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Canone/tassa Rai. La trasparenza svedese e l'opaco italico
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Articolo di Domenico Murrone
1 novembre 2007 0:00
 
Le istituzioni non sono cattive per un destino cinico e baro. Alcune sono limpide come l'acqua montana, altre non sanno cos'e' la trasparenza. Non e' solo questione di correttezza. La trasparenza fa anche risparmiare tempo e denaro. Cosi', come ha raccontato un servizio della trasmissione di Rai3 Report, in Svezia tutti i cittadini possono sapere quanto e' costato il viaggio istituzionale del ministro o del sindaco. In Italia non si riesce a sapere chi e' tenuto a pagare una tassa come il canone Rai.

Qui Svezia. I documenti possono essere richiesti in ogni modo, telefonando, scrivendo una lettera, anche solo una mail, o un fax, e devono essere consegnati in tempi brevissimi. . La conseguenza immediata e' che ogni funzionario pubblico fa molta attenzione a non spendere denaro in eccesso. Oltre al rispetto di un principio (chi amministra soldi di tutti deve spiegare come spende), si innescano meccanismi virtuosi che generano notevoli risparmi. Neppure gli amministratori svedesi per loro natura sono parsimoniosi.
Un giornalista . ha chiesto di consultare tutta la documentazione relativa alle spese telefoniche dei singoli ministri e ha scoperto cifre sbalorditive ... tutti hanno urlato allo scandalo. .quando 6 mesi dopo lo stesso giornalista e' tornato per consultare nuovamente quei documenti ha scoperto che le spese erano più che dimezzate ...

Qui Italia. I cittadini fanno fatica ad avere accesso agli atti della pubblica amministrazione e chiunque puo' vantare esperienze dirette. Ma non e' tutto. L'opacita' del rapporto tra cittadini e istituzioni e' patologica, tanto che non e' dato sapere con precisione neppure chi e' tenuto a pagare una tassa. In questo senso il canone Rai e' un caso 'di scuola'.
I call center Rai dicono che anche il possesso di un monitor di pc, di un videocitofono o di un videotelefono legittima la richiesta della tassa. Abbiamo provato, inutilmente, a chiedere conferme ufficiali al ministero delle Finanze, all'Agenzia delle Entrate e al ministero delle Comunicazioni, senza ottenere conferme alle tesi dei call center (si veda questo link: clicca qui).
Nessuna risposta, per il momento, neppure ad una interrogazione parlamentare. Alla trasparenza si preferisce la nebbia, che porta il cittadino ad essere sempre potenzialmente colpevole, ricattato da lettere minatorie che minacciano il fermo amministrativo dell'automobile, solo per il fatto di non pagare e senza alcuna prova che il non-abbonato possieda un apparecchio atto o adattabile alla ricezione di programmi televisivi. Questa nebulosita' non genera solo sfiducia nei cittadini, ma e' anche costosa. Quanto spende la Rai per pagare gli addetti che con fare mafioso lasciano bollettini per pagare il canone? Quanto costa inviare milioni di inutili lettere a chiunque cambi residenza?
Anche questi sono i costi della mancata trasparenza. Quanto si risparmierebbe, invece, se venisse privatizzata la Rai? Per garantire un reale servizio pubblico, finanziato con la fiscalita' generale, basterebbe un canale senza pubblicita'.
Invece si preferisce il baraccone. Purtroppo il potere politico non riesce ad evolversi. Pur di mantenere i privilegi, consentendo il malaffare, che inevitabilmente genera la mancanza di chiarezza, preferiscono sopportare le ondate di "antipolitica" generalizzata. E io pago!!!
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