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DIRITTI UMANI E IMMIGRATI. LA POLIZIA IMPEDISCE LE REGOLARI NOZZE FRA UN'ITALIANA E UN CLANDESTINO. PROVVEDIMENTO CRUDELE, IRRAGIONEVOLE E INCOSTITUZIONALE
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Comunicato di Claudia Moretti, Emmanuela Bertucci
Responsabili Aduc-Immigrazione
6 maggio 2008 0:00
 
La polizia di Civitanova Marche inscena i “bravi” manzoniani, bloccando le nozze in corso di celebrazione fra un tunisino clandestino e una ragazza italiana. Risultato: anziche' essere di li' a pochi minuti marito e moglie, hanno lasciato sull'altare la sposa in lacrime e messo lui su un aereo con un biglietto di sola andata destinazione Tunisi (1).
Questo e' il pugno duro per combattere la clandestinita' e garantire al popolo italiano la propria sicurezza (forse anche la purezza della stirpe?).
Ben inteso pugno duro che afferra solo l'aria, perche' non fa altro che rimandare le nozze che ben potranno essere celebrate a Tunisi. Dopodiche' nessuno potra' impedire allo sposo di tornare legittimamente in Italia.
La stampa ha riportato la notizia enfatizzando che il ragazzo e' in realta' un avanzo di galera, pluripregiudicato appena uscito di prigione, e la futura sposa una giovane donna ventitreenne il cui amore e' chiaramente contrastato dalla famiglia.
Seppur sotto un profilo di stretta applicazione delle norme l'azione dei quattro poliziotti in borghese (avete capito bene: quattro!) appare legittima anzi doverosa, la realta' sostanziale e giuridica e' ben diversa.
I quattro poliziotti avuto notizia (forse dalla famiglia di lei?) del fatto che in quella stanza si stava per “consumare” una regolarizzazione, si sono appostati nella sala un cui si stavano svolgendo le nozze e qualche minuto prima del fatidico si', sono prontamente intervenuti. In fondo per qualche altro minuto il ragazzo era ancora tecnicamente clandestino e dunque espellibile: l'operazione doveva essere svolta con grande tempestivita'!
Grottesco, crudele, irragionevole, incostituzionale, discriminatorio, e comunque illegale:
Il matrimonio e' un diritto costituzionalmente tutelato e garantito, tant'e' che ci si puo' sposare a prescindere dal possesso di un permesso di soggiorno. La ragionevolezza e' uno dei criteri che devono ispirare l'azione della pubblica amministrazione. Non e' ragionevole espellere una persona che fra cinque minuti sara' regolare, in barba al diritto al matrimonio, e l'amministrazione ha come primo obbligo nell'applicazione delle norme, il contemperamento di tutti gli interessi meritevoli di tutela legale, tanto piu' se costituzionale. Prima ancora che di rispetto della legalita', questa vicenda fa rabbrividire per lo sprezzo dei diritti umani fondamentali, almeno quando si tratta di stranieri. Ma i diritti umani non erano “universali”?
 
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