COMMENTI
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3 gennaio 2017 17:41 - ennius4531
.... deficitario nell'esprimere una qualche argomentazione, non gli resta che opporre minchiate frutto di neuroni oramai fritti..
3 gennaio 2017 14:42 - rottenhmajer
Non temere.
I deficienti, anche sotto un mix di noce moscata+salvia+origano, li riconosco sempre.
Dalla puzza di sciacquatura di coglioni schiumosi che emanano. E ti assicuro che la tua trapela anche dal monitor.
Spento.
Siine fiero ed orgoglioso.
In grotta x sempre. Tu.
3 gennaio 2017 13:59 - ennius4531
.. la ricerca specialistica spiega la zavorra scritturale fatta di aria fritta di Cip & Ciop .

" Lo stordimento dato dal consumo di Marijuana è espressione di un disturbo delle funzioni cerebrali.
Il THC si lega ai recettori dell’anandamide, provocando i seguenti disturbi:
la percezione viene limitata e distorta, non è più possibile distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è.

I “fumatori di Hashish” scambiano questo effetto per una “estensione della consapevolezza”, non realizzano che si tratta di un disturbo.»
3 gennaio 2017 11:42 - anandamide1972
...comunque, si, quando il pifferaio non passa il piffero pieno pieno di pattume ludico, è proprio un pavloviano schifoso.
Ne ho incontrati tanti, in vita mia , di pifferai egoisti...o oppurtunisti, i loro pifferi sono solo loro e quelli degli altri sono a metà, di' la verità ernio.
3 gennaio 2017 11:34 - anandamide1972
...meno male rotten è uscito dal loop con un commento diverso...ero convinto di essere nel post precedente...erniuccio comincia a ripetersi perfino per essere lui...
ernioooo...comincio a pensare che il tuo osso tossico non sia quello vero, mi sa che il tuo sia solo un ossobuco immerso nella ketamina fatta in India....me il vero ozzo tozzico, te mi'insegni, butta di fòri di suo... pare che sia un osso di un animale rarissimo che vive nella foresta tra Brasile e Perù, che vive nelle grotte e ulula. Ma noi erniuccio pur di ribaltarci c'importa una sega dell'estinzione di quell'animalaccio pavloviano vero ernio ?
altro che lotta continua e quelle cose pavloviane anni 70, noi siamo quelli di botta continua è vero o no erniuccio ?
3 gennaio 2017 10:07 - rottenhmajer
..il pifferaio pavloviano, che riempie il pifferone, lo accende e non lo passa, quello è da chiudere in grotta.
Anche se ulula ciucciando ozzo tozzico!!
cosi impara.
2 gennaio 2017 23:20 - ennius4531
... perché no ?
Tanto, che ci capiscono ?
2 gennaio 2017 18:19 - rottenhmajer
in grotta?
2 gennaio 2017 13:04 - ennius4531
... é noto che gli aficionados dell'erba magica ludica si sacrificano consumandala come cavie per il progresso della scienza medica ..
2 gennaio 2017 10:39 - ennio4531
Ecco come il THC attacca le cellule tumorali grazie al “riciclaggio cellulare”

Il principale componente attivo della cannabis, il THC (delta-9 tetraidrocannabinolo), è stato efficace nell’uccidere le cellule tumorali attraverso il meccanismo di ‘riciclaggio cellulare’ o autofagia.

NOTA: Questo processo attraverso il quale la cellula degrada e ricicla i suoi componenti ha fatto guadagnare il premio Nobel per la Medicina 2016 a uno dei suoi scopritori, Yoshinori Ohsumi.

“Abbiamo identificato uno dei fattori che determina che l’attivazione dell’autofagia porta alla morte delle cellule tumorali , ” spiega Guillermo Velasco, ricercatore presso il Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare I della Università Complutense di Madrid (UCM) e autore principale del lavoro pubblicato sull’ autofagia .

“Abbiamo identificato uno dei fattori che determina che l’attivazione dell’autofagia che porta alla morte delle cellule tumorali”, spiega lo scienziato.

Gli scienziati hanno usato una coltura di cellule di glioma del tumore al cervello – molto aggressivo – e sono stati sottoposti due trattamenti a parte: assenza di apporto di sostanze nutritive e trattamento con THC.

Gli Studi precedenti hanno mostrato che in entrambi i casi la cellula è indotta ad avviare il processo di autofagia, anche se in due modi diversi.

Da un lato l’assenza di nutrienti migliora l’autofagia protettiva, che si verifica quando le cellule vengono attivate per digerire i componenti cellulari complessi ed ottengono l’energia per adattarsi a questa situazione veloce.

Nel caso di THC, quello che viene potenziato è il potere dell’autofagia, ossia la rende più rapida e decisa.

Confrontando i cambiamenti che si verificano nelle cellule dopo la mancanza di nutrienti o l’assunzione di cannabinoidi, gli scienziati hanno scoperto che solo il trattamento con il THC crea aumento dei livelli di alcuni lipidi (dihidroceramidas) che alla fine innescano la morte del cellula tumorale.

“Lo studio mostra che un aumento dei livelli di alcuni dihidroceramidas ha un carattere destabilizzante per organelli cellulari coinvolti nella degradazione di componenti cellulari, che porta in ultima analisi, per la morte delle cellule tumorali”, ha detto Velasco .

Un passo verso nuove terapie

“Queste osservazioni possono contribuire a porre le basi per lo sviluppo di nuove terapie contro il cancro”, spiega il ricercatore.

La ricerca mostra anche, in studi in vitro ed in tumori generati nei topi, che la manipolazione dei livelli di questi lipidi può essere una strategia per attivare un autofagia che porta alla morte delle cellule tumorali, riducendo perciò la crescita tumorale .

“Queste osservazioni possono contribuire a porre le basi per lo sviluppo di nuove terapie per il cancro basate sull’attivazione della morte attraverso l’autofagia”, sostiene lo scienziato.

Inoltre lo studio aiuta a comprendere il meccanismo di azione dei cannabinoidi nelle cellule tumorali, un campo di studio sul quale il Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare I della UCM ha trascorso più di un decennio di lavoro.

Il lavoro, condotto dall’Università Complutense di Madrid e l’Istituto di ricerca di salute San Carlos, ha coinvolto anche l’Istituto di Chimica Avanzata della Catalogna, l’Istituto di Biofisica (UPV / EHU-CSIC), l’Università dei Paesi Baschi, danese Cancer Society Research center (Danimarca), l’Università di Newcastle (Regno Unito), il Centro per la ricerca biologica (CSIC), l’Università di Sunderland (Regno Unito), l’Istituto nazionale di Malattie infettive (Giappone) e CIBERNED.









































































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2 gennaio 2017 8:19 - ennius4531
... é notò che gli aficionados dell'erba magica ludica si sacrificano consumandala in segno di solidarietà con i malati di cancro ....
2 gennaio 2017 0:41 - ennio4531
Ecco come il THC attacca le cellule tumorali grazie al “riciclaggio cellulare”

Il principale componente attivo della cannabis, il THC (delta-9 tetraidrocannabinolo), è stato efficace nell’uccidere le cellule tumorali attraverso il meccanismo di ‘riciclaggio cellulare’ o autofagia.

NOTA: Questo processo attraverso il quale la cellula degrada e ricicla i suoi componenti ha fatto guadagnare il premio Nobel per la Medicina 2016 a uno dei suoi scopritori, Yoshinori Ohsumi.

“Abbiamo identificato uno dei fattori che determina che l’attivazione dell’autofagia porta alla morte delle cellule tumorali , ” spiega Guillermo Velasco, ricercatore presso il Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare I della Università Complutense di Madrid (UCM) e autore principale del lavoro pubblicato sull’ autofagia .

“Abbiamo identificato uno dei fattori che determina che l’attivazione dell’autofagia che porta alla morte delle cellule tumorali”, spiega lo scienziato.

Gli scienziati hanno usato una coltura di cellule di glioma del tumore al cervello – molto aggressivo – e sono stati sottoposti due trattamenti a parte: assenza di apporto di sostanze nutritive e trattamento con THC.

Gli Studi precedenti hanno mostrato che in entrambi i casi la cellula è indotta ad avviare il processo di autofagia, anche se in due modi diversi.

Da un lato l’assenza di nutrienti migliora l’autofagia protettiva, che si verifica quando le cellule vengono attivate per digerire i componenti cellulari complessi ed ottengono l’energia per adattarsi a questa situazione veloce.

Nel caso di THC, quello che viene potenziato è il potere dell’autofagia, ossia la rende più rapida e decisa.

Confrontando i cambiamenti che si verificano nelle cellule dopo la mancanza di nutrienti o l’assunzione di cannabinoidi, gli scienziati hanno scoperto che solo il trattamento con il THC crea aumento dei livelli di alcuni lipidi (dihidroceramidas) che alla fine innescano la morte del cellula tumorale.

“Lo studio mostra che un aumento dei livelli di alcuni dihidroceramidas ha un carattere destabilizzante per organelli cellulari coinvolti nella degradazione di componenti cellulari, che porta in ultima analisi, per la morte delle cellule tumorali”, ha detto Velasco .

Un passo verso nuove terapie

“Queste osservazioni possono contribuire a porre le basi per lo sviluppo di nuove terapie contro il cancro”, spiega il ricercatore.

La ricerca mostra anche, in studi in vitro ed in tumori generati nei topi, che la manipolazione dei livelli di questi lipidi può essere una strategia per attivare un autofagia che porta alla morte delle cellule tumorali, riducendo perciò la crescita tumorale .

“Queste osservazioni possono contribuire a porre le basi per lo sviluppo di nuove terapie per il cancro basate sull’attivazione della morte attraverso l’autofagia”, sostiene lo scienziato.

Inoltre lo studio aiuta a comprendere il meccanismo di azione dei cannabinoidi nelle cellule tumorali, un campo di studio sul quale il Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare I della UCM ha trascorso più di un decennio di lavoro.

Il lavoro, condotto dall’Università Complutense di Madrid e l’Istituto di ricerca di salute San Carlos, ha coinvolto anche l’Istituto di Chimica Avanzata della Catalogna, l’Istituto di Biofisica (UPV / EHU-CSIC), l’Università dei Paesi Baschi, danese Cancer Society Research center (Danimarca), l’Università di Newcastle (Regno Unito), il Centro per la ricerca biologica (CSIC), l’Università di Sunderland (Regno Unito), l’Istituto nazionale di Malattie infettive (Giappone) e CIBERNED.


















































































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1 gennaio 2017 20:20 - ennius4531
... é notò che gli aficionados dell'erba magica ludica si sacrificano consumandala in segno di solidarietà con i malati di cancro ....
1 gennaio 2017 17:05 - ennio4531
Ecco come il THC attacca le cellule tumorali grazie al “riciclaggio cellulare”

Il principale componente attivo della cannabis, il THC (delta-9 tetraidrocannabinolo), è stato efficace nell’uccidere le cellule tumorali attraverso il meccanismo di ‘riciclaggio cellulare’ o autofagia.

NOTA: Questo processo attraverso il quale la cellula degrada e ricicla i suoi componenti ha fatto guadagnare il premio Nobel per la Medicina 2016 a uno dei suoi scopritori, Yoshinori Ohsumi.

“Abbiamo identificato uno dei fattori che determina che l’attivazione dell’autofagia porta alla morte delle cellule tumorali , ” spiega Guillermo Velasco, ricercatore presso il Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare I della Università Complutense di Madrid (UCM) e autore principale del lavoro pubblicato sull’ autofagia .

“Abbiamo identificato uno dei fattori che determina che l’attivazione dell’autofagia che porta alla morte delle cellule tumorali”, spiega lo scienziato.

Gli scienziati hanno usato una coltura di cellule di glioma del tumore al cervello – molto aggressivo – e sono stati sottoposti due trattamenti a parte: assenza di apporto di sostanze nutritive e trattamento con THC.

Gli Studi precedenti hanno mostrato che in entrambi i casi la cellula è indotta ad avviare il processo di autofagia, anche se in due modi diversi.

Da un lato l’assenza di nutrienti migliora l’autofagia protettiva, che si verifica quando le cellule vengono attivate per digerire i componenti cellulari complessi ed ottengono l’energia per adattarsi a questa situazione veloce.

Nel caso di THC, quello che viene potenziato è il potere dell’autofagia, ossia la rende più rapida e decisa.

Confrontando i cambiamenti che si verificano nelle cellule dopo la mancanza di nutrienti o l’assunzione di cannabinoidi, gli scienziati hanno scoperto che solo il trattamento con il THC crea aumento dei livelli di alcuni lipidi (dihidroceramidas) che alla fine innescano la morte del cellula tumorale.

“Lo studio mostra che un aumento dei livelli di alcuni dihidroceramidas ha un carattere destabilizzante per organelli cellulari coinvolti nella degradazione di componenti cellulari, che porta in ultima analisi, per la morte delle cellule tumorali”, ha detto Velasco .

Un passo verso nuove terapie

“Queste osservazioni possono contribuire a porre le basi per lo sviluppo di nuove terapie contro il cancro”, spiega il ricercatore.

La ricerca mostra anche, in studi in vitro ed in tumori generati nei topi, che la manipolazione dei livelli di questi lipidi può essere una strategia per attivare un autofagia che porta alla morte delle cellule tumorali, riducendo perciò la crescita tumorale .

“Queste osservazioni possono contribuire a porre le basi per lo sviluppo di nuove terapie per il cancro basate sull’attivazione della morte attraverso l’autofagia”, sostiene lo scienziato.

Inoltre lo studio aiuta a comprendere il meccanismo di azione dei cannabinoidi nelle cellule tumorali, un campo di studio sul quale il Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare I della UCM ha trascorso più di un decennio di lavoro.

