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MISERIA DEL CAPITALISMO MONOPOLISTA ITALIANO
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Comunicato 
5 luglio 2001 0:00
 


L'ANTITRUST INDAGA SUL DUOPOLIO/OLIGOPOLIO DEL MERCATO DEI TABACCHI.
UN'INDAGINE CHE SERVE SOLO A RAZIONALIZZARE L'ATTUALE MONOPOLIO E NON INCIDE SU QUELLA DISTRIBUZIONE CHE, SE SCARDINATA DAL CONTROLLO DELLO STATO AL 100%, FAREBBE DIVENTARE ATTORI I CONSUMI E I CONSUMATORI.

Firenze, 5 Luglio 2001. L'Antitrust ha aperto un'indagine perche' sospetta che le aziende che producono e distribuiscono le sigarette in Italia, avrebbero preso accordi fra loro per aumentare uniformemente di 200 lire i prezzi di vendita al dettaglio lo scorso 30 marzo.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Sara' bene ricordare la miseria civico/economica di questa vicenda, il basso livello d'azione e d'iniziativa che caratterizza soprattutto l'Eti spa (Ente Tabacchi Italiani) e la Philip Morris, che da sole detengono il controllo del 90% della produzione (60 a Philip Morris e 30 a Eti, che in questa percentuale include anche dei marchi che produce su licenza della stessa Philip Morris), mentre l'Eti ha il 100% della distribuzione, ed essendo un'azienda di proprieta' assoluta del Governo (ministero del Tesoro), agisce in pieno regime di monopolio legale.
Pur nel tradizionale gioco del capitalismo italiano all'amatriciana, dove il controllore fa anche le veci di controllato, il duopolio Eti/Philip Morris assume le sembianze di oligopolio grazie alla presenza di altre 8 aziende che colmano il restante 10% della produzione. E' certamente imbarazzante l'uso dei termini duopolio e oligopolio, perche' entrambi sono poi soggetti al monopolio della distribuzione, e parlare di concorrenza in un ambito di produzione dove tutti lavorano per un unico distributore (che fa anche le regole di questa distribuzione), ci porterebbe ad usare una terminologia diversa ed unica: monopolio, che si avvale si' di portatori di prodotti, ma pur sempre monopolio.
Ne' piu' ne' meno di quello che succede con la telefonia fissa, con il monopolista Telecom che affitta ai suoi concorrenti il cosiddetto ultimo miglio, ma che rimane saldamente di sua proprieta': in un contesto economico basato sulla proprieta' (che solo pochi ed emarginati continuano a considerare come un furto), non poterne godere per limiti legislativi, ed essere costretti ad usare quella dello Stato, e' quantomeno imbarazzante, per non dire perverso.
In questo contesto, parlare di mercato, indagine dell'Antitrust, appare come un esercizio dialettico e didattico. Infatti, quand'anche l'Autorita' del prof. Giuseppe Tesauro dimostrasse con la sua indagine che i due colossi e gli otto nani avessero fatto accordi per aumentare all'unisono le sigarette di 200 lire, cosa cambierebbe per il processo di demonopolizzazione a cui la stessa Autorita' dovrebbe sovrintendere? Assolutamente niente!
Bisogna riconoscere che e' frustante che l'Autorita' debba occuparsi di questo e non del 100% della distribuzione in mano all'Eti/Stato, e di quel 90% di due soli attori, dove uno dei due (l'Eti) vende anche prodotti del cosiddetto avversario (bella concorrenza …).
Ma occuparsi di questo sarebbe come avviare lo scardinamento del monopolio in atto, trasferendo il problema dalla finta concorrenza fra produttori (e quindi: da un intervento razionalizzatore dell'esistente) alla necessita' di una concorrenza fra distributori. Portandolo cioe' li' dove sono i consumi e i consumatori che fanno il mercato e non i monopoli e i loro servitori (pur nel travestimento di oligarchie).
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