L'anno scorso, il 4 di quel mese, ricevo, cortesia delle
Poste Italiane, la bolletta dell'ENEL – scadenza il 2.
Vado subito a pagarla online, ma ENEL (come scopro più
tardi) registra il pagamento solo il 11. Il 17, ENEL, sempre
lei, mi invia una lettera di sollecito. Nella bolletta
seguente mi viene addebitato un (1!) centesimo: interessi di
mora per il ritardo pagamento ecc. Due bollette più tardi,
mi addebitano un importo di 0,56 euro (+ IVA) per "spese di
invio della lettera" sopranominata. Al telefono (dato che
comunicare con ENEL via mail, se ci si riesce, è riservato
a chi in termini di informatica è rimasto negli anni 80),
quando faccio presente che la responsabilità è di ENEL
perché la mia vocazione, in questa vita, non comporta la
gestione della contabilità clienti di ENEL, e nemmeno la
gestione della tempistica relativa all'invio delle loro
bollette, mi viene ribadito ripetutamente che l'unica cosa
che conta in materia di responsabilità è che ho pagato la
bolletta in ritardo. Sembrava l'unica impostazione del
nastro – scusate, dell'addetta al servizio (?) clienti.
Al momento di chiudere una conversazione degna del teatro
dell'assurdo, noto comunque un segno di umanità:
l'esclamazione di orrore quando segnalo che ho già
provveduto al pagamento della bolletta dopo aver sottratto
il importo abusivo. Passati otto mesi, non si sono più
fatti sentire, e i "proventi e oneri", come li chiamano, non
si sono più fatti vedere in bolletta.
Ma pensate un po': se ENEL fa questi scherzi ogni mese a
cinquanta, cento o duecentomila utenti, di cui la maggior
parte o non esamina minuziosamente la bolletta o si rassegna
a pagarla perché ce ne sono tante, ma tante, delle
fregature di così pochi centesimi, di quanto viene
abbellito il utile di ENEL a fine esercizio?