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14 aprile 2019 15:33 - enniusfirst
Egregio pegonzi,
mi pare che si possa concludere che anche all'AMORE , come alla cultura, si possa attribuire un valore relativistico alla luce delle tue stesse parole come
' ..per molte persone, infatti, l'amore tende a diventare attaccamento, ed è allora che cominciano i guai, perché si generano gelosie, angosce, tentativi di manipolazione dell'altra persona... e tanti altri comportamenti assurdi.' ,

e ancora

.. ( che nella maggior parte dei casi è l'EGO, un motivatore molto stupido, quasi sempre).

Per cui voler giustificare qualsiasi unione in nome di questa parola magica lascia il tempo che trova e accontentarsi dei problemi dei nati a pagamento da unioni dello stesso sesso confrontandoli con gli adottati, con il tuo commento ' O, al limite se ne farà una ragione...! che ti devo di' ? ' ,
mi fa pensare che alla base ci possa essere un atteggiamento tipico di chi, non volendo prendere una posizione o attingendo al pensiero 'laisser faire laisser passer ' risponde in sostanza con ... ma che ce 'mporta che é l'anticamera dell'indifferenza .
9 aprile 2019 13:17 - pegonzi
Illustre enniusfirst,
Penso che il problema dell'amore e del suo apparente relativismo stia semplicemente nell'interpretazione che ne si dà: per molte persone, infatti, l'amore tende a diventare attaccamento, ed è allora che cominciano i guai, perché si generano gelosie, angosce, tentativi di manipolazione dell'altra persona... e tanti altri comportamenti assurdi.
Quindi in poche parole il problema non è tanto l'amore in sé ma il fatto che purtroppo le persone spesso pensano di agire in tal senso senza rendersi minimamente conto del proprio vero movente (che nella maggior parte dei casi è l'EGO, un motivatore molto stupido, quasi sempre).

Sì: quei colloqui potrebbero davvero avvenire.. e quindi?
Sembra che tu dia per scontato che il bimbo debba andare incontro a chissà quale traumatismo, come se si trattasse, faccio un esempio, della situazione in cui un bambino adottato da una coppia etero scopre, tutto ad un tratto, e malamente, che quelli non sono i suoi veri genitori. Qui sì che può nascere il conflitto interiore, proprio riguardo alla propria identità. Ripeto: bimbo a cui è stato nascosto di essere adottato --- lo scopre tardi e traumaticamente --- possibile conflitto di identità.

Stiamo invece parlando di un bambino per il quale la normalità sarà avere due padri o due madri: già nei primi anni di vita capirà da solo che la sua condizione è sostanzialmente diversa rispetto alla maggior parte dei compagni di classe. Perciò lo chiederà ai genitori e questi, si spera, saranno in grado di spiegarglielo, con la giusta dose di amore.
Peraltro, probabilmente, per quando avrà raggiunto un'età in cui ragiona da solo avrà anche sviluppato gli anticorpi contro le dicerie, le prese in giro e altri comportamenti di bassa lega messi in atto dai compagni di scuola, colpevoli questi ultimi solo di avere dei genitori bigotti che gli hanno inculcato una bella sacchettata di pregiudizi, utili solo a fare e farsi del male.

Perciò il bimbo in questione non avrebbe neanche motivo di sviluppare particolari turbe mentali nel momento in cui dovesse chiedersi da quale utero è uscito, sia che gli venga data la possibilità di venirne a conoscenza come che no.

O, al limite se ne farà una ragione...! che ti devo di'?

D'altronde se ne farà una ragione anche il figlio della coppia che divorzia, o quello a cui muoiono i genitori, quello allevato dai nonni, quello che ha sempre saputo di essere gay... etc etc etc.

Non vedo perché la questione della madre biologica dovrebbe essere più grave e importante di mille altre, tanto da generare una tale avversione dal voler farne una battaglia (spesso puramente ideologica) così agguerrita.
4 aprile 2019 17:23 - enniusfirst
Egregio pegonzi,
riepiloghiamo.

