Belpietro, su La Verità di oggi: "Parlando con i
giornalisti durante il convegno per i sessant'anni di Md,
Silvia Albano, che fra l'altro è uno dei giudici che ha
firmato le sentenze sui migranti trasferiti in Albania,
oltre a negare che le toghe abbiano ingaggiato un braccio di
ferro con il governo, ha spiegato che lei e i suoi colleghi
vogliono solamente poter svolgere il proprio lavoro, "che
significa", riporto il suo pensiero tra virgolette,
"interpretare le leggi e valutarne la compatibilità con la
Costituzione". Ecco, basta questa semplice dichiarazione per
capire che ad andare in contrasto con la Carta su cui si
regge la nostra Repubblica, non sono questa o quella forza
politica e nemmeno l'esecutivo, ma chi crede che ai giudici
tocchi "interpretare le leggi" e valutarne la valutarne la
compatibilità con i principi democratici su cui si regge il
Paese. No, la Costituzione non affida alla magistratura il
compito di interpretare le leggi, ma quello di applicarle.
E, allo stesso tempo, non spetta al singolo giudice valutare
se una legge sia in conflitto con la Costituzione, come
sostiene Albano, perché per questo c'è la Corte
costituzionale.
Le parole del presidente di Md gettano una luce inquietante
sull'evoluzione della giurisdizione in Italia. Perché
spiegano quale sia il convincimento di alcune toghe le
quali, invece di attenersi alla separazione dei poteri tra
legislativo e giudicante, vorrebbero invadere il campo che
è proprio del Parlamento, ovvero di chi rappresenta gli
italiani i quali - è bene ricordarlo - sono l'unico sovrano
della Repubblica".