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Scuola, Gelmini e contestazione: la deleteria contrapposizione di due torti
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Articolo di Domenico Murrone
1 novembre 2008 0:00
 
A prescindere dalle intenzioni, riteniamo che attorno alla scuola italiana si combatta una battaglia che vede contrapporsi due torti. La ministra Mariastella Gelmini si pone l'alto obiettivo di riformare la scuola e presenta una serie di provvedimenti meramente contabili: spendiamo troppo, quindi aumentiamo il numero medio di allievi per insegnante e via cosi'. Dall'altra parte, gli studenti e gli insegnanti, finiscono per difendere lo status quo, che e' fatto di disorganizzazione, burocratizzazione e sprechi. Il focus dell'attuale sistema scolastico non e' sull'insegnamento, ma su chi lavora nella struttura (e non si pensi solo a insegnanti, bidelli e applicati di segreteria, ma anche a tutta la burocrazia che lavora negli ex provveditorati provinciali e nella sede del ministero a Roma).
Da un parte una visione meramente contabile delle scuola, con accenni di autoritarismo discriminatorio (classi separate agli immigrati), dall'altra la difesa della scuola (pseudo) pubblica, che e' invece al servizio di interessi privatissimi dei baroni universitari e non solo. La scuola, in pratica, non sfugge alla logica delle caste che caratterizza l'Italia.
Giusto un anno fa pubblicammo un articolo che parlava della casta dei baroni universitari e di quella dei precari, destinati ad avere un posto fisso ... Lo riproponiamo.
 
Baroni universitari e insegnanti: come la casta nobile sfrutta la casta precaria
In Italia le corporazioni sono una realta' fatta di caste 'nobili' e caste 'plebee'.
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Il sistema di formazione e reclutamento degli insegnanti ci offre uno spaccato interessante delle dinamiche tra corporazioni, dove la casta 'nobile' dei baroni universitari, sfrutta la casta 'precaria' degli insegnanti senza cattedra.

Come funziona. Gli insegnanti senza cattedra sono inseriti in una graduatoria che cambia regole di funzionamento ad ogni nuovo ministro della Pubblica istruzione. Ad aumentare il punteggio concorrono vari elementi, tra cui titoli di studio e gli anni di esperienza. Un anno di lavoro, per esempio, da' 12 punti. Le graduatorie sono provinciali e ogni anno, tra luglio e agosto, il Csa (ex provveditorato) assegna cattedre nelle scuole 'scoperte' per l'anno scolastico a venire. Spesso per gli insegnanti le assegnazioni sono un'esperienza drammatica. La disorganizzazione e' totale e, in questo clima, ogni insegnante spera che altri non gli 'rubino' l'istituto piu' vicino alla propria residenza o quello dove si e' trovato bene l'anno precedente. 'Una lotta fra poveri'.
Quest'appuntamento e' l'occasione per conoscere i propri rivali: coloro che sono in graduatoria immediatamente prima e dopo. Accanto alla cordialita', tra colleghi aleggia il timore che quello che ti sta sotto possa scavalcarti. Il timore e la competizione aumentano in vista di assunzioni a tempo indeterminato. E siamo proprio in questa fase: il ministero della Pubblica istruzione ha previsto 150 mila immissioni a ruolo nel giro di pochi anni, a fronte di circa 200 mila precari. Migliaia e migliaia di insegnanti che fanno parte di una piccola-grande casta: quella dei destinati ad avere un posto fisso ... prima o poi, ... elezione dopo elezione. Solo pochi si stancano di aspettare 10-20-30 anni. Tanto il posto e' un diritto acquisito, anche se anno dopo anno bisogna combattere, pagando un caro prezzo ad altre corporazioni.

L'arma in piu': la farsa dei corsi di perfezionamento organizzati dai baroni. Uno strumento in piu' per la scalata al punteggio sono i corsi di perfezionamento, organizzati dalle universita' e gestiti dai baroni, che grazie ad una legge, regalano un punto in graduatoria ai precari che spendono dai 400 ai 600 euro.
I corsi sono una farsa: la frequenza non e' obbligatoria e anche il test finale e' possibile effettuarlo a distanza: non occorre studiare, basta copiare direttamente dal libro di testo e spedire il tutto tramite email al professore.
Si e' creato, pertanto, un meccanismo vizioso. I precari non possono non fare questi corsi. Senza il punticino, rischi di essere scavalcato da una decina di concorrenti. Tutti pagano e incassano il punto, ma il risultato in graduatoria e' neutro. L'unico a guadagnare e' il sistema baronale che regna nelle universita' italiane, che e' ben contento di poter drenare milioni di euro ogni anno dalle tasche dei precari. E i corsi prolificano. La sola facolta' di Scienza dell'educazione di Firenze per l'anno accademico 2007-08 ne ha indetti ben 16. Uno di questi e' titolato Comunicare i saperi nella scuola dell'autonomia (titolo etereo e burocratico allo stesso tempo), che ha, appunto queste caratteristiche: partecipazione al corso facoltativa, 400 euro di tassa di iscrizione, riconoscimento di 1 punto, prove finali online: clicca qui.
Negli anni passati, non sono mancati casi di test finale sostenuto, per esigenze burocratiche, quando le lezioni non erano ancora terminate.

Tutto qui? No. Accanto ai corsi di perfezionamento, ci sono i master che costano il doppio: "Si studia ancora meno" e danno ben tre punti. Ale'! Basta pagare i baroni e il 'plebeo' si garantisce la permanenza nella casta precaria.  
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