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 U.E. - U.E. - Discriminazione Rom, scontro a Bruxelles. L'Italia con la Francia per le espulsioni
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17 settembre 2010 13:45
 
Clima teso al Consiglio europeo svoltosi ieri a Bruxelles, con un violento scontro verbale sulla questione Rom tra il presidente francese Nicolas Sarkozy e il presidente della Commissione Ue, Jose' Manuel Barroso. Il vertice si sarebbe dovuto occupare, come da ordine del giorno, di rapporti con i partner asiatici, del prossimo G20 di Seul e della governance economica dell'Unione europea. A monopolizzare invece i lavori e' stata la vicenda dei rimpatri dei Rom avviata da Parigi e le parole del commissario Ue alla Giustizia Viviane Reding, che ha paragonato l'azione francese alle deportazioni di massa che hanno segnato la seconda Guerra mondiale. L'argomento ha caratterizzato i lavori sia del pranzo che del pomeriggio, lasciando emergere - al di la' dei giudizi favorevoli o contrari all'iniziativa di Sarkozy - quanto il fenomeno dell'immigrazione clandestina, dei campi nomadi, rappresenti un nervo scoperto per un buon numero di Paesi dell'Ue.
La forte contrapposizione poi tra la Francia (non certo un paese qualunque) ed il presidente della Commissione Ue (di fatto il 'capo' operativo dell'Unione) segnala ancora di piu' come il tema sia di strettissima attualita' e chieda ormai, per la sua soluzione, una diretta assunzione di responsabilita' dall'Ue nel suo insieme. In questo senso fra l'altro puo' essere letto il comunicato di Silvio Berlusconi, diffuso dopo il termine dei lavori di Bruxelles.
Il premier, innanzitutto, ha ribadito ancora una volta 'la necessita' di una forte politica europea in materia di immigrazione e di circolazione delle persone, improntata al rispetto delle leggi, al principio di solidarieta' dei Paesi membri e al principio di leale collaborazione fra istituzioni comunitarie e Stati membri'. Ma e' il passaggio successivo del comunicato, con un reiterato appoggio alla politica di Parigi, che sembra far emergere ancora una volta una sorta di diffidenza per quelle iniziative comunitarie che contrastano le azioni di un singolo stato membro. Gia' ieri il premier, in un'intervista a Le Figaro aveva espresso tutto il suo appoggio alla politica anti-Rom avviata da Sarkozy. E il presidente francese - che senza compiere alcuna retromarcia ha confermato che continuera' a smantellare tutti i campi nomadi illegali 'nel rispetto delle regole repubblicane' - ha riferito di aver parlato con Berlusconi, che gli ha ribadito di essere 'd'accordo' con la sua iniziativa.
Un Sarkozy 'furibondo' durante il pranzo, viene detto, contro la Reding e anche per il minacciato avvio di una procedura di infrazione da parte della Commissione Ue contro la Francia per l'espulsione dei nomadi (rumeni e bulgari soprattutto). Ed ecco allora la nota del nostro presidente del Consiglio, che si schiera anche su questo aspetto della vicenda al fianco di Parigi, auspicando 'fortemente l'opportunita' che nelle politiche che richiedono azioni comuni europee, gli organismi comunitari esercitino una paziente e dettagliata consultazione con i Paesi interessati, prima di adottare iniziative che possano sembrare improntate a critica o contestazione di comportamenti adottati dagli Stati membri nel rispetto delle leggi e dei regolamenti comunitari'. Come dire, la procedura di infrazione verso la Francia e' fuori luogo, soprattutto perche' le azioni avviate da Sarkozy, piu' che essere criticate, richiedono una comune riflessione ed una dettagliata consultazione da parte dell'Ue con Parigi stessa.
Cosi' ancora una volta Berlusconi sembra porsi in teorico contrasto con la politica adottata dagli organismi europei.
Un atteggiamento, questo, che potrebbe anche nascondere l'insoddisfazione del governo italiano per tutta una serie di vicende che hanno visto il nostro Paese, con Berlusconi alla guida, non uscire propriamente vittorioso dall'arena comunitaria. A cominciare dal fallimento della Costituzione europea, firmata in pompa magna a Roma nel 2004 dai governi europei e naufragata successivamente, per arrivare poi alla nomina dell'Alto rappresentante della politica estera dell'Unione. In campo lo scorso anno c'era Massimo D'Alema, ma alla fine la poltrona e' andata alla britannica Ashton.
Infine le nomine degli ambasciatori del nuovo servizio diplomatico europeo, che fa capo appunto alla Ashton, e che ha visto la scelta degli ambasciatori Ettore Sequi (Albania) e Roberto Ridolfi (Uganda). Poca cosa, e' stato detto da molti osservatori, per uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea.
Le iniziative di Sarkozy, come detto, hanno trovato forte critica in Barroso che comunque, al termine del vertice, ha chiesto di lasciarsi alle spalle le polemiche ed affrontare seriamente la questione. Abbastanza dura il cancelliere tedesco Angela Merkel, che difende il diritto-dovere della Commissione Ue di verificare se gli Stati membri rispettano le regole comunitarie. Dal canto suo il presidente permanente dell'Ue, Herman Van Rompuy, ha fatto un richiamo al reciproco rispetto tra istituzioni europee e Stati membri. Ma non e' solo Berlusconi ad appoggiare la Fracia. Anche per il presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek quello dei Rom e' un problema molto serio e complicato per tutta l'Unione europea: 'e' arrivato il momento di affrontare il problema dell'esclusione sociale e della poverta' nei nostri Paesi.
Non e' solo un problema della Francia'.
Le polemiche sull'azione francese hanno ovviamente fatto passare in secondo piano i risultati del vertice, che comunque sembrano essere di secondo piano con alcune temi (a cominciare proprio da quella dei Rom) rimandati al prossimo vertice formale di fine ottobre. Come le questioni del debito e delle sanzioni per i Paesi che violano il Patto di stabilita' e di crescita. I 27 hanno dato invece il via libera politico al cosiddetto 'semestre europeo', che prevede il vaglio preventivo degli obiettivi e delle politiche di bilancio nazionali. Ancora, disco verde all'accordo commerciale tra Ue e Corea del Sud. Infine, l'Ue ha concordato di concedere al Pakistan una riduzione dei diritti di dogana dell'Unione europea per favorire le esportazioni pachistane e aiutare il Paese ad affrontare l'emergenza provocata dalle disastrose inondazioni. (Asca)
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