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4 novembre 2017 15:28 - savpg8801
Ax90, anche se ho molto,molto più di sette decenni di esistenza e non mi sento(forse non rendendomene conto)ancora rimbambito, nella mia esistenza ho frequentato gli ambienti agricoli, gli ambienti artigianali, gli ambienti del commercio ed anche sono stato mezza vita nel ramo del credito con annessi e connessi non escluso l'informatica, non ti rispondo che "non hai capito nulla del mio commento". Non sono ancora così banale da aver detto che non mi piace il "bio", anche se la parola per se stessa non dice nulla dell'argomento, almeno in significato letterale-etimologico.
Ho solamente fatto un'analisi di questo fenomeno , come anche accennato dall'articolo, che la frutta e la verdura (restando in questo settore) se le lasci senza trattamenti, risultano inappetibili - e non a me che non avrei nulla contro prodotti effettivamente non trattati- chiamati bio- ma che non fossero artificiosamente gonfiati di prezzo per il fatto che sono di moda e che la gente è credulona ed anche irrorati di contrabbando.
Inoltre asserivo che , e ripeto a chi ancora non capisce, se non si "trattasse" in ogni modo, il prodotto uscirebbe brutto, inappetibile, con scarto, parassiti, ed altro.
Capisci adesso?
E ti voglio anche ricordare che non tutti si informano nel solo proprio guscio e scartano idee a priori senza prima sperimentarle.
Io ho viaggiato (parliamo solo dell'Europa,per ora) in lungo e in largo a cominciare dagli anni sessanta e fino a poco tempo fa per almeno cinquant'anni. E delle osservazioni ne ho fatte!
Dunque, la frase: bio non mi piace....ecc. e che ci siano di mezzo personaggi di una certa età...ecc, non l'ho mai detto e neppure pensato.
Infine la tua conclusione : informatevi..anzi informiamoci va pure bene, ma bisogna che sia sperimentale, non da etichetta o da sentito dire, o da effetto modaiolo passaparola, o da cartello "del contadino",o da km 0, o perchè è italico(sic), o dal gusto,o da qualche certificato emesso da chi proprio sul campo a vedere che si fa non ci sta certo 24/7, o da agricolture controllate (magari una tantum di come quando nei militari il giorno che passava il generale il rancio risultava ::ottimo per la truppa e il resto mangiavi scatolette di trent'anni prima) dove hanno scoperto che, per esempio, i miscugli di grano bio erano in gran parte provenienti da nazioni dove l'assoluta libertà era la prassi. Le truffe a un altro capitolo.
4 novembre 2017 10:32 - Ax90
Il commento di savpg8801 rispecchia la conoscenza, o presunta tale, di numerose persone che probabilmente non hanno mai ascoltato personaggi di una certa età e che a priori scartano idee. Basta leggere L esordio del suo commento: Bio non mi piace perché la frutta è piccola e macchiata!! Certo, oggi siamo abituati a vedere le famigerate mele del Trentino grandi come un pugno e lucide da specchiarsi; domandate a qualche vecchio che aveva alberi da frutto com era il suo raccolto!! Certo se vogliamo prodotti che siano “belli e sani” perché brillano allora continiuamo ad acquistare come abbiamo sempre fatto, andando da un fruttivendolo e poi da un altro così ci fa meno male.
Forse però stiamo confondendo decenza nella qualità con il desiderio di avere un prodotto bello da vedere, alla stregua di comprare L ultimo suv con i cerchi cromati si intendi.
D altro canto sono d accordo che la scritta Bio non sia sinonimo di garanzia e molte aziende giocano sporco aggingendo appunto tale suffisso.
A conclusione riassumo in una parola: INFORMATEVI, anzi INFORMIAMOCI
3 novembre 2017 11:52 - savpg8801
La mania del bio rispecchia realmente la creduloneria della gente. Se non si tratta frutta e verdura con prodotti chimici si produce poco di accettabile. Verdure brutte con tanto scarto, frutta macchiata, piccola e inappetibile, spesso con vermi o malattie.
Conosco produttori agricoli di bio ed essi stessi, in confidenza, dicono che è inutile, se non si danno fitofarmaci, antiparassitari, concimi ed altri prodotti per le erbe parassite,i prodotti sono poco commerciabili. Non solo, ma qualsiasi azione cosiddetta "naturale" come lancio di antagonisti a qualche parassita o altro, non danno effetti rilevanti e inalzano molto i prezzi ( e non come dice un interessato al TG3 prezzi superiori di pochi centesimi). Senza poi mettere in campo la assenza di prove specifiche e durature presentate scientificamente.
Immaginate che in agricoltura esistono migliaia di malattie che attaccano moltissime piante. Come si può credere che lanciando qualche bestiolina si possano debellare virus e batteri o funghi? E non concimando le terre già ormai impoverite dal troppo sfruttamento, si possa produrre qualcosa di accettabile.
Chi vuol produrre e vendere non può non trattare, almeno in gran parte.
Quindi il prodotto, specie se spacciato per "biologico" (ma in realtà spesso non lo è e servizi dei mass-media lo hanno largamente dimostrato) porta a far acquistare cose più o meno simili alle normali, ma con costi altamente superiori. E è spiacevole sentire che istituzioni pubbliche (scuole ecc.) inseriscano questo bio nelle alimentazioni, quando nulla è provato.
Siamo ad un punto in cui vengono divulgate enormi sanifiche proprietà su ogni prodotto alimentare e poi si sa che ogni cosa contiene ogni cosa di deleterio.
Dai pesticidi cancerogei ai diserbanti, alle carni ormonali e piene di antibiotici, bestie che bevono acque tossiche e sature di droga e medicinali, dal pesce ai metalli e alla plastica, dai liquami percolati dovunque e che, purtroppo, molte aziende sono costrette ad utilizzare.
Dunque, non dico che non bisogni mangiare bio anche se costa di più per carità...fatelo pure se vi siete convinti; ma la prospettiva propagandata che esso bio preservi da malattie, cancri, ed ogni sorta di patologie varie, magari fra cinquant'anni, mi sembra una delle ennesime false ragioni per indurre i creduloni a tentare di salvarsi la vita in questo modo, peraltro succhiaquattrini e non provato.
Meglio, perciò, differenziare sempre gli acquisti e non andare sempre dallo stesso macellaio o pescivendolo, o dallo stesso verduraio o supermercato. In fondo non tutti danno le stesse medicine e concimi, quindi variare è meglio che "sperare" in quanto si limitano gli accumuli. E non sperate nelle etichette.
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