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IL REFERENDUM SULL'EURO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
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Comunicato 
16 febbraio 2002 0:00
 

L'ADUC SCRIVE A CIAMPI ESPRIMENDO PERPLESSITA' E CHIEDENDO CERTEZZE

Firenze, 16 febbraio 2002. Il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito, ha inviato la seguente lettera al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

Gentile Signor Presidente,
Dopo aver letto le sue dichiarazioni di ieri a Livorno, siamo rimasti quantomeno straniti. E quindi le abbiamo lette e rilette, dilungandoci anche sulle varie interpretazioni dei quirinalisti. Ma niente, non siamo riusciti a capacitarci. Non ci tornava che la piu' autorevole carica dello Stato avesse detto "pare che un referendum di fatto sia stato gia' celebrato, il primo gennaio scorso, quando e' stato varato l'euro, e mi chiedo quale consultazione popolare migliore di quella sia possibile". Se una consultazione popolare, pur se "di fatto", ci sia stata, non ce ne siamo accorti. Abbiamo un tale rispetto e senso di dovere verso le istituzioni e le leggi, nonche' per i suoi metodi di formazione e consenso, che abbiamo impostato tutta la nostra attivita' al rigore della norma, chiamandola sempre per quello che e', in modo pedissequamente preciso. Ogni giorno informiamo e consigliamo i consumatori sui loro diritti e sui cavilli che ne favoriscono o impediscono l'espressione, per cui probabilmente abbiamo assunto una sorta di deformazione professionale che ci porta ad evitare -sempre- qualunque semplificazione, o espressioni che non siano rigorosamente fedeli al significato intrinseco -de iure- delle parole. Inoltre, sara' che siamo quotidianamente scossi da chi opera in nome di una "Costituzione di fatto", che qualunque altro aspetto istituzionale sia presentato come "di fatto", ci sentiamo turbati.
Nello stesso tempo, signor Presidente, lei ha sottolineato l'entusiasmo dei cittadini di fronte alla nuova moneta, elogiandolo come prova della loro maturita'. Mentre concordiamo con il fatto che i cittadini siano maturi, anche oltre quello che pensano di loro chi li governa, ci lascia perplesso quello che lei chiama entusiasmo. L'incedere dell'euro lo stiamo vivendo passo per passo, cercando di dare il nostro contributo perche' sia sempre meno una difficolta' nella quotidianita' di ognuno: abbiamo evidenziato tutto cio' che non funzionava e non funziona ancora, nonche' tutto cio' che poteva e puo' essere fatto per la familiarizzazione della nuova valuta, ma l'entusiasmo proprio non l'abbiamo riscontrato da alcuna parte. Anzi. Abbiamo invece riscontrato una ottima dose di sopportazione che, miscelata con la maturita' di cui sopra, ha fatto si' che il cammino verso l'assimilazione della nuova valuta sia a buon punto. Ma "sopportazione" e "assimilazione", signor Presidente, non "entusiasmo". E questo change/over ha funzionato grazie al fatto che il cittadino non aveva scelte: i conti bancari sono stati tutti trasformati in euro, cosi' come gli sportelli elettronici hanno erogato da subito (piu' o meno) euro e non lire e le carte di credito pagavano solo in euro e non in lire.
Insomma, un processo irreversibile (e non poteva essere altrimenti) a cui ognuno ha dovuto adeguarsi, senza scegliere. Ma da qui, a parlare di entusiasmo e referendum, e' un po' diverso: abbiamo bisogno di certezze, signor Presidente, e sono quelle del diritto, del linguaggio, della razionalita'. La passione di un popolo non crediamo sia quella collettiva verso una figurazione della realta', pur se enunciata dalla massima autorita' dello Stato. Ma quella di ognuno, consapevole delle certezze e delle situazioni non "di fatto" ma di diritto, su cui innescare il proprio rapporto di fiducia e consenso verso le istituzioni.
Ci scusi, signor Presidente, ma siamo tesi e impegnati per vivere i cambiamenti e la ascoltiamo con molta attenzione, e per questo abbiamo voluto farle queste precisazioni.
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