... non sono un economista, per cui mi guardo bene dal
sentenziare sul Pil , ma vorrei sottoporre il seguente caso
molto elementare per chiarire il ruolo della spesa pubblica
nell'ambito del Pil .
Ammettiamo che esista un paese formato da 2 persone che
guadagnino 100 ciascuno e nessuno paghi le tasse.
Poi arriva lo stato che impone a ciascuno tasse pari al 50%
e le giri , come spesa pubblica, all'unico impiegato statale
che al mattino svolge il lavoro di fare buche e al
pomeriggio di riempirle .
Domanda : a quanto ammonterebbe il Pil prima e dopo
l'intervento dello stato ?
A me pare che la spesa pubblica, che deriva da tasse e
imposte, non aggiunga nulla al Pil in quanto i soldi messi
in circolo dallo stato sono quelli sottratti a privati che
vedono quindi la loro capacità di spesa diminuita in
proporzione.
Che lo stato abbia poi il potere di stampare moneta in
abbondanza , beh. ... questo è altro argomento, ancor oggi
molto dibattuto, in presenza di esperienze che hanno dato
risultati contrastanti se non opposti nella storia delle
economie nazionali: alcune volte è stata cosa utile sul
breve termine altre drammatiche sul piano dell'inflazione (
vedi Germania post Iª guerra mondiale.) .
27 dicembre 2013 15:16 - pfui!
Al Tecnico Commerciale, circa 25 anni fa, mi insegnarono che
il PIL è la somma di Consumi, Investimenti, Saldo con
l'estero e... udite udite! Spesa pubblica!
E' OVVIO che diminuendo la Spesa pubblica il PIL
diminuisce!
Ma ormai ci hanno messo nel capo che la Spesa pubblica è il
MALE, perché è "improduttiva"... come se fossero soldi
buttati in un falò.
Dimenticano di ricordarci che la Spesa pubblica diventa
REDDITO PRIVATO, cioè di quelle imprese e di quei cittadini
che forniscono beni e servizi all'acquirente pubblico... e
che quindi "tornano nel giro" dell'economia nazionale...
Sempre all'ITC mi insegnarono che uno dei ruoli possibili
dello Stato nei sistemi capitalistici è quello della
FUNZIONE ANTICICLICA: cioè stimolare l'economia nei momenti
di crisi AUMENTANDO la spesa a debito... UN ORRORE secondo i
Soloni di oggi (che dal 2009 non cessano di dire "l'anno
prossimo finirà la crisi").
25 dicembre 2013 18:24 - Gabri65
Gent. dott. Pedone,
il problema è che ridurre il rapporto debito/PIL, almeno in
Italia, non è nell'interesse dei poteri forti che la
governano. Questi pensano bene a ripianare gestioni
vergognose utilizzando di tutto, dalla Cassa Depositi e
Prestiti(risparmi di lavoratori e pensionati) alle riserve
della Banca d'Italia:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/23/regali-di-natale-
bankitalia-adegua-statuto-alla-legge-che-non-ce-intesa-appro
va/823543/.
L'Art. 47 della costituzione è continuamente violato da uno
stato che mette a rischio i risparmi dei propri
cittadini.Con i loro soldi si finanziano le banche, ma le
banche non finanziano le imprese, anzi spesso falliscono
perchè lo stato non paga i suoi conti.
Questo mi indigna e non capisco come non si possa fare
niente per opporsi a tanta arroganza.
Dal sito della Banca d'Italia leggo:
Riserve ufficiali
L’ordinamento assegna la proprietà delle riserve
ufficiali del Paese alla Banca d’Italia; in base
all’art. 105.2 del Trattato CE, esse costituiscono parte
integrante delle riserve dell’Eurosistema, congiuntamente
alle riserve di proprietà della BCE.
Le riserve ufficiali nazionali rivestono una fondamentale
importanza sia per la Banca sia per l’Eurosistema. In
primo luogo, la BCE può richiedere alle singole banche
centrali conferimenti di riserve al ricorrere di particolari
esigenze. In secondo luogo, le riserve nazionali consentono
di effettuare il servizio del debito in valuta della
Repubblica evitando possibili effetti distorsivi sui
mercati, nonché di adempiere a impegni nei confronti di
organismi internazionali, come il Fondo monetario
internazionale. Infine, essendo le riserve ufficiali delle
singole banche nazionali parte integrante di quelle
dell’Eurosistema, il loro livello complessivo e la loro
corretta gestione contribuiscono alla salvaguardia della
credibilità del Sistema europeo di banche centrali.
La Banca gestisce le riserve investendole direttamente sui
mercati internazionali; amministra, al pari delle altre
banche centrali dell’Eurosistema e sulla base di criteri e
obiettivi stabiliti dal Consiglio direttivo della BCE, una
quota delle riserve conferite alla Banca centrale europea
sin dall’avvio dell’Unione monetaria.
Non mi pare che con questa genialiata di Saccomanni, Visco,
Letta e i vari compagni di merenda se ne tenga conto
22 dicembre 2013 9:46 - ennio4531
Sig. Pedone, lei scrive:
Il debito pubblico della Gran Bretagna crolla dal 199,5% del
PIL nel 1950 al 64,7% del PIL nel 1970. Questo ventennio non
è certo di riduzione dei costi dello Stato poiché vede
l'introduzione dello Stato sociale e le
nazionalizzazioni.'
Non ho sottomano i dati, ma è ragionevole pensare che negli
anni successivi al 1950 vi sia stata un fortissima riduzione
della spesa pubblica per diminuzione delle spese militari e
di ricostruzione del paese. Per cui assai difficile è
stabilire a chi va il merito principale della diminuziane
del debito pubblico.
Circa la possibilità che la Banca d'Italia possa
ricomperare parte del debito pubblico ( massimo del 60% del
PIL e quindi pari a circa 1200 miliardi di euro ) stampando
moneta, vediamo come ...semplificando.
La Banca d'Italia si presenta sul mercato e compra i titoli
del debito con cedola superiore all'1%. Ammettiamo che siano
1.000 miliardi di euro di cui 673 in mani straniere da
convertire nelle proprie monete.
Domanda: quanti miliardi di euro dovrebbe il mercato dei
cambi sostenere per cambiarli in dollari, sterline yen ecc.
?
Una volta fatto il tutto, il rendimento dei titoli di stato
italiani sarebbe dell'1%.
Quanti sarebbero disposti a comprarli nel medio o lungo
termine ?
Vediamo la resa: dall'1% il risparmiatore dovrebbe togliere
la ritenuta del 12,5%, togliere l'imposta patrimoniale del
0,2% e togliere il tasso inflattivo ... facciamo l'1% ?
Allora € 10.000 al tasso dell'1% = resa 100 - ritenuta
12,5 - imposta di bollo 20 - tasso inflattivo 100 =
risultato negativo - 32,5 euro .
Tutto questo come si concilia con l'art. Art. 47
della Costituzione..
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le
sue forme;... ?
Ecco ... qualche testa d'uovo ha sostenuto che la nostra
Costituzione è la più bella del mondo.
Intendeva dire a raccontare ... barzellette ?
20 dicembre 2013 14:44 - giona44
comprendo bene il meccanismo, ma mi chiedo anche se sia
possibile per regolamento il rimborso anticipato dei
prestiti in corso, infatti chi possiede ad.es. BTP a 1o-15
anni ad un tasso del 4-5% non accetterà di vederseli
rimborsare in via anticipata (ammesso ripeto che ciò sia
possibile).
19 dicembre 2013 17:05 - massimo1062
dott. pedone io non capisco perché lei faccia il
ragionamento supponendo la banca di italia come prestatore
di ultima istanza se cio' non e' piu' possibile con
l'euro.il problema e' tutto li,o si svaluta la moneta o si
abbassano gli stipendi e con l'euro si abbassano salari e la
bassa inflazione fa aumentare la disoccupazione.....boh io
questo suo ragionamento mi scusi ma proprio non lo capisco a
meno che lei preveda l'uscita dall'euro o la modifica ,ma in
modo sostanziale, dei trattati europei.
19 dicembre 2013 14:47 - Alessandro Pedone
@massimo8155
Capisco che non sia una parola modificare i trattati della
BCE, ma non possono neppure essere le tavole della legge!
In primo luogo ricordo che la bundesbank ha già comprato in
emissione i titoli di stato tedeschi e nessuno si è
azzardato a dire nulla! Quindi non vedo perché non si possa
chiedere che la stessa interpretazione dei trattati valga
anche per l'Italia.
Inoltre la richiesta essendo più che ragionevole potrebbe
trovare un consenso anche nella Francia e nella Spagna.
Davanti ad un muro di gomma della Germania si potrebbero
anche pensare a dei "walk-around" come al costituzione di
una banca pubblica che si finanzi presso la BCE (come le
banche attuali) e che svolga il ruolo fondamentale di
stabilizzatore dei prezzi delle aste di titoli di stato.
Insomma, se si comprende che il problema di fondo è quello
e lo si vuole affrontare, allora le soluzioni tecniche si
trovano.
19 dicembre 2013 14:43 - Alessandro Pedone
@ennio4531
Grazie delle osservazioni che mi consento di chiarire meglio
il il punto che magari per necessità di sintesi può essere
frainteso.
E' vero che una parte del debito è detenuto da mani estere,
ma nel momento nel quale una banca centrale può sempre
acquistare, anche in emissione, nuovi titoli di stato, il
fatto che una parte sia in mano estera è irrilevante
perché al momento del rimborso di quella parte, quel debito
estero può trasformarsi immediatamente in debito interno.
Il debito estero, quindi, non può mai generare dei problemi
di instabilità se si ha la garanzia che la banca centrale
può fare da prestatore di ultima istanza. Le torna come
concetto?
Il discorso più generale è che non si possono equiparare i
conti di una famiglia con i conti pubblici, proprio perché
nei conti pubblici vigono delle logiche che non vigono nelle
famiglie. La più rilevante di tutte è che uno stato, se
politicamente lo si decide, può - di fatto - indebitarsi
con se stesso che è come dire emettere moneta. Non è una
differenza trascurabile, non trova?
Quanto al fatto che la Gran Bretagna venisse fuori dalla
seconda guerra mondiale, non capisco in casa infici il
paragone. Si sta parlando di un ventennio, non di quattro o
cinque anni. Se legge l'articolo citato si comprende che la
differenza fondamentale in questa diminuzione del rapporto
debito/pil viene dal costo del debito in rapporto
all'inflazione ed al tasso di crescita del PIL. E' il ruolo
della banca centrale che ha fatto la gran parte della
differenza. Cosa c'entra questo con il periodo post-bellico.
Mi puo' spiegare in cosa, secondo lei, il periodo
post-bellico infici il paragone?
19 dicembre 2013 11:22 - massimo8155
"Si dovrebbe stabilire una regola, ovviamente modificando i
trattati istitutivi della BCE," .
Una parola !
19 dicembre 2013 9:35 - ennio4531
Scrive Pedone..
'Una famiglia che si indebita, si indebita nei confronti di
una entità esterna alla famiglia stessa. Vi è una
separazione fra la famiglia e coloro con i quali ha
contratto il debito. Queste cose non valgono (o non
completamente) per i conti di uno stato.'.
Commento: se il debito dello stato fosse sottoscritto per
intero o quasi dai cittadini italiani , si potrebbe
convenire. Ma esiste una entità esterna che sono gli
investitori stranieri che detengono, come afferma la Banca
d'talia, a fine settembre il 39,4% del debito nazionale pari
a ben 683,954 miliardi di euro.
Significa che ogni famiglia italiana di 4 persone ha un
debito di circa 45.000 euro verso creditori stranieri.
Citare il debito pubblico della Gran Bretagna del 1950, pari
al 199,5% del PIL, è un argomento... fragile su cui
appoggiarsi per trarne delle conclusioni sul come
comportarsi in quanto si ignora che l'Inghilterra era
appena uscita da una guerra mondiale devastante sui conti
pubblici a causa delle spese militari e quelle relative alla
ricostruzione.