è riempirti di psicofarmaci e farti parlare con
medici deviati dalle grandi multinazionali della
farmaceutica che grazie alle prescrizioni di psicofarmaci si
stanno arrichendo sulle sofferenze della povera gente!
QUESTE PERSONE MI FANNO SCHIFO!
5 dicembre 2014 10:22 - franka91
Non sai proprio che inventati eh!?! ..che pena...
5 dicembre 2014 8:29 - ennio4531
Ripropongo opinioni di familiari che hanno vissuto le
conseguenze dell'erba magica in famiglia .
CANNABIS: fumo negli occhi… e buchi nel cervello!!! -
La recente sentenza della Corte Costituzionale che ha
bocciato per puri aspetti formali, e senza entrare nel
merito dei contenuti, la legge Fini-Giovanardi, riguardante
“Disposizioni per favorire il recupero di
tossicodipendenti recidivi e modifiche al testo unico delle
leggi in materia di disciplina degli stupefacenti” ha dato
il via ad un’inquietante campagna per la legalizzazione
della Cannabis che ha visto come protagonista la FeDerSerD
(Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei
Servizi delle Dipendenze) che, a supporto di vecchi e
superati approcci ideologici, ha provato a spacciare
argomentazioni false e fuorvianti, come la presunta minore
pericolosità della Cannabis rispetto ad altri tipi di
droghe e attribuendo alla legge quelle misure repressive,
come il carcere per chi si droga, che in realtà in essa non
solo veniva escluso, ma veniva anche ampliata la
possibilità per i tossicodipendenti (condannati per
spaccio, rapina o altro) di usufruire di più ampie
possibilità di misure alternative alla detenzione.
In realtà in questi giorni si è scatenata, con la
complicità dei media e di tanti politici, una vera e
propria “beatificazione della Cannabis” che ha per
bersaglio i nostri figli e le nostre coscienze, e se il
Dipartimento della Politiche Antidroga della Presidenza del
Consiglio dei Ministri ancora continua, come noi, a
denunciare che, secondo tutte le evidenze scientifiche, non
esistono droghe leggere e che la Cannabis attualmente in
commercio ha una percentuale di principio attivo, Thc, tale
da farne emergere prepotenti gli effetti deleteri sulla
salute (veri e propri “buchi nel cervello”, con
conseguenti psicosi e schizofrenia), sui traguardi
educativi, sulla delinquenza e sulla capacità di
conformarsi al ruolo adulto, nonché l’associazione tra il
suo uso e la successiva dipendenza da altre droghe.
Come mamme non possiamo accettare che lobby professionali,
politiche ed economiche vogliano speculare sul futuro e
sulla salute dei nostri figli! E per questo saremo presenti
ed attente, non solo davanti alle scuole ma in famiglia,
nelle istituzioni e nella società!
Finalmente, abbiamo visto chi è FeDerSerD, finalmente i
“POLPI SONO USCITI DALLE LORO TANE”, dopo 35 anni di
pubblicità e soprattuto di assurde cronicizzazioni
farmacologiche oggi ci ritroviamo difronte ad una schifosa
campagna che a loro non farà altro che “AUMENTARE I
CLIENTI” perchè, dato reale, i molti giovani e non che
cadono nella droga sono per loro un numero dedito a far
aumentare il business dei trattamenti farmacologici e del
traffico di stupefacenti.
LE MAMME DELLA COMUNITÀ MONDO NUOVO ONLUS
Civitavecchia - Roma .
4 dicembre 2014 19:09 - SaNteilBaNDITo
Cannabis e lavoro, dallo spaccio al bracciante la differenza
è nella legalità
Scritto da: Andrea Spinelli Barrile - sabato 20 aprile
2013
California, marijuana, amore, denaro, ecco come si è
evoluta la generazione Beat, dove sono finiti i figli della
colorata e psichedelica Summer of Love del 1965: nel sogno
americano della West Coast.
La cannabis è a un passo da Hollywood, le highway della
West Coast scorrono veloci e le canzoni dei Doors e dei Deep
Purple riecheggiano ancora nei luoghi di questo angolo di
Stati Uniti: un luogo che oggi torna prepotentemente nei
sogni delle nuove generazioni di ragazzi che, nel mondo,
continuano a sperare nel diritto all’autodeterminazione
dell’individuo e nella libertà terapeutica, in molti
luoghi (come l’Italia) ancora negati.
Quello della cannabis è il nuovo sogno americano, che dal
verde dei dollari è passato dal verde della marijuana:
California, Colorado, Washington, Oregon, la cannabis è
oggi la più promettente start-up a stelle e strisce, che
promette guadagni incredibili, occupazione, sostenibilità
ambientale, diritti per tutti, libertà terapeutica.
Mica male per quello che fino a pochi anni fa era “il
paese del proibizionismo puritano”, quell’America
conservatrice ed osservatrice privilegiata delle guerre
della marijuana tra narcos, che si contendevano in Messico
il territorio Usa (cosa che continuano a fare oggi con la
cocaina): il Medical marijuana business daily, la Bibbia per
il mercato americano della cannabis terapeutica (un po’
come l’olandese Soft Secrets lo è per la cannabis
ludica), prevede che le vendite autorizzate nel 2013
raggiungeranno un volume d’affari di tutto rispetto, 1,5
miliardi di dollari.
Ma grazie al nuovo sogno americano, ed ai recenti referendum
in alcuni stati, entro il 2018 questo business potrebbe
arrivare a 6 miliardi: questa cifra rappresenta tuttavia
solo il volume d’affari. I tagli alla spesa che ne
conseguono (la guerra al narcotraffico della Dea che può
ora concentrarsi su altro, i controlli non più necessari, i
processi e le carcerazioni non più previste, i costi
sanitari dei malati curati con la farmacologia classica)
sono altrettanto corposi: per questo la marijuana legale
negli Stati Uniti è una vera rivoluzione.
Tra distributori automatici, start-up, piccole aziende,
grandi industrie e addirittura lobby di categoria, la
marijuana è arrivata fino alla borsa di Wall Street, in
quel tempio del capitalismo in cui qualsiasi
“fricchettone” vorrebbe, ma odierebbe, entrare.
Oggi sappiamo che la cannabis crea anche lavoro: tanto e ben
retribuito. La nuova flower power generation che la
California vuole attrarre a se è sintetizzata in una
piccola intervista a tale Elsa, giovane parigina
intervistata qualche giorno fa dal quotidiano francese Les
In Rocks, la quale ha passato cinque mesi a lavorare in
California nei campi di cannabis.
Sì perchè la cannabis oggi non da solo “sballo” al
consumatore ludico, “sollievo” al malato, diritti a
tutti quanti, da anche lavoro ai giovani: stipendio decente,
vitto (rigorosamente biologico) ed alloggio e la prospettiva
di passare le giornate
a piedi nudi nella foresta.
Nella contea di Lake County, famosa per il vino sempre più
pregiato che proviene da quei vitigni, in California Elsa
era la sola ragazza in un dormitorio per uomini e si
occupava di raccogliere la cannabis: lo stipendio medio di
un lavoratore, a cottimo, di questo tipo è di 200 dollari
la libbra (circa 450g): su 100 semi piantati sono 80 le
piante che sopravvivono e si sviluppano, rendendo ciascuna
fino a 15kg.
Un sole sublime, il termometro che arriva a 30 gradi a
mezzogiorno, da settembre a gennaio Elsa, 26 anni, ha
lavorato in aperta campagna: un lavoro durissimo e faticoso,
che può portare a stare in posizioni estremamente scomode
(come ad esempio in ginocchio) anche diverse ore,
organizzato in turni da 13 ore ciascuno, fino alle 8 di
sera, quando dopo la cena biologica crollavano tutti come
morti.
Dalla semina al primo travaso, fino ai rinvasi successivi,
la cura, la raccolta e l’essiccazione, la fase più
delicata è la “manicure”: ogni lavoratore, forbicine
alla mano, deve togliere una ad una le foglie sporgenti in
eccesso sul fiore essiccato.
A lavoro ultimato la cannabis va a rifornire i dispensari di
San Francisco, Sacramento e Los Angeles: milioni di persone
il bacino d’utenza. Certo, le rese non sono regolari, il
lavoro non è industriale come avvitare i bulloni alle ruote
delle Chrysler come fanno a Detroit, e gli introiti possono
variare anche di molto: dagli 80 ai 200 dollari al
giorno.
Il rischio c’è sempre: la tolleranza da parte della
polizia di quegli stati in cui ancora l’uso della cannabis
è proibito (o nei quali ci sono vuoti legislativi o sono in
fase transitoria dal proibizionismo alla liberalizzazione)
è stata caldeggiata anche dal Presidente Obama in persona,
ma non sempre è così:
Quando si leggono i giornali locali, si viene a
conoscenza di persone sono arrestate ogni giorno. Ma, in
generale, si tratta di cartelli messicani che producono
altre droghe e per detenzione di armi. Gli agricoltori
tendono a seguire la legge scrupolosamente per non incappare
in multe, sequestri o arresti.
Marijuana legale? Perchè no! In Italia ci sono ben 5
milioni di consumatori più o meno abituali di cannabis, un
mercato florido tutto completamente in mano alla
criminalità organizzata, che dalla sola cannabis e dai suoi
derivati vanta introiti miliardari: 2,5 miliardi l’anno di
euro di Iva che lo Stato regala alla mafia. Denari che, se
sommati al risparmio sui costi sociali ed economici della
guerra alla cannabis italiana, farebbero parecchio bene alle
disastrate casse italiane e, è evidente,
all’occupazione.
Bisognerebbe che qualcuno ci pensasse. Lo hanno fatto i
soliti Radicali, che il 10 aprile hanno depositato in
Cassazione sei quesiti referendari per i quali saranno
necessarie 500mila firme per essere votati; tra questi,
oltre alla decarcerizzazione delle violazioni per fatti di
lieve entità della normativa sugli stupefacenti, ce ne sono
altri che vale la pena approfondire. Chissà che ne pensa il
governo.