COMMENTI
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5 agosto 2011 9:00 - francescodeleo
I burattinai attuali a casa per sempre.
5 agosto 2011 8:50 - Killer in pensione
6.37% il decennale. spread btp-bund oltre 410. Servono decisioni entro poche ore.
4 agosto 2011 18:23 - lucillafiaccola1796
Privatizzando, i pladronicini hanno aziendalizzato “stato” e “parlamento”.
Moody’s, fitch e standard&poo’rs hanno ragione a quotarli in borsa…
D
a parte Nostra, NON “contribuiremo” più.

Sarebbe come pagare le tasse a parmalat e consoci….
Piano piano il Pensiero si affina…non è il momento qui ed ora di assaltare i palazzi d’estate? Ora che i topi [scusate begli animaletti topi topi] sono scappati in vacanza? Riprendiamo ciò che è Nostro, FAFO SI’ CARI permettendo!
4 agosto 2011 17:43 - Killer in pensione
6.2% il decennale. Spread btp-bund ai massimi. Non c'è da preoccuparsi, dice berlusconi.
4 agosto 2011 14:20 - francescodeleo
Indipendente mente dal mercato, l'intervento del berlusca è al limite delle (amare) comiche. La ricetta trovata è unica nel suo genere, mai nessuno ci ha pensato prima, voglio il (ig)nobel per l'economia assegnato al berlusca per i prossimi 88 anni, per aver capito il problema che affligge tutte le economie mondiali, sviluppate e sottosviluppate: la crescita, e non perchè così si vuole ridurre la disoccupazione, ma per motivi di pareggio di bilancio, di entrate fiscali e di mercato finanziario.

Evviva il berlusca, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo! (Mi sbaglio o per dire ciò ha esautorato nientepopodimeno che il tremonti?)
3 agosto 2011 20:44 - Cepu
Intanto, lui ha detto cosa pensa dei mercati. Che ... non capiscono ! Come gli italiani che non vogliono il nucleare ... non capiscono ! O i magistrati che si ostinano a combattere i delinquenti annidati in parlamento ... non capiscono ! E così via ....
3 agosto 2011 19:57 - lucillafiaccola1796
e cosa mai dirà bunga bunga me sallunga... ma poi...in risacca butta la pasta!
3 agosto 2011 17:20 - Killer in pensione
6.1% il decennale. Vediamo domani cosa ne pensa il mercato dell'intervento di Berlusconi.
3 agosto 2011 8:33 - Killer in pensione
Non so se la seduta parlamentare di oggi servirà a qualcosa.Conterà solo la risposta dei mercati. E se questa sarà negativa si passerà ad una nuova manovra o a una patrimoniale o qualcosa di simile.
2 agosto 2011 23:47 - Sharman*
....cazzo, mi sembra una sintesi in poche parole su cui sia difficile non essere d'accordo...
2 agosto 2011 22:05 - Cepu
Domani il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si presentera' alle Camere per discettare di politica economica. A cosa servira'? A nulla. La manovra economica e' gia' stata approvata dal Parlamento. Di che parlare? Di liberalizzazioni? Dei lacci e lacciuoli che frenano l'economia? Ma quando mai! Il presidente Berlusconi e' piu' preoccupato dei suoi problemi giudiziari e dei bilanci delle sue societa', dopo la mazzata da 560 milioni per il lodo Mondatori. Caso esemplare e' stata la mancata liberalizzazione delle "arti e mestieri". Il suo alleato di governo, la Lega, e' impegnata a recuperare voti somministrando il narcotico ai suoi aderenti con la favoletta delle sedi ministeriali a Monza. L'opposizione pensa di far bella figura (le e' rimasta solo quella, si fa per dire) dibattendo in aula parlamentare del piu' e del meno (governo tecnico, nuove elezioni che non vuole, ecc.).

Le "parti sociali" (imprenditori e sindacati) vogliono partecipare al nulla, "Il Tavolo", per dire la loro dopo i disastri dei quali sono responsabili, si veda la questione Alitalia, e la inutilita' dei finanziamenti alle imprese. Insomma, tra quisquilie e pinzillacchere, l'Italia si avvia ad incagliarsi in bassi fondali. Tanto il conto lo paga il contribuente.
2 agosto 2011 17:23 - Killer in pensione
Sono d'accordo con te, Sharman*. Siamo passati in una classe di rischio superiore.

Domani Berlusconi parla della crisi in parlamento. E lo fa dopo un lungo e assordante silenzio. In teoria dovrebbe provare a fornire delle soluzioni. I mercati ascolteranno e giudicheranno.
2 agosto 2011 16:26 - Sharman*
Che cosa succederà politicamente non ne ho idea, non so neanche che cosa dovrà fare Berlusconi domeni... seguo poco la politica.

Però temo una cosa: temo che la negatività che questi giorni colpisce l'Italia possa forse rientrare per quanto riguarda i corsi azionari ( vedremo...) ma non rientrerà per niente per quanto riguarda l'interesse che l'Italia deve pagare sul debito pubblico, probabilmente hanno fatto un "gradino" e sebbene gli interessi si potranno calmare saranno sempre superiori a quanto pagato finora.
2 agosto 2011 9:04 - Killer in pensione
6.24% il decennale. Spread btp-bund in ascesa impressionante. O Berlusconi domani sarà convincente (ne dubito) o si va verso una qualche sorta di governo di emergenza nazionale.
1 agosto 2011 19:54 - francescodeleo
Che peccato l'80% mancato!
1 agosto 2011 17:40 - Killer in pensione
5.99% il decennale. Spread btp-bund ai massimi.
29 luglio 2011 15:53 - Killer in pensione
***...Secondo le stime di alcune banche d’affari, un costo totale del debito del 7% (cioè lungo tutte le varie scadenze) sarebbe il punto di breakeven per mantenere il livello attuale. Ad oggi i titoli italiani decennali rendono circa il 5,25% dopo aver toccato un massimo del 6%...***



Decennali italiani al 5.92%. Voci che l'Italia non pagherà la sua parte alla Grecia.Il giudizio delle agenzie di rating si avvicina.Il 7% non lo vedo molto lontano.
27 luglio 2011 23:43 - francescodeleo
Per il momento è certo che il debito ci costa tantissimo, circa 70 miliardi di euro ogni anno. Cifra destinata a crescere.
27 luglio 2011 22:22 - savpg8801
Interessante ma pauroso.
27 luglio 2011 17:28 - Sharman*
Dimenticavo:

http://www.google.com/publicdata/explore?ds=ds22a34krhq5p_&c type=l&strail=false&nselm=h&met_y=gd_pc_gdp&hl=it&dl=it#ctyp e=l&strail=false&nselm=h&met_y=gd_pc_gdp&scale_y=lin&ind_y=f alse&rdim=country_group&idim=country_group:eu:non-eu&hl=it&d l=it

per dare un'occhiata veloce ai debiti dei paesi europei
27 luglio 2011 17:24 - Sharman*
Un debito può o non può essere ripagato. A seconda delle nostre analisi attribuiremo all'una o all'altra ipotesi delle probabilità.

Non si capisce quindi perchè l'affermazione "Tutti i debiti dei principali paesi occidentali non saranno mai ripagati" debba essere considerata apodittica e ridicolizzata, mentre il suo logico e pratico opposto " Tutti i debiti dei principali paesi occidentali verrano ripagati" debba essere logica e sensata.... O meglio lo si capisce solo se si considera che la prima è una posizione di una minoranza ( che per fare i fighi chiameremo contrarian) e la seconda è la posizione della maggioranza ( che sempre per fare i fighi chiameremo mainstream), e ogni volta in cui ci si sente in maggioranza e dalla parte delle istituzione ci sembra, irragionevolmente, di essere su di una posizione concettualmente solida.
Invece bisognerebbe sempre distinguere tra emotività e razionalità, e bisognerebbe sempre chiederci: - donde vengono queste mie convinzioni? le ho analizzate io o mi vengono dall'esterno? ho "seriamente" preso in considerazione l'eventualità opposta? -

Ridicolizzare come "credenze" la posizioni opposte alle nostre conduce a sbagli enormi, per esempio quello che alcuni tra cui Pedone continuano a fare sull'oro: mentre in questi anni mi dicevano, tra cui Pedone, che la mia fosse una "credenza" e non una solida analisi, l'oro ha fatto guadagnare fortune a chi lo deteneva, segno che le analisi che lo sostenevano erano più sensate di quanto altri ammettessero e continuino a non ammettere. La Finanza è terribile: ha i famosi "riscontri oggettivi" , o hai ragione e guadagni o hai torto e perdi.

Adesso vedremo cosa succederà per i varii debiti sovrani.

I) Qualcuno mi sa riportare esempi storici di paesi che avevano un ingente debito pubblico, diciamo circa 100% del Pil, e che sono riusciti a ripagarlo senza rifugiarsi nell'iperinflazione? ( che è comunque un modo per non ripagarlo)

Non è una domanda retorica, sono seriamente interessato a conoscerli, perchè a me non me ne viene in mente neanche uno mentre mi vengono in mente esempi opposti: l'Argentina anni '90, il Brasile anni '80, la Germania della Repubblica di Weimar, lo Zimbabwe, adesso la Grecia... l'Inghilterra del 1300...

II) La matematica non lascia scampo. E non bisogna neanche arrivare a quel 10/12% di interessi sul debito che Pedone asserisce essere il limite di sostenibilità:

in primo luogo perchè si deve vedere il totale del debito rispetto al Pil. Infatti pagare il 10% su di un debito al 60% del pil equivale a pagarne il 5% su di un debito che è inverce il 120% del pil - e questo è il caso dell'Italia. Il debito in Giappone ha superato il 200% del Pil, e negli Usa veleggia sul 100%.
E quindi il limite di 10/12% deve essere via via ricalibrato per ogni situazione, è logica, ragazzi, non è credenza: se il limite del 12% vale per Germania e Francia che hanno un debito di circa 80% , per l'Italia che l'ha del 120% il limite dovrebbe essere dell'8% ,per la Grecia che l'ha del 150% del 6,4%, per il Giappone del 4%,....

( un breve articolo, sicuramente più chiaro di come scriva io, riguardo la matemetica del debito
http://pragcap.com/the-impossible-math-behind-the-euro-crisi s )

in secondo luogo perchè già pagare il 6% sul debito ( ovvero 7,2% di Pil solo per pagare gli interessi senza neanche diminuire il debito complessivo!) sarà per l'Italia impossibile per quanto scritto in precedenza su un altro post, oppure si spieghi come fare: aumentare le tasse di un 7/8% ? diminuire le spese, quali? incrementare la crescita del 7/8% l'anno, come?
E quindi rimangono le due soluzioni più plausibili: o dare default per davvero ( ristrutturazione, rimodulazione,...) oppure fare come negli anni '70 e lasciare via libera all'inflazione, che vuol dire una costante corsa al rialzo tra tassi di interessi e tassi di inflazione.
Negli anni '70, primi '80, arrivarono entrambi in doppia cifra con profonda fregatura dei risparmiatori, lavoratori fissi, pensionati e soprattutto di chi aveva in mano un debito a lungo termine sul quale dovette accusare pesantissime perdite in valore reale, ovvero fu un parziale default cammuffato.

Io non credo ( credere è un'arroganza dell'anima, un'indolenza della psiche) né faccio previsioni, faccio analisi. E per come la vedo io il modello che si sta palesando è quello del crack up boom, o per meglio dire ultimi violenti rialzi sui corsi finanziari causati dall'inflazione (oro, materie prime, azioni), poi il crack.
Per la seconda metà della decade ripartiremo, per adesso okkio ai titoli di debito e tenetevi stretto l'oro. A meno che il 2 agosto Obama ci faccia il sorpresone e dichiari il default degli Usa... ma lo ritengo poco probabile, c'è ancora tempo, non tantissimo, ma ancora c'è. Direi che il momento di crisi massima sarà tra il 2013 e il 2015.

(sempre ammesso che passiamo la fine del mondo del 2012.... ;-)

ps. per savpg e cepu: c'è molto più petrolio al mondo di quanto vogliano far credere
27 luglio 2011 16:33 - savpg8801
x Cepu,......e nel frattempo, siccome siamo con l'acqua alla gola, che facciamo?
Certo che opere tipo Ponte o Tav sono molto più inutili, costose e pericolose anche a breve termine perchè costano e sono costate, anche solo in progettazione, punti di PIL.
Ma anche vedere il tutto solo sotto l'aspetto di punti di PIL al fine di infilarci o meno nelle graduatorie internazionali e di conseguenza farci fallire con le speculazioni susseguenti, è alquanto misero e riduttivo, tenuto conto poi, delle conseguenze che ogni piccolo battere d'ali provoca disastri, siamo messi proprio male.
Le fonti rinnovabili, neanche in paesi dove si sta tentando questa strada, sono determinanti per il fabbisogno interno.
Figuriamoci pensare di guadagnarci esportando!
Poi le rinnovabili, al punto di esserne la prevalenza o la totalità, non garantiscono una continuità di operatività. Non possono essere continue e stoccabili, dovrebbero coprire gran parte del ns/ piccolo territorio e avrebbero un impatto ambientale micidiale. L'impegno finanziario sarebbe enorme e il rientro molto a lungo termine.
Ripeto: domattina che facciamo?
27 luglio 2011 14:16 - Cepu
@savpg8801: per invertire la tendenza, l'italia dovrebbe mettersi in condizione di produrre ed esportare energia, facendo uso massiccio di fonti rinnovabili e investendo nella rete trasmissiva.

Sono investimenti produttivi che incrementano i PIL a lungo termine, a differenza per esempio di TAV valsusina, ponte sullo stretto, eccetera.

I paesi esteri, alla vista di tale forte impegno, entrerebbero nell'ottica che l'italia potrebbe verosimilmente rientrare sul debito, e tornerebbero ad investire anche a tassi inferiori.
26 luglio 2011 16:28 - Alessandro_Pedone
@ savpg8801

La parola "crescita" nel contesto del problema del debito pubblico è qualcosa di molto specifico e concreto. Basta documentarsi.
Non è un chiacchiericcio politico e non stiamo parlando di filosofia.
S'intende per crescita innalzare il valore del PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL). Sul sito dell'ISTAT (che calcola il PIL) si possono trovare i criteri (discutibili per molti aspetti) con il quale si calcola il PIL.
Si può filosofeggiare fino a quando si vuole sul fatto che l'obiettivo di far crescere il PIL non corrisponde all'obiettivo di aumentare la qualità della vita dei cittadini. Tutto verissimo.
Ma in termini di debito.
Lo stato ripaga il debito attraverso le entrate. Le entrate sono una percentuale del PIL.
Quindi, a parità di tutte le altre cose, più PIL, meno Debito.
Questa è matematica, non è filosofia.
26 luglio 2011 14:13 - savpg8801
Riporto anche quì un concetto espresso in DI'LA TUA. Siccome molti aprono threads simili, ne vale la pena.
Mi riallaccio all'elenco di Pedone e solo per la crescita: ....Come si può uscire dal problema? Se ne può uscire con:
- forte crescita
- forte inflazione (che è poi una tassa mascherata, specialmente sui poveri)
- forti tagli alle spese

Siccome, ancora, anche sugli articoli è prevista la possibilità di inserire commenti, non vedo perchè non farlo:
---

