testata ADUC
ABORTO
Scarica e stampa il PDF
Comunicato 
9 agosto 2001 0:00
 


I DATI DEL MINISTERO SULLA DIMINUZIONE DEGLI INTERVENTI CONFERMANO CHE LA STRADA DA SEGUIRE E’ QUELLA DI UN PIU’ FACILE ACCESSO A QUESTA PRATICA.
PER QUESTO OCCORRE SEMPLIFICARE GLI INTERVENTI CON L’ABORTO FARMACOLOGICO (RU486), LO SNELLIMENTO DELLE PROCEDURE DEL DIRITTO DI ACCESSO E L’AMPLIAMENTO DELLE STRUTTURE ANCHE AL SETTORE PRIVATO.

Firenze, 9 Agosto 2001. I dati del ministero della Sanita’ sono significativi: il ricorso all’interruzione di gravidanza e’ in calo del 3,1% tra il 1999 e il 2000, e del 42,6% rispetto al 1982, quando si registro’ il maggior numero di interventi.
Al di la’ dell’analisi specifica dei dati (con la preoccupazione che sono le giovani che ricorrono sempre piu’ spesso all’aborto, per cui un dubbio sull’efficacia delle campagne di informazione e sulla funzione della scuola, e’ piu’ che legittimo), la diminuzione e’ una conferma di come sia stato giusto, a suo tempo, scegliere la strada della legalizzazione della pratica abortiva, proprio per sanitariamente circoscrivere il fenomeno a quello che e’ (un semplice intervento) e favorire il diffondersi di una cultura della prevenzione senza la disperazione della clandestinita’ –culturale, oltreche’ giuridica- in caso di errore.
Una conferma che, a questo punto –dice il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito- ha bisogno di ulteriori incentivi: rimuovendo quegli ostacoli che ne rendono ancora complicato il ricorso.
Per l’aspetto sanitario/clinico, vista anche l’esperienza positiva acquisita da quasi tutti i Paesi nostri partner europei e negli Usa, bisogna che sia possibile anche l’interruzione farmacologica (pillola RU486): i suoi vantaggi clinici, economici e temporali sono ampiamente sperimentati (per un maggiore approfondimento si puo’ andare sullo specifico sito del nostro portale Internet) . Per fare questo e’ sufficiente l’intervento del ministero della Sanita’, cosi’ come stiamo perorando anche con una specifica petizione, sempre sul sito di prima.
Per l’aspetto logistico, invece, e’ necessario l’intervento del legislatore, abolendo il certificato medico (vero e proprio ricatto psicologico e morale) che oggi serve per consentire ad una donna di abortire, e far si’ che l’intervento sia possibile anche in strutture private, e non solo quelle pubbliche e convenzionate. Una riforma che cancellerebbe definitivamente il ricorso alla clandestinita’ (il caso della clinica romana Spallone e’ ancora sulle cronache), specialmente per quei soggetti piu’ deboli (come, per esempio, prostitute di nazionalita’ straniera, che, presenti illegalmente sul nostro territorio, sono un eccellente occasione di guadagno per praticoni e medici clandestini senza scrupoli).
Si tratta, in sostanza, di prendere atto del trend positivo innescato dalla legalizzazione della pratica abortiva, e aggiornarla agli anni 2000, dopo piu’ di venti anni di rodaggio, confortati dai risultati diffusi ora dal ministero della Sanita’. L’ideologia che alcuni vorrebbero frapporre, limitando invece la possibilita’ del ricorso all’aborto, e’ evidente che ci farebbe tornare indietro, dandoci risultati contrari a quelli raggiunti fino ad oggi.
Pubblicato in:
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS