Tanto casino per niente,adeso mi trovo in Romania,ed ieri
sono andato in un supermercato per fare la spessa.Girando
mi sono acorto che : - dove si vendeva frutta e
verdure sui 40 prodotti 12-13 prodotti erano italiani.
-dove si vendeva prodotti imbalati e conservati 10% di
prodotti italiani. Non ho mai sentito nessuna persona
della romania che si lamenta come voi in Italia riguardo ai
prodotti esteri. Tutto quello che si fa in Italia e
una politica sbagliata che in futuro tornera come un
bumerang verso l'italiani,per il semplice fatto che
sputanando altri prodotti comunitarii,si sta eliminando la
concorenza reale che porta al vero benesere,non ala ditatura
.Romania e visuta in un sistema che e partito da la cose
politice simili (come succede adesa in Italia)E in 45 anni e
arivata nella MERDA.Vedete voi ,fate la scelta.
18 agosto 2009 0:00 - scocciato
E' solo una questione commerciale. Da una vacca
italiana altoatesina o maremmana o siciliana esce latte, non
polverine; qualche lieve differenza di gusto, di grassi, di
calcio ci sarà pure, ma non fondamentale per dire che un
latte bulgaro o cinese di altrettante vacche simili, sia
completamente diverso. Altra cosa è la "sofisticazione
merceologica" cioè, per esempio latte in polvere,
scremato, lavorato, o trattato o additivato. Ma se è latte
munto e trasportato "as is" non vedo questi pianti
dal punto di vista della più o meno bontà. E' solo una
questione di etichetta territoriale. In fondo acquistiamo
tanti ottimi prodotti esteri e stiamo giustamente zitti, se
sono buoni e rispondenti a regole organolettiche e di
igiene.
18 agosto 2009 0:00 - Paolo 1
Quanto di quel latte bulgaro a 0,18 euro il litro sara'
finito nei nostri prodotti DOP etc come il parmigiano
reggiano? E' possibile con delle analisi chimiche
distinguere del parmigiano reggiano vero da uno fatto con
latte straniero (o anche solo di altre zone)? Qualcuno
sostiene di no. Dei TIR pieni di coscie di maiale
danese o dell'est che arrivano a salumifici della Val
Padana abbiamo gia' parlato.
14 agosto 2009 0:00 - ET
Niente di nuovo sotto il sole dell'avvenire europeo. Dal
momento che l'Italia fu fortemente penalizzata nelle
quote latte (purtroppo Marcora era morto), e dal momento che
la legge EUROPEA permette di etichettare come locale un
prodotto solamente confezionato localmente, via libera alle
autocisterne di latte made in Germany o Nederlad. Fu
etichettata come battaglia di retroguardia e corporativa la
richiesta degli allevatori italiani, recentemente è stata
bollata come antieuropea la richiesta
dell'dentificazione di tutta la filiera alimentare (con
esultanza delle sinistre perchè il ministro Zaia non era
riuscito...). Avanti tutta, in nome di un'Europa che
schifa la pizza cotta nel forno a legna, che schifa i gradi
alcoolici del vino ottenuti con il sole invece che con lo
zucchero, la cioccolata fatta con il cacao... MA QUESTA
E' L'IMPOSTAZIONE DATA DAI PASSATI GOVERNI DI
SINISTRA EUROPEI, in nome di un'egualitarismo del
piffero.
22 luglio 2009 0:00 - scocciato
Quì si vive fuori dal mondo! Che ne sai tu quando vai in
pizzeria che caspita ci hanno messo dentro alla buona pizza?
E se anche ti etichettassero i coglioni del pizzaiolo o la
birra alla spina con il pendaglio di carta, che fai..ti
metti gli occhiali e prima di bere mangiare ti leggi il
curriculum? e poi che fai...no la birra non la voglio
perchè, secondo me c'è il luppolo irlandese anzichè
quello svizzero, o l'orzo OGM, o il vetro del bicchiere
deve essere prodotto in Italia... Sì perchè se non si
vuole parlare di bontà o di sicurezza alimentare, ma di
illeciti solo se non son prodotti italiani, uì si sta per
l'enesima volta toppando. Cioè si prende la scusa più
banale per aggrapparsi all'ultimo muretto che ancora
sembra reggere in Italia (ancora per poco come dice
Mingardi) che è quello dei milioni di piccoli doc stradoc
ultra paesanterritoriali che abbiamo inventato. Se cade
anche questa invenzione (vedi Brunello ecc.) in vari
settori, prestissimo si innescherà il problema contrario.
Andrete tutti a cancellar etichette, proprio quelle che
hanno dato alibi a politici, associazionisti, produttori e
consumatori, che con semplici elenchi di componenti hanno
dato la effimera e spesso falsa indicazione di ciò che si
consuma o utilizza. Beati gli ingenui.
22 luglio 2009 0:00 - per scocciato
allora SCRIVI CHIARAMENTE che il provolone è tedesco o
slavo, ma se mi dici che è italiano è un illecito.
22 luglio 2009 0:00 - Itagliano
Anch'io sostengo che il consumatore ha diritto di sapere
con certezza cosa significa "italiano":
interamente prodotto in Italia con materie prime italiane,
oppure etichettato semplicemente...
Ma dobbiamo
anche finirla con il sostenere che "italiano" vuol
dire necessariamente qualità superiore: tanto per fare un
esempio, esiste in commercio dell'ottimo latte austriaco
e svizzero assolutamente superiore come gusto,
caratteristiche nutritive e prezzo al latte italiano.
La cui produzione, peraltro, è quasi interamente
destinata all'industria casearia: senza importazione, in
pratica, non avremmo latte nel nostro frigo.
Mentre i mezzi di propaganda si ostinano a inculcare nei
consumatori l'idea che "italiano è meglio a
prescindere" (in un'ottica autarchico-protezionista
tanto cara alle nostre categorie imprenditoriali), ADUC può
e deve riferire ai consumatori che la libera circolazione
delle merci, se affiancata a una corretta informazione sulle
caratteristiche dei prodotti e a una stretta vigilanza sulle
caratteristiche igieniche e sanitarie, è sicuramente
vantaggiosa, in termini di qualità e prezzi, per tutti.
22 luglio 2009 0:00 - scocciato
Il vero è che, caro amico scrivente, tutto questo
"magico made in Italy" è solo un metodo
esasperato all'italiana, per far soldi, per imbonire il
popolo consumatore, che crede di stare e gustare meglio
quando c'è dichiarata ed etichettata la parola
"qualità" - parola indefinita, che non dice nulla
da sè, senza aggettivi - Il popolo consumatore esperto di
saputerie che i produttori sanno bene sfruttare, è indotto
a credere, pensare, decidere che questa
"autarchica" scelta sia il "non plus
ultra" delle illuminate decisioni. Quella dei
prodotti caseari esteri potrebbe essere estesa a moltissimi
altri settori. Chissà perchè il degustatore italiano
straluna gli occhi di piacere, consiglia agli amici questo
formaggio fine del mondo e non sa che dietro al suo
provolone o al suo pecorino sardo, magari c'è un
impasto slavo o tedesco e che non deve essere CATTIVO per
forza e convenienza. Un tempo non troppo lontano vedeva
i prodotti esteri migliori sotto tanti aspetti. Ora si tende
a fare il contrario. Chissà perchè i prodotti stranieri
sono cattivi? O si crede che lo siano solo perchè solo gli
italiani ci debbono guadagnare? Ma non è stata ribadita
vieppiù la libera circolazione delle merci? O si
disquisisce per tentare di arginare la nostra catastrofe con
l'ultimo soffio di italianità, effimero e vacillante.
Basta qualche elemento perturbatore e tutto salta e allora
ricorreremo di nuovo all'ottica e alla meccanica
tedesca, all'acciaio svedese, ai vini francesi, ai
tessuti inglesi, ai prosciutti dalmati, all'olio greco o
turco e, come già facciamo per forza, ai tarocchi cinesi.