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Effetti dell'età e non solo. Il cervello che si raggrinzisce 
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Articolo di Primo Mastrantoni
10 settembre 2024 11:03
 
Imponente. Così possiamo definire il lavoro di analisi di quasi 50.000 scansioni cerebrali che ha rivelato cinque distinti modelli di atrofia cerebrale associati all'invecchiamento e alle malattie neurodegenerative. L'esame ha anche collegato gli schemi a fattori dello stile di vita come il fumo e il consumo di alcol, nonché a marcatori genetici ed ematici associati allo stato di salute e al rischio di malattia. 

L'invecchiamento può indurre non solo i capelli grigi, ma anche cambiamenti nell'anatomia del cervello che sono visibili, nelle scansioni della risonanza magnetica (MRI), in alcune aree che nel tempo raggrinziscono o subiscono alterazioni strutturali. Queste trasformazioni sono sottili. Purtroppo, l'occhio umano non è in grado di percepire i modelli di cambiamenti sistematici del cervello associati al declino.

In una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica "Nature Medicine", Christos Davatzikos (specialista in immagini biomediche, presso l'Università della Pennsylvania - Usa) e il suo gruppo hanno presentato uno studio che ha richiesto circa otto anni per essere completato. Gli scienziati hanno utilizzato un algoritmo applicato alla risonanza magnetica cerebrale di 1.150 persone sane, di età compresa tra 20 e 49 anni, e 8.992 anziani, tra cui molti che soffrivano di declino cognitivo. Sono state così riconosciute le caratteristiche ricorrenti dell'invecchiamento del cervello, consentendo di sviluppare un modello relativo alle sue strutture anatomiche. I ricercatori hanno quindi applicato lo schema alle scansioni MRI di circa 50.000 persone che hanno partecipato a vari studi sull'invecchiamento e sulla salute neurologica. 

Questa analisi ha prodotto cinque modelli distinti di atrofia cerebrale. Gli scienziati hanno collegato vari tipi di degenerazione cerebrale, legata all'età, alla combinazione dei cinque modelli.

Ad esempio, la demenza e il suo precursore, il decadimento cognitivo lieve, avevano collegamenti con tre dei cinque modelli. 

I ricercatori hanno anche trovato prove che i modelli che hanno identificato potrebbero essere utilizzati per rivelare la probabilità di una maggiore degenerazione cerebrale in futuro. "Se si vuole prevedere la progressione da uno stato cognitivamente normale a un lieve deterioramento cognitivo, un modello di riferimento  era di gran lunga il più predittivo", afferma Davatzikos. "Nelle fasi successive, l'aggiunta di un secondo schema arricchisce la previsione, il che ha senso perché individua la propagazione della patologia". Altri modelli erano collegati a condizioni tra cui il morbo di Parkinson e di Alzheimer e una combinazione di tre modelli era altamente predittiva di mortalità.

Gli autori hanno trovato chiare associazioni tra alcuni modelli di atrofia cerebrale e vari fattori fisiologici e ambientali, tra cui l'assunzione di alcol e il fumo, nonché quelle relativa alle caratteristiche genetiche e biochimiche associate alla salute. Davatzikos afferma che "i risultati riflettono l'effetto del benessere fisico generale sulla salute neurologica perché il danno ad altri organi può avere conseguenze anche per il cervello. Ovviamente, la complessità non può essere ridotta soltanto ai cinque modelli descritti". 

I risultati alimentano la speranza che si possano sviluppare metodi per rilevare le fasi iniziali delle malattie neurodegenerative.

(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 10 Settembre 2024)
 
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