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Le riforme solo annunciate deprimono
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Articolo di Domenico Murrone
1 agosto 2008 0:00
 
In un recente articolo, pubblicato su www.lavoce.info viene messa in dubbio la relazione 'governo che fa le riforme uguale governo bocciato alle elezioni'. L'analisi condotta da Pietro Biroli, Marco Buti e Alessandro Turrini, che lavorano per la Commissione europea, elimina la giustificazione che molti politici italiani si 'danno' quando devono scegliere se approvare riforme radicali oppure tirare a campare. L'indagine e' stata condotta negli archivi elettoralie delle riforme strutturali di 21 Paesi dell’Ocse nel periodo tra il 1985 e il 2004. Risulta che la percentuale di esecutivi confermati dopo aver approvato riforme strutturali e' superiore al 50%, dato quasi identico a quello registrato per i governi che in una legislatura non hanno approvato riforme importanti. Quindi fare o non fare le riforme e' un fattore quasi ininfluente rispetto alla rielezione di un primo ministro.  
Dal 1994 in Italia si alternano coalizioni di centro destra e di centro sinistra, nessuna e' stata riconfermata. Ben al di sotto della media registrata nei 30 Paesi Ocse (1).
Azzardiamo un'ipotesi. La mancata riconferma e' stata influenzata dal costante annuncio di riforme strutturali da parte dei governi che si sono succeduti, senza che questi propositi si trasformassero in realta'.
E' questo un elemento rilevante che peggiora l'umore degli italiani, costretti dai continui annunci a non avere punti fermi per il futuro, da politici incapaci di andare fino in fondo, timorosi del malcontento che inevitabilmente viene fuori quando le regole del gioco vengono modificate. E pronti a zigzagare all'indietro.
 
Spesso vengono diffusi sondaggi sulla fiducia che i cittadini nutrono rispetto al futuro. In questa fase siamo ai minimi. Sono sondaggi che semplificano in un indice una realta' molto complessa. Eppure hanno un loro rilievo, perche' alto indice di fiducia porta gli individui a 'rischiare' per tentare di migliorare la propria situazione. Nel 1950 gli italiani avevano molto meno di oggi, eppure scommettiamo che un sondaggio che misurasse la fiducia a soli cinque anni dalla fine di una guerra, avrebbe evidenziato un indice molto piu' elevato di quello attuale. Anche questa fiducia contribui' alla realizzazione del cosiddetto miracolo italiano.
 
E' certamente difficile, in un contesto dove i venti di crisi spirano su molti Paesi del mondo, ridestare i politici e soprattutto gli italiani da un torpore che si trascina da anni grazie a mezze politiche, mezze scelte e mezze illusioni. Ci si riuscira' solo avendo piena coscienza che il mondo di domani e' pieno di incognite che non si potranno risolvere respingendo le novita'. Mettendo anche in conto (come scriviamo nell'editoriale di Avvertenze) che circolare con un'automobile non significhera' necessariamente farlo con un Suv o una finta utilitaria come la Fiat 500, ma potrebbe farlo con un'auto indiana da poche migliaia di euro.
 
La politica dell'attuale governo, purtroppo, ruota solo attorno al filo conduttore: chiudere delimitare respingere; dagli immigrati, alle possibili societa' estere padrone di imprese italiane (vedi Alitalia).
Una politica che rassicura nell'immediato (lo slogan padroni a casa nostra ha un certo fascino), ma che non prepara una nazione ad affrontare il nuovo mondo, le nuove difficolta' e ambire a nuovi traguardi.
 
Speriamo che, dopo aver 'rassicurato', il governo si decida a fare le riforme strutturali vere, a cominciare da una profonda liberalizzazione in tutti i settori: abolendo i privilegi per gli inutili ordini professionali, rivedendo e semplificando profondamente le regole del mercato del lavoro e favorendo la reale concorrenza nei settori dei servizi (banche, telecomunicazioni, ecc.).
 
 
 
(1) Ocse: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, a cui aderiscono 30 Paesi industrializzati.
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