Il lavoro, condotto dall’Università Complutense di Madrid e l’Istituto di ricerca di salute San Carlos, ha coinvolto anche l’Istituto di Chimica Avanzata della Catalogna, l’Istituto di Biofisica (UPV / EHU-CSIC), l’Università dei Paesi Baschi, danese Cancer Society Research center (Danimarca), l’Università di Newcastle (Regno Unito), il Centro per la ricerca biologica (CSIC), l’Università di Sunderland (Regno Unito), l’Istituto nazionale di Malattie infettive (Giappone) e CIBERNED.





























































































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1 gennaio 2017 9:41 - ennius4531
.. il solito pinocchietto parassita di nick name altrui ci racconta di benessere e ricerca della felicità grazie all'erba magica mostrando il suo vuoto mentale nei lunghi spazi bianchi lasciati in coda al copia/incolla .

Vediamo cosa ci dice la ricerca specialistica al riguardo ...

( Abstract )
Harvard Medical School 16/04/2014

' Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono state trovate avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.

Due sezioni principali del cervello sono risultate essere colpite. Ovviamente, più alto il consumo di cannabis dei soggetti dello studio, maggiori le anomalie cerebrali su migliaia di soggetti .

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. ...."

Mark Winstanley , chief executive del centro per malati mentali Rethink , ha detto: “Per troppo tempo la cannabis è stata vista come sicura, ma come suggerisce questo studio, può avere davvero un grave impatto sulla vostra salute mentale . La ricerca mostra anche che quando la gente fuma cannabis prima dei 15 anni, si quadruplica la probabilità di sviluppare psicosi. Ma poche persone sono consapevoli dei rischi.”
30 dicembre 2016 22:45 - ennio4531
Cannabis e Benessere: la ricerca della felicità


Il sentirsi bene grazie alla cannabis è uno dei sintomi più ripetuti riscontrato da parte dei consumatori di tutto il mondo.

Molti intenditori di cannabis si sono resi conto che la cannabis li aiuta ad essere più sociali nei rapporti, a migliorare il comportamento o la creatività, ad espandere il senso di consapevolezza.

Uno studio della Università di Columbia e Johns Hopkins ha trovato in questi legami fenomeni osservabili tra i sessi: la differenza su come i cannabinoidi colpiscono gli uomini e le donne, in particolare in relazione alle funzioni ormonali ed ai neurotrasmettitori.

Questi recettori dei cannabinoidi nel cervello sono legati a una selezione di tutti gli aspetti dimensionali del benessere umano; dimensioni fisiche, emozionali, intellettuali, sociali, spirituali, ambientali ed occupazionali.

Queste dimensioni del benessere sono state identificate da Bruce Lee come il modo per l’ottimizzazione della vita in tutti gli aspetti.

Il lavoro della cannabis è così efficiente grazie al sistema endocannabinoide, presente in tutti gli esseri umani ed in molti animali.

Questo sistema è costituito da una serie di ricevitori che sono configurati per accettare solo i cannabinoidi, in particolare il tetraidrocannabinolo (THC) ed il cannabidiolo (CBD).

Questo sistema è una parte integrante della nostra fisiologia e è stato scoperto nella metà degli anni 1990 dal ricercatore israeliano Dr. Ralph Mechoulam , che ha anche identificato il THC come il principale principio attivo della cannabis nel 1960.

Il sistema endocrino nel corpo umano è composto da ghiandole in tutto il corpo che regolano tutto, dai livelli di energia al metabolismo del comportamento sessuale.

I recettori CB1 possono essere trovati su questo sistema ed influenzano il rilascio di molti ormoni.

Il fatto che ci sia un sistema nel nostro corpo che produce cannabinoidi, che è specificamente progettato solo per accettarli, dovrebbe essere prova convincente dell’efficacia della cannabis.

La dopamina, la serotonina, l’ossitocina e le endorfine sono il quartetto responsabile nel cervello della sensazione di felicità.

Molte situazioni possono innescare questi neurotrasmettitori, ma invece di esprimersi individualmente, grazie alla cannabis è possibile una stimolazione diretta.




Un motivo per cui la cannabis avvantaggia il cervello è dovuto al ruolo neuro-protettivo dei cannabinoidi nel corpo.

Questo avviene in parte grazie alla presenza di fitoestrogeni come apigenina , che aiuta a mediare la cannabis, la crescita di nuove cellule cerebrali e le connessioni che si formano tra di loro .

La ricerca, come ad esempio uno studio nel 2011 condotto dalla Università di Newcastle, in Inghilterra, ha osservato la correlazione diretta tra la disfunzione del sistema endocannabinoide e patologie correlate all’umore, e il modo in cui la cannabis può aiutare queste patologie.

“L’anandamide, il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) sono combinati in vari modi antidepressivi, antipsicotici, ansiolitici, analgesici e con azioni anticonvulsivanti, suggerendo un potenziale terapeutico per disturbi correlati”, ha detto il ricercatore che si è occupato dello studio.

Il Dr. Sachin Patel della Vanderbilt University ha pubblicato uno studio sul collegamento diretto della cannabis per l’area del cervello che regola la risposta di lotta o fuga.

Questa risposta è parte del processo generale del corpo che agisce per reagire ai fattori di minaccia o stress.

Bassi livelli dell’ormone serotonina rendono la persona come se fosse in modalità costante di “lotta o fuga” e non è in grado di ridurre la psicologica o fisica eccitazione provocata dallo stress, sottolinea il dottor Patel.

“La scoperta potrebbe aiutare a spiegare perché i consumatori di cannabis dicono che l’uso di cannabis sia soprattutto per ridurre l’ansia “; infatti, la cannabis ha ricevuto notevole interesse come un possibile trattamento per il disturbo dello stress post-traumatico (PTSD) – un tipo di disturbo d’ansia grave.

La ricerca indica anche che l’uso regolare di cannabis può desensibilizzare i recettori dei cannabinoidi nel cervello nel corso del tempo. Forse questo potrebbe spiegare perché i consumatori di cannabis alle prime armi sono più propensi rispetto agli utenti esperti di sentire lievi effetti collaterali paranoici.
















































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30 dicembre 2016 22:42 - ennius4531
.. il solito pinocchietto parassita di nick name altrui ci racconta di benessere e ricerca della felicità grazie all'erba magica mostrando il suo vuoto mentale nei lunghi spazi bianchi lasciati in coda al copia/incolla .

Vediamo cosa ci dice la ricerca specialistica al riguardo ...

( Abstract )
Harvard Medical School 16/04/2014

' Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono state trovate avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.

Due sezioni principali del cervello sono risultate essere colpite. Ovviamente, più alto il consumo di cannabis dei soggetti dello studio, maggiori le anomalie cerebrali su migliaia di soggetti .

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. ...."

