Tutte le tendenze nascono da ragioni di mercato e di
interesse: non c'è nulla di scientificamente provato che
tutte le variazioni alimentari, i miscugli infiorellati
inventati dai cuochi/e, i milioni di prodotti con i nomi
più strani e le etichette più fumose siano fonte di
consapevolezza alimentare. Tutta la scienza che conosciamo
l'abbiamo imparata da analisi organolettiche e deduttive
tramandate da un "esperto" alimentare all'altro. Tant'è che
tra libri, divulgazioni mass-mediatiche, imbonimenti
pubblicitari e rivelazioni di etichetta, sono tutte uguali;
vedasi la scienza dei professori/esse alimentaristi presenti
mille volte al giorno in ogni trasmissione accanto a
tavoloni imbanditi di quintali di derrate ben colorate e
lucidate, nonchè di cuochi, capichef, aspiranti cucinieri,
e di qualche assaggiatore (mmm....eccezionale!). La carota
fa questo e molto di più, la banana ha questo e molto di
più, la salciccia ha tanto di questo, fa male tanto di
quell'altro, le percentuali di grassi, di proteine, di
zuccheri...apriti cielo! E poi vengono le mode, le
tendenze, gli animalisti, gli ecologisti, i
controriscaldatori del pianeta che tendono a eliminare le
vacche....ecc. Ma chi lo sa se ad ognuno di noi fa
veramente bene o male quel determinato cibo se non
eventualmente da un mal di stomaco che magari è venuto per
una arrabbiatura? Escludendo con loro buona pace gli stomaci
di ferro e i crapuloni incalliti.
E ben lo sanno i pubblicisti che imperniano tutto sulla
grafica delle etichette e sull'imbonimento pubblicitario.
14 ottobre 2020 9:26 - jj2006
Anch'io sono contro le denominazioni fuorvianti, ma posso
vivere con il panino fatto di prodotti vegetali chiamato
"hamburger", se è chiaramente comunicato che non è fatto
di carne. Effettivamente lo vendono come hamburger vegetale
proprio per attirare quelli che lo vogliono così.
Trovo molto fuorviante, però, di parlare di una campagna
del "settore zootecnico". Non sarebbe più onesto di
chiamarla "campagna degli allevatori"?