Scrive il globalista Donvito:
"La globalizzazione è solo una realtà che va gestita con
regole (molte delle quali a carattere ambientale) non con
l'ostracismo nazionalista e ottuso."
Giusto! Interessante sarebbe conoscere da parte di Donvito
chi dovrebbe stilare queste regole e quali dovrebbero
essere.
Donvito, sicuramente, sull'argomento ha idee chiare e
scommetto che nel cassetto ha la soluzione del problema.
Intanto, riportiamo un parere pubblicato sul Fattoquotidiano
sull'argomento, parere che trova larghi consensi tra chi sta
pagando il costo di questa globalizzazione .
"Chiamatela ‘glebalizzazione’, la globalizzazione come
sciagura.
Ci ripetono con timbro rassicurante che genera mobilità e
favorisce chance e viaggi low cost. E in tal guisa occultano
le tragedie senza frontiere che genera. Diciamolo
apertamente. Non è mondializzazione: è rimozione dei
diritti su scala planetaria, mediante le leve del dumping,
della delocalizzazione e dell’immigrazione di massa.
Non è globalizzazione: è glebalizzazione, ossia produzione
seriale di nuovi servi supersfruttati, sottopagati e
precarizzati su scala cosmopolitica. È trionfo classista
del Signore global-elitario sul Servo nazionale-popolare.
Nella sua essenza, il sempre encomiato mondialismo coincide
con la funesta dinamica di riplebeizzazione delle masse un
tempo tutelate da diritti conquistati nel quadro degli Stati
sovrani nazionali e ora ridefinite come un’immensa
servitù della gleba alla mercé del capitale sans
frontières.
In ciò riposa l’essenza della “glebalizzazione” come
fondamento del nuovo feudalesimo finanziario. La
globalizzazione del mercato procede di conserva con la
glebalizzazione dei lavoratori ridotti a nuove plebi del
planetario sistema dei bisogni de-eticizzato, senza confini,
senza tutele statali e senza diritti sociali politicamente
garantiti: il proletariato rivendicativo, coeso e
conflittuale si è dissolto nel precariato dei nuovi servi
della glebalizzazione, nella nuova plebe sradicata ed erede
del vecchio mobile vulgus, il “volgo mobile” che si
aggirava perpetuamente intorno alle proprietà
aristocratiche."