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RAI. PRIVATIZZAZIONE L'UNICA SALVEZZA PER L'INFORMAZIONE ISTITUZIONALE, ANCHE PER NON FINIRE COME ALITALIA ...
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Comunicato 
5 maggio 2004 0:00
 

Firenze, 5 maggio 2004. Noi non sappiamo se l'ex-presidente della Rai, Lucia Annunziata, abbia ragione o meno per le sue dimissioni. Non partecipando al ping-pong della politica di parte, non siamo in grado di valutare rispetto ad una faziosita' che non possiamo avere, perche', ad ascoltare e leggere i vari commenti, ci siamo fatti idea che siano pro o contro piu' per difesa della propria etnia che altro. E non potrebbe essere altrimenti visto l'assetto societario e i meccanismi di nomina.
Ne prendiamo atto, cosi' come prendiamo atto che il servizio pubblico viene espletato in aperta violazione dei dettami minimi delle leggi di mercato, con un abuso di posizione dominante da parte Rai che e' talmente incancrenito nei meandri del potere (istituzionale e no), che le stesse autorita' che ci dovrebbero garantire per il generale passaggio al libero mercato, sembra che abbiano scelto la politica dei famosi "prosciutti sugli occhi".
Cosi' come prendiamo atto che siamo noi contribuenti a pagare buona parte di questo servizio pubblico, grazie a quella beffa di una tassa che, con vera e propria faccia e diritto di tolla, chi ci governa e chi fa le leggi continua a chiamare "canone di abbonamento".
Ed oggi, dopo le dimissioni, ci tocchera' -sempre a spese nostre- assistere ad un balletto noioso e ripetitivo su chi dovra' sedere al posto dell'Annunziata: con schiaffi e insulti da destra a sinistra, mentre la macchina dei tre e "rotti" canali continuera' a sfornare trasmissioni di un servizio pubblico che non si capisce perche' si debba fare concorrenza anche fra di se' (cos'altro sono i tre canali tradizionali?).
In una democrazia da fantascienza (per l'Italia, sia ben chiaro), ma pur sempre con un monopolio tipo Rai, si potrebbe ipotizzare l'elezione diretta popolare del presidente Rai. Ma in un Paese che non avvia neanche un minimo di straccio di dibattito su altre elezioni popolari dirette come quelle dei giudici (ben paludate in sistemi, per esempio, come quello Usa), si tratta per l'appunto di fantascienza.
Restando coi piedi per terra, e guardando quanto sta accadendo ad un altro colosso di Stato che lo stesso Stato non ha alcuna intenzione di mollare (l'Alitalia), ci viene il presentimento che possa succedere altrettanto anche alla Rai. Ci sono differenze, per carita'. Come in tutto. Ma se la salvezza della cosiddetta compagnia di bandiera avverra' -come sicuramente accadra'- con un ingente esborso di Stato, in barba a tutti gli avvisi dell'Ue a non farlo, che differenza c'e' tra questi soldi e il canone/tassa? Alcuna: sono sempre soldi nostri. Erogati in modo diverso, ma pur sempre nostri e, come sempre, in aperto abuso di posizione dominante. Qualcuno crede che alla Rai non possa essere messa in atto altrettanta miopia sindacale come in Alitalia, si' da contribuire alla "mazzata" finale? Non lo sappiamo. Ma intuiamo i sintomi. E siccome come sempre prevenire e' meglio che combattere, ci chiediamo perche' non si debba procedere cosi' come gia' indicato dagli elettori italiani in un referendum, cioe' alla privatizzazione dell'azienda che oggi svolge il cosiddetto servizio pubblico. Come primo passo verso una concezione e una pratica che veda l'informazione di Stato (intendendo per informazione tutto cio' che una tv possa trasmettere) cedere il passo alle logiche del mercato e solo per quanto riguarda l'informazione istituzionale. Altrimenti vuol dire che "libero mercato", "libera informazione", "libera cultura", continueranno ad essere solo slogan elettorali, sempre piu' vuoti.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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