Mark Winstanley , chief executive del centro per malati mentali Rethink , ha detto: “Per troppo tempo la cannabis è stata vista come sicura, ma come suggerisce questo studio, può avere davvero un grave impatto sulla vostra salute mentale . La ricerca mostra anche che quando la gente fuma cannabis prima dei 15 anni, si quadruplica la probabilità di sviluppare psicosi. Ma poche persone sono consapevoli dei rischi.”
30 dicembre 2016 17:22 - ennio4531
Cannabis e Benessere: la ricerca della felicità


Il sentirsi bene grazie alla cannabis è uno dei sintomi più ripetuti riscontrato da parte dei consumatori di tutto il mondo.

Molti intenditori di cannabis si sono resi conto che la cannabis li aiuta ad essere più sociali nei rapporti, a migliorare il comportamento o la creatività, ad espandere il senso di consapevolezza.

Uno studio della Università di Columbia e Johns Hopkins ha trovato in questi legami fenomeni osservabili tra i sessi: la differenza su come i cannabinoidi colpiscono gli uomini e le donne, in particolare in relazione alle funzioni ormonali ed ai neurotrasmettitori.

Questi recettori dei cannabinoidi nel cervello sono legati a una selezione di tutti gli aspetti dimensionali del benessere umano; dimensioni fisiche, emozionali, intellettuali, sociali, spirituali, ambientali ed occupazionali.

Queste dimensioni del benessere sono state identificate da Bruce Lee come il modo per l’ottimizzazione della vita in tutti gli aspetti.

Il lavoro della cannabis è così efficiente grazie al sistema endocannabinoide, presente in tutti gli esseri umani ed in molti animali.

Questo sistema è costituito da una serie di ricevitori che sono configurati per accettare solo i cannabinoidi, in particolare il tetraidrocannabinolo (THC) ed il cannabidiolo (CBD).

Questo sistema è una parte integrante della nostra fisiologia e è stato scoperto nella metà degli anni 1990 dal ricercatore israeliano Dr. Ralph Mechoulam , che ha anche identificato il THC come il principale principio attivo della cannabis nel 1960.

Il sistema endocrino nel corpo umano è composto da ghiandole in tutto il corpo che regolano tutto, dai livelli di energia al metabolismo del comportamento sessuale.

I recettori CB1 possono essere trovati su questo sistema ed influenzano il rilascio di molti ormoni.

Il fatto che ci sia un sistema nel nostro corpo che produce cannabinoidi, che è specificamente progettato solo per accettarli, dovrebbe essere prova convincente dell’efficacia della cannabis.

La dopamina, la serotonina, l’ossitocina e le endorfine sono il quartetto responsabile nel cervello della sensazione di felicità.

Molte situazioni possono innescare questi neurotrasmettitori, ma invece di esprimersi individualmente, grazie alla cannabis è possibile una stimolazione diretta.




Un motivo per cui la cannabis avvantaggia il cervello è dovuto al ruolo neuro-protettivo dei cannabinoidi nel corpo.

Questo avviene in parte grazie alla presenza di fitoestrogeni come apigenina , che aiuta a mediare la cannabis, la crescita di nuove cellule cerebrali e le connessioni che si formano tra di loro .

La ricerca, come ad esempio uno studio nel 2011 condotto dalla Università di Newcastle, in Inghilterra, ha osservato la correlazione diretta tra la disfunzione del sistema endocannabinoide e patologie correlate all’umore, e il modo in cui la cannabis può aiutare queste patologie.

“L’anandamide, il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) sono combinati in vari modi antidepressivi, antipsicotici, ansiolitici, analgesici e con azioni anticonvulsivanti, suggerendo un potenziale terapeutico per disturbi correlati”, ha detto il ricercatore che si è occupato dello studio.

Il Dr. Sachin Patel della Vanderbilt University ha pubblicato uno studio sul collegamento diretto della cannabis per l’area del cervello che regola la risposta di lotta o fuga.

Questa risposta è parte del processo generale del corpo che agisce per reagire ai fattori di minaccia o stress.

Bassi livelli dell’ormone serotonina rendono la persona come se fosse in modalità costante di “lotta o fuga” e non è in grado di ridurre la psicologica o fisica eccitazione provocata dallo stress, sottolinea il dottor Patel.

“La scoperta potrebbe aiutare a spiegare perché i consumatori di cannabis dicono che l’uso di cannabis sia soprattutto per ridurre l’ansia “; infatti, la cannabis ha ricevuto notevole interesse come un possibile trattamento per il disturbo dello stress post-traumatico (PTSD) – un tipo di disturbo d’ansia grave.

La ricerca indica anche che l’uso regolare di cannabis può desensibilizzare i recettori dei cannabinoidi nel cervello nel corso del tempo. Forse questo potrebbe spiegare perché i consumatori di cannabis alle prime armi sono più propensi rispetto agli utenti esperti di sentire lievi effetti collaterali paranoici.


















































































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30 dicembre 2016 17:07 - ennius4531
... il solito pinocchietto parassita di nick name altrui ci racconta di benessere e ricerca della felicità grazie all'erba magica mostrando il suo vuoto mentale nei lunghi spazi bianchi lasciati in coda al copia/incolla .

Vediamo cosa ci dice la ricerca specialistica al riguardo ...

( Abstract )
Harvard Medical School 16/04/2014

' Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono state trovate avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.

Due sezioni principali del cervello sono risultate essere colpite. Ovviamente, più alto il consumo di cannabis dei soggetti dello studio, maggiori le anomalie cerebrali su migliaia di soggetti .

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. ...."

Mark Winstanley , chief executive del centro per malati mentali Rethink , ha detto: “Per troppo tempo la cannabis è stata vista come sicura, ma come suggerisce questo studio, può avere davvero un grave impatto sulla vostra salute mentale . La ricerca mostra anche che quando la gente fuma cannabis prima dei 15 anni, si quadruplica la probabilità di sviluppare psicosi. Ma poche persone sono consapevoli dei rischi.”
30 dicembre 2016 9:49 - ennio4531
Cannabis e Benessere: la ricerca della felicità


Il sentirsi bene grazie alla cannabis è uno dei sintomi più ripetuti riscontrato da parte dei consumatori di tutto il mondo.

Molti intenditori di cannabis si sono resi conto che la cannabis li aiuta ad essere più sociali nei rapporti, a migliorare il comportamento o la creatività, ad espandere il senso di consapevolezza.

Uno studio della Università di Columbia e Johns Hopkins ha trovato in questi legami fenomeni osservabili tra i sessi: la differenza su come i cannabinoidi colpiscono gli uomini e le donne, in particolare in relazione alle funzioni ormonali ed ai neurotrasmettitori.

Questi recettori dei cannabinoidi nel cervello sono legati a una selezione di tutti gli aspetti dimensionali del benessere umano; dimensioni fisiche, emozionali, intellettuali, sociali, spirituali, ambientali ed occupazionali.

Queste dimensioni del benessere sono state identificate da Bruce Lee come il modo per l’ottimizzazione della vita in tutti gli aspetti.

Il lavoro della cannabis è così efficiente grazie al sistema endocannabinoide, presente in tutti gli esseri umani ed in molti animali.

Questo sistema è costituito da una serie di ricevitori che sono configurati per accettare solo i cannabinoidi, in particolare il tetraidrocannabinolo (THC) ed il cannabidiolo (CBD).

Questo sistema è una parte integrante della nostra fisiologia e è stato scoperto nella metà degli anni 1990 dal ricercatore israeliano Dr. Ralph Mechoulam , che ha anche identificato il THC come il principale principio attivo della cannabis nel 1960.

Il sistema endocrino nel corpo umano è composto da ghiandole in tutto il corpo che regolano tutto, dai livelli di energia al metabolismo del comportamento sessuale.

I recettori CB1 possono essere trovati su questo sistema ed influenzano il rilascio di molti ormoni.

Il fatto che ci sia un sistema nel nostro corpo che produce cannabinoidi, che è specificamente progettato solo per accettarli, dovrebbe essere prova convincente dell’efficacia della cannabis.

La dopamina, la serotonina, l’ossitocina e le endorfine sono il quartetto responsabile nel cervello della sensazione di felicità.

Molte situazioni possono innescare questi neurotrasmettitori, ma invece di esprimersi individualmente, grazie alla cannabis è possibile una stimolazione diretta.




Un motivo per cui la cannabis avvantaggia il cervello è dovuto al ruolo neuro-protettivo dei cannabinoidi nel corpo.

Questo avviene in parte grazie alla presenza di fitoestrogeni come apigenina , che aiuta a mediare la cannabis, la crescita di nuove cellule cerebrali e le connessioni che si formano tra di loro .

La ricerca, come ad esempio uno studio nel 2011 condotto dalla Università di Newcastle, in Inghilterra, ha osservato la correlazione diretta tra la disfunzione del sistema endocannabinoide e patologie correlate all’umore, e il modo in cui la cannabis può aiutare queste patologie.

“L’anandamide, il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) sono combinati in vari modi antidepressivi, antipsicotici, ansiolitici, analgesici e con azioni anticonvulsivanti, suggerendo un potenziale terapeutico per disturbi correlati”, ha detto il ricercatore che si è occupato dello studio.

Il Dr. Sachin Patel della Vanderbilt University ha pubblicato uno studio sul collegamento diretto della cannabis per l’area del cervello che regola la risposta di lotta o fuga.

Questa risposta è parte del processo generale del corpo che agisce per reagire ai fattori di minaccia o stress.

Bassi livelli dell’ormone serotonina rendono la persona come se fosse in modalità costante di “lotta o fuga” e non è in grado di ridurre la psicologica o fisica eccitazione provocata dallo stress, sottolinea il dottor Patel.

“La scoperta potrebbe aiutare a spiegare perché i consumatori di cannabis dicono che l’uso di cannabis sia soprattutto per ridurre l’ansia “; infatti, la cannabis ha ricevuto notevole interesse come un possibile trattamento per il disturbo dello stress post-traumatico (PTSD) – un tipo di disturbo d’ansia grave.

La ricerca indica anche che l’uso regolare di cannabis può desensibilizzare i recettori dei cannabinoidi nel cervello nel corso del tempo. Forse questo potrebbe spiegare perché i consumatori di cannabis alle prime armi sono più propensi rispetto agli utenti esperti di sentire lievi effetti collaterali paranoici.















































































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30 dicembre 2016 8:30 - ennius4531
... il solito pinocchietto parassita di nick name altrui ci racconta di benessere e ricerca della felicità grazie all'erba magica mostrando il suo vuoto mentale nei lunghi spazi bianchi lasciati in coda al copia/incolla .

Vediamo cosa ci dice la ricerca specialistica al riguardo ...

( Abstract )
Harvard Medical School 16/04/2014

' Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono state trovate avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.

Due sezioni principali del cervello sono risultate essere colpite. Ovviamente, più alto il consumo di cannabis dei soggetti dello studio, maggiori le anomalie cerebrali su migliaia di soggetti .

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. ...."

Mark Winstanley , chief executive del centro per malati mentali Rethink , ha detto: “Per troppo tempo la cannabis è stata vista come sicura, ma come suggerisce questo studio, può avere davvero un grave impatto sulla vostra salute mentale . La ricerca mostra anche che quando la gente fuma cannabis prima dei 15 anni, si quadruplica la probabilità di sviluppare psicosi. Ma poche persone sono consapevoli dei rischi.”
30 dicembre 2016 2:33 - ennio4531
Cannabis e Benessere: la ricerca della felicità


Il sentirsi bene grazie alla cannabis è uno dei sintomi più ripetuti riscontrato da parte dei consumatori di tutto il mondo.

Molti intenditori di cannabis si sono resi conto che la cannabis li aiuta ad essere più sociali nei rapporti, a migliorare il comportamento o la creatività, ad espandere il senso di consapevolezza.

Uno studio della Università di Columbia e Johns Hopkins ha trovato in questi legami fenomeni osservabili tra i sessi: la differenza su come i cannabinoidi colpiscono gli uomini e le donne, in particolare in relazione alle funzioni ormonali ed ai neurotrasmettitori.

Questi recettori dei cannabinoidi nel cervello sono legati a una selezione di tutti gli aspetti dimensionali del benessere umano; dimensioni fisiche, emozionali, intellettuali, sociali, spirituali, ambientali ed occupazionali.

Queste dimensioni del benessere sono state identificate da Bruce Lee come il modo per l’ottimizzazione della vita in tutti gli aspetti.

Il lavoro della cannabis è così efficiente grazie al sistema endocannabinoide, presente in tutti gli esseri umani ed in molti animali.

Questo sistema è costituito da una serie di ricevitori che sono configurati per accettare solo i cannabinoidi, in particolare il tetraidrocannabinolo (THC) ed il cannabidiolo (CBD).

Questo sistema è una parte integrante della nostra fisiologia e è stato scoperto nella metà degli anni 1990 dal ricercatore israeliano Dr. Ralph Mechoulam , che ha anche identificato il THC come il principale principio attivo della cannabis nel 1960.

Il sistema endocrino nel corpo umano è composto da ghiandole in tutto il corpo che regolano tutto, dai livelli di energia al metabolismo del comportamento sessuale.

I recettori CB1 possono essere trovati su questo sistema ed influenzano il rilascio di molti ormoni.

Il fatto che ci sia un sistema nel nostro corpo che produce cannabinoidi, che è specificamente progettato solo per accettarli, dovrebbe essere prova convincente dell’efficacia della cannabis.

La dopamina, la serotonina, l’ossitocina e le endorfine sono il quartetto responsabile nel cervello della sensazione di felicità.

Molte situazioni possono innescare questi neurotrasmettitori, ma invece di esprimersi individualmente, grazie alla cannabis è possibile una stimolazione diretta.




Un motivo per cui la cannabis avvantaggia il cervello è dovuto al ruolo neuro-protettivo dei cannabinoidi nel corpo.

Questo avviene in parte grazie alla presenza di fitoestrogeni come apigenina , che aiuta a mediare la cannabis, la crescita di nuove cellule cerebrali e le connessioni che si formano tra di loro .

La ricerca, come ad esempio uno studio nel 2011 condotto dalla Università di Newcastle, in Inghilterra, ha osservato la correlazione diretta tra la disfunzione del sistema endocannabinoide e patologie correlate all’umore, e il modo in cui la cannabis può aiutare queste patologie.

“L’anandamide, il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) sono combinati in vari modi antidepressivi, antipsicotici, ansiolitici, analgesici e con azioni anticonvulsivanti, suggerendo un potenziale terapeutico per disturbi correlati”, ha detto il ricercatore che si è occupato dello studio.

Il Dr. Sachin Patel della Vanderbilt University ha pubblicato uno studio sul collegamento diretto della cannabis per l’area del cervello che regola la risposta di lotta o fuga.

Questa risposta è parte del processo generale del corpo che agisce per reagire ai fattori di minaccia o stress.

Bassi livelli dell’ormone serotonina rendono la persona come se fosse in modalità costante di “lotta o fuga” e non è in grado di ridurre la psicologica o fisica eccitazione provocata dallo stress, sottolinea il dottor Patel.

“La scoperta potrebbe aiutare a spiegare perché i consumatori di cannabis dicono che l’uso di cannabis sia soprattutto per ridurre l’ansia “; infatti, la cannabis ha ricevuto notevole interesse come un possibile trattamento per il disturbo dello stress post-traumatico (PTSD) – un tipo di disturbo d’ansia grave.

La ricerca indica anche che l’uso regolare di cannabis può desensibilizzare i recettori dei cannabinoidi nel cervello nel corso del tempo. Forse questo potrebbe spiegare perché i consumatori di cannabis alle prime armi sono più propensi rispetto agli utenti esperti di sentire lievi effetti collaterali paranoici.









































































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29 dicembre 2016 23:49 - ennius4531
L'interesse della collettività va tutelato da chi, scambiando per diritti i propri capricci, può rappresentare un pericolo per gli altri come le ricerche specialistiche hanno messo in luce ..

Da Aduc

Notizia 12 maggio 2016 11:56

USA - Cannabis legalizzata. Incidenti stradali raddoppiati

Incidenti stradali raddoppiati negli Stati americani che hanno recentemente legalizzato la marijuana fra chi fa uso di questa sostanza. Lo rivela l'ultima ricerca della AAA Foundation for Traffic Safety, secondo cui i limiti di legge sul consumo di cannabis consentito per guidare sono arbitrari e non supportati dalla scienza, cosa che potrebbe tradursi in un pericolo concreto per gli automobilisti.

Washington è stato uno dei primi Stati a legalizzare l'uso ricreativo di marijuana, e questi risultati sollevano preoccupazione, dato che almeno altri 20 Stati Usa stanno considerando di fare la stessa scelta quest'anno. La Fondazione ha esaminato proprio la situazione dello Stato di Washington, che ha legalizzato la marijuana nel dicembre del 2012. I ricercatori hanno scoperto che la percentuale di conducenti coinvolti in incidenti mortali che avevano recentemente consumato cannabis è più che raddoppiata: dall'8 al 17% tra il 2013 e il 2014.

E' inoltre emerso che un conducente su 6 coinvolto in incidenti mortali nel 2014 aveva recentemente usato marijuana. "Questo aumento significativo è allarmante", ha detto Peter Kissinger, presidente e Ceo della Fondazione AAA. "Washington deve servire come 'caso studio' per aprire gli occhi su quello che può verificarsi negli altri Stati per quanto riguarda la sicurezza stradale, dopo la legalizzazione della droga".

Altra ricerca ..

La Cannabis triplica gli incidenti mortali sulle strade .

Incidenti mortali che coinvolgono l’uso di marijuana sono triplicati nell’ultimo decennio, lo sostengono i ricercatori in Rapporto elaborato dalla Mailman School of Public Health della Columbia University.

Chi assume marijuana guida più o meno allo stesso modo di chi ha abusato di alcol, ha spiegato Jonathan Adkins, vice direttore esecutivo dell’Associazione Governors Highway Safety. Si altera la capacita’ di giudizio, riduce la vista e rende una persona più distratta e con più probabilità di correre rischi durante la guida.

"E ‘un campanello d’allarme per noi nella Sicurezza stradale”, ha detto Adkins . “La legalizzazione della cannabis sta per diffondersi ad altri stati. Non è nemmeno una questione di parte, a questo punto. La nostra previsione è questa situazione diventerà la norma piuttosto che l’eccezione”.

Il problema è anche che assumere marijuana, e le altre droghe, prima di mettersi alla guida non ha lo stesso stigma che la società ha acquisito nel corso degli anni verso chi guida ubriaco. “Le persone sanno se chi guida e’ un ubriaco, ma non credo abbia la stessa consapevolezza verso chi guida drogato, quindi questo è un problema enorme”, ha detto Adkins .

“Abbiamo bisogno di sensibilizzare il pubblico sul fatto che se hai utilizzato qualsiasi tipo di sostanza psicoattiva, non si dovrebbe mettersi al volante. Dobbiamo creare quella stessa cultura per cui, come per la guida per un ubriaco, non è accettabile.”

I risultati sono stati pubblicati on-line il 29 gennaio scorso nell’American Journal of Epidemiology.

Il team di ricerca ha tratto le sue conclusioni dalle statistiche sugli incidenti provenienti da sei Stati che abitualmente eseguono test tossicologici su conducenti coinvolti in relitti stradali mortali – California, Hawaii, Illinois, New Hampshire, Rhode Island e West Virginia. Le statistiche comprendono oltre 23.500 di conducenti deceduti entro un’ora da un incidente nel periodo compreso tra il 1999 ed il 2010. "
29 dicembre 2016 21:30 - ennio4531
Regolamentazione della Cannabis porta a diminuzione di mortalità negli incidenti stradali


La legalizzazione della cannabis – tra cui dispensari medici – è associata ad una riduzione delle vittime del traffico. Questo è quanto apprendiamo da un nuovo studio pubblicato dal Journal of Public Health.

Utilizzando i dati tra il 1985-2014 del Fatality Analysis Reporting System , i ricercatori “hanno esaminato l’associazione tra le leggi sulla cannabis medica e gli incidenti stradali in modelli di regressione multilivello con il controllo per le tendenze secolari contemporanee.”

Hanno esaminato questa associazione “separatamente per ciascuno Stato”, ed hanno anche” valutato l’associazione tra i dispensari della marijuana e gli incidenti stradali “.

Lo studio ha trovato che “in media, gli stati con leggi sulla cannabis medica legale avevano tassi di mortalità di traffico inferiori rispetto agli stati senza alcuna regolamentazione.

Le leggi sulla marijuana medica sono state associate con riduzioni immediate degli incidenti stradali in quelli di età compresa da 15 a 24 e da 25 a 44 anni, e con ulteriori riduzioni annuali graduali in quelli di età da 25 a 44 anni. ”

I ricercatori notano che “i risultati specifici di ciascun stato hanno mostrato che 7 stati hanno registrato una riduzione del traffico di mortalità in quelle di età compresa tra i 25 ei 44 anni.”

Lo studio conclude che; “ Sia le leggi sulla legalizzazione ed i dispensari medici sono stati associati con una riduzione negli incidenti stradali, soprattutto tra quelli di età compresa tra 25 e 44 anni. L’Analisi specifica di ciascun Stato ha mostrato eterogeneità della associazione, suggerendo moderazione da altri fattori locali. Questi risultati potrebbero influenzare le decisioni politiche sulla promulgazione e su come debba essere la loro applicazione. “

Secondo Silvia Martins, autore principale dello studio, la diminuzione è probabilmente associata ad una diminuzione del consumo di alcol.


“Abbiamo trovato la prova che indica come gli stati con le leggi sulla marijuana rispetto agli stati che non le hanno fatte hanno riferito, in media, più bassi tassi di driver alla guida dopo aver bevuto troppi drink”, ha detto Martins in un comunicato stampa.

Lo studio è stato condotto presso Mailman School of Public Health della Columbia University















































































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29 dicembre 2016 20:58 - ennius4531
L'interesse della collettività va tutelato da chi, scambiando per diritti i propri capricci, può rappresentare un pericolo per gli altri come le ricerche specialistiche hanno messo in luce ..

Da Aduc

Notizia 12 maggio 2016 11:56

USA - Cannabis legalizzata. Incidenti stradali raddoppiati

Incidenti stradali raddoppiati negli Stati americani che hanno recentemente legalizzato la marijuana fra chi fa uso di questa sostanza. Lo rivela l'ultima ricerca della AAA Foundation for Traffic Safety, secondo cui i limiti di legge sul consumo di cannabis consentito per guidare sono arbitrari e non supportati dalla scienza, cosa che potrebbe tradursi in un pericolo concreto per gli automobilisti.

Washington è stato uno dei primi Stati a legalizzare l'uso ricreativo di marijuana, e questi risultati sollevano preoccupazione, dato che almeno altri 20 Stati Usa stanno considerando di fare la stessa scelta quest'anno. La Fondazione ha esaminato proprio la situazione dello Stato di Washington, che ha legalizzato la marijuana nel dicembre del 2012. I ricercatori hanno scoperto che la percentuale di conducenti coinvolti in incidenti mortali che avevano recentemente consumato cannabis è più che raddoppiata: dall'8 al 17% tra il 2013 e il 2014.

E' inoltre emerso che un conducente su 6 coinvolto in incidenti mortali nel 2014 aveva recentemente usato marijuana. "Questo aumento significativo è allarmante", ha detto Peter Kissinger, presidente e Ceo della Fondazione AAA. "Washington deve servire come 'caso studio' per aprire gli occhi su quello che può verificarsi negli altri Stati per quanto riguarda la sicurezza stradale, dopo la legalizzazione della droga".

Altra ricerca ..

La Cannabis triplica gli incidenti mortali sulle strade .

Incidenti mortali che coinvolgono l’uso di marijuana sono triplicati nell’ultimo decennio, lo sostengono i ricercatori in Rapporto elaborato dalla Mailman School of Public Health della Columbia University. 

Chi assume marijuana guida più o meno allo stesso modo di chi ha abusato di alcol, ha spiegato Jonathan Adkins, vice direttore esecutivo dell’Associazione Governors Highway Safety. Si altera la capacita’ di giudizio, riduce la vista e rende una persona più distratta e con più probabilità di correre rischi durante la guida.

"E ‘un campanello d’allarme per noi nella Sicurezza stradale”, ha detto Adkins . “La legalizzazione della cannabis sta per diffondersi ad altri stati. Non è nemmeno una questione di parte, a questo punto. La nostra previsione è questa situazione diventerà la norma piuttosto che l’eccezione”.

Il problema è anche che assumere marijuana, e le altre droghe, prima di mettersi alla guida non ha lo stesso stigma che la società ha acquisito nel corso degli anni verso chi guida ubriaco. “Le persone sanno se chi guida e’ un ubriaco, ma non credo abbia la stessa consapevolezza verso chi guida drogato, quindi questo è un problema enorme”, ha detto Adkins .

“Abbiamo bisogno di sensibilizzare il pubblico sul fatto che se hai utilizzato qualsiasi tipo di sostanza psicoattiva, non si dovrebbe mettersi al volante. Dobbiamo creare quella stessa cultura per cui, come per la guida per un ubriaco, non è accettabile.”

I risultati sono stati pubblicati on-line il 29 gennaio scorso nell’American Journal of Epidemiology.

Il team di ricerca ha tratto le sue conclusioni dalle statistiche sugli incidenti provenienti da sei Stati che abitualmente eseguono test tossicologici su conducenti coinvolti in relitti stradali mortali – California, Hawaii, Illinois, New Hampshire, Rhode Island e West Virginia. Le statistiche comprendono oltre 23.500 di conducenti deceduti entro un’ora da un incidente nel periodo compreso tra il 1999 ed il 2010. "
29 dicembre 2016 20:53 - ennio4531
Regolamentazione della Cannabis porta a diminuzione di mortalità negli incidenti stradali


La legalizzazione della cannabis – tra cui dispensari medici – è associata ad una riduzione delle vittime del traffico. Questo è quanto apprendiamo da un nuovo studio pubblicato dal Journal of Public Health.

Utilizzando i dati tra il 1985-2014 del Fatality Analysis Reporting System , i ricercatori “hanno esaminato l’associazione tra le leggi sulla cannabis medica e gli incidenti stradali in modelli di regressione multilivello con il controllo per le tendenze secolari contemporanee.”

Hanno esaminato questa associazione “separatamente per ciascuno Stato”, ed hanno anche” valutato l’associazione tra i dispensari della marijuana e gli incidenti stradali “.

Lo studio ha trovato che “in media, gli stati con leggi sulla cannabis medica legale avevano tassi di mortalità di traffico inferiori rispetto agli stati senza alcuna regolamentazione.

Le leggi sulla marijuana medica sono state associate con riduzioni immediate degli incidenti stradali in quelli di età compresa da 15 a 24 e da 25 a 44 anni, e con ulteriori riduzioni annuali graduali in quelli di età da 25 a 44 anni. ”

I ricercatori notano che “i risultati specifici di ciascun stato hanno mostrato che 7 stati hanno registrato una riduzione del traffico di mortalità in quelle di età compresa tra i 25 ei 44 anni.”

Lo studio conclude che; “ Sia le leggi sulla legalizzazione ed i dispensari medici sono stati associati con una riduzione negli incidenti stradali, soprattutto tra quelli di età compresa tra 25 e 44 anni. L’Analisi specifica di ciascun Stato ha mostrato eterogeneità della associazione, suggerendo moderazione da altri fattori locali. Questi risultati potrebbero influenzare le decisioni politiche sulla promulgazione e su come debba essere la loro applicazione. “

Secondo Silvia Martins, autore principale dello studio, la diminuzione è probabilmente associata ad una diminuzione del consumo di alcol.


“Abbiamo trovato la prova che indica come gli stati con le leggi sulla marijuana rispetto agli stati che non le hanno fatte hanno riferito, in media, più bassi tassi di driver alla guida dopo aver bevuto troppi drink”, ha detto Martins in un comunicato stampa.

Lo studio è stato condotto presso Mailman School of Public Health della Columbia University































































































































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29 dicembre 2016 19:10 - ennius4531
.... è una notizia che si vuol gonfiare nella sua portata appiccicandogli l'espressione : droghe e mondo che cambia.

Intanto trattasi di una depenalizzazione limitata e condizionata.

Limitata perché si applicherà "..solo ai soldati di rimpiazzo che sono in permesso"
e condizionata all'obbligo di ..
" seguire un programma di riabilitazione antidroga e restare “illibati” per almeno un anno, dovendo sottomettersi ad analisi mensili delle urine. " .

Per gli altri, il divieto permane tant'è che
" Per la truppa in servizio o nelle caserme, la severita’ della legge militare continuera’ ad esser tale con tutto il suo peso per consumo e possesso di stupefacenti. Capi ed ufficiali non avranno dispense in nessun caso. "
29 dicembre 2016 16:40 - ennio4531
Regolamentazione della Cannabis porta a diminuzione di mortalità negli incidenti stradali


La legalizzazione della cannabis – tra cui dispensari medici – è associata ad una riduzione delle vittime del traffico. Questo è quanto apprendiamo da un nuovo studio pubblicato dal Journal of Public Health.

Utilizzando i dati tra il 1985-2014 del Fatality Analysis Reporting System , i ricercatori “hanno esaminato l’associazione tra le leggi sulla cannabis medica e gli incidenti stradali in modelli di regressione multilivello con il controllo per le tendenze secolari contemporanee.”

Hanno esaminato questa associazione “separatamente per ciascuno Stato”, ed hanno anche” valutato l’associazione tra i dispensari della marijuana e gli incidenti stradali “.

Lo studio ha trovato che “in media, gli stati con leggi sulla cannabis medica legale avevano tassi di mortalità di traffico inferiori rispetto agli stati senza alcuna regolamentazione.

Le leggi sulla marijuana medica sono state associate con riduzioni immediate degli incidenti stradali in quelli di età compresa da 15 a 24 e da 25 a 44 anni, e con ulteriori riduzioni annuali graduali in quelli di età da 25 a 44 anni. ”

I ricercatori notano che “i risultati specifici di ciascun stato hanno mostrato che 7 stati hanno registrato una riduzione del traffico di mortalità in quelle di età compresa tra i 25 ei 44 anni.”

Lo studio conclude che; “ Sia le leggi sulla legalizzazione ed i dispensari medici sono stati associati con una riduzione negli incidenti stradali, soprattutto tra quelli di età compresa tra 25 e 44 anni. L’Analisi specifica di ciascun Stato ha mostrato eterogeneità della associazione, suggerendo moderazione da altri fattori locali. Questi risultati potrebbero influenzare le decisioni politiche sulla promulgazione e su come debba essere la loro applicazione. “

Secondo Silvia Martins, autore principale dello studio, la diminuzione è probabilmente associata ad una diminuzione del consumo di alcol.


“Abbiamo trovato la prova che indica come gli stati con le leggi sulla marijuana rispetto agli stati che non le hanno fatte hanno riferito, in media, più bassi tassi di driver alla guida dopo aver bevuto troppi drink”, ha detto Martins in un comunicato stampa.

Lo studio è stato condotto presso Mailman School of Public Health della Columbia University













































































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29 dicembre 2016 11:21 - ennius4531
.... è una notizia che si vuol gonfiare nella sua portata appiccicandogli l'espressione : droghe e mondo che cambia.

Intanto trattasi di una depenalizzazione limitata e condizionata.

Limitata perché si applicherà "..solo ai soldati di rimpiazzo che sono in permesso"
e condizionata all'obbligo di ..
" seguire un programma di riabilitazione antidroga e restare “illibati” per almeno un anno, dovendo sottomettersi ad analisi mensili delle urine. " .

Per gli altri, il divieto permane tant'è che
" Per la truppa in servizio o nelle caserme, la severita’ della legge militare continuera’ ad esser tale con tutto il suo peso per consumo e possesso di stupefacenti. Capi ed ufficiali non avranno dispense in nessun caso. "
29 dicembre 2016 8:29 - ennio4531
Regolamentazione della Cannabis porta a diminuzione di mortalità negli incidenti stradali


La legalizzazione della cannabis – tra cui dispensari medici – è associata ad una riduzione delle vittime del traffico. Questo è quanto apprendiamo da un nuovo studio pubblicato dal Journal of Public Health.

Utilizzando i dati tra il 1985-2014 del Fatality Analysis Reporting System , i ricercatori “hanno esaminato l’associazione tra le leggi sulla cannabis medica e gli incidenti stradali in modelli di regressione multilivello con il controllo per le tendenze secolari contemporanee.”

Hanno esaminato questa associazione “separatamente per ciascuno Stato”, ed hanno anche” valutato l’associazione tra i dispensari della marijuana e gli incidenti stradali “.

Lo studio ha trovato che “in media, gli stati con leggi sulla cannabis medica legale avevano tassi di mortalità di traffico inferiori rispetto agli stati senza alcuna regolamentazione.

Le leggi sulla marijuana medica sono state associate con riduzioni immediate degli incidenti stradali in quelli di età compresa da 15 a 24 e da 25 a 44 anni, e con ulteriori riduzioni annuali graduali in quelli di età da 25 a 44 anni. ”

I ricercatori notano che “i risultati specifici di ciascun stato hanno mostrato che 7 stati hanno registrato una riduzione del traffico di mortalità in quelle di età compresa tra i 25 ei 44 anni.”

Lo studio conclude che; “ Sia le leggi sulla legalizzazione ed i dispensari medici sono stati associati con una riduzione negli incidenti stradali, soprattutto tra quelli di età compresa tra 25 e 44 anni. L’Analisi specifica di ciascun Stato ha mostrato eterogeneità della associazione, suggerendo moderazione da altri fattori locali. Questi risultati potrebbero influenzare le decisioni politiche sulla promulgazione e su come debba essere la loro applicazione. “

Secondo Silvia Martins, autore principale dello studio, la diminuzione è probabilmente associata ad una diminuzione del consumo di alcol.


“Abbiamo trovato la prova che indica come gli stati con le leggi sulla marijuana rispetto agli stati che non le hanno fatte hanno riferito, in media, più bassi tassi di driver alla guida dopo aver bevuto troppi drink”, ha detto Martins in un comunicato stampa.

Lo studio è stato condotto presso Mailman School of Public Health della Columbia University












































































































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