L'alibi è: "manca la crescita".
Crescita di cosa? Nessuno lo spiega o lo tenta neppure.
Confindustria balbetta le frasi fatte dal Governo, dalla Banca d'Italia, dalle associazioni, dagli organismi nazionali ed internazionali che declassano l'Italia, assieme ad altri e, apocalipse now, gli USA.
Vediamo cosa si può intendere per crescita:
Ragionando in termini macroeconomici, si dovrebbe definire crescita un fenomeno atto a produrre di più, pagare più tasse di conseguenza, attivizzare le industrie o le altre branchie produttive (turismo, agricoltura, made in Italy, nicchie doc, e, quindi anche il commercio e...in ultima analisi, i consumi ed il consumismo. Vedete che c'è differenza fra consumi e consumismo.
Inoltre dovrebbe essere interessato anche il comparto occupazione; sembra venire da sè che se c'è più produzione c'è più lavoro; ma spesso non è così. Un ormai antico esempio fu la ricerca che automatizzò la grande, ed in qualche modo la piccola, produzione. Macchine che producevano macchine e disoccupati, facendo risparmiare le aziende e facendo crescere la produzione (crescita).
Parliamo ora di "ricerca". La ricerca costa, ma alla fine dà frutti; se i frutti restano nel podere, non serve a nulla. Se vengono venduti c'è anche il rischio che vadano a far gioire i concorrenti stranieri (vedasi oriente estremo).
Se cresciamo producendo per esportare, consumiamo energia(che non abbiamo), materie prime(che non abbiamo), mano d'opera straniera che manda a casa propria gran parte del guadagnato in "rimesse"; la bilancia si impoverisce. Allora che crescita c'è? O quantomeno a cosa serve?
Inoltre la crescita innesca processi inflattivi, ammenocchè non resti fine a se stessa, ma se il prodotto viene piazzato, costringe anche a maggiori consumi e, quindi, spillamento dai portafogli; quindi impoverimento dei cittadini, quantomeno dai soliti.
La cosa dura ben poco sull'onda dell'euforia eventuale.
Oppure esportiamo parte della crescita, ma dobbiamo comprare tutto: dall'energia alle materie prime, come già detto. Trasformare fa rimanere ben poco in tasca.
Questa magica parola "crescita" vista anche come complemento ad altri fenomeni "cosiddetti risanatori dell'economia" , ripeto ci deve essere spiegata meglio e con più convinzione dalla politica. Ma temo sia un'illusione.
26 luglio 2011 7:11 - Alessandro_Pedone
La costituzionalizzazione dei diritti economici sarebbe effettivamente un grande passo in avanti.
Non mi sembra che questi politici siano molto credibili in tal senso, sebbene la speranza sia - come si dice - l'ultima a morire.

Detto questo, ormai su internet si legge - specialmente nei commenti - tutto ed il contrario di tutto.
E' facile sparare sentenze "nascosti" dietro un nickname fantasioso.
Affermare con certezza granitica che "Tutti i debiti dei principali paesi occidentali NON saranno mai ripagati." è come dire che nel 2012 ci sarà la fine del mondo.
Che dire, la frase è talmente priva di senso che posso solo rispondere come diceva Troisi nel famoso film "Non ci resta che piangere": "vabbene, mo, me lo segno".

Se vogliamo cercare di essere un po' più seri. Il problema dei debiti pubblici è molto grande. Studi seri di economia ci dicono che il livello oltre il quale il rischio di default di una nazione è concreto inizia quando gli interessi sul debito superano il 10%, diventano rischi concrete oltre il 12 del PIL (si tratta di una semplificazione, in realtà bisognerebbe parlare di servizio per il debito, non di interessi, dovremmo valutare l'inflazione, i tassi di crescita, ecc. però le cose si complicherebbero... e mi sembra che il tono della discussione sia da tenere piuttosto basso...).
La maggior parte delle nazioni occidentali è molto distante da questo livello.
Certo, i debiti sono un po' ovunque a livelli elevatissimi, siamo ormai giunti ai livelli post seconda guerra mondiale.
Bisogna fare qualcosa, non c'è dubbio.
Se qualcuno fosse interessato ad analizzare le cose, può essere interessante lo studio della banca d'italia sul debito pubblico italiano dall'unità d'italia fino ad oggi (http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin _2/qef_31). Dati sul debito pubblico americano si possono trovare in forma grafica molto leggibile qui: http://www.usgovernmentspending.com. Il sito non è pubblico, ma cita correttamente tutte le fonti pubbliche da dove sono ricavati i dati.

