E' sconcertante come una categoria possa tenere in scacco il
Paese, il Parlamento e la possibilità di progredire,
evolvere.
I tassisti sono l'unica categoria, o meglio, corporazione)
super tutelata da ogni partito, perchè toccare le licenze
dei tax significa giocarsi una buona fetta di voti.
Questo già la dice lunga: non si vota chi rappresenta la
propria ideologia ma chi difende i propri interessi di
bottega e i partiti, per ricambiare, non legiferano per il
bene del Paese ma per mantenere percentuali di potere.
Per il solo fatto che, sin dall'inizio, le licenze di taxi
furono vendute dal primo concessionario ad altre persone,
non si riesce più a liberarsi di questo ostacolo alla
liberalizzazione.
Secondo alcuni la licenza è necessaria per tutelare il
cliente trasportato: bene, ma logica vorrebbe che il
documento sia alla persona, quindi alla cessazione del
servizio, la licenza cessi la sua validità e non sia
trasferibile.
E per quale motivo qualunque altra categoria può lavorare
su tutto il territorio nazionale (e quindi subire
concorrenza da analoghi di qualunque località), mentre i
tassisti sono protetti dalla territorialità?
Perchè in una città ci possono essere infinità di
idraulici, falegnami, commercialisti senza limitazioni,
mentre di tassisti esistono i numeri chiusi? Perchè
qualunque lavoratore autonomo applica le tariffe che
ritiene, mentre i prezzi dei taxi sono decisi dalla
corporazione e senza libera concorrenza?
Io posso lavorare ovunque, essendo in regola con la
normativa legale e fiscale; qualunque altro collega
proveniente da tutta Italia può lavorare accanto a me, ma
per i taxi no.
Occorre una svolta per mettere fine a questa concezione
assurda del lavoro.
Servono: liberalizzazione delle licenze, licenze nominali
non trasferibili, abolizione della territorialità,
liberalizzazione delle tariffe per incentivare la
concorrenza.