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 ITALIA - ITALIA - Beppino Englaro: ora la vicenda torni nel privato
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10 luglio 2008 0:00
 
"La vicenda umana deve rientrare nel privato a questo punto. E li' rientrera'. Ora tutto verra' fatto con Eluana". E' quanto ha detto a 'Viva voce', su Radio24, Beppino Englaro, il padre di Eluana, la giovane in stato vegetativo dal 1992, per la quale ieri la Corte d'Appello di Milano ha stabilito che il tutore (lo stesso Englaro) ha il diritto di sospendere il trattamenti che la tengono in vita. "Ora devo tutelare le mie forze per quello che mi aspetta dopo questa sentenza ed e' un dispendio, un logorio. Ho lottato fino a ieri per arrivare alla sentenza, ora non e' piu' necessario, e' tutto chiaro". Riguardo, poi, alla presa di posizione della Santa Sede, secondo cui la decisione della magistratura milanese sulla sorte della giovane lecchese apre la strada all'eutanasia, Beppino Englaro ha ribattuto: "quello che dice il Vaticano vale per il Vaticano, quello che diceva mia figlia vale per mia figlia. Lei si era espressa. Massimo rispetto per quello che dice il Vaticano, ma per noi- ha chiuso il padre di Eluana- vale quello che ci diceva nostra figlia".     

SI DOVRA' ANDARE ALL'ESTERO?
"Sono personalmente dell'idea di non aspettare perchè il provvedimento dei giudici di Milano è immediatamente esecutivo e ritengo non ci sia spazio per un ricorso perchè il decreto che autorizza la sospensione dei trattamenti che tengono in vita Eluana è ben motivato preciso e ineccepibile". Sono le parole dell'avvocato Franca Alessio, la curatrice speciale di Eluana Englaro.
L'avvocato Alessio che ieri era convinto di poter trasferire Eluana dalla clinica dove è attualmente all'azienda ospedaliera di Lecco per l'ultima fase di questa dolorosa vicenda oggi ha invece dovuto ricredersi in quanto la struttura non sarebbe disposta ad accogliere la donna. "Il medico invece c'è, perchè il professor Riccardo Massei ha dato la sua disponibilità ad assistere Eluana. Ora quindi si tratta di trovare una struttura adeguata o hospice o in Italia o eventualmente all'estero". La curatrice di Eluana ha inoltre aggiunto che in questi giorni verrà presa una decisione "senza affanno ma neanche con un ritardo che ormai non ha più senso perchè perderemmo ancora tempo".

ESPERTI,NUTRIZIONE ARTIFICIALE E' TRATTAMENTO MEDICO -
'Prendiamo atto con soddisfazione che la sentenza su Eluana faccia riferimento a quanto espresso nel nostro documento e cioe' che la nutrizione artificiale e' un trattamento medico fornito a scopo terapeutico e non una misura ordinaria di assistenza'. E' quanto dichiara Maurizio Muscaritoli, presidente della Societa' italiana di nutrizione artificiale e metabolismo. Il documento, elaborato dalla Commissione di bioetica della societa' e approvato all'unanimita' dal Consiglio direttivo della Sinpe lo scorso gennaio, e' il primo al mondo ad assumere una posizione cosi' netta su questo tema. 'Noi non garantiamo l'eutanasia. La nostra posizione e' a favore della vita e della dignita' dei malati. Il nostro compito e' di dare un contributo tecnico che sia d'ausilio a chi dovra' occuparsi degli aspetti giuridici di questa delicata materia'. 'La nutrizione artificiale e' un complesso di procedure per nutrire i pazienti non piu' in grado di alimentarsi per via naturale. E' un trattamento sostitutivo di una funzione vitale, come lo e' la ventilazione meccanica per la respirazione o l'emodialisi per la filtrazione renale, da non confondere con l'assistenza di base come lavare o imboccare un malato non autosufficiente'. Muscaritoli si dice poi preoccupato che si debba a ricorrere a sentenze su singole persone per affrontare problematiche della societa' civile. 'Sarebbe piu' utile ed eticamente corretto riaprire il dialogo sul testamento biologico studiando tutte le procedure che riguardano le terapie intensive in modo che chi si trova ad affrontare una malattia sappia in cosa consistono i trattamenti e possa decidere come e quanto voglia essere assistito'.   

ALTRI COMMENTI

"Ha vinto la libertà di decidere sull'esistenza" afferma Umberto Veronesi in un intervento sul Corriere della Sera sul caso Englaro nel quale afferma che la sentenza della Corte di appello che permette di staccare la spina alla donna in coma da 16 anni "costituisce una svolta storica. Non solo per il suo contenuto, ma soprattutto per la sua motivazione: la ricostruzione delle volontà precedentemente manifestate. Vince l'autodeterminazione della persona, espressa nel pieno della consapevolezza e lucidità, vince il principio della libertà di decidere della propria vita, vince la possibilità di scegliere dove porre il limite fra accanimento terapeutico e cure, vince il consenso informato ai trattamenti, vince il principio del Testamento Biologico, che di questo consenso è l'estensione, da applicare nel caso in cui non ci si si potesse esprimere di persona. L'intera vicenda Englaro è in sé una prova che il movimento a favore del Testamento Biologico in Italia, che in prima persona ho fortemente voluto e promosso, non è nato come disquisizione etica, ma come azione concreta per impedire che si consumino inutilmente drammi come quello di Eluana e di suo padre Beppe, casi che molto spesso rimangono silenti, senza comprensione e tantomeno conforto".    
"Quindici anni fa in Italia - sottolinea il noto oncologo - infatti non c'era alcun modello di riferimento per formalizzare le volontà di Eluana rispetto alla vita artificiale. Chi conosceva il suo pensiero ha vissuto un vero e proprio calvario perché il desiderio di Eluana fosse esaudito. Oggi non sarebbe così: non c'è una legge sul Testamento Biologico come negli Usa e nella maggior parte dei Paesi europei, ma se ne può fare a meno. Esiste la possibilità di compilare una semplice dichiarazione che permette di esprimere la propria volontà circa le cure che si vogliono o non si vogliono ricevere in caso di perdita della capacità di intendere e di volere, e di nominare uno o più fiduciari incaricati di far eseguire le proprie volontà". Se Beppe (il padre della donna, ndr) avesse avuto questo documento tutto sarebbe stato più semplice. Per questo il mio appello è che le persone, anche i più giovani, facciano il loro testamento biologico, esprimendo la loro volontà di accettare o non accettare la vita artificiale e ogni forma di trattamento. Il Testamento Biologico è una conquista di civiltà e uno strumento di responsabilità e libertà individuale a cui nessuno dovrebbe rinunciare".

"Finalmente dopo 16 anni è stata rispettata la volontà di Eluana che aveva scelto di dire no all'accanimento terapeutico ancora quando era consapevole delle sue scelte ed è stata ascoltata anche la volontà dei genitori che si sono battuti per far rispettare il volere della loro figlia". Lo dichiara in una nota Lucia Codurelli, deputata del Pd.  "Questa decisione - prosegue l'esponente democratica - rappresenta un precedente importante in Italia, ed ora diventa necessario affrontare il tema del testamento biologico che coinvolge molte piú persone di quanto possiamo immaginare. Il padre di Eluana - conclude Codurelli - ha lottato per sedici anni contro tutto e tutti per far rispettare la volontà della figlia che adesso viene rispettata".    

"Non nascondiamoci dietro un gioco di parole. Assisteremo purtroppo, con dolore e tristezza, alla morte provocata di una persona": cosí mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Academia Pro Vita, sulla decisione dei giudici di Milano di staccare la spina ad Eluana Englaro, che il presule considera comunque come una forma di"eutanasia".  "Nella scorsa legislatura - dice Fisichella a 'Repubblica' a proposito del testamento biologico - furono presentate almeno nove proposte di legge. Il Parlamento potrebbe continuare a discutere per individuare soluzioni condivise, che non lacerino il tessuto sociale. Mi preoccupa, peró, che il legislatore sia spinto a discutere di un tema cosí delicato sotto la pressione di un singolo evento e non per il bene di tutti".     