Come si può uscire dal problema? Se ne può uscire con:
- forte crescita
- forte inflazione (che è poi una tassa mascherata, specialmente sui poveri)
- forti tagli alle spese

La crescita difficilmente potrà essere così elevata da incidere significativamente. Se si innescasse una inflazione moderata (intorno al 5%) sotto-controllo, nel giro di 10/15 anni potremmo portare il debito pubblico a livelli accettabili. Si giocherebbe con il fuoco. Da una moderata inflazione sotto controllo, ad un'inflazione fuori controllo il passo è breve...
I forti tagli deprimono la crescita... e ritorniamo al problema.
In ogni caso, a rimetterci di più saranno i più poveri.

In sintesi, la funesta previsione "Tutti i debiti dei principali paesi occidentali NON saranno mai ripagati." sarà, né più, né meno come quella della fine del mondo nel 2012. Chi ci vuole credere, ci creda. Ma è molto, molto, difficile che si realizzi.
Il problema del debito, invece, è molto grande e implicherà conseguenze economiche negative (che non vuol certo dire default) per molti anni avvenire, in particolare per chi ha meno.
25 luglio 2011 19:32 - lucillafiaccola1796
dopo questo "pezzo" di Sharman*... il diluvio!
ah ah ah

Sharman* 20 luglio 2011
COSTITUZIONALIZZAZIONE DEI DIRITTI ECONOMICI
“Tremonti: pareggio di bilancio in Costituzione”di Devo aver letto su qualche giornale che Tremonti ha recentemente proposto la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio statale. Non so quale bestia sia questo Tremonti: tempo fa mi pareva abbastanza lontano dagli “illuminati”, oggi sembra più vicino, e se così fosse certamente le proposte per il nuovo impianto finanziario non sarebbero solamente farina del suo sacco, farebbero parte di una agenda finanziaria delle elites che tra le altre cose usano le dichiarazioni di importanti esponenti politici per abituare lentamente e subliminalmente il popolo alle nuove soluzioni. (Vediamo per esempio come Obama abbia recentemente menzionato l’immenzionabile parola: default, default degli Usa. Oltre alla normale prosopopea politica ciò serve anche per incominciare ad abituare popoli e mercati finanziari al concetto di default, magari non a quello degli Usa, magari a quello di qualche altro Stato, ma il messaggio è quello: incominciamo a pensare che qualche default sia “normale”) La costituzionalizzazione dei diritti economici è certamente quello che colpevolmente manca nelle nostre Costituzioni. Riprendendo quanto già scritto su questo Forum precedentemente, credo si debba notare come purtroppo i governi, qualsiasi governo, abbiano potere assoluto e illimitato sopra i nostri soldi. Le nostre costituzioni nascono culturalmente da istanze e rivolte liberali dei secoli scorsi e sanciscono limiti al potere del Sovrano in termini di inalienabili diritti umani, civili e politici dei cittadini, ma non in termini di diritti economici. Guarda un po’…. I Signori (sono sempre quelli) sanno bene come fare: un diritto senza la possibilità pratica di esercitarlo e di difenderlo sarà sempre un diritto vuoto. Oggi i governi hanno il diritto di mettere tutte le imposte che vogliono, di spenderle come vogliono, di fare tutto il debito che vogliono, di promettere tutte le pensioni e rendite che vogliono, di stampare tutta la moneta che vogliono. E’ evidentemente la ricetta per un disastro annunciato. Il potere economico assoluto dovrebbe essere limitato costituzionalmente. Limite alla tassazione: nessuno dovrebbe pagare più di una certa percentuale del proprio reddito. Dovrebbe essere fissata una percentuale massima di ricchezza collettiva di cui possa il governo disporre. Quello è il suo limite e ci deve stare dentro. Divieto o limite all’indebitamento pubblico. E’ disonesto che qualsiasi governo possa indebitare le casse statali e scaricare il debito sui governi e le generazioni future. Il debito pubblico serve sostanzialmente per due cose:
* corrompere il popolo comprandone i voti;
* permettere ai Signori di avere rendite certe pagate dalla tassazione, in pratica tramite la detenzione di titoli di debito pubblico si è traslato l’antico
diritto delle aristocrazie di tassare il popolo. Parametraggio delle pensioni (e rendite affini) alle reali situazioni di reddito collettivo. Lo stato non dovrebbe promettere pensioni per i decenni futuri in termini assoluti, bensì in termini percentuali di ricchezza collettiva. (Anche in questo caso le pensioni promesse servono solo a corrompere il popolo e a comprarne il consenso) Siamo tutti in una stessa barca, se le cose andranno bene le pensioni aumenteranno, se andranno male diminuiranno. Limite alla stampa della moneta ( e qui il problema è enorme) per non dovere essere tassati surrettiziamente dall’inflazione. Quello che Tremonti ovviamente non ha detto, o forse non ha capito ( ma non ci credo) è che in ogni caso si dovrebbe passare prima per il default dell’attuale debito pubblico, e poi ricominciare con i nuovi limiti di spesa costituzionalizzati. Non vi è verso di salvare capra e cavoli. Tutti i debiti dei principali paesi occidentali NON saranno mai ripagati. I tentativi che vediamo in questi anni di salvare la solvibilità degli Stati sono solo una farsa, stanno solo cercando
a) di mantenere le rendite dei detentori di questi debiti
b) di mantenere la funzione di ricatto e condizionamento politico che queste enorme masse debitorie hanno sopra gli Stati.
La tesi di fondo è che per la seconda metà di questa decade, dopo gli inevitabili fallimenti dei debiti sovrani e/o del valore d’acquisto della moneta, si possa e si debba finalmente costituzionalizzare i diritti economici perché qualsiasi diritto senza la possibilità pratica di goderlo è un diritto vuoto.
25 luglio 2011 19:00 - francescodeleo
Finalmente delle buone notizie, stanotte mi farò una di quelle dormite!
Peccato per quel 103%, oggi poteva essere 80%!
25 luglio 2011 14:00 - savpg8801
E' uno dei tanti elementi di cui si deve tener conto nell'esame della situazione degli stati e in questo caso, dell'Italia.
Ma riesaminando un piccolo, ma significativo in quanto a durata periodo, data base in mio possesso per motivi personali circa i tassi di remunerazione di alcuni titoli negli anni novanta, all'incirca dal '90 in poi, ma durante molti anni, ed allora non essendoci, nè l'euro, e neppure tanta quantità di fenomeni di rating e di esame come adesso che rasentano la maniacalità, determinando anche aggiotaggi e fenomeni speculativi,
porto qualche esempio relativo principalmente a btp e cct scadenti nel periodo. Potrei anche portare altri elementi caratteristici, ma mi limito a questo:

BTP scad.'97, 12.50% almeno dal 90 al 97
BTP scad.più brevi circa '94 all,8.50%
CCT scad.1/1/97 nel '93 e dintorni, fornivano 15.65%
CCT scad.'94 nel '93 e dintorni erano arrivati al 14.70%
CCT scad.21/11/94 in quel periodo tr alti e bassi era arrivato al 16.10%
CCT scad.nel '97 viaggiavano sino al 10 / 11% e oltre.

Non potrei fare i conti ed i rapporti come si fanno adesso anche perchè le situazioni geopolitiche e finanziarie sono altre,
ma questi tassi del debito pubblico erano talmente elevati che conveniva di brutto investire in essi, senza guardare ai rischi di default o almeno di congelamento del debito.
In cinque-sei anni si raddoppiava il capitale.
Adesso che si guarda(parliamo di soli interessi) all'aumento di un quartino di punto (e nemmeno per tutto il debito, ma solo per il variabile) si ipotizzano catastrofi da filo del rasoio.
C'è forse qualcosina in più da spiegare?
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