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"PARTORIRAI NEL DOLORE" … OPPURE PAGHI!
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Comunicato 
10 settembre 2001 0:00
 


L’ADUC CHIEDE AL MINISTERO DELLA SALUTE PERCHE’ BISOGNA PAGARE PER L’ANESTESIA EPIDURALE ALLE PARTORIENTI, E AUSPICA IL RICONOSCIMENTO DI UN DIRITTO SANITARIO COME QUALUNQUE ALTRA PRESTAZIONE

Firenze, 10 Settembre 2001. Se una donna che deve partorire desidera farlo senza dolore, deve pagare, tranne che, con anestesia totale (e tutto cio’ che comporta di pericoli), non finisca nelle mani di quegli ospedali dove i parti cesarei sono in numero altissimo (28,6% dei totali in Italia nel 1999/2000 –dati Istat, in aumento rispetto all’11,2% del 1980) ed e’ la prima cosa che propongono ad una donna con un po’ di timori (il rimborso del SSN all’Asl e’ piu’ alto rispetto ad un parto tradizionale).
Stiamo parlando dell’anestesia epidurale –dice il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito- che viene praticata solo dietro pagamento anche per chi gode di tutti i vantaggi del SSN (ci risultano cifre anche di 1 milione di lire), tranne i casi in cui i sanitari intervengono in una situazione di pronto soccorso (eccessivo dolore durante il parto che possa compromettere la riuscita dello stesso e/o la salute della partoriente).
Secondo il Comitato Nazionale per la Bioetica, in un documento del 30 marzo 2001, "il diritto della partoriente di scegliere un’anestesia efficace dovrebbe essere incluso tra quelli garantiti a titolo gratuito nei livelli essenziali di assistenza". Lo stesso documento ricorda come in Gran Bretagna e Francia questa anestesia sia utilizzata dal 70% delle partorienti mentre in Italia dal 15-20% (10,6% secondo un dato Istat di aprile 2001) (90% negli Usa, aggiungiamo noi).
Ma questa pronuncia, che fa parte di un documento sollecitato dall’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato sul tema della "vita morente", sembra che per ora sia rimasta li’.
Probabilmente il ministro della Sanita’ dell’epoca, Umberto Veronesi, non ha fatto a tempo a prenderne atto visto che il suo mandato e’ scaduto poco dopo il 30 marzo. Ma sui tavoli nel nuovo ministro della Salute, Girolamo Sirchia, il documento c’e’, e siccome ci sembra che il ministro abbia ampiamente manifestato la sua intenzione, nell’ambito delle recenti polemiche sull’aborto sollevate da un progetto di legge del ministro Rocco Buttiglione, di venire incontro alle partorienti piu’ di quanto non si sia fatto fino ad oggi, crediamo che questa sia una buona occasione per dimostrarlo.
Sappiamo che sulla materia ci sono diverse scuole di pensiero, non ultima quella che auspica la presenza del dolore come componente essenziale del valore etico del parto, ma auspichiamo che non sia questa la principale motivazione per cui, fino ad oggi (visto che l’anestesia epidurale non e’ una scoperta dell’altro giorno), si e’ glissato sull’argomento. Sappiamo anche che stiamo aupiscando un diritto di scelta della partoriente che, vista l’aria che tira al ministero della Salute, non sembra essere tra i diritti considerati fondamentali, ma proprio per questo chiediamo una pronuncia ufficiale da parte del ministero, in modo che ci mettiamo l’anima in pace e non continuiamo ingenuamente a credere che questo diritto non ci sia perche’ non si era fatto troppo caso alla sua importanza.
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