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PROTEZIONISMO ALIMENTARE. IL VIZIETTO SI TRASFERISCE SUGLI SCAFFALI DEI SUPERMERCATI? COME AMMAZZARE IL MERCATO E FAR SPENDERE DI PIU' AI CONSUMATORI
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Comunicato 
14 ottobre 2005 0:00
 

Firenze, 14 Ottobre 2005. La Commissione Agricoltura della Camera ha approvato un emendamento al decreto legge 182/2005 in cui si stabilisce che il 20% dello spazio sugli scaffali dei supermercati dovra' essere destinato ai prodotti alimentari locali, mentre gli agricoltori potranno godere anche di spazi riservati per la vendita diretta. Lo spirito del legislatore e' quello di incrementare qualita' e produzioni locali/nazionali, con l'intento di contrastare l'import da altri Paesi, Ue inclusa.
Considerato che il risparmio che si ha nei supermercati per i prodotti cosiddetti "private label" (con il marchio del medesimo supermercato) rispetto a quelli di marca, arriva anche al 30%, e' ipotizzabile un condizionamento dei prodotti locali sugli altri si' da far lievitare i prezzi.
Mentre sulla qualita' e' tutto da capire, perche' non ci risulta che "locale" o "nazionale" sia di per se' sinonimo di qualita', questo tipo di imposizione sicuramente condizionera' il mercato e la domanda/offerta, in tutti i sensi.
Vediamo come.
Non sono pochi i supermercati che si stanno specializzando su linee di prodotti particolari, specializzazione che consente di abbassare i prezzi al dettaglio, siano essi quelli biologici, naturali, locali, francesi, etc. Cosa succedera' quanto tutti i supermercati avranno l'obbligo oggi per quelli locali e domani per altre nicchie? Che i prezzi resteranno alti o cresceranno, perche' alle nicchie sara' consentito un piccolo spazio a discapito di una specifica grande distribuzione del settore. Non solo, ma i supermercati freneranno i loro investimenti per i prodotti "private label" e la qualita' degli stessi, in quanto costretti a fare a meno del 20% del loro spazio distributivo.
L'imposizione della presunta qualita' non ha mai avuto buon gioco nel mercato, perche' stride con lo stesso significato del termine "qualita'", che e' invece una prerogativa che il consumatore sceglie di sua iniziativa e che oggi, rispetto ad un mercato decisamente variegato, si sta affermando a diversi livelli, anche a dimensioni tali che consentono prezzi al dettaglio interessanti.
Noi abbiamo l'impressione che questo 20% non sia tanto a vantaggio dei consumatori, ma degli agricoltori che non riescono a tener dietro ad un mercato in mutazione, e che il legislatore, invece di incentivare con facilitazioni fiscali e normative non assistenziali, ha deciso che debbano essere i consumatori a farne le spese.
Auspichiamo che in sede di voto in Aula, queste nostre indicazioni siano valutate per il bene di un'economia che ha bisogno di consumare e produrre in armonia e non facendo pagare agli uni (i consumatori) le prebende di nicchia degli altri (gli agricoltori).
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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