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E-COMMERCE ALL'EUROPEA, CIOE' LIMITATO
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Comunicato 
13 febbraio 2002 0:00
 


LE NUOVE NORME SULL'IVA SARANNO UN DURO COLPO ALL'ESPANSIONE DEL COMMERCIO ELETTRONICO

Firenze, 13 febbraio 2002. Il Consiglio Ecofin ha approvato la direttiva sull'Iva nell'E-commerce, e ora passera' al Parlamento Europeo, che dovrebbe ratificarlo entro la prossima estate. Il consumatore europeo dovra' cosi' pagare l'Iva sui servizi elettronici anche se acquistati da un commerciante che ha sede fuori del territorio dell'Unione, perche' quest'ultimo, per poter vendere in Europa, dovra' registrarsi in un Paese dell'Unione e trimestralmente versare l'Iva su un conto bancario, dopo aver presentato una dichiarazione (che dovra' fare anche nel caso di alcun versamento).
Ci auguriamo che il Parlamento di Strasburgo abbia un guizzo di intelligenza e lungimiranza economica -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- e non si presti a fare il passacarte delle decisioni protezioniste dei ministri finanziari degli Stati nazionali. Si', perche' si tratta proprio di decidere se l'E-commerce debba essere favorito o penalizzato.
Nel primo caso valga l'esempio Usa, dove lo scorso novembre il Senato ha abolito la Sales tax (la loro Iva) sugli acquisti online, dopo un periodo sperimentale in cui si erano visti quei benefici effetti che continuano a far si' che quel Paese sia il primo nel mondo in questo settore, con tutto cio' che comporta in migliore qualita' e minori costi per il consumatore, nonche' in piu' opportunita' di lavoro.
Nel secondo caso (la penalizzazione) succedera' che saranno pochissime le aziende non Ue (soprattutto Usa) che vorranno vendere nel nostro mercato, sia per la mancanza di concorrenzialita' dei loro prodotti che per i costi di tenuta fiscale che dovranno sostenere.
Il consumatore europeo sara' quindi di serie B rispetto a quello Usa, dovendo comprare prodotti a prezzi piu' cari.
La limitata visione protezionista, ha portato i nostri governanti a frenare l'espansione del mercato, cercando di avere i vantaggi da posizioni di rendita piuttosto che di mercato. A nostro avviso sarebbe stato di lunga visione, sul modello Usa, abolire l'Iva su tutte le transazioni online, invece di perfezionare il sistema di esazione li' dove il mercato verso gli Usa e' decisamente piu' sviluppato, i prodotti elettronici per l'appunto. Sarebbe stato un danno per l'Erario? Lo lasciamo pensare a chi ha una visione statica dell'economia, facendola rientrare negli schemi di presunti piani che poi fanno acqua da tutte le parti (sara' interessante, nel nostro caso, sapere come tecnicamente avverranno i controlli per le evasioni -un "grande fratello" in ogni computer?). Noi, invece, crediamo che ad un simile incentivo (l'abolizione dell'Iva) non potrebbe non corrispondere un aumento quantitativo dello scambio delle merci, con relativo incremento di attivita’ in tutti i settori connessi, nonche’ del gettito fiscale (basato non sul valore aggiunto –come l’Iva- ma su quello reale). Si tratta solo di concepire e mettere in pratica un'economia basata sui consumi e la loro incentivazione, e non solo sul controllo degli stessi.
Ora la decisione spetta al Parlamento Europeo, ai cui membri abbiamo inviato queste nostre considerazioni, perche' si facciano portatori di ricchezza economica e non sanciscano il solito salasso ai danni del consumatore e della sua necessita' di non perdere opportunita'.
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