"Una cosa e' certa: la morte di Eluana non avverra' all'ospedale Manzoni di Lecco". Lo ha dichiarato il professor Riccardo Massei, primario di rianimazione dello stesso ospedale a "Viva Voce", su Radio 24, intervenendo sul caso di Eluana Englaro. "Quella fase- ha raccontato il medico- non potra' avvenire qui. L'ospedale di Lecco, come gli altri ospedali, e' per la cura, e sottolineo cura, del paziente acuto. Questa e' una situazione assolutamente diversa per cui il papa', se vuole da solo, oppure con me o ad altri medici, decidera' il posto. Non l'ospedale di Lecco, come non un altro ospedale". Massei ha ribadito ai microfoni di Radio 24 di "essere per la vita. Aggiungo anche- ha sostenuto- che Eluana non potra' mai migliorare, su questo possiamo mettere la mia mano, o quella di altri, sul fuoco. Chiariamo anche che non e' assolutamente un caso di eutanasia. Detto questo- ha proseguito il medico- l'atto di togliere il sondino, e non spegnere la spina come molti dicono, spetta al padre. Da quel momento la condanna a morte per arresto cardiaco e' segnata". Ma, ha concluso il primario, "come dicono la sentenza e la buona pratica clinica, e' necessario un accompagnamento fino a quando la natura decidera' che la morte avverra'. Io come medico curante di Eluana mi sono offerto a questo ruolo".    

La vita umana "non è disponibile", secondo l'Osservatore romano', che, con un editoriale a firma di Adriano Pessina, direttore del Centro di ateneo di bioetica dell'università cattolica del Sacro Cuore, torna a ribadire le critiche vaticane.  "Sono molti i motivi che inducono a dissentire dalla sentenza della Corte d'appello civile di Milano che autorizza Beppino Englaro, in qualità di tutore, a ottenere l'interruzione del trattamento di idratazione e alimentazione che da sedici anni permette alla figlia, Eluana, di continuare a vivere", scrive il foglio vaticano il giorno dopo la decisione dei magistrati. Innanzitutto "in Italia non esiste il cosiddetto 'testamento biologico', che di per sé è un documento scritto alla presenza di testimoni, e che può essere cambiato in ogni momento, per cui risulta un'evidente forzatura - per il quotidiano della Santa Sede - attribuire una rilevanza decisiva a una volontà pregressa, indirettamente ricostruita, non univoca, per sospendere trattamenti ordinari". In secondo luogo, "non è necessario ricorrere a una concezione religiosa della vita, o negare la possibilità legale e morale di rifiutare trattamenti sproporzionati o inadeguati, per dissentire da questa sentenza: basta sottolineare che nel caso di Eluana si impone di fatto l'interruzione di un lungo processo di accudimento, fatto di attenzione, di amorevole dedizione e di rispetto per la sua dignità personale, che gli stessi protagonisti del ricorso alla Corte di Appello hanno sempre riconosciuto". Per l'Osservatore romano', poi, è "discutibile" il "potere di vita e di morte che di fatto viene attribuito alla figura del tutore", nel caso specifico il padre.  "Questa sentenza e questa scelta del padre, comunque, non fermeranno le battaglie quotidiane che i parenti dei molti pazienti che sono nelle condizioni di Eluana stanno combattendo per ottenere strutture adeguate e personale qualificato in grado di prendersi cura dei loro familiari, che vivono in una particolare condizione di gravissima disabilità. Questa sentenza non rappresenta certo il welfare che ci si aspetta da una civiltà del diritto", conclude l'Osservatore romano'. Il padre di Eluana Englaro aveva affermato: "Quello che dice il Vaticano vale per il Vaticano, quello che diceva mia figlia vale per mia figlia".   

"Le posizioni espresse da Monsignor Rino Fisichella, a nome della gerarchia Vaticana, sul tema delle decisioni di fine vita per il caso Englaro, sono estranee al sentire del Paese, ai cattolici in primis". Lo dichiara Rocco Berardo, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni secondo cui tutto cio' sarebbe dimostrato dai "sondaggi che sono stati pubblicati in passato sul tema del testamento biologico e dell'eutanasia, e sono confermate oggi dalla schiacciante opinione dei lettori di Repubblica.it che in un sondaggio online si schierano nettamente dalla parte del padre di Eluana, Beppino Englaro, cosi' come accadde per il caso di Piergiorgio Welby". Secondo Berardo ora il Parlamento deve riflettere "a destra e a sinistra, nella maggioranza come nell'opposizione, e' ora di aprire un confronto non ideologico, per corrispondere a delle scelte di civilta' giuridica. Non si possono abbandonare le persone al loro destino, o meglio al destino di una macchina o di un medico, contro la loro stessa volonta'".    

'Subito una legge sul testamento biologico'. A chiederlo con forza e' il Tribunale per i diritti del malato, Cittadinanzattiva che, intervenendo sul caso di Eluana, reputa inaccettabile demandare a un giudice qualsiasi decisione sulla vita di una persona in stato vegetativo. Afferma Francesca Moccia, coordinatrice nazionale di Cittadinanzattiva: 'Occorre un atto legislativo che dia forza e riconoscimento al principio dell'autodeterminazione, che poco ha a che fare con questioni ideologiche, ma rappresenta un atto dovuto di umanita' e civilta', un modo concreto per tutelare il diritto di ciascuno di noi alla dignita' della vita, al rifiuto o meno di terapie sproporzionate e al riconoscimento delle proprie manifestazioni di volonta''. Solo una legge - ribadisce Moccia in nota - colmerebbe l'intollerabile vuoto legislativo che lede oggi i diritti di tanti cittadini italiani rispetto a quanto avviene nel resto d'Europa'.    

"Ancora una volta i giudici arrivano prima della politica. La sentenza di Milano e' storica, e dovrebbe aprire definitivamente la strada a una legge sul testamento biologico e l'eutanasia". Con queste parole Roberto Biscardini, del Partito socialista, commenta il provvedimento della Corte d'appello civile di Milano che ieri ha dato il via libera alla sospensione dell'alimentazione per Eluana Englaro, la donna in stato vegetativo da 16 anni.  "I giudici di Milano hanno confermato extra legem due principi costituzionali fondamentali - spiega l'esponente socialista in una nota - il rispetto della persona, e il diritto di ciascuno di rifiutare particolari terapie. E' su questa base che si puo' aprire un confronto per avere anche nel nostro Paese una legge che affermi il principio della liberta' di decidere della propria vita, rifiutando l'accanimento terapeutico e cure non volute. Il Vaticano - conclude - ha tutto il diritto di condannare l'eutanasia, il Parlamento italiano deve invece legiferare. In modo autonomo, a condizione che adesso non lo faccia per limitare cio' che i giudici di Milano hanno, di fatto, gia' consentito".    

"Mi auguro che la politica prenda atto della necessita', ulteriormente evidenziata dalla vicenda Englaro, di adottare al piu' presto una legge condivisa sul testamento biologico. Che permetta a ognuno di indicare le proprie volonta' sulle terapie che ritiene accettabili, nel caso in cui un giorno diventasse incapace di intendere e di volere". Ignazio Marino, senatore del Pd e chirurgo, torna a a parlare di un tema a lui caro, quello delle dichiarazioni anticipate di fine vita, sull'onda della sentenza della corte d'appello civile di Milano, che ha dato il via libera all'interruzione dell'alimentazione per Eluana Englaro, in stato vegetativo da 16 anni.  "Non e' possibile -continua- che siano i giudici a essere obbligati a decidere su materie cosi' delicate, mentre la politica non ha il coraggio di legiferare: il diritto all'autodeterminazione del paziente, sancito dall'articolo 32 della Costituzione e dalla Convenzione di Oviedo, va garantito con una legge del Parlamento. Spero -incalza Marino in una nota- che si possa ripartire dal progetto di legge che ho presentato il primo giorno di questa legislatura. Si tratta di un provvedimento equilibrato che tiene rigorosamente conto di tante riflessioni fatte negli ultimi due anni. E' importante che maggioranza e opposizione discutano con serieta' e impegno per colmare un vuoto legislativo che dovrebbe francamente essere considerato da tutti inaccettabile. Se cio' non accadra', saranno inevitabilmente i tribunali ad occuparsi sempre di piu' delle situazioni drammatiche di fine vita".  Quanto invece alla vicenda privata della donna e della sua famiglia, Marino esprime tutta la sua solidarieta', "in un momento che tutti immaginiamo denso di emozione. Mi sento di sottoscrivere l'appello di Beppino Englaro -conclude- a lasciare che la vicenda umana di Eluana torni a essere privata".    

