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19 ottobre 2011 12:10 - renzo1391
Complimenti a chi dice che due figli/coppia dovrebbero essere l'obiettivo.

Dimentica:

Suore (se rispettose)
preti (se rispettosi)
single non scopanti libere? (alias Zitelle)
donne sterili
uomini sterili
asceti vari...

allora forse il calcolo va rifatto.

Se 1+1 facesse 2, allora la popolazione del mondo diminuirebbe.

forse sarebbe giusto 1+1=3 ma forse anche 2,5 (come si fa, però, a fare solo mezzo figlio?)
18 ottobre 2011 20:29 - savpg8801
Quelli che scrivono in queste pagine di ciaccolatorie tanto per far sera o dal lavoro, o da rincoglioniti pensionati come me, sono dei proliferati.
Vuoi dire che chi ti/ci ha proliferati potrebbero essere stati degli irresponsabili senza fare scelte di numero di figli operando e pianificando a dispetto del "crescete e moltiplicatevi"? Oppure degli inconsapevoli, magari equi e solidali e pure informati, ma istintivi irresponsabili predittori del come il mondo va adesso?
Il mondo sprecone e tronfio delle proprie spavalde possibilità economiche, magari derivate da debiti immani, tanto da scartare e fare scelte nobili e signorili degne solo dei signorotti ricchi di neanche tanto tempo fa, quelli con la puzza sotto il naso che, adesso, vanta anche il pidocchio rifatto(detta delle mie parti) o il povero mendicante o il cassintegrato(con tutto il rispetto)? Certo che lo si vede da come spesso alcuni sparano grosso e in modo alquanto strafottentello ed anche in queste righe e in ogni argomento. Persona oculata e consapevole è colui che non genera e non prolifera, nevvero? Un figlio è poco, vai all'estinzione, due sarebbero troppi perchè così non si cala e tre o più, crimine demografico.
Sottoponiamo il quesito al Pianificatore metodologico e speriamo che insegni a mangiare patate troppo grosse o a raddrizzar cetrioli.
18 ottobre 2011 14:11 - savpg8801
D.V.
Da DI' LA TUA
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Una delle tragiche controindicazioni delle etichette alimentari

di savpg88018 ottobre 2011 10:59
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Etichette porta guai. Ma c'azzecca (DI Pietro ©) anche col risultato specchio, come sempre , di ricchezza e povertà.
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Come ho sostenuto più e più volte in vari commenti, nelle centinaia di pagine sulle etichette alimentari (e non), ecco una delle risultanti, deleterie, conseguenze delle etichette sui cibi che sono state richieste da associazioni, enti, studiosi, e grandi pensatori.
Sulla grandezza del fenomeno, ci sarebbe da incriminare, per lo meno, chi le ha volute, promosse o legalizzate alla leggera, senza capirne e prevederne le micidiali conseguenze, dallo spreco di risorse, all'inquinamento nelle discariche o alla combustione.
Questo sembra un link pubblico ed affidabile:

http://it.finance.yahoo.com/notizie/Un-terzo-del-cibo-viene- italoggi-3228031352.html?x=0-
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© da Berlino Roberto Giardina - sabato, 8 ottobre 2011 - 0:00
Chi non ha avuto una mamma, una nonna, una zia, una tata che, per costringerlo a ingoiare l'ultimo cucchiaio di minestra, ricordava i poveri bambini in Africa senza niente da mangiare? Un modo di dire che serviva solo a creare complessi di colpa nei più sensibili. I bambini cinici sapevano che sarebbe stato impossibile spedire in Africa la pietanza poco appetibile per sfamare un coetaneo sfortunato.

Ma in Europa si spreca troppo, mentre almeno un miliardo di esseri umani soffre la fame.
In Germania, un terzo dei generi alimentari finisce nella spazzatura quando è ancora perfettamente commestibile. Ogni tedesco getta in media 310 chili di generi alimentari in buono stato all'anno. Colpa della data di scadenza stampata sulle confezioni: i consumatori la rispettano alla lettera, e buttano tutto anche con un giorno di anticipo. La scadenza, indicata con la sigla Mhd, non ha in realtà a che vedere con la qualità del prodotto. Ora si chiede una riforma per evitare uno spreco inutile, in un momento di crisi anche per il mondo occidentale, ma gli industriali si oppongono. Facile intuire perché.

In Germania si gettano ogni anno 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari ancora consumabili. Nel resto d'Europa e in Nord America, ogni cittadino butta almeno cento chili all'anno. Un terzo delle confezioni viene eliminato senza nemmeno essere stato aperto. Secondo un sondaggio del ministero per la tutela dei consumatori, quattro intervistati su cinque spiegano di aver eliminato i prodotti dopo aver controllato la data di scadenza.

In realtà quest'ultima ha poco a che vedere con la qualità del prodotto. Il consumatore crede che un giorno dopo la scadenza il genere alimentare sia nocivo, se non addirittura «velenoso», in grado di produrre pericolose intossicazioni. Invece, l'Mhd garantisce solo che il prosciutto a fette o lo yogurt siano ancora «al livello di qualità» garantito dal produttore il giorno del confezionamento. L'Mhd non va confuso con la data entro cui vanno consumati generi deperibili come la carne macinata, il pesce fresco o le uova. Al di là della scadenza, il rischio di un'intossicazione con questi prodotti è reale. Meglio essere prudenti.

Per esempio, l'Mhd per la birra in bottiglia o in lattina è in genere di sei o dodici mesi. In realtà si può berla anche diversi anni dopo la scadenza indicata. Per lo yogurt, siamo sui trenta giorni: può essere gustato senza problemi anche due settimane oltre la scadenza. Per il formaggio in confezioni di plastica, il limite è di quattro settimane, ma si può consumare anche dopo un anno. Invece per le sottilette si può sforare la data solo di un paio di settimane. I succhi di frutta sono garantiti al massimo per un anno, ma quelli in bottiglia resistono almeno per un altro anno ancora, quelli nel tetrapack per otto mesi.

Il ministero è intenzionato a riformare il sistema. La data di scadenza, si suggerisce, andrebbe sostituita con una frase tipo «qualità garantita fino a…». Peter Loosen, della federazione per i produttori di generi alimentari, non è d'accordo: «La formula è già oggi chiara, indicando che si può consumare “almeno” fino a una certa data, e non “assolutamente entro una scadenza”. Bisogna stare attenti a non confondere il consumatore, creando una falsa sicurezza».

Ma lo spreco non è causato solo dall'Mhd: quasi metà delle patate rimane a marcire sui campi perché «esteticamente» non adatta alla vendita nei supermarket. Altri (Lisbona: ALTR.LS - notizie) prodotti vengono eliminati ogni sera per liberare gli scaffali per far posto alle nuove consegne. E, infine, i consumatori comprano quasi sempre più di quanto sia necessario.
.....grazie,Roberto Giardina.


Però, vedete come si forma il PIL? Anche con le sovrapproduzioni!
18 ottobre 2011 11:27 - Sharman*
Consiglio numero 1 per evitare lo spreco di cibo e tutelare l'ambiente: non proliferate come irresponsabili.

I principali responsabili della penuria di risorse e di cibo e del continuo inquinamento sono tutti coloro che hanno fatto più di due figli e hanno quindi contribuito alla sovrapopolazione, è ciò include africani, terzo mondo, paesi emergenti e tutti quanti, nessuno escluso, anzi.

Ma di problema demografico sono ormai tanti anni che non se ne parla più, non si capisce perchè.
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