Per Mastrantoni ogni tipologia di famiglia va bene in quanto fatto culturale; per te,invece , tutto é giustificabile in base all'AMORE in quanto trovi che , mentre la cultura ' varia nel tempo e nello spazio ' e quindi ha un valore relativistico, l'amore no.
Ne consegue che l'amore rappresenterebbe un valore assoluto, anche se ' è comunque qualcosa di molto soggettivo.' come tu aggiungi.
Scusa .
Ma se é molto soggettivo, al pari del fatto culturale, come possiamo non farlo rientrare nel relativismo ?

Sulla reattività dei nati da unioni civili che desiderassero conoscere i loro ceppi originari, ti immagini un possibile colloquio che potrebbe avvenire in presenza di due padri ?

Il figlio : padre1, grazie per essere tuo figlio, ma vorrei conoscere il nome di mia madre che mi ha partorito.

Padre1: legalmente non ti ha partorito tua madre, ma una donna a cui ho pagato il tempo della gestazione. Il suo nome non te lo posso dire per contratto .
Quindi dovrai ... arrangiarti per conoscerla.

Oppure di due madri ?

Il figlio: mamma1, grazie per essere tuo figlio, ma vorrei conoscere il nome di mio padre.

Mamma1: purtroppo non lo conosco nemmeno io. Alla banca dei semi maschili a cui mi sono rivolta ho chiesto che il seme presentasse alcune caratteristiche ( uomo bianco o nero , alto o basso, quoziente di intelligenza adeguato, senza malattie genetiche ecc. ) pagando un importo commisurato alle richieste.
Quindi, mettiti il cuore in pace ....

Come commenteresti ?
"Anche qui mi sembra tutto molto lineare. " come tu scrivi
e quindi , di fronte ad una indiscutibile linearità, tutto va compreso, giustificato e quindi realizzato ?
2 aprile 2019 23:59 - pegonzi
Illustre enniusfirst,
certamente hai ragione nel dire che non si deve invocare la cultura e l'amore per giustificare ogni cosa. D'altronde la cultura varia nel tempo e nello spazio, l'amore no ma è comunque qualcosa di molto soggettivo.
Sono inoltre d'accordo sul fatto che non bisogna rinunciare alle critiche (ammesso che queste siano fondate e costruttive), per nessun motivo al mondo.

Sui paletti, però, il terreno diventa sdrucciolevole, perché ciò che è paletto per una persona può non esserlo affatto per un'altra, e, ovviamente, nessuna delle parti ha mai il 100% della ragione (salvo casi molto estremi e pertanto generalmente rari). Bisogna quindi saper mettere in campo la capacità di negoziare, cosa che sta alla base di ogni società civile.

Qualsiasi persona ha il diritto di conoscere le proprie origini, perché ciò fa parte della propria identità.

Al bimbo con due padri che chiede "ma da quale utero sono uscito?" (o variazioni sul tema) gli direi la pura e semplice verità, e se egli volesse approfondire la questione sarebbe libero di farlo. Anche qui mi sembra tutto molto lineare.

D'altronde non ci dobbiamo aspettare che questo processo debba essere necessariamente un trauma psicologico: se è amato nella maniera giusta dai propri padri, non è che tutt'ad un tratto nel vedere la mamma biologica la prima volta andrà incontro a chissà quali squilibri mentali. Se gli verrà spiegato correttamente, sulla base delle sue capacità specifiche di capire, l'intero processo potrà essere del tutto positivo per lui.

Qualcuno potrebbe a questo punto essere portato a dire: e se invece non è amato nella maniera giusta dai propri padri, perché sono due imbecilli?

Al che risponderei semplicemente: quanti genitori maschio/femmina imbecilli ci sono su questa terra? Cambia qualcosa il fatto che non abbiano lo stesso sesso? Il bambino ne risulta meno traumatizzato, forse?
31 marzo 2019 0:32 - enniusfirst
Egregio pegonzi,
penso che dobbiamo guardarci dall'invocare la cultura o l'AMORE per giustificare ogni cosa rinunciando ad ogni critica per timore o incapacità di porre dei paletti.

Comunque constato che, riferendoti a chi si presta a generare per denaro, non parli più di AMORE bensì di una generica linearita ?
?, facendoti notare che queste pratiche venali non riguardano solo coppie sterili, ma anche coppie maschili o femminili.