"Staccate la spina ad Eluana, lo consente una legge. Dio e' amore e rispetta le decisioni personali". Una voce decisamente fuori dal coro e' quella di don Andrea Gallo, fondatore della comunita' di San Benedetto al Porto a Genova, che interviene sul caso della ragazza in coma vegetativo da 16 anni per la quale la Corte d'appello di Milano ha acconsentito a staccare la spina. "Non mi vengano a dire - tuona don Gallo - che il no della Chiesa e' in nome di Dio. E' solo un gruppo di moralisti che lo sostiene. La Chiesa non puo' imporre nulla e non considera che Dio accoglie tutti".  Il sacerdote che accoglie tanti giovani che vivono nel disagio sociale, racconta un episodio accaduto proprio nella sua famiglia. "Anche cio' che ha scelto di fare mia madre puo' essere classificato come eutanasia: a 94 anni era stanca di vivere e ci convoco' per esprimerci la sua intenzione. Comicio' a mangiare ogni giorno sempre di meno e in venti giorni si spense cosi' come aveva desiderato. Anche lei ha fatto la sua eutanasia". Secondo don Gallo "e' sbagliata l'imposizione che vuole fare la Chiesa delle idee che appartengono solo ad un gruppo di moralisti ma le decisioni personali vanno rispettate. Dio e' amore e accoglie tutti".    

Rita Bernardini, deputata Radicale-PD e membro della Commissione Giustizia, e' intervenuta alla Camera sulla vicenda di Eluana Englaro ed ha affermato: "Noi della delegazione radicale nel gruppo del PD plaudiamo alla decisione della Corte d'Appello di Milano sul caso di Eluana Englaro: crediamo infatti che i giudici abbiano applicato la legge fondamentale dello Stato, in particolare l'articolo 32 della nostra Costituzione, laddove afferma che 'nessuno puo' essere sottoposto a trattamenti sanitari contrari alla sua volonta'". Eluana Englaro - ricorda Bernardini - aveva 21 anni quando fu coinvolta nell'incidente che l'ha ridotta in stato vegetativo, e oggi, dopo 16 anni, ne ha 37. Ancora giovanissima, aveva espresso chiaramente ai genitori la sua volonta', quando un compagno di classe fini' ridotto in stato vegetativo: 'se dovessi ridurmi cosi', vi prego, intervenite, fate qualcosa, io non vorro' vivere in queste condizioni', disse alla sua famiglia. Purtroppo ad Eluana e' toccata la stessa sorte del suo compagno. Ritengo che sia nostro dovere ispirarci alla legge fondamentale, alla nostra Costituzione. E credo fermamente che questo Parlamento debba intervenire sul testamento biologico e sul progetto di legge riguardante l'eutanasia, tenendo ben presente che non assumersi responsabilita' su questa materia, significa lasciare campo libero all'eutanasia proprio per chi non l'avrebbe voluta: si tratta dell'eutanasia clandestina, che viene praticata senza alcuna regolamentazione, e su cui da tempo noi radicali - e in particolare l'Associazione Luca Coscioni per la liberta' di ricerca scientifica - chiediamo un'indagine conoscitiva da condurre con la serieta' richiesta da questo tipo di indagini". "Mi auguro - ha proseguito - che proprio da questo episodio - che sui giornali e nell'opinione pubblica ha riaperto il dibattito sollevato da Piergiorgio Welby, con la sua drammatica vicenda - il Parlamento possa trarre lo spunto per riflettere, discutere e prendere una decisione che non puo' piu' essere rinviata."   

