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30 maggio 2019 19:25 - enniusfirst
Scrive il globalista Donvito:
"La globalizzazione è solo una realtà che va gestita con regole (molte delle quali a carattere ambientale) non con l'ostracismo nazionalista e ottuso."

Giusto! Interessante sarebbe conoscere da parte di Donvito chi dovrebbe stilare queste regole e quali dovrebbero essere.

Donvito, sicuramente, sull'argomento ha idee chiare e scommetto che nel cassetto ha la soluzione del problema.

Intanto, riportiamo un parere pubblicato sul Fattoquotidiano sull'argomento, parere che trova larghi consensi tra chi sta pagando il costo di questa globalizzazione .

"Chiamatela ‘glebalizzazione’, la globalizzazione come sciagura.

Ci ripetono con timbro rassicurante che genera mobilità e favorisce chance e viaggi low cost. E in tal guisa occultano le tragedie senza frontiere che genera. Diciamolo apertamente. Non è mondializzazione: è rimozione dei diritti su scala planetaria, mediante le leve del dumping, della delocalizzazione e dell’immigrazione di massa.

Non è globalizzazione: è glebalizzazione, ossia produzione seriale di nuovi servi supersfruttati, sottopagati e precarizzati su scala cosmopolitica. È trionfo classista del Signore global-elitario sul Servo nazionale-popolare.

Nella sua essenza, il sempre encomiato mondialismo coincide con la funesta dinamica di riplebeizzazione delle masse un tempo tutelate da diritti conquistati nel quadro degli Stati sovrani nazionali e ora ridefinite come un’immensa servitù della gleba alla mercé del capitale sans frontières.

In ciò riposa l’essenza della “glebalizzazione” come fondamento del nuovo feudalesimo finanziario. La globalizzazione del mercato procede di conserva con la glebalizzazione dei lavoratori ridotti a nuove plebi del planetario sistema dei bisogni de-eticizzato, senza confini, senza tutele statali e senza diritti sociali politicamente garantiti: il proletariato rivendicativo, coeso e conflittuale si è dissolto nel precariato dei nuovi servi della glebalizzazione, nella nuova plebe sradicata ed erede del vecchio mobile vulgus, il “volgo mobile” che si aggirava perpetuamente intorno alle proprietà aristocratiche."
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