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REFERENDUM E VOTO: PER I VESCOVI E' UN DOVERE CIVICO
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Comunicato 
13 giugno 2006 0:00
 

Roma, 13 Giugno 2006. "Votare e' un dovere civico ancor piu' rilevante, un'espressione di fedelta' alla Repubblica", cosi' scrive il Sir (servizio informazione per la Chiesa italiana), l'agenzia promossa dalla Cei (Conferenza episcopale italiana) per fornire articoli ai settimanali diocesani. Se e' un "dovere" votare chi non lo fa diventa persona priva di senso civico, un irresponsabile dunque, che dovrebbe essere additato al pubblico discredito, diremmo all'ostracismo se ci trovassimo nell'antica Grecia. Aggiungiamoci che all'irresponsabilita' si aggiunge l'infedelta' alla Repubblica e chi non e' fedele alla piu' alta istituzione e' un traditore della Patria. Se non ricordiamo male poco piu' di un anno fa, in occasione del referendum abrogativo della legge 40/2004, quella sulla cosiddetta legge sulla procreazione medicalmente assistita, la Cei ebbe una posizione diametralmente opposta, invitando i "fedeli" a disertare le urne. Allora come la mettiamo? Oggi andare a votare e' un "dovere" civico, ieri non lo era, anzi era vero il contrario. Il fine giustifica i mezzi, diceva Niccolo' Machiavelli! Furberie di basso livello. Ricordiamo, infine, ai vescovi che il voto piu' che un dovere e' un diritto.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc.
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