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ATTENTI ALL’EURO … AGLI ASSEGNI
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Comunicato 
17 novembre 2001 0:00
 


UN ASSEGNO IN EURO POTRA ESSERE PAGATO CON UN VALORE IN ITALIA E CON UN ALTRO VALORE IN UN ALTRO PAESE DELLA ZONA EURO

Firenze, 17 Novembre 2001. Il passaggio indolore dalla lira all’euro non e’ tale, non solo per la italica propensione a vivere nel "complicato" per mancanza di certezza del diritto, ma anche per dati di fatto spesso sottovalutati. E’ quello che potra’ succedere –dice il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito- a chi avra’ la sventura di ritrovarsi con un assegno in euro con l’importo in cifre diverso da quello in lettere. Oggi, per fortuna succede di rado che qualcuno sbagli a compilare un assegno in questo modo, ma dal 1 gennaio crediamo che potra’ essere molto piu’ frequente, perche’ le abitudini e il calcolo di cambio (mentale o meno poco importa) che accompagnera’ ogni nostra operazione potranno piu’ facilmente indurci in errore.
Il problema sta nel fatto che, mentre in Italia vale l’importo in lettere, negli altri Paesi della zona euro, dove gli assegni potranno essere utilizzati, vale l’importo in numeri. Un particolare non di poco conto, perche’, se un assegno che riporta 1000 euro a numeri risulta scritto in lettere come cento euro, in Italia sara’ pagato per 100 euro, ma se vado a Innsbrusck quanto a Nizza, mi verra’ pagato 1000 euro. Se vogliamo complicarci un po’ di piu’ la vita, ma di fronte ad una realta’ che e’ tale, potremmo prendere anche l’ipotesi in cui l’assegno da riscuotere sia di una banca greca, finlandese, danese, fiamminga (forse le lingue della zona euro meno conosciute in Italia, ma che saranno usate per la compilazione di assegni di banche dei rispettivi Paesi, come stabiliscono le norme): il cassiere della nostra filiale sara’ in grado di verificare che l’importo in lettere sia lo stesso di quello in cifre, per poi, eventualmente, pagarci quello in lettere? Ne dubitiamo, a meno che ogni banca abbia dei traduttori a portata di mano, con la prospettiva (visto il marciare spedito dell’allargamento dell’Ue) di doversi munire di traduttori anche per il ceco, l’ungherese e il polacco. Certo, se nel frattempo l’Ue si fosse dotata di una lingua unica, tipo l’esperanto, il problema potrebbe essere risolto, ma crediamo che il problema linguistico sia solo la conseguenza di una norma che dovrebbe essere rivista, con urgenza, perche’ gli assegni in euro cominciano gia’ a far parte del nostro quotidiano.
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