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IMMIGRAZIONE. LA POLITICA DELLA PAURA EFFICACE IN TERMINI ELETTORALI, MA PEGGIORERA' LA SITUAZIONE
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Comunicato di Pietro Yates Moretti
16 maggio 2008 0:00
 
Il clima che si sta consolidando verso gli immigrati, clandestini e non, e' in grandissima parte artificiale ed ha una motivazione politica ben precisa: generale paura nella gente che, a sua volta, non potra' non premiare quei 'duri' che faranno finta di risolverne le cause con la forza bruta. Un po' come alcune grandi catene internazionali di fast food, che da una parte causano l'obesita' e dall'altro investono in prodotti per dimagrire, si creano leggi che costringono alla clandestinita', e poi si propongono misure emergenziali per combatterla.
 
E che nella gran parte dei casi si tratti di fobia piu' che di una giustificata reazione, lo confermano le statistiche sul crimine, e persino il capo della polizia, Antonio Manganelli, che oggi ha ammesso come in Italia ci sia "una percezione di insicurezza diffusa al di la' della ragione".
 
Nulla di male usare la 'carta della paura' se non fosse che, oltre ad allontanarci da qualsiasi soluzione efficace, si stimolano anche episodi di intolleranza come quelli di Napoli, dove alcuni si sono sentiti giustificati nel confrontare le proprie paure con la violenza.
 
La realta' e' che la normativa attuale ostacola il percorso verso la legalita' a centinaia di migliaia di lavoratori clandestini, spesso sfruttati, che quotidianamente assistono i nostri anziani, lavorano nei nostri cantieri e nei nostri campi. E visto che sono privi di qualsiasi diritto e protezione, possono in ogni istante ritrovarsi per strada. E' del tutto naturale che tutto questo possa alla lunga innescare un ciclo interminabile di clandestinita' e illegalita'.
 
Se invece di una legge criminogena ne avessimo una che permettesse un percorso di legalita' a chi ha un lavoro e non delinque (e non sono solo le badanti!), allora potremmo anche discutere di misure severe contro i clandestini. Ma oggi, perseguire penalmente tutti i clandestini e chi li assume al nero, significa centuplicare la popolazione carceraria, oltre che mettere in ginocchio un Paese che sul lavoro clandestino sostiene ormai interi settori economici. Ed il problema della sicurezza non potra' che aggravarsi.
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