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INFLAZIONE E PANIERE ISTAT
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Comunicato 
25 gennaio 2002 0:00
 


O,4% IN PIU' RISPETTO A DICEMBRE? SICURAMENTE GRAZIE "AL PASSO COI TEMPI ANDATI" E I TRUCCHI DI CALCOLO. MA ALL'ISTAT CI VOGLIONO FAR CREDERE NON SIA SUCCESSO NULLA AI PREZZI DI GENNAIO?

Firenze, 25 gennaio 2002. In base ai dati campione delle prime citta', secondo l'Istat l'inflazione di gennaio sarebbe ferma agli stessi livelli di dicembre 2001, cioe' il 2,4%, con un insignificante aumento dello 0,4%.
A parte il fatto che l'Istituto governativo che raccoglie questi dati e' lo stesso che non ha ancora ultimato il censimento 2001 della popolazione, per cui qualche dubbio di efficienza sarebbe piu' che legittimo -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- ma, lasciando l'ambito del sospetto e della presunzione, preferiamo affidarci a quello dell'economia politica e della matematica. Vediamo un po'.
L'aggiornamento del paniere (circa 900 voci) avviene annualmente, ma non viene reso pubblico l'elenco di queste voci, se non un elenco per grandi voci, circa 200. Per cui quando l'Istat ci comunica l'ingresso e l'uscita di una voce, ne siamo felici, ma, mancando il confronto, questo vuol dire poco. L'elenco delle incongruenze e' gigantesco, ma nella novita' 2002 ci preme far rilevare una sorta di "passo dei tempi andati" quando viene escluso il "canone per l'abbonamento a Internet": presupponiamo che il ragionamento sia del tipo "tutti vi accedono gratis". Appunto "passo dei tempi andati", perche' questo poteva andare bene agli albori del 2001, ma sicuramente non e' tale per il 2002, dove tutti i giorni si legge che i maggiori provider stanno abbandonando l'accesso gratuito, e dove la realta' e' di una necessita' di collegamento stabile e veloce alla Rete che sta portando buona parte dei consumatori a privilegiare la cosiddetta banda larga, che gratis proprio non e'. Forse all'Istat si informano con un po' di ritardo?
Tra le spese che compongono il paniere c'e' anche il cosiddetto canone Rai-tv, che pur essendo una tassa sul possesso del televisore, viene inserita nel paniere, mentre altre tasse (Irpef, Iva, Ici, bollo auto/moto, etc …) sono escluse. Una scelta perfettamente in linea con il valore di odiosa gabella che gioca sulla menzogna e sull'equivoco, che il canone si e' guadagnato sul campo. Ma non basta, perche' l'Istat, nel paniere 2001, per una spesa complessiva di Lit.1.000.000 fa pesare il canone per 2.532 lire. Mentre per qualunque altro bene o servizio la spesa e' variabile da famiglia a famiglia rispetto ai gusti personali, al livello di reddito, all'ampiezza e alla composizione del nucleo familiare, etc., per la tassa Rai chi ha il televisore deve pagare Lit.181.622 fisse ogni anno, e chi non ha questo televisore non paga niente. Se consideriamo che il 95% delle famiglie ha un televisore, la spesa media sara' il 95% di 181.622, cioe' 172.540. E tale spesa, per l'Istat dovrebbe incidere per 2.532 su 1 milione di spesa. Siccome la spesa effettiva (172.540) e' 68 volte 2.532, evidentemente l'Istat ipotizza che la famiglia media spenda ogni anno 68 milioni di lire. Ed essendo una spesa da cui sono escluse imposte, tasse e balzelli vari, nonche' la quota di reddito che viene risparmiata (che possiamo calcolare, per difetto, in un 25% della spesa), secondo l'Istat il reddito medio di una famiglia sarebbe di 85 milioni di lire.
E' evidente che il peso del canone Rai nel paniere e' ampiamente sottovalutato. Siccome la spesa media di una famiglia e' presumibilmente la meta' dei 68 milioni ipotizzati dall'Istat, il canone dovrebbe pesare per il doppio, cioe' 5.064. Con conseguenze che, al di la' di quelle matematiche, sono squisitamente di politica economica: se al canone Rai fosse dato il giusto peso, il suo impatto sul costo della vita sarebbe doppio, con altrettanti riflessi sull'andamento dell'inflazione.
Noi ci siamo limitati a questo calcolo, e altrettanto potrebbe essere fatto per altri servizi e prodotti. Ma crediamo sia sufficiente per far capire come quello 0,4% in piu' rispetto a dicembre, non e' assolutamente credibile: siamo ancora nel ciclone dei cosiddetti arrotondamenti dell'euro (che in buona parte dei casi sono stati il motivo per l'aumento di molti prezzi), e siamo ancora nel ciclone delle gelate che avrebbero fatto anche quintuplicare i prezzi dell'ortofrutta, e poi le sigarette, le autostrade, i farmaci, i giochi legali d'azzardo gestiti dallo Stato, etc … Tutto nello 0,4%? Probabile, con i metodi dell'Istat che abbiamo sopra ricordato.
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