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 ITALIA - ITALIA - Antitrust e Sanita': proseguire nella liberalizzazione di farmaci e farmacie
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Notizia 
11 novembre 2010 10:24
 
Questa mattina il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà è stato ascoltato dalla Commissione del Senato Igiene e Sanita' sul tema delle farmacie e delle parafarmacie (è in discussione il Disegno di legge n. 863 di riforma della distribuzione dei farmaci) . Di seguito una sintesi dell'intervento:
FARMACI: CATRICALA’ IN COMMISSIONE SENATO, CON ARRETRAMENTI SU PARAFARMACI DANNI GRAVI PER IL PAESE
Rivedere le piante organiche delle farmacie per arrivare a una loro liberalizzazione. Occorre riformare il sistema di retribuzione dei farmacisti e frenare la fuga della ricerca.
No a ogni “arretramento” sulla vendita dei farmaci senza obbligo di ricetta medica nelle parafarmacie e nella grande distribuzione, perché comporterebbe un “danno grave per il Paese”.
Al contrario occorrerebbe consentire la vendita nei canali alternativi anche dei farmaci di fascia C, per i quali è obbligatoria la ricetta ma il cui prezzo è totalmente a carico del cittadino.
Nell’audizione il presidente dell’Antitrust ha affrontato anche i nodi della pianta organica delle farmacie, della ripartizione del prezzo del farmaco nella filiera dal produttore al consumatore e dei meccanismi necessari per non scoraggiare la ricerca senza penalizzare i farmaci generici.
Di seguito i passaggi salienti della relazione
VENDITA NELLE PARAFARMACIE E NELLA GDO
Catricalà ha ricordato che "dopo meno di quattro anni, la sperimentazione effettiva di una sia pure limitata liberalizzazione del sistema trova riscontri positivi. In particolare nel 2009 fatto 100 il prezzo medio dei farmaci di automedicazione venduti in farmacia, quello dei prodotti venduti in parafarmacia era pari a 94 e quello dei prodotti venduti presso la GDO pari a 76. I prezzi medi sono cresciuti di più in farmacia (+3,4%) che nelle parafarmacie (+2,7%) e nella GDO (+2,6%). Il risparmio di spesa generato dagli sconti parafarmacie è stato pari a 24 milioni nel 2009, su un totale di spesa per i farmaci senza obbligo di prescrizione pari a 2,2 miliardi. Il dato segnala l’esistenza di un forte sbilanciamento della distribuzione a favore delle farmacie (92% delle vendite). Ipotizzando una quota delle vendite fuori farmacia del 30%, il risparmio potrebbe quindi variare dai 40 ai 160 milioni (a seconda della distribuzione tra parafarmacie e GDO). Il dato effettivo non comprende gli sconti delle farmacie attuati sulla scia di quelli praticati dalle parafarmacie". A fronte di questi indubbi benefici sul fronte della spesa, non si è registrato un anormale aumento nei consumi dei farmaci. Per questo l’esperienza, lungi dall’essere abbandonata, va rafforzata ampliando la gamma dei prodotti vendibili nei canali alternativi alle farmacie, ai medicinali di fascia C, sempre in presenza di un farmacista.
PIANTA ORGANICA DELLE FARMACIE E ORARI
Per Catricalà occorre "superare il meccanismo della pianta organica". Se il Parlamento, in questa fase di crisi economica, ritenesse i tempi non maturi, si deve comunque "attuare rapidamente ogni misura almeno per ampliare il numero degli esercizi disponibili e rendere più flessibile il sistema", come quelle previste nel Ddl: indizione del concorso straordinario, previsione delle farmacie stagionali e di quelle da istituire in zone scarsamente popolate. Relativamente agli orari è preferibile fissare solo "limiti minimi per la garanzia del servizio, lasciando alle singole farmacie libertà di organizzazione".
Nelle zone del Paese economicamente poco 'appetibili' andrebbero invece istituite "sedi sussidiate, da assegnare tramite procedure concorsuali e finanziate a valere su un fondo alimentato da risorse provenienti dalle imprese operanti in regime di concorrenza".
LA REMUNERAZIONE DEI FARMACISTI
Secondo Catricalà anche il meccanismo di remunerazione dei farmacisti per i medicinali a carico del Servizio Sanitario Nazionale (fascia A) va rivisto: non più in percentuale del prezzo del farmaco al pubblico (il 30,35%) ma "a forfait per ogni servizio di vendita di ciascun medicinale, indipendentemente dal suo prezzo", come previsto sostanzialmente, sia pur con modalità diverse, in molti Paesi europei. Attualmente, con il sistema in vigore, "a parità di costi di distribuzione, la previsione di un margine calcolato in percentuale del prezzo del farmaco, piuttosto che fissato in funzione dell’effettivo servizio reso, rende nettamente più remunerativa la distribuzione dei prodotti più costosi". Nonostante la normativa imponga al farmacista di consegnare il prodotto generico a prezzo più basso, esistono oggettivi "incentivi economici di vendita distorti a favore di alcune categorie di farmaci in grado di produrre effetti negativi sulla composizione delle vendite". Non a caso dai confronti internazionali emerge che "il numero delle vendite è in Italia più concentrato sulle fasce alte di prezzo rispetto a quello che accade in Germania, Francia e Spagna" e esiste una "scarsa diffusione di farmaci generici nel nostro Paese (inferiore alla media UE)". Le farmacie infatti "accettano di vendere medicinali generici solamente se ottengono alti sconti" che anziché essere riconosciuti dai produttori all’acquirente del prodotto (il SSN) finiscono ai farmacisti stessi "Nello stesso tempo, i genericisti sono meno disposti a ridurre i prezzi finali in sede di negoziazione con l’AIFA".
FRENARE LA FUGA DELLA RICERCA
Catricalà ha ricordato che "recentemente importanti gruppi farmaceutici internazionali hanno abbandonato l’attività di ricerca che svolgevano nel nostro Paese". Si tratta di un tema che va affrontato qualora si decidesse di rivedere il sistema di regolazione dei margini del settore.
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