Complimenti per l'articolo, chiaro ed onesto. Le poche volte
che ho permesso alla banca di darmi consigli mi hanno
venduto prodotti loro, con rendimento bassissimo. Una vera
fregatura, ma ne ho imparato la lezione: Se un banchiere ti
dà un consiglio, fa il contrario. Per me, questa strategia
funziona ;-)
14 maggio 2018 12:01 - Alessandro Pedone
@Federico6198 Che dire? La ringrazio del suo commento. I
complimenti fanno sempre piacere, è inutile nasconderselo.
Molti anni fa ho iniziato a dedicare tempo a questa sezione
del sito dell'Aduc proprio per ottenere lo scopo che lei
dice di aver ottenuto. Questo fa ovviamente molto piacere e
fornisce la motivazione per continuare.
14 maggio 2018 11:54 - Alessandro Pedone
@DanieleA, i "comuni risparmiatori" non utilizzano la
consulenza per la buona ragione che le persone che
dovrebbero erogarla non potrebbero materialmente farlo.
La consulenza richiede tempo. Poniamo il caso di un
promotore finanziario (adesso si chiama consulente abilitato
all'offerta fuori sede) che ha, voglio stare basso, 150
clienti, i quali hanno una media di portafoglio di 100 mila
euro e quindi ha 15 milioni di portafogli dei clienti.
Questi pagheranno mediamente circa 300 mila euro di
commissioni.
Il 70% va alla rete di distribuzione (quindi 210 mila
euro).
Ogni cliente, quindi, pagherà circa 1.400 euro all'anno di
"consulenza".
Al promotore finanziario - come persona fisica - andranno,
lorde circa 70-80 mila euro all'anno, che sono circa 35-40
mila euro nette.
Quante ore all'anno può dedicare questo consulente a
ciascun cliente?
A conti fatti, circa 5-6 ore all'anno (se è un promotore
proprio bravo).
5-6 ore significa, al massimo, 2 incontri all'anno.
E' possibile fare una vera consulenza con 6 ore di media?
Ovvio che se i clienti hanno portafogli medi ancora più
piccoli, diciamo sui 50 mila euro, ed i clienti sono il
doppio, significa che potrebbe dedicare 3 ore all'anno.
La maggioranza dei promotori di vecchio corso ha più di 200
clienti. Che consulenza possono erogare?
E' una questione di numeri?
Non parliamo dei dipendenti bancari allo sportello.
Questi gestiscono centinaia e centinai di micro-clienti.
Cosa posso fare? Fra l'altro cambiano costantemente.
I "comuni risparmiatori" devono puntare ad elevare le
proprie competenze individualmente.
E' l'unica possibilità.
Quei 1.400 euro all'anno di un investitore che usa risparmio
gestito ed ha un portafoglio di 100 mila euro sono spesi
molto meglio in libri ed eventuali corsi.
Ma è chiaro che ci deve mettere del tempo suo, in genere
non accade così... In genere non c'è la voglia di studiare
queste cose.
11 maggio 2018 23:20 - federico6198
Da oltre dieci anni frequento questo sito\forum
d’informazione finanziaria, prima di conoscere questo sito
d’informazione e formazione finanziaria, di finanza non
avevo alba, dopo dieci anni di frequentazione non dico di
essere diventato un esperto ma sicuramente consapevole, mi
sono messo a leggere gli innumerevoli articoli pubblicati
che mi hanno fatto amare questa disciplina tanto odiata dai
comuni risparmiatori che in questi anni mi ha permesso di
evitare molti errori che prima facevo spesso, controllare la
parte emotiva e diventare più razionale, la razionalità
deriva dalla consapevolezza la consapevolezza deriva
dall’informazione e formazione , ho capito in sostanza che
il problema principale era la parte emotiva e non quella
tecnica e che sostanzialmente non era un problema di
capacità ma di metodo . Sono socio sostenitore e pago un
piccolo contributo annuale a questa associazione che è
veramente poco rispetto al servizio ad alto valore aggiunto
che viene offerto G R A T U I T A M E N T E. Volevo
ringraziare il dott : Alessandro Pedone per questa grande
precisazione, persona che stimo molto e che seguo da oltre
dieci anni GRAZIE .
11 maggio 2018 17:46 - DanieleA
Grazie, ho trovato l’articolo, una volta tanto, utile ed
interessante! Ma mi ha fatto sorgere spontanea una domanda.
È evidente che i comuni risparmiatori, quelli che vivono di
lavoro dipendente e riescono a mettere qualcosa da parte
tutti i mesi racimolando così un “capitale” di qualche
decina di migliaia di euro, non possono avvalersi della
consulenza finanziaria, perché il relativo costo si
porterebbe via praticamente tutti i proventi degli
investimenti. E allora? Ottimo il consiglio di dedicare un
po’ di tempo a “colmare le lacune informative” ed
imparare ad utilizzare autonomamente i prodotti finanziari
“semplici e poco costosi”. Ma a questo punto, siamo
sicuri che i costi di questi prodotti, ancorché bassi, non
comprendano una retribuzione per una (evidentemente non
utilizzata) consulenza finanziaria, visto che - come lei
stesso scrive - il 70% dei costi dei prodotti finanziari è
legato a tale consulenza?
9 maggio 2018 7:47 - tadiottof
correggo un'inesattezza sul mio precedente commento: invece
di "enorme capitale fermo sui depositi bancari", "enorme
quantita' di denaro"
9 maggio 2018 6:01 - tadiottof
Secondo me la normativa che obbliga l'investitore ad
affidarsi ad un consulente finanziario, e firmare pacchi di
carte, e' dovuta all'enorme quantita' di capitale fermo nei
depositi bancari che i "consulenti" sono obbligati a
mobilizzare, a vantaggio della crescita economica dello
Stato.
Devo aver gia' scritto che il capitale di rischio, oggi non
esiste piu'; oggi e' fornito dai risparmiatori.
Le aziende, le industrie, che hanno bisogno di
finanziamenti, si rivolgono alle banche e queste prestano i
soldi attingendo ai libretti di risparmio.
Quando il finanziamento non viene restituito, si creano le
condizioni delle "sofferenze" per i risparmiatori.