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DECREMENTO DEMOGRAFICO
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Comunicato 
12 febbraio 2002 0:00
 


L'INFELICE "FATE PIU' FIGLI" DEL GOVERNATORE DELLA TOSCANA E' IL PRELUDIO ALLA CHIUSURA DELLA DIFFUSIONE DELLA RICCHEZZA

Firenze, 12 febbraio 2002. La fotografia che l'Irpet (Istituto per la programmazione economica della Toscana) ha fatto della Toscana, con la constatazione di una diminuzione della natalita', ha indotto il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, ad invitare i residenti a fare piu' figli, con la promessa di anche un aiuto economico da parte dell'amministrazione.
Con tutto il rispetto storico che si deve avere per i fatti che gia' ci sono stati -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- non possiamo non ricordare il parallelismo dell'invito del governatore toscano con quello di "fare figli per la patria", che caraterizzo' buona parte di quel periodo in cui l'Italia fu governata da Benito Mussolini. A cosa servirono quei figli, ce l'ha detto la storia del nostro ingresso in guerra e della nostra sconfitta. Un ricordo storico che e' sempre bene far riaffiorare, perche' puo' servire da barometro per la comprensione del nostro tempo e la conseguente organizzazione economica-politica che dovrebbe cercare di soddisfare le nostre esigenze di vita.
La risposta che il governatore Martini da' al mondo che esplode di nascite, con le conseguenze che arrivano piu' o meno drammaticamente fin nelle nostre case, e' quella di fare piu' figli. Le campagne di controllo demografico sono la maggiore preoccupazione di tutte le organizzazioni locali e mondiali che hanno a che fare con la sopravvivenza e le difficolta' di un mondo di bimbi falcidiati da fame e malattie, e la proposta del nostro governatore e' quella di fare piu' figli. Ci sembra che, in questi contesti, neanche il papa cattolico romano, faccia questi appelli piu' di tanto. Probabilmente Martini cerca in questo modo di dare corpo e consistenza a quello che "Toscana" possa significare, in termini economici, culturali e di civilta', ma non si capisce perche' la prolificita' maternale delle donne toscane debba essere la risposta. Ci viene il dubbio che il nostro governatore non sia sufficientemente andato a farsi un giretto presso le numerose comunita' di immigrati (cinesi soprattutto) che popolano Firenze e la Toscana, "sfornando" bambini piu' o meno dopo qualunque rapporto sessuale, e non abbia verificato come questi bimbi (esistenti, volente o nolente il nostro governatore) chiedono "toscanita'" al pari di qualunque altro essere vivente che, a differenza loro, ha scelto questa regione per cercare di vivere. Perche', se si decide che queste persone devono stare sul territorio di Toscana e non essere rispediti dalle disperazioni da cui provengono, si ha il dovere civico, politico e umano di metterli in condizione di essere eguali agli altri nei diritti come nei doveri.
Una domanda, al nostro governatore: toscani si nasce o si diventa? Siamo in presenza di una religione monoteista, monogametica, razzialmente protetta, dove per farne parte ci si deve convertire, o, invece, di un comportamento, un modo di essere e rapportarsi che puo' produrre ricchezza, in tutti i sensi?
Crediamo che la retorica populista del nostro governatore abbia avuto il sopravvento sulla razionalita' e l'intelligenza della economia e della politica. C'e' bisogno di piu' "toscani"? Diamo gli strumenti perche' chi gia' c'e' possa esserlo meglio, e, soprattutto, creiamo le condizioni perche' ci sia piu' "toscanita'" nel mondo e piu' mondo nella "toscanita'".
Perche' non creare, per esempio, migliori condizioni perche' in Toscana sia favorita l'adozione nazionale e internazionale? Perche' non creare migliori strutture di accoglienza per quei bimbi che gia' ci sono sulla faccia della Terra, per meglio proiettarli verso chi desidera adottarli? Non sarebbe questa una "toscanita'"?
Altro che "fate piu' figli". Diamo migliori servizi a chi gia' c'e', e che vorrebbe e potrebbe esserci.
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