testata ADUC
 ITALIA - ITALIA - Italia. Il 60% dei cittadini vuole legge sul testamento biologico
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
16 febbraio 2007 0:00
 
Sei italiani su dieci sono decisamente favorevoli a una legge sul testamento biologico. E sono convinti che sull'atto terminale della vita, 'nessuno debba scegliere per noi'. E' quanto emerge da un'indagine curata dall'istituto di ricerche Ispo, presieduto da Renato Mannheimer, professore di scienza della politica all'Universita' Milano Bicocca.

Lo studio, discusso oggi a Milano nel corso della presentazione del libro dell'oncologo Umberto Veronesi sul testamento biologico, si basa su interviste telefoniche a un campione rappresentativo della popolazione (4.304 italiani maggiorenni). Secondo l'indagine, commissionata dalla Fondazione Umberto Veronesi, solo un italiano su dieci e' contrario a una legge sul testamento biologico, 7 su 10 invece si pongono il problema di cosa potrebbe accadere se una malattia li costringesse a vivere dipendendo da una macchina. I dati, spiega Veronesi, dimostrano che 'il livello di coscienza della gente e' superiore alle aspettative'.

Un motivo in piu', aggiunge, per credere che 'la libera iniziativa dei cittadini e' il vero motore per accelerare il processo di elaborazione e approvazione di una legge sul testamento biologico'.
Gli italiani, secondo l'indagine, sono pronti al cambiamento: il 60% degli intervistati identifica correttamente il testamento biologico come le disposizioni che una persona sottoscrive sui trattamenti sanitari che vuole o non vuole ricevere nel caso in cui perdesse le proprie capacita' decisionali.
Anche se resta una buona percentuale, il 22%, che non sa cosa sia e un altro 18% che lo confonde con l'eutanasia.

Serve chiarezza, ribadisce Veronesi. Fermo restando, precisa, che 'la legge sarebbe importante, ma non e' indispensabile per vedere rispettate le proprie volonta'. E' quello che sta accadendo in Germania. Dopo che nel 2003 la Corte suprema ha affermato il carattere vincolante delle disposizioni anticipate nelle problematiche di fine vita, sono ben 7 milioni i cittadini che vi hanno fatto ricorso'.
Oggi in Italia, spiega Veronesi, 'il rifiuto delle cure e' ormai accettato come un diritto inalienabile delle persone e il consenso informato alle cure e' un obbligo. E' dunque evidente che i tempi sono maturi perche' si passi dal piano culturale ed etico al piano giuridico'.

Una convinzione che l'oncologo ribadisce nel libro scritto a quattro mani con l'avvocato civilista Maurizio De Tilla, presidente della Cassa forense. Nel libro, edito da 'Sperling&Kupfer', i due studiosi spiegano che scegliere come vivere e come morire sono due aspetti dello stesso diritto della liberta' personale ed e' necessario anche garantire il diritto di uscita dalle terapie, con la revoca del consenso e con il rifiuto delle cure. Un ragionamento che adesso deve essere trasposto sul piano giuridico.
Le direttive anticipate scritte dal paziente, affermano i due studiosi nel libro, costituiscono, anche senza il carattere dell'attualita', un supporto nei momenti decisivi come l'interruzione delle terapie. Tanto piu' che il testamento biologico, spiega Maurizio de Tilla, 'puo' considerarsi valido gia' oggi nel nostro ordinamento'. Gli italiani sembrano consapevoli della complessita' delle scelte: sollecitati a rispondere su chi deve prendere la decisione sulla sospensione di trattamenti, secondo il sondaggio, il 47% indica il malato stesso, mentre il 22% un familiare.
Solo il 5% affiderebbe la decisione rispettivamente al medico, a una commissione di esperti o a un giudice.

Resta un minimo di diffidenza: tre italiani su dieci non prendono posizione sulla possibilita' di avere una legge sul testamento biologico. I dati, spiega Mannheimer, non escludono la necessita' di una campagna informativa per la popolazione meno giovane e istruita. La conoscenza dell'argomento, nota il professore, cresce seguendo il livello di scolarita': i laureati risultano i piu' informati (il 75% del totale). Per far capire come si usa il testamento biologico, la Fondazione Veronesi ha deciso di facilitarne la compilazione con un facsimile disponibile sul sito.

Fra gli intervistati non manca chi ritiene che la decisione di interrompere le terapie non spetti a nessuno perche' 'la vita e' un dono e bisogna fare di tutto per tutelarla'. Sono il 20% del totale, percentuale che sale al 35% fra chi frequenta assiduamente le funzioni religiose e al 28% fra coloro che si sentono di destra. A reclamare una legge sono soprattutto gli italiani cattolici non praticanti, chi risiede nel nord-ovest e nelle grandi citta' e chi si sente di centro-sinistra. Meno favorevoli, pur con percentuali vicine alla meta' del campione, sono invece i residenti a sud e nelle isole, chi si sente di centro-destra e chi frequenta assiduamente la Chiesa.
Pubblicato in:
 
 
NOTIZIE IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS