COMMENTI
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17 maggio 2018 8:44 - jj2006
Complimenti per l'articolo, chiaro ed onesto. Le poche volte che ho permesso alla banca di darmi consigli mi hanno venduto prodotti loro, con rendimento bassissimo. Una vera fregatura, ma ne ho imparato la lezione: Se un banchiere ti dà un consiglio, fa il contrario. Per me, questa strategia funziona ;-)
14 maggio 2018 12:01 - Alessandro Pedone
@Federico6198 Che dire? La ringrazio del suo commento. I complimenti fanno sempre piacere, è inutile nasconderselo. Molti anni fa ho iniziato a dedicare tempo a questa sezione del sito dell'Aduc proprio per ottenere lo scopo che lei dice di aver ottenuto. Questo fa ovviamente molto piacere e fornisce la motivazione per continuare.
14 maggio 2018 11:54 - Alessandro Pedone
@DanieleA, i "comuni risparmiatori" non utilizzano la consulenza per la buona ragione che le persone che dovrebbero erogarla non potrebbero materialmente farlo.
La consulenza richiede tempo. Poniamo il caso di un promotore finanziario (adesso si chiama consulente abilitato all'offerta fuori sede) che ha, voglio stare basso, 150 clienti, i quali hanno una media di portafoglio di 100 mila euro e quindi ha 15 milioni di portafogli dei clienti. Questi pagheranno mediamente circa 300 mila euro di commissioni.
Il 70% va alla rete di distribuzione (quindi 210 mila euro).
Ogni cliente, quindi, pagherà circa 1.400 euro all'anno di "consulenza".
Al promotore finanziario - come persona fisica - andranno, lorde circa 70-80 mila euro all'anno, che sono circa 35-40 mila euro nette.
Quante ore all'anno può dedicare questo consulente a ciascun cliente?
A conti fatti, circa 5-6 ore all'anno (se è un promotore proprio bravo).
5-6 ore significa, al massimo, 2 incontri all'anno.
E' possibile fare una vera consulenza con 6 ore di media?
Ovvio che se i clienti hanno portafogli medi ancora più piccoli, diciamo sui 50 mila euro, ed i clienti sono il doppio, significa che potrebbe dedicare 3 ore all'anno.
La maggioranza dei promotori di vecchio corso ha più di 200 clienti. Che consulenza possono erogare?
E' una questione di numeri?
Non parliamo dei dipendenti bancari allo sportello.
Questi gestiscono centinaia e centinai di micro-clienti.
Cosa posso fare? Fra l'altro cambiano costantemente.
I "comuni risparmiatori" devono puntare ad elevare le proprie competenze individualmente.
E' l'unica possibilità.
Quei 1.400 euro all'anno di un investitore che usa risparmio gestito ed ha un portafoglio di 100 mila euro sono spesi molto meglio in libri ed eventuali corsi.
Ma è chiaro che ci deve mettere del tempo suo, in genere non accade così... In genere non c'è la voglia di studiare queste cose.
11 maggio 2018 23:20 - federico6198
Da oltre dieci anni frequento questo sito\forum d’informazione finanziaria, prima di conoscere questo sito d’informazione e formazione finanziaria, di finanza non avevo alba, dopo dieci anni di frequentazione non dico di essere diventato un esperto ma sicuramente consapevole, mi sono messo a leggere gli innumerevoli articoli pubblicati che mi hanno fatto amare questa disciplina tanto odiata dai comuni risparmiatori che in questi anni mi ha permesso di evitare molti errori che prima facevo spesso, controllare la parte emotiva e diventare più razionale, la razionalità deriva dalla consapevolezza la consapevolezza deriva dall’informazione e formazione , ho capito in sostanza che il problema principale era la parte emotiva e non quella tecnica e che sostanzialmente non era un problema di capacità ma di metodo . Sono socio sostenitore e pago un piccolo contributo annuale a questa associazione che è veramente poco rispetto al servizio ad alto valore aggiunto che viene offerto G R A T U I T A M E N T E. Volevo ringraziare il dott : Alessandro Pedone per questa grande precisazione, persona che stimo molto e che seguo da oltre dieci anni GRAZIE .
11 maggio 2018 17:46 - DanieleA
Grazie, ho trovato l’articolo, una volta tanto, utile ed interessante! Ma mi ha fatto sorgere spontanea una domanda. È evidente che i comuni risparmiatori, quelli che vivono di lavoro dipendente e riescono a mettere qualcosa da parte tutti i mesi racimolando così un “capitale” di qualche decina di migliaia di euro, non possono avvalersi della consulenza finanziaria, perché il relativo costo si porterebbe via praticamente tutti i proventi degli investimenti. E allora? Ottimo il consiglio di dedicare un po’ di tempo a “colmare le lacune informative” ed imparare ad utilizzare autonomamente i prodotti finanziari “semplici e poco costosi”. Ma a questo punto, siamo sicuri che i costi di questi prodotti, ancorché bassi, non comprendano una retribuzione per una (evidentemente non utilizzata) consulenza finanziaria, visto che - come lei stesso scrive - il 70% dei costi dei prodotti finanziari è legato a tale consulenza?
9 maggio 2018 7:47 - tadiottof
correggo un'inesattezza sul mio precedente commento: invece di "enorme capitale fermo sui depositi bancari", "enorme quantita' di denaro"
9 maggio 2018 6:01 - tadiottof
Secondo me la normativa che obbliga l'investitore ad affidarsi ad un consulente finanziario, e firmare pacchi di carte, e' dovuta all'enorme quantita' di capitale fermo nei depositi bancari che i "consulenti" sono obbligati a mobilizzare, a vantaggio della crescita economica dello Stato.
Devo aver gia' scritto che il capitale di rischio, oggi non esiste piu'; oggi e' fornito dai risparmiatori.
Le aziende, le industrie, che hanno bisogno di finanziamenti, si rivolgono alle banche e queste prestano i soldi attingendo ai libretti di risparmio.
Quando il finanziamento non viene restituito, si creano le condizioni delle "sofferenze" per i risparmiatori.
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