Il problema è molto più semplice di quello che sembra: lo
Stato (che siamo o dovremmo essere noi tutti e non un
semplice governo che dura una legislazione) è costretto ad
avere tasse molto alte per tutta una serie di prodotti
semplicemente perchè quei prodotti (tra i quali i derivati
petroliferi perciò non solo benzina ma nafta da
riscaldamento e altro) vengono acquistati obbligatoriamente
da una gran quantità di persone. Sembrerebbe un controsenso
e invece non lo è. E' noto infatti che nel nostro Paese
le tasse si cerca in tutti i modi di non pagarle e molto
spesso ci si riesce (vedi grandi aziende con bilanci truffe,
proprietari di negozi che dichiarano meno delle loro
commesse, tutta una serie di occupazioni che permettono una
percentuale altissima di entrate in nero tra cui tantissimi
professionisti ecc., ecc.), se poi ci mettiamo i vari
condoni fiscali la frittata è fatta. Ora in un Paese in cui
pochi pagano realmente le tasse - e tutte - (vedi lavoratori
autonomi) l'unico modo di fare aumentare le entrate è
quello di aumentare spropositamente la tassazione su
prodotti che il cittadino è obbligato ad acquistare (come
appunto la benzina). Naturalmente tutto ciò va a danno di
chi , come già detto, non può falsare sulle proprie
entrare, ma questo evidentemente non viene considerato un
problema anche perchè gli stessi interessati non fanno
nulla per protestare. Detto ciò è vero che la strada più
semplice sarebbe quella di privatizzare le aziende (ormai
molto poche) ancora in mano allo Stato ma non sarebbe, a mio
avviso, la più giusta. Casi come la privatizzazione della
Telecom, dell'Enel che da un monopolio statale sono
semplicemente passate ad uno privato (con un'enorme
quantità di licenziamenti. Basti pensare che Telecom agli
inizi degli anni 90 contava più di 100.000 assunti tra
tutte le sue società mentre ora ne conta poco più di
50.000 con un progetto di riduzione nei prossimi anni a
35.000) con tutta una serie di considerazioni da fare che
non stiamo qua a discutere (vedi sub-sub appalti, vedi
ancora lavoro interinale, in affitto, o meglio lavoro
precario in enorme aumento con tutto ciò che socialmente
significa). Perciò, in fin dei conti la questione a
grandi linee si riduce semplicemente a:
- non
necessita svendere le aziende statali ma basta farle gestire
meglio (magari come si fa per quelle private con premi alla
dirigenza se si migliora l'assetto societario)
- occorre aumentare (di molto) i controlli su quei lavori
che permettono entrate in nero ed inasprire le pene (il
carcere non sarebbe male, come si fa negli USA - ma questo
in Italia finchè avremo oltre il 70% di avvocati e il 90%
di professionisti in Parlamento è impossibile)
Infine, ritornando al discorso iniziale, se questi due
semplici (a dirsi) assunti venissero attuati probabilmente
si riuscirebbe a diminuire di molto anche la tassazione sui
beni di consumo obbligatori.
15 marzo 2004 0:00 - Franco
Perchè non cominciamo a pretendere che il ministero o
l'antitrust controlli che il prezzo alla pompa tenga
opportunamente conto del prezzo acquistato in $ con il
corretto cambio Euro/dollaro?
14 marzo 2004 0:00 - Stellario Panarello.
Nel mondo dell’economia tutto è variabile. Ogni cosa
dipende da molte altre, tra loro interdipendenti. Assistiamo
così alle cosidette fluttuazioni. Così dette dal movimento
altalenante del mare: dai flutti, appunto. La Borsa è il
primo esempio che mi viene in mente.
Nulla sfugge
alle ferree leggi dell’economia. Nulla, tranne ciò che
viene artatamente manipolato. Non riesco proprio a capire a
quale scopo.
Esempi importanti di tale
annullamento di fluttuazione sono i prezzi delle
Assicurazioni auto e della benzina.
Al naturale
andamento fluttuatorio, è stato sostituito un diabolico
ingrannaggio dentato: una ruota che può girare (anche se a
piccoli scatti) solo in un senso. Tornare indietro è, per
costituzione fisica dell’ingranaggio dentato, fisicamente
impossibile.
Cosa possono farci lo Stato e le
Compagnie petrolifere, poverini?!