Lascio ai nati da tali pratiche ogni curiosità di conoscere le loro origini.
Ecco, tu cosa risponderesti loro .. 'manie di simbolismo'?
29 marzo 2019 19:59 - pegonzi
Caro enniusfirst,
non vedo proprio perché bisogna chiamare in causa egocentrismo o delirio di onnipotenza.

Quel che vedo io nella questione dell'utero in affitto è una coppia sterile che desidera avere una famiglia da una parte, dall'altra una donna sana e autodeterminata che sceglie di sfruttare la propria capacità di generare prole in cambio di denaro o quant'altro. Molto lineare.

CHI fa danno a CHI in questo caso?
CHI è il danneggiato?

Non capisco perché bisogna condire una cosa così semplice di connotati astrusi. Manie di simbolismo le chiamerei. O voglia di etichettare, di giudicare. Boh, non ci arrivo.
28 marzo 2019 15:55 - enniusfirst
Egregio peroni, a lei è sfuggito che secondo Mastrantoni qualsiasi raggruppamento può appellarsi famiglia non perché supportato dall'AMORE,ma perché giustificato come fatto culturale.
E quindi mi sono permesso di portare all'estremo l'affermazione per evidenziare che, tirando in ballo la cultura in modo acritico, si potrebbe giustificare tutto.

Idem per quanto attiene l'AMORE.
Ci sono casi ben noti anche nel nostro paese che portano i soggetti ad affittare uteri per gestire gravidanze.
Posso eccepire pensando che trattasi di egocentrismo o delirio di onnipotenza piuttosto che ...AMORE ?
28 marzo 2019 8:54 - pegonzi
Caro enniusfirst,
ma lei davvero mette sullo stesso piano l'AMORE, in una delle sue manifestazioni, in quanto scelta di due (o più?) individui consenzienti di stare insieme per il benessere reciproco e godere del piacere di mettere su un famiglia, con il CANNIBALISMO e la SCHIAVITU'?

La scienza, intessa come la applicazione della RAGIONE basata su fatti verificabili, dice del cannibalismo che, se non altro, nuoce potenzialmente (anche gravemente) alla salute di chi la commette.

Della schiavitù non c'è neanche bisogno di tirare in ballo la scienza, basta il banale principio del non nuocere agli altri. Pure Gesoo era d'accordo.

Ora, visto che lei mi mette queste cose sullo stesso piano: in che modo la famiglia non tradizionale nuoce alla propria salute? E in che modo nuoce all'altro?
25 marzo 2019 17:22 - enniusfirst
L'errore fondamentale degli organizzatori del Congresso mondiale delle famiglie é quello di non aver capito che tutte le culture sono uguali e quindi vanno accettate.

Insomma, il dato scientifico é rappresentato dal relativismo.

Nel passato quanti soprusi furono compiuti dai cosiddetti 'civilizzatori' nei riguardi , ad esempio, delle popolazioni che avevano la cultura dell" ANTROPOFAGIA - Il cibarsi di carne umana., che furono costrette ad abbandonarla.
'Gli scrittori antichi avevano già raccolto notizia di tale usanza fra alcuni popoli lontani: Erodoto (IV, 18, 106; VI, 26) per l'Asia interna, Strabone (XV, 710) per l'India, Tolomeo (VI, 16, 4) per l'Africa orientale (???????? ????????????, IV, 8, 3) e Plinio (VI, 195) per le regioni dell'alto Nilo. Ma la scoperta dell'America portò gli Europei a contatto diretto con popolazioni che ne facevano una pratica normale, primi fra queste i Caribi, incontrati da Colombo quando, nel secondo suo viaggio, toccò la Guadalupa. Dal nome dei Caribi derivò e venne in uso corrente il termine di cannibali.'.

Dobbiamo smetterla di straparlare ex cathedra di rispetto dell'individuo e dei diritti umani, come fanno anche i Mastrantoni dell'Aduc che ritengono di esserne i depositari, ed accettare umilmente qualsiasi uso e costume di questo mondo, anche la schiavitù, in quanto la scienza nulla di definitivo ha da dire al riguardo.

Tocca all'umanità quindi di adeguarsi ponendosi sempre l'interrogativo che ne discende: chi sono io per giudicare ?
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