testata ADUC
CASE DA GIOCO : ALLA PROSSIMA
Scarica e stampa il PDF
Comunicato 
18 dicembre 2001 0:00
 
IL PARLAMENTO RESPINGE L'EMENDAMENTO ALLA FINANZIARIA CHE VOLEVA ESTENDERE L'ATTUALE DEROGA PER 5 CASE DA GIOCO AD UNA PER OGNI REGIONE.
LO STATO BISCAZZIERE PREFERISCE TENERSI CIO' CHE HA, ALIMENTANDO L'IPOCRISIA MORALISTICA CHE IN MATERIA LO CONTRADDISTINGUE

Firenze, 18 Dicembre 2001. E' stato respinto (362 voti contro 107) l'emendamento alla Finanziaria, presentato da un gruppo di deputati di Alleanza Nazionale con in testa il suo capogruppo Ignazio La Russa, per la regionalizzazione della deroga all'articolo 721 del codice penale (che stabilendo cosa sia il gioco d’azzardo, ne consente deroghe e interpretazioni). Quindi continueremo a tenerci i 5 casino' consentiti, e potremo continuare ad andare a quei 160 che all'estero, fasciano i confini nord dell'Italia.
Com'era previsto -dice il presidente del'Aduc, Vincenzo Donvito- si e' trattato della solita stellina di fine anno, che puntualmente compare nel firmamento della legge Finanziaria da diversi anni a questa parte, per porre il problema e basta. E c'e' da sottolineare il pesante intervento del Governo (per voce del vicepresidente Gianfranco Fini) che ha chiesto di votare contro, nonostante i proponenti fossero della stessa maggioranza (e dello stesso partito nel caso di Fini).
Se l'emendamento fosse passato, avremmo solo avuto un'estensione del potere dello Stato biscazziere, e non la liberalizzazione del gioco d'azzardo e quindi il riconoscimento delle capacaita' di intendere e di volere (e quindi di scegliere) di ogni cittadino italiano. Per cui, per quanto ci riguarda, non avrebbe modificato molto la situazione, mantenendo di fatto la divisione tra due mercati, quello clandestino e quello concesso: lasciando il primo alla gestione della malavita e il secondo a quella dello Stato.
Ma di una cosa significativa abbiamo avuto oggi conferma, ascoltando anche il dibattito parlamentare che ha poi portato al voto: il gioco d'azzardo, come tutti quei comportamenti e quelle scelte che fanno parte della sfera delle libere scelte dell'individuo, non e' una questione di schieramento politico (destra, centro o sinistra che si voglia), ma esclusivamente di cultura. Da una parte coloro che credono che l'amministrato debba essere costantemente indirizzato con obbligo, dalla culla alla bara, e dall'altra coloro che mettono al centro l'amministrato, e intorno ad esso una struttura legislativa e statuale che gli consenta di fare tutto cio' che crede senza fare male ad altri che non, eventualmente, se stesso. Un modo di essere che non ha una patria e una parte politica, ma che puo' benissimo convivere in qualunque forma di pensiero e di approccio alla vita. Stiamo parlando dei diritti dei consumatori, contrapposti a quelli dei sudditi.
Il Parlamento di oggi ha confermato l'ipocrisia del gioco di Stato e solo nelle forme di cui ha gia' previsto l'organizzazione (i 5 casino' in deroga, il Bingo, il gratta-e-vinci, le varie lotterie, etc.), respingendo un'estensione di questa organizzazione, nonche' la pur minima possibilita' di affrontarlo alla radice del suo problema (il divieto e la concessione in deroga) -nonostante le promesse promulgate nei discorsi di chi oggi in Parlamento chiedeva un provvedimento piu' organico.
La cosa piu' semplice (l'abrogazione dell'articolo 721 del codice penale), trasferendo la materia alle abituali regole del commercio e dell'intrattenimento, probabilmente continua ad essere troppo semplice, perche' lederebbe proprio li' dove il potere guadagna: sulla mancanza di liberta' dell'individuo consumatore e sugli introiti economici riservati allo Stato.
Pubblicato in:
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS