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DIMINUZIONE PREZZI DEI FARMACI
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Comunicato 
31 gennaio 2002 0:00
 


SARANNO ILLUSORI SE NON SI LIBERALIZZA IL SISTEMA DI DISTRIBUZIONE E NON LO SI DEPURA DEI PRIVILEGI DI NICCHIA

Firenze, 31 gennaio 2002. Ben vengano le iniziative del ministro della Salute per cercare di far abbassare i prezzi dei farmaci, perche' il risparmio, oltre a quello diretto dei consumatori, sarebbe quello indiretto di tutti attraverso la spesa pubblica.
Ma non basta -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- perche' se comunque il sistema di distribuzione e i privilegi restano quelli attuali, ad apparenti vantaggi iniziali seguira' un assestamento del mercato che penalizzera' sempre l'anello finale, il consumatore.
Stiamo parlando dei processi di privatizzazione delle farmacie comunali e dei farmaci cosiddetti da banco.
Nel primo caso, le privatizzazioni delle farmacie comunali, se procederanno nel modo anomalo come, dove sono cominciate, stanno andando, l'elemento concorrenza, che e' quello che favorisce la diminuzione dei prezzi e l'aumento della qualita', continuera' a mancare. Dove si e' deciso di vendere le farmacie (in citta' come Brescia e Firenze, per esempio), le societa' che acquisiscono il diritto a farlo sono di proprieta' o controllo maggiortiario dello stesso Comune; quindi cambia solo l'assetto societario, ma la sostanza sul mercato rimane la stessa, e non vedremo mai una farmacia ex-comunale fare concorrenza ad un'altra ex-comunale o cercare di approvvigionarsi dove i prodotti sono piu' economici, perche' le decisioni saranno emanazione dell'amministrazione pubblica che le controlla (quindi politiche), e non dettate da interessi economici e lucrativi.
Nel secondo caso, i farmaci da banco: fintanto che le farmacie continueranno a godere di questo privilegio, praticando prezzi che definire alti e' solo per essere gentili (vedi il caso dell'aspirina che, in Italia, costa dieci volte di piu' che negli Usa, dove la si trova anche al supermercato), non potranno essere competitive fra di loro e con altri esercizi commerciali: rimarranno annodate nella loro nicchia, guadagnandoci nei termini spropositati che abbiamo visto per l'aspirina, e senza stimoli a rendere economicamente attrattivi tutti i loro prodotti.
Crediamo che nel mettere mano al mondo dei farmaci e dei loro prezzi, non ci si possa esentare dal considerare i canali di distribuzione, e le dinamiche che li immobilizzano sulle nicchie di profitto.
In altri mercati e' successa la stesa cosa: valga per tutti quello delle benzine (pur con l'anomalia del forte carico fiscale che tiene i prezzi alti). Ad una liberalizzazione del prezzo della benzina, la non liberalizzazione merceologica dei punti vendita ha frenato lo sviluppo delle nuove imprese, facendo gravare i ricavi di queste ultime solo sulla benzina, e non spalmandoli sulla maggiore gamma di prodotti da offrire. Il risultato e' stato che il consumatore ha pagato prezzi sempre alti.
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