'La vita umana non e' disponibile, un principio costitutivo di ogni democrazia' e' il titolo dell'editoriale di Adriano Pessina, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica Universita' Cattolica del Sacro Cuore, ospitato nella prima pagina dell'Osservatore romano, dedicato al caso di Eluana Englaro. 'Sono molti i motivi - si legge nell'articolo - che inducono a dissentire dalla sentenza della Corte d'appello civile di Milano che autorizza Beppino Englaro, in qualita' di tutore, a ottenere l'interruzione del trattamento di idratazione e alimentazione che da sedici anni permette alla figlia, Eluana, di continuare a vivere'. Primo, secondo Pessina, in Italia non esiste il cosiddetto 'testamento biologico', 'per cui risulta un'evidente forzatura attribuire una rilevanza decisiva a una volonta' pregressa'. Poi, a suo giudizio, la sentenza contiene una serie di contraddizioni intrinseche, sul venir meno dell'accudimento e il 'potere di vita e di morte' attribuito al tutore, in questo caso il padre della ragazza. 'Questa sentenza e questa scelta del padre, comunque - sostiene Pessina - non fermeranno le battaglie quotidiane che i parenti dei molti pazienti che sono nelle condizioni di Eluana stanno combattendo per ottenere strutture adeguate e personale qualificato in grado di prendersi cura dei loro familiari, che vivono in una particolare condizione di gravissima disabilita'. Questa sentenza - conclude - non rappresenta certo il welfare che ci si aspetta da una civilta' del diritto'.    

'La notizia dell'autorizzazione alla sospensione dell'alimentazione di Eluana Englaro da parte dei giudici di Milano e' gravissima. Si viola un principio di uguaglianza (tutte le persone hanno eguale diritto ad essere curate) e si introduce un elemento gravemente discriminatorio basato su un concetto del tutto arbitrario di qualita' della vita, un criterio di valutazione della persona in senso utilitaristico. Quello che e' stato concesso si prefigura come un vero e prioprio atto di eutanasia. La morte per Eluana sarebbe procurata'. Lo dichiara Paolo Sorbi, Presidente del Movimento per la Vita Ambrosiano, dopo la decisione della Corte d'Appello Civile di Milano di consentire l'interruzione dell'alimentazione forzata sulla giovane in coma dal 1992. Per il Movimento per la Vita Ambrosiano, 'Eluana e' ancora viva con piena dignita' e le sue funzioni vitali sono intatte. Chi non riconosce che Eluana e' viva, e la da' gia' per morta, ignora cos'e' lo stato vegetativo e le sue differenti tipologie'. Dito puntato sulla sentenza della Corte d'Appello di Milano, dove 'si legge che l'attivita' psichica, che piu' di ogni altra identifica l'essenza umana, e' andata perduta definitivamente e che Eluana sarebbe solo un essere vegetativo. Non possiamo invece sapere cosa sente e percepisce, sogna. Ci chiediamo quanto dovra' soffrire Eluana prima di spegnersi definitivamente, una volta interrotte l'alimentazione e l'idratazione'. Una sentenza che dunque per il Movimento 'tende a svilire il significato della persona ed ad assoggettarlo all'arbitrio del volere di altri. Ci si appella ad una presunta volonta' del malato che qui e' solo riportata e quindi si conferisce potere di vita e di morte ad un tutore. Si insinua il riconoscimento di volonta' anticipate come elemento vincolante per il medico quando anche il Comitato Nazionale di Bioetica si e' sempre espresso in modo negativo in merito a questo vincolo'. Secondo Sorbi, e' poi 'inaccettabile l'atteggiamento arrogante di certi giudici che vanno oltre cio' che e' consentito dalla legge e anzi cercano di forzare a introdurre qualcosa che e' espressamente vietato, come era gia' successo anche sulla diagnosi preimpianto non prevista della legge 40. Oggi ci sembra che spesso, specie nel campo bioetico, la magistratura voglia assumere un ruolo legislativo. Chi, come Sofri, attaccando, oltre 'i preti e la Chiesa', anche la liberta' di coscienza dei medici, esige che la politica segua le indicazioni dei magistrati, si dimentica che le leggi le fanno i politici, mentre i magistrati le applicano. Qui sembra che questo pensiero si sia capovolto'.    
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