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Firenze/Publiacqua. Tasse occulte che gli enti locali impongono grazie alle societa' partecipate
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Comunicato 
7 agosto 2008 0:00
 
La bocciatura del finanziamento indiretto di 6,2 milioni di euro da parte dell'Ato 3 a favore di Publiacqua deve far riflettere.
 
Il Coviri (Autorita' di Controllo Nazionale sulle Risorse Idriche presso il Ministero dell'Ambiente) ha bocciato l'operato di Ato3 Toscana e Publiacqua che avevano 'pattuito' un remunerazione aggiuntiva, di 6,2 milioni di euro, perche' la societa' aveva effettuato lavori che rientrano nell'ordinaria attivita' di chi ha in esclusiva la gestione del servizio idrico integrato.
Il succo della decisione del Coviri e' in questa frase:
al gestore (Publiacqua) non andava riconosciuto alcun margine di guadagno oltre quanto gia' stabilito dal metodo normalizzato, essendo le attivita' oggetto di transazioni rientranti nel sii (sistema idrico integrato).
E' come se all'autista di un autobus pubblico fosse riconosciuta una paga supplementare perche', guidando, cambi le marce o spinga l'acceleratore.
 
L'operazione, inoltre, e' frutto di un metodo fortemente vessatorio nei confronti degli utenti. Infatti, l'ente pubblico di controllo, Ato3, stabili' il diritto ad una compensazione a favore del gestore Publiacqua, controllato dagli stessi enti pubblici, prevedendo che a pagare fossero gli utenti. Un'operazione simile difetta sicuramente di trasparenza perche' non c'e' distinzione tra controllato e controllore. E' come se il Sindacato stabilisse aumenti salariali, ma che a pagare fossero le imprese.
 
Questa brutta pagina dei governanti toscani e' la conferma che non funziona il meccanismo dove l'ente pubblico fa il controllore di se stesso, come e' nel caso di Ato e Publiacqua: nelle due strutture compaiono enti pubblici territoriali, comuni in primis. E' un modo perverso di amministrare, dove la presenza di un soggetto di diritto privato, Publiacqua, ma controllato dal pubblico con altri soci in minoranza, non determina maggiore efficienza, funge da paravento alle inettitudini della classe dirigente; che puo' drenare risorse dai cittadini senza sottoporsi direttamente alla valutazione dell'elettorato: i 6,2 milioni di euro addebitati in bolletta possono essere assimilati tranquillamente ad un aumento delle tasse. Cosa sarebbe accaduto se il preidente della Regione Claudio Martini, il Sindaco di Firenze Leonardo Domenici e gli altri amministratori locali avessero aumentato le imposte locali direttamente, invece di usare metodi da azzecca garbugli?
 
Sul fatto che non c'e' chiarezza se gli aumenti siano stati gia' inseriti in bolletta o meno, stendiamo un velo pietoso.
 
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