Almeno tre articoli o temi hanno argomenti tipo: Uguali?,
Diseguaglianze....,L'aumento delle diseguaglianze....,
ecc.
Quando si osservano queste mode (di divulgazione) necessita
un pochino commentarle per non stare sempre ad accettare
pareri altrui.
Cosa significano allora questi concetti che vedono l'aumento
delle diseguaglianze? Osservazione fine a se stessa o
verità comprovata di tendenze supposte negative?
In sintesi ti porto a considerare, se di difficile
comprensione, un unico aspetto della tendenza: negli ultimi
decenni, almeno sei o sette, le politiche, le recriminazioni
delle masse, l'enfatizzazione delle libertà, l'invocazione
del "piacere" come target della vita di ognuno, l'insinuarsi
delle invidie più o meno gestite sindacalmente che
portavano il popolo lavoratore all'odio nei confronti dei
""padroni", alla smania di emularne certo benessere ritenuto
troppo superiore (vedansi gli atteggiamenti per esempio nei
confronti degli Agnelli (FIAT) o di altri imprenditori
arricchiti alle spalle degli operai.
Questa, fra altre, è in parte una causa che ha fatto tirare
troppo la corda sino a, in molti casi, romperla.
Ricordo in prima persona, gli scioperi selvaggi atti a
boicottare aziende e imprenditori. Questi ultimi, spesso
costretti a uscire dal mercato in gran parte dovuto a cali
di produzione, segno negativo nel conto profitti e perdite,
impossibilità di porre rimedio senza partecipazione di
fonti esterne (credito, aiuti di Stato, intervento di
finanziatori, ecc. -negli ultimi dieci anni, almeno
quattrocento imprese sono state rilevate dall'estero e molte
altre hanno delocalizzato), hanno chiuso o fallito o cercato
mercati del lavoro meno impegnativi. Si perchè il lavoro
è ancor la principale voce di un "conto industriale". Anche
minime variazioni negative portano a dover fare salti
mortali per continuare la produzione.
E sempre a dar la colpa (qualche volta ce l'ha)
all'imprenditore.
Morale della favola: meno impresa o impresa sull'osso, meno
salari, meno occupazione, contratti non rinnovati,ecc.
quindi meno ricchezza.
Meno ricchezza, aumento della diseguaglianza nei confronti
di chi le spalle ce le ha proprio ben coperte e in settori
non aggredibili da crisi.
Perciò l'utopia della ricerca, spesso sinistroide, della
uguaglianza è una chimera. L'istinto di ognuno resta valido
perchè ognuno di noi ha un proprio "ego" da accontentare,
ma la regola dei grandi numeri parla chiaro.
Quindi, sempre più scontenti e diseguali (ma uguali tra
essi facenti parte delle grandi masse) e sempre più
abbienza fra i pochi detentori delle ricchezze e dei
poteri.
Questa è una prova tendenziale, quasi una baconiana
sperimentazione scientifica. Liberi e uguali, ultima
denominazione di un partito (non arrivato e c'è già pure
la sciocca diatriba dell'"uguali" maschile contro le
"ugualesse" femminile) è una determinazione anche un po'
goffa di raccogliere voti e per mandare su capetti e
leaderucoli. Ecco che ci arriviamo: si ritornerà alle
condizioni che ho precedentemente esposte, cioè al passato.
I tentativi sinistri e di ribellione e rivoluzione, hanno
storicamente evidenziato un fallimento, cioè quello di
ugualitarismo a livelli di benessere per tutti. Ma questo
andrà a rovinare tutti. L'equazione: egualitarismo =
popolo + soldi è irrisolvibile.
Le eguaglianze rendono tutti burattini cloni di qualcuno che
se ne è distaccato per tirarne i fili.
17 dicembre 2017 1:05 - NN1999
NOn si capisce che vuoi dire.
16 dicembre 2017 22:04 - savpg8801
I ricchi muovono le cose, l'economia, la finanza, la
crescita tanto evocata. I poveri non muovono nulla.
Se vi aspettate sempre più progresso e crescita, non
dividetevi le risorse dei ricchi diventando tutti
uguali.Prima di tutto non vi toccherà granchè a testa.
Secondo nessuno farà impresa, investimenti, produzione e
grande consumo.
Il mondo ormai è fatto così. La naturale sequenza delle
cose vedrà sempre più aumentare i meno abbienti. E i meno
abbienti non potranno assumersi rischio d'impresa. Meno
imprese, meno consumi, meno circolazione di beni e
servizi.
Le grandi opere della civiltà non le hanno fatte i poveri o
i medi, ma i ricchi e potenti.
Le meraviglie costruite dall'umanità sono state ppagate o
forzate dai grandi. Imperatori, re, dittatori, detentori di
potere di ogni genere. Anche sfruttando la vita dei
poveri.
Se non avessimo patrimoni dell'umanità da vantare e
produrre ulteriore ricchezza, patrimoni di opere immani e
d'ingegno, di costruzioni e di derivazione intellettuale, il
mondo sarebbe piatto culturalmente e appena vivibile come
una savana pericolosa ed inospitale.
Uguali tutti è sempre stato sbagliato e sempre lo sarà. Il
rifiuto della propria sorte è frutto dell'invidia.
Potrebbero tutti creare imprese di cui al mondo tutti
invidiano? Sicuramente no e neppure per mancanza di soldi,
ma spesso per incapacità.
Ammiriamo le opere dei faraoni egizi, delle opere degli
imperatori romani o delle moderne grandi imprese. Ma tutto
ciò è avvenuto non da parte della massa dei popoli,
neppure dalle congreghe, dai collettivi, dalle cooperative
(semmai hanno creato dei temporanei e pseudo illusori mondi
di lavoro, ma che sono destinati all'implosione) oppure da
singoli poveri cittadini e popolani.
L'uguaglianza non potrà mai funzionare. E neppure la
libertà perchè questo concetto sarebbe vero se fosse
totale, cioè fare tutto ciò che si vuole. Ma questo non
sarà mai possibile.
16 dicembre 2017 21:35 - savpg8801
Il mondo è arrivato sino ad adesso grazie alla diversità.
Minerali, vegetali, animali.
L'uguaglianza mi fa venire la gastrite.
16 dicembre 2017 18:51 - NN1999
Avere uno 'uguale' non è un male, lo mandi in giro a far
fare le proprie veci mentre tu rimani a fare i comodi tuoi,
una sorta di specchio con cui parlare. Dalle mie parti sono
ben altri che stanno adottando questo metodo, uno specchio
girovagante pronto anche a far casino. Uno volta che li vedi
... poveraccio...