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ETICHETTE DELLA CARNE SEMPRE IN RITARDO RISPETTO ALLE NECESSITA' DI INFORMAZIONE DEI CONSUMATORI.
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Comunicato 
27 dicembre 2001 0:00
 


L'ADUC CHIEDE AL MINISTERO DELLA SALUTE DI TRASFORMARE IN OBBLIGATORIO CIO' CHE LA COMMISSIONE UE INDICA COME OPTIONAL, CIOE' L'INFORMAZIONE SUL TIPO DI ALIMENTAZIONE DEI BOVINI MACELLATI PER LE NOSTRE TAVOLE

Firenze, 27 Dicembre 2001. Sembra una beffa, ma, a questo punto, dobbiamo solo chiamarla incapacita', se non qualcosa di piu' pesante, cioe' furberia. Stiamo parlando -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- della Commissione Europea, nonche' dei Governi nazionali che recepiscono le direttive e le applicano "senza colpo ferire" neanche al piu' banale buon senso.
Il caso e' quello delle etichette della carne. Il 1 settembre 2000, con fanfare a tutto spiano, in piena mucca pazza in Europa e solo timidamente in Italia, entro' in vigore l'obbligo dell'etichettatura indicando solo il Paese i cui i capi venivano macellati. Denunciammo all'epoca la grande limitatezza del provvedimento, perche' con i dati allora disponibili, il timore di infezione non nasceva solo dal luogo di macellazione, ma essenzialmente rispetto al luogo di provenienza dei bovini (l'embargo con la Gran Bretagna -in un mare di polemiche di contrari e favorevoli- era stato levato da pochissimo e cominciavano ad essere diffusi i dati allarmanti della Francia, i cui bovini facevano da re nella tavola italiana).
Dal prossimo 1 gennaio 2002 sulle etichette bisognera' anche indicare il luogo di provenienza. Bene? No, una beffa! Perche' nel frattempo si e' scoperto che il problema principale delle infezioni nasce dal tipo di alimentazione delle mandrie, e questa indicazione e' prevista solo a discrezione del produttore.
Abbiamo torto a ritenere che Commissione Ue e Governo italiano arrivano sempre in ritardo rispetto alle necessita' di informazione dei consumatori? Da qui una domanda: a cosa ci servono queste autorita' sanitarie e alimentari se, in tema di prevenzione, arrivano sempre con anni di ritardo, non rispetto alle farneticazioni di una iper-scrupolosa associazione di consumatori, ma rispetto a cio' che tutti sanno ma a cui non e' dato sapere con certezza?
Giriamo la domanda al ministero della Salute. Perche', visto che il Governo italiano, almeno a parole, non sempre si genuflette al potere e alla burocrazia della Ue, non sarebbe meglio che anche in questo caso trasformasse in obbligatorio cio' che invece viene suggerito come optional?
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