per la cronaca avete mischiato due proverbi:
"fatta la legge trovato l'inganno" e "passata la festa
gabbato lo santo"
21 giugno 2011 20:22 - ennio4531
Quando ancora oggi si legge "L'ACQUA ESSENDO PUBBLICA E BENE
PRIMARIO DEVE ESSERE PARTE DEL PIANO NAZIONALE STATALE
DIRETTO NON 'APPALTATO'", si avverte quanta illusione o
demagogia regni ancora... volendo ignorare un debito statale
tra i più alti del mondo, una economia asfittica e un
controllo sul debito da parte dell'EU e dei mercati
finanziari pari a una società in amministrazione
controllata.
Ancora oggi c'è chi si illude che basta scrivere su una
carta costituzionale di aver diritto a questo o a quello ...
per averlo !
Beati loro !
21 giugno 2011 20:05 - ennio4531
Referendum, finita l’euforia ... contiamo i danni.
«È necessario mettere riparo in fretta ai vuoti normativi
che si sono aperti», dice Sergio D’Antoni, responsabile
dell’organizzazione e delle politiche del Pd sul
territorio.
Le preoccupazioni del Pd, uno dei sostenitori del
referendum, provengono dalle grida di dolore delle società
Hera (Emilia-Romagna) e Publiacqua ( Toscana ) entrambe
controllate dagli enti locali nella sfera Pd.
Hera, quotata in borsa, il 13 giugno ha annunciato che non
firmerà più la convenzione con gli enti locali che
prevedeva investimenti per 70 milioni di euro sulla rete
idrica.
In Borsa ha perso circa il 10 per cento del suo valore,
bruciando circa 187 milioni di capitalizzazione: per il
Comune di Bologna (appena riconquistato dal Pd), che ha il
13% delle quote, si tratta di una perdita secca di 25
milioni e mezzo; 35 i milioni persi dai comuni della
provincia.
Fanno seguito le dichiarazioni fatte al Corriere di
Bologna, dall’assessore provinciale all’Ambiente della
Provincia di Bologna, Emanuele Burgin, che non a caso era
schierato per il no: «Serve una nuova legge nazionale,
perché siamo in una situazione di stallo. Se a Bologna si
fermano 70 milioni di investimenti, con tutte le conseguenze
che si possono immaginare anche in termini economici e di
occupazione, il dato nazionale è pari a 6 miliardi».
«Quindi — dice Burgin — non sappiamo come fare. I
soldi per fare investimenti gli enti locali non li hanno.
Rispettiamo la volontà espressa dal referendum, che ha
abrogato una norma introdotta dal governo Prodi, ma bisogna
dire con altrettanta onestà che il ricorso ai privati era
l’unico modo per finanziare gli investimenti».
Erasmo D’Angelis, ex consigliere regionale toscano del Pd
e oggi presidente di Publiacqua, la società idrica locale,
solleva un altro problema potenzialmente esplosivo: «Da
oggi, dopo l’abrogazione del 7%, che bollette mandiamo ai
nostri cittadini? Formalmente dovrebbero valere le vecchie
tariffe, ma mi aspetto che se non le riducessimo saremmo
presto sommersi da una valanga di ricorsi dei
consumatori».
E infatti il Codacons già minaccia: «Le bollette devono
scendere immediatamente del sette per cento. Siamo pronti ad
una class action nel caso i gestori non applichino
immediatamente l’esito referendario».
Incalza De Angelis: «Dove li prendiamo adesso i soldi per
le infrastrutture? Ce li daranno i sindaci?
Morale: le strade per l'inferno sono lastricate di buone
intenzioni ...
21 giugno 2011 16:17 - damabianca
L'ACQUA ESSENDO PUBBLICA E BENE PRIMARIO DEVE ESSERE PARTE
DEL PIANO NAZIONALE STATALE DIRETTO NON 'APPALTATO'
16 giugno 2011 11:16 - ennio4531
.. e adesso sull'acqua, cosa succederà ?
Trascrivo quanto pubblicato in rete che, a mio avviso.
riassume correttamente la situazione.
IL SI’ AL PRIMO QUESITO - L’approvazione del primo
quesito non stravolge il settore dei servizi pubblici locali
nè vieta il coinvolgimento di privati nella gestione ma
blocca un tentativo di liberalizzazione. Continueranno ad
esistere gestioni pubbliche, miste, private assegnate con
gara, così come affidamenti diretti a società pubbliche o
miste. Se perciò il referendum non cambia quasi niente,
ciò vale sia nel bene (quello delle buone gestioni) sia,
purtroppo, nel male.
