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Il narcotraffico degli Hezbollah libanesi?
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Articolo di Redazione
17 dicembre 2011 12:48
 
La droga non ha religione ne' tantomeno frontiere, da cui la piu' improbabile alleanza tra ilcartello messicano dei Los Zetas e gli Hazbollah.
Secondo un'inchiesta americana starebbe per essere pubblicato un dossier esplosivo che individua un legame tra il partito sciita libanese, una banca di Beirut, i cartelli colombiani, i Los Zetas e i consumatori americani. Un uomo di 47 anni, attualmente latitante, e' stato individuato come autore di questi legami e la corte federale di Alessandria (Usa), ha reso pubblico un atto d'accusa contro di lui. Una rete che sarebbe stata costruita attraverso la libanese Canadian Bank, accusata pubblicamente dalla Dea americana in febbraio scorso per riciclaggio internazionale di denaro sporco.
Il Quotidiano The New York Times, che ha trattato ampiamente questa vicenda in una inchiesta, ritiene che gli Hezbollah lavorano coi cartelli della droga per necessita' di nuovi finanziamenti. Per il quotidiano americano questi “fatti mostrano i cambiamenti politici e militari in corso in Libano e Medio Oriente”. Nel corso degli anni gli Hezbollah avrebbero ricevuto 200 milioni di Usd all'anno da parte dell'Iran, e una piccola parte anche dalla Siria. Ma le sanzioni internazionali contro l'Iran e la crisi interna siriana non consentono piu' a questi due Paesi di dare aiuti. Ma il professor Dominique Avion, dell'Universita' del Maine, autore del libro “Gli Hezbollah”, e' scettico su questa analisi: “nell'attuale contesto i loro alleati avrebbe piuttosto interesse a serrare le fila e continuare a finanziarli. Essi hanno sempre del denaro, e nel caso di bisogno lo possono ricavare mettendo sotto pressione la popolazione”.
Per Jean-Luc Marret, capo della ricerca alla Fondazione per la ricerca strategica “'l'uso della droga e' una vecchia accusa contro gli Hezbollah, che hanno sempre negato anche che le piantagioni della Bekas abbiano a che fare con loro, ma che beneficiano dei contributi dei simpatizzanti”. Secondo Samir Fangié, uno dei cervelli dell'opposizione conosciuta come “il 14 marzo”, nel quotidiano Liberation del mese scorso valuta che il partito e' molto diviso, avendo perduto la propria reputazione di integrita' in quanto si e' lasciato prendere dalla corruzione, passando da una situazione di movimento per la resistenza a vera e propria mafia”.
Il New York Times propone un grafico per spiegare il modo complesso in cui si sono edificate queste reti finanziarie. La droga prodotta in Colombia e' inviata in Africa per la sua destinazione finale, l'Europa. I soldi raccolti sono inviati tramite agenti di cambio alla LCB. La banca libanese reinveste i soldi in due modi: acquista beni manufatti in Asia che poi sono inviati in America del Sud per essere venduti e cosi' pagare i cartelli. Altrimenti acquistano automobili d'occasione in Usa, che poi sono rivendute in Africa, i proventi sono poi inseriti nel circuito finanziario. Il resto dei soldi va a finanziare gli Hezbollah.
Secondo le autorita' americane, 200 conti della libanese Canadian Bank, sarebbero direttamente intestati a persone vicine all'organizzazione sciita. La banca e' stata recentemente acquistata dalla Societa' generale della banca in Libano, una filiale del gruppo francese e l'audit fatto da Deloitte al momento della vendita non ha rilevato niente di anomalo.
Il New York Times cita agenti che raccontano una storia degna di un film di spionaggio: un agente della DEA sotto copertura e' entrato in contatto nel 2007 a Bogota' con un libanese vicino all'organizzazione sciita per trasportare droga. 950 chili sono stati quindi trasportati fino in Siria, via Giordania e Libano con la benedizione degli Hezbollah, che avrebbero percepito una commissione per garantire la sicurezza del trasporto. Ma prima che tutte le connessioni potessero essere stabilite, l'affare e' andato a gambe all'aria grazie all'ingresso della CIA nella vicenda.
Ali Fayyad, parlamentare e stratega politico degli Hezbollah, valuta che si tratti di propaganda americana e che innocenti uomini d'affari sciiti siano perseguitati per il solo fatto aver fatto guerra contro Israele.
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