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Eutanasia: l'ipocrisia di non ammettere la realta', la legge del 'io speriamo che me la cavo'
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Articolo di Donatella Poretti
22 marzo 2008 0:00
 
Se ha un compito la politica, credo che sia quello di prendere atto dei fenomeni sociali, governarli e disciplinarli in maniera tale che all'individuo venga concessa la maggior liberta' di scelta e di azione senza che questa, ovviamente, vada a colpire la liberta' degli altri. Uno Stato liberale, insomma, finite le ideologie del Novecento, dovrebbe ormai essere l'obbiettivo di tutti i partiti, le maggioranze e le minoranze presenti nella scena politica.
Una cartina al tornasole per misurare quanto questo possa esser vero sono gli interventi nel campo della bioetica, o piu' semplicemente dei diritti civili.
L'impossibilita' di avere una legge sul testamento biologico (e io aggiungo anche quella sull'eutanasia o suicidio assistito) e' una di queste cartine.
Se sul punto di partenza siamo tutti unanimi nel ritenere che il paziente debba poter scegliere se accettare o rifiutare una cura dopo essere stato preventivamente informato, non esiste alcuna ragione plausibile del perche' questo non possa accadere anche in quei casi in cui il paziente e' impossibilitato ad esprimere la sua volonta'. Dato per assunto che nessuno immagina che sia obbligatorio stilare un testamento biologico, chi riterra' utile scrivere le proprie direttive anticipate di trattamento potra' farlo e il medico dovra' rispettarle. Fare una legge che disciplini tale principio sarebbe solo un gesto di civilta' nei confronti delle tante persone che oggi si trovano in condizioni di dipendere solo dai parenti e dai medici che al suo posto prendono una decisione.
Piu' complesso il caso della regolamentazione dell'eutanasia, ma occorrera' pur riflettere sulla realta' che circonda il mondo dei malati terminali, su chi soffre di patologie gravi e incurabili con sofferenze fisiche e psichiche insopportabili. Ocorrera' cercare da una parte di leggere i dati che ci consegnano riviste mediche, associazioni e quotidiani che segnalano l'esistenza dell'eutanasia praticata in clandestinita' da medici e parenti di pazienti terminali. E occorrera' dall'altra leggere i dati certi solo sui suicidi di malati terminali: dati Istat sui suicidi in Italia nel 2004, ultimo anno rilevato, ci dicono che 1.528, su un totale di 3.481, hanno come motivo le malattie fisiche o psichiche. E' ragionevole pensare che almeno due terzi di questi 1.528 fossero affetti da malattie incurabili. Oltre 1.000 persone l'anno, 3 al giorno, si tolgono la vita perche' non possono chiedere di essere aiutate a morire rapidamente e senza sofferenze. A queste occorrerebbe aggiungere anche i tentativi di suicidio che non raggiungono l'obbiettivo, ma anzi possono andare a peggiorare situazioni gia' pessime fisicamente e psichicamente.
Occorrera', insomma, che la prossima legislatura compia quel passo che fino ad oggi non ha saputo fare: una legge sul testamento biologico e realizzare una necessaria indagine sul fenomeno dell'eutanasia clandestina in Italia per capire se e come intervenire con una norma.
Purtroppo la legislatura passata ha segnato due sconfitte: da una parte il Senato non e' riuscito neppure ad arrivare ad un testo di base in commissione nonostante l'impegno del presidente Ignazio Marino, dall'altra la Camera non ha voluto dare seguito alla richiesta di Piergiorgio Welby, sottoscritta da migliaia di cittadini e anche da parlamentari su una indagine conoscitiva sulla pratica dell'eutanasia clandestina in Italia.

* Donatella Poretti (Radicali) e' candidata al Senato per il Partito Democratico

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