IL SI’ AL SECONDO QUESITO - Si elimina dalla formula di
calcolo della tariffa del servizio idrico integrato la
remunerazione del capitale investito. La conseguenza di ciò
è che la tariffa permetterà di ripagare solo i costi
operativi e gestionali, mentre tutto quanto viene investito
in nuovi impianti e reti o nella manutenzione/sostituzione
delle vecchie infrastrutture sarà a fondo perduto. Chi
sosterrà questi costi? Nessuno, ad eccezione dello Stato o
degli enti locali. Quindi: nuove tasse ?
QUALI SONO I COSTI? - Attualmente sono previsti 64 miliardi
di investimenti nel servizio idrico integrato (Bluebook
2010). Questa cifra si può spiegare, in parte, per
l’obsolescenza delle reti di acquedotto, che in media, in
Italia, perdono il 37% dell’acqua immessa, con punte ben
al di sopra del 50%. Ma non solo. L’acqua è distribuita
in maniera non omogenea sul territorio: perchè sia un bene
“pubblico”, e non solo di chi ne ha già in abbondanza,
necessita di reti di captazione e distribuzione per
raggiungere aree del Paese (come parti della Puglia e della
Sicilia) dove ancora esistono problemi di fornitura
regolare.
IL CONTRACCOLPO - Resta il problema di come far fronte a
numerosi investimenti già stanziati per i quali le imprese
si erano impegnate a far fronte contando proprio sulla
tariffa come forma di remunerazione: proprio società con
forte carattere pubblico, come Hera in Emilia Romagna o
Publiacqua in Toscana, hanno denunciato in questi giorni il
rischio di collasso relativo ai milioni di euro di
investimento già in atto o previsti nel prossimo futuro.
15 giugno 2011 10:53 - ennio4531
A kimimela sfugge il fatto che con questa maggioranza di SI
abbiamo conferito il monopolio assoluto di gestire una
buona fetta di servizi locali ad una nomenclatura
politico-burocratica-sindacale che si sentirà ancora più
autorizzata a fare il cavolo che vuole ( clientelismo,
parentopoli, contratti sindacali sganciati dalla
produttività e dal merito, favoritismi negli appalti... )
in quanto inamovibile.
Quando kimimela scrive "Insieme, uniti si può e si DEVE
cambiare il sistema." sono affermazioni di principio che
sentiamo ripetere da una vita, ma che hanno il difetto di
non proporre nulla sul come realizzarle in modo effettivo.
Il CANCRO sarà anche a Roma, ma non è che in provincia si
scherza sulle prebende e gli intrallazzi ... che alimentano
il CANCRO nazionale.
Vogliamo ricordare le migliaia di guardie forestali fasulle
in Calabria , le migliaia di netturbini in Campania assunti
per fare nulla, i lavori socialmente utili e le prebende da
nababbi dei parlamentari della regione in Sicilia, gli
appalti pilotati in Emilia Romagna, le perdite record
d'acqua dell'acquedotto pugliese ecc. ecc. ecc. ....
15 giugno 2011 9:40 - Kimimela
Scusate, ma i comuni sono già presenti nella gestione dei
servizi pubblici come l'acqua e la nettezza urbana
attraverso le famose-famigerate "municipalizzate"...
Resteranno loro, no? Almeno con i 2 Sì abbiamo impedito un
maggiore guadagno ed arraffa-arraffa... o no?
Che poi in Italia si cambi la forma per avere una sostanza
anche peggiore è purtroppo lo schifo caratteristico e che
non vorrei vedere più!
Insieme, uniti si può e si DEVE cambiare il sistema.
Io sono anni che dico che il CANCRO è a Roma e che bisogna
togliere tutti i vergognosi privilegi della casta
parlamentare intoccabile che si fa le leggi AD CASTAM.
Devono versare 40 anni di contributi come noi, andare in
pensione a 65 anni e solo allora beccare la pensione (non
faraonica come i loro sontuosi e scioccanti stipendi) etc.
14 giugno 2011 19:38 - lucillafiaccola1796
malgrado tutti i loro trukkucci son restati spiaccicati... 4
si l'hanno abrogatiiiiiiiiii!"!!!!!!!!